MARCOVALDO DI ANNWEILER

Federiciana (2005)

MARCOVALDO DI ANNWEILER

TTheo Kölzer

Fu uno dei ministeriali dell'Impero più in vista dell'epoca sveva. Nacque in una famiglia con possedimenti nei territori del medio corso del Reno che solo al servizio degli Staufen ottenne uno spazio, seppur limitato, nelle fonti.

L'origine, talvolta supposta, dalla ministerialità di Lorsch o di Strasburgo rimane un'ipotesi. Della famiglia di M. conosciamo soltanto i nomi del fratello Corrado e del figlio Teodorico. Il riferimento alla località di Annweiler am Trifels, nel Basso Palatinato, non è chiaro; il possedimento tedesco documentabile è nel complesso modesto. La vertiginosa carriera di M. ebbe inizio al servizio di Enrico, figlio dell'imperatore Federico I Barbarossa, quando nel settembre 1185 divenne suo scalco (dapifer regis). Non è invece certo che possa essere annoverato fra i precettori di Enrico. Nel 1186-1187 svolse su incarico di Enrico funzioni di legato nell'Italia centrale, dove l'erede al trono effettuava operazioni militari per conto dell'imperatore. A questo lasso di tempo risalgono anche i contatti con il conte Guido Guerra III (IV) di Tuscia, che si trasformeranno in legami familiari più stretti: M. fu infatti padrino di uno dei figli di Guido, chiamato in suo onore Marcualdo, e una figlia del ministeriale sposò un figlio del conte. Non sembra tuttavia che M. abbia avuto in animo di attestarsi più saldamente nell'Italia centrale (Kamp, 1996).

Nel 1189 partì insieme a Federico Barbarossa per la terza crociata, dove si distinse sia come capo militare sia come legato presso la corte imperiale bizantina. All'inizio del 1192 rientrò in Europa e da allora gravitò sempre nell'orbita di Enrico, divenuto imperatore col nome di Enrico VI. Quanto fosse già consolidato il suo credito in ambito imperiale è dimostrato dal fatto che i monaci di Echternach, nella loro battaglia per salvaguardare il rango di 'immediati' dell'Impero, si affidarono anche all'intercessione di Marcovaldo. Nel 1194 seppe procurare all'imperatore l'appoggio di Genova per l'imminente spedizione di conquista nel Regno siciliano-normanno e durante questa campagna vittoriosa fu comandante supremo delle flotte genovese e pisana, con cui contribuì in modo determinante al rapido successo dell'impresa. In occasione della dieta di Bari (Pasqua 1195), che introdusse la riforma del Regno, M. ricevette da Enrico VI il ducato di Ravenna (con la Romagna) e il margraviato di Ancona in feudo ereditario. In questa circostanza ottenne anche dall'imperatore la libertà personale (libertate donavit, secondo Burcardo di Ursberg), l'unico caso noto di esonero dalla carica di ministeriale avvenuto in epoca sveva. Nell'autunno del 1195 il dominio di M. si estese alla contea degli Abruzzi e l'anno successivo a quella del Molise; di conseguenza, oltre alle Marche, esercitava la sua sovranità anche sulle due province di confine più settentrionali del Regno, garantendo in tal modo il collegamento, fondato sul diritto feudale, tra Regno e Impero. Al principio del 1196 M. ottenne inoltre da re Filippo II Augusto di Francia un feudo in Alsazia (Leberau). Nell'autunno dello stesso anno prese parte all'ambasceria imperiale incaricata di trattare con la Curia il cosiddetto Erb-reichsplan (progetto di monarchia ereditaria), che mirava a trasformare l'Impero in una monarchia ereditaria sul modello siciliano.

Nel maggio-giugno del 1197 M. soffocò nel sangue, insieme al maresciallo Enrico di Kalden, la rivolta esplosa in Sicilia contro l'imperatore. Pare che sul letto di morte Enrico VI (m. 28 settembre 1197) gli abbia affidato il suo testamento, che fu poi rinvenuto dalle truppe pontificie nelle salmerie di M. sul campo di battaglia di Monreale, nel 1200. Le disposizioni in esso contenute, tese a trovare un'intesa con il papa, possono essere considerate innanzitutto direttive in vista delle trattative che M. doveva intavolare con la Curia pontificia per tutelare gli interessi del piccolo Federico nella successione. L'imperatrice Costanza dopo la morte del marito espulse senza indugio M. e tutti i tedeschi dal Regno, e pretese inoltre che s'impegnassero sotto giuramento a non rientrarvi mai più senza il suo consenso. È controverso se l'imperatrice abbia concluso un accordo particolare con M. in merito all'assicurazione dei suoi diritti sul Molise, come presume Wolfgang Stürner (1992). I tedeschi più in vista si assoggettarono agli ordini dell'imperatrice, nella speranza di poter salvare almeno i loro possedimenti nell'Italia centrale, ma M. non poté opporsi alla politica di 'recuperazioni' condotta in modo sistematico da papa Innocenzo III. Quando cominciarono a circolare le prime voci di un suo ritorno, l'imperatrice Costanza nell'autunno del 1198 lo dichiarò nemico dell'Impero e vietò qualsiasi contatto con lui. Tuttavia M., tra il 1198 e il 1199, dopo la su-bitanea morte dell'imperatrice (28 novembre 1198), si avventurò nel Regno: nell'ottobre 1199 sbarcò in Sicilia e, appoggiandosi a un presunto passo del testamento di Enrico VI, rivendicò il diritto di assumere la reggenza affiancando l'erede al trono Federico, ancora minorenne, mentre l'imperatrice nelle sue ultime volontà aveva affidato il balium Regni al pontefice. Alla fine di maggio del 1199 anche i principi favorevoli agli Staufen riconobbero M. come reggente imperiale (procurator regni Siciliae) su disposizione di Filippo di Svevia (v.), sicché M. può essere considerato di fatto il paladino degli interessi svevi, vale a dire del mantenimento dell'unio regni ad imperium. Il pontefice, nella sua lettera di risposta a M., gli imputò ambizioni personali sulla corona del Regno di Sicilia e giunse addirittura a proclamare che questo "nemico di Dio e della Chiesa e persecutore del Regno" (Die Register, 1964, nr. 570, p. 829) aveva definito Federico un figlio presunto. La brutale campagna di propaganda orchestrata dal papa, che non si allentò nemmeno in seguito, segnalava con chiarezza che Innocenzo III ‒ a buon diritto ‒ vedeva in M. il suo avversario più pericoloso. Il pontefice cercò di sobillare contro di lui perfino i saraceni di Sicilia, tuttavia M. riuscì a impadronirsi di consistenti parti dell'isola grazie a una serie di incessanti combattimenti. Nel 1200 subì però due sconfitte a opera delle truppe pontificie a Monreale e a Randazzo. Alla fine dell'anno il cancelliere Gualtiero di Palearia (v.) lo ammise tuttavia nel collegio dei familiari, un'iniziativa che condusse alla rottura con il papa. Il controllo del sovrano bambino era affidato al fratello di Gualtiero, il conte Gentile di Manoppello, mentre lo stesso cancelliere scese in campo contro Gualterio di Brienne (v.) nel continente. Alla fine del 1201 M. s'impadronì di Palermo e di Federico: un testimone oculare descrisse la drammatica consegna del bambino. In tal modo M. divenne di fatto reggente e padrone incontrastato dell'isola. Tuttavia non poté sfruttare la sua posizione di dominio, perché a metà settembre del 1202, all'acme del suo successo, morì di dissenteria a Patti.

Fonti e Bibl.: P. Prinz, Markward von Anweiler, Truchsess des Reiches, Markgraf von Ancona, Herzog der Romagna und von Ravenna, Graf von Abruzzo und Molise, Emden 1875; F. Baethgen, Die Regentschaft Papst Innozenz III. im Königreich Sizilien, Heidelberg 1914; Th.C. van Cleve, Markward of Anweiler and the Sicilian Regency, Princeton 1937; R. Kraft, Markward von Annweiler, in Deutscher Westen-Deutsches Reich. Saarpfälzische Lebensbilder, I, a cura di K. von Raumer, Kaiserslautern 1938, pp. 15-26; K. Bosl, Die Reichsministerialität der Salier und Staufer, I-II, Stuttgart 1950-1951, pp. 228 s., 588-601; Die Register Innozenz' III., I, a cura di O. Hageneder-A. Haidacher, Graz-Köln 1964, nr. 570, p. 829; A. Haverkamp, Herrschaftsformen der Frühstaufer in Reichsitalien, I, Stuttgart 1970, pp. 230-232; M. Schaab, Die Ministerialität der Kirchen, des Pfalzgrafen, des Reiches und des Adels am unteren Neckar und im Kraichgau, in Ministerialität im Pfälzer Raum, a cura di F.L. Wagner, Speyer 1975, pp. 95-121; W. Goez, Ein Brief des Grafen Guido Guerra III. an Markward von Annweiler, "Deutsches Archiv", 32, 1976, pp. 131-146; I. Seltmann, Heinrich VI. Herrschaftspraxis und Umgebung, Erlangen 1983, pp. 134 ss.; R. Neumann, Parteibildungen im Königreich Sizilien während der Unmündigkeit Friedrichs II. (1198-1208), Frankfurt a.M. 1986; W. Stürner, Friedrich II., I, Die Königsherrschaft in Sizilien und Deutschland, Darmstadt 1992; G. Baaken, Ius imperii ad regnum. Königreich Sizilien, Imperium Romanum und Römisches Papsttum vom Tode Kaiser Heinrichs VI. bis zu den Verzichtserklärungen Rudolfs von Habs-burg, Köln-Weimar-Wien 1993; P. Csendes, Heinrich VI., Darmstadt 1993; Die Staufer im Süden. Sizilien und das Reich, a cura di Th. Kölzer, Sigmaringen 1996, in partic. il contributo di N. Kamp, Die deutsche Präsenz im Königreich Sizilien (1194-1266), ibid., pp. 141-185; Th. Ertl, Studien zum Kanzlei- und Urkun denwesen Kaiser Heinrichs VI., Wien 2002, pp. 147 ss.; A. Thon, "... und die Gewalt von Aufrührern wies er energisch sowohl durch Waffen als auch durch die Klugheit zurück". Pfälzische Reichsministeriale im Umfeld von Burg Trifels zur Zeit der staufischen Könige und Kaiser, in Stauferkaiser, Reichsinsignien, Ministerialität, Annweiler 2002, pp. 142-161, in partic. pp. 146-149. H. Zielinski, Markward v. Annweiler, in Neue deutsche Biographie, XVI, Berlin 1990, pp. 225-226.

Traduzione di Maria Paola Arena

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