MARGHERITA LUISA d’Orléans, granduchessa di Toscana

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 70 (2008)

MARGHERITA LUISA d’Orléans, granduchessa di Toscana

Maria Pia Paoli

Nacque nel castello di Blois il 28 luglio 1645 dalle seconde nozze di Gastone duca d’Orléans con Margherita di Lorena-Vaudémont, sorella del duca Carlo IV di Lorena, sposata segretamente da Gastone a Nancy il 31 genn. 1631 contro il volere di suo fratello, il re di Francia Luigi XIII. M. era perciò cugina del re Luigi XIV.

La sua educazione e quella dei fratelli minori – Elisabetta, che sposò Luigi Giuseppe duca di Guisa; Francesca Maddalena, che sposò Carlo Emanuele II duca di Savoia; Giovanni Gastone e Maria Anna, morti in giovane età – avvenne nel castello di Blois, dove il padre fu relegato in esilio dal 1652 in seguito al suo coinvolgimento nelle guerre della seconda Fronda. Equitazione, caccia, romanzi, musica e danza formarono il carattere fantasioso e irrequieto di Margherita Luisa. Grande influenza su di lei ebbe il padre, collezionista di opere d’arte colto e raffinato, propenso a farla sposare al re Luigi XIV; ma la regina madre, Anna d’Austria, che nutrì sempre poca stima per la madre di M., si oppose al progetto. Un ruolo importante nella vita di M. svolse anche la sorellastra Anna Maria Luisa d’Orléans, duchessa di Montpensier, unica figlia di Gastone e della prima moglie Maria di Borbone.

Dai Mémoires di mademoiselle de Montpensier, così come dalla corrispondenza di Marie de Rabutin-Chantal, madame de Sévigné, si ricavano notizie sull’infanzia e l’adolescenza di M. (Rodocanachi, pp. 11-13, 26). Peraltro, mademoiselle de Montpensier non fu mai troppo benevola con la sorellastra e manifestò apertamente il proprio disappunto per un eventuale matrimonio di M. con il re, che l’avrebbe innalzata nelle gerarchie della corte.

Dopo la pace dei Pirenei (1659), grazie anche alle manovre diplomatiche del cardinale G. Mazzarino, Luigi XIV sposò l’infanta di Spagna Maria Teresa; da quel momento si avviarono nuove trattative matrimoniali per M., pur essendo promessa dal 1658 al duca Carlo Emanuele II di Savoia. Reciproci calcoli politici fecero incontrare gli interessi della corte francese con quelli della famiglia de’ Medici e indussero il granduca di Toscana Ferdinando II a prendere in considerazione M. come futura sposa del figlio Cosimo, nonostante la sua dote non fosse di entità pari alle aspettative della casa de’ Medici.

Nel fervore dei maneggi diplomatici e delle ambizioni dinastiche, tra Parigi e Firenze circolarono descrizioni allettanti delle qualità fisiche e morali di M., tra cui particolarmente dettagliate furono, nel 1658-59, quelle del residente toscano Pierre Bonsy, futuro vescovo di Béziers, e di madame de Gobelin (ibid., p. 10), moglie di Alexandre de l’Hospital conte di Sainte-Mesme, scudiero del duca Gastone e poi della stessa Margherita Luisa. Di capelli bruni e occhi turchesi, di giusta taglia e pelle bianca, M. sapeva suonare la spinetta, cantare e danzare alla perfezione, ricamare e giocare con abilità a scacchi e tric-trac, conosceva l’italiano, oltre a essere molto pia e «molto regolata nelle sue devozioni». In casa de’ Medici si pensava che l’unione di M. con Cosimo, oltre a rafforzare i legami con la Francia, avrebbe garantito buoni effetti sull’umore malinconico del principe.

Le trattative ebbero un momento di stasi dopo la morte di Gastone d’Orléans (20 genn. 1660). Da allora la responsabilità di M. fu assunta da Luigi XIV e Mazzarino, ma ciò non impedì che la madre di M. palesasse la sua contrarietà verso quel matrimonio, in forma ancor più decisa dopo la morte del cardinale (9 marzo 1661), ritardando gli accordi ufficiali e informandosi pretestuosamente sulle qualità della vita alla corte fiorentina, preoccupata, per esempio, che ci fossero bravi suonatori di violons (ibid., p. 35). Anche il consueto scambio di doni e dei rispettivi ritratti dei futuri sposi tardò a causa dei dubbi della duchessa e delle prime rimostranze di M., che nel frattempo si era innamorata perdutamente del cugino Carlo di Lorena, futuro eroe della liberazione di Vienna dall’assedio turco del 1683.

Ciononostante il negoziato riprese, finché il 17 e 18 apr. 1661 nella camera del re al Louvre avvenne la firma del contratto matrimoniale e la celebrazione per procura del matrimonio, per cui era occorsa la dispensa di papa Alessandro VII, dato che M. e Cosimo erano cugini di quarto grado.

Nelle clausole del contratto, tra l’altro, era previsto che, oltre alla somma di 300.000 scudi, avrebbero fatto parte della dote anche i beni mobili e immobili che fossero pervenuti a M. per linea diretta o collaterale, per eredità, donazione o legato. In caso di decesso dovevano passare a eventuali figli maschi o femmine «come beni propri materni» (ibid., p. 482). Queste condizioni, dettate a vantaggio dei Medici, testimoniano la disposizione favorevole della corte francese, anche se dalla corrispondenza ufficiale tra Ferdinando II e Luigi XIV emerge la deferenza del granduca verso il re francese.

La partenza sofferta di M. da Parigi verso Marsiglia e poi verso l’Italia ebbe luogo dopo quattro giorni di festeggiamenti a Fontainebleau con la famiglia reale e una sosta nella dimora di mademoiselle de Montpensier nel castello di Alençon. Nel tragitto M. incontrò anche il cugino Carlo, che salutò con un pianto dirotto mentre si imbarcava da Marsiglia per Livorno, accompagnata dal principe Mattias de’ Medici, zio del principe Cosimo. Tra il 20 giugno e il 10 ag. 1661 solenni festeggiamenti accolsero M. e Cosimo a Firenze.

Il corteo nuziale, a differenza dei precedenti matrimoni granducali, fu particolarmente solenne e la magnificenza di abiti, baldacchini, livree e carrozze si sostituì ai percorsi costellati di archi di trionfo scolpiti e dipinti usati in passato. A sottolineare il ruolo della casa de’ Medici nel concerto delle grandi potenze europee, furono allestite otto statue raffiguranti i due papi medicei, i cinque granduchi e il principe ereditario, collocate di fronte ai simulacri di otto re francesi.

Le nozze furono salutate dai componimenti in rima del lucchese Francesco Beverini (Amore disarmato. Epitalamio nelle felicissime nozze de’ serenissimi principi Cosimo di Toscana e M.L. d’O.) e di Pier Francesco Minozzi da Monte San Savino (Tributi d’Urania estemporali alle augustissime nozze de’ ser.mi sposi Cosimo principe di Toscana e madama M.L., principessa d’O.). Grande successo di pubblico ebbe lo spettacolo equestre che si svolse nel giardino di palazzo Pitti, Il mondo festeggiante, opera di Giovanni Andrea Moniglia, autore anche del testo della festa teatrale Ercole in Tebe (tutte opere edite a Firenze nel 1661).

Presto, tuttavia, iniziarono i dissapori di M. con Cosimo, mentre la futura granduchessa continuava il suo commercio di lettere segrete con l’amato cugino Carlo e con la madre. Luigi XIV, dal canto suo, all’inizio si mostrò disposto a raccogliere gli sfoghi di M., che gli scriveva lettere disperate (cfr. quella del 3 ott. 1662, in Rodocanachi, pp. 96 s.). Fu durante uno dei rari periodi di serenità tra i coniugi che il 9 ag. 1663 nacque il principe Ferdinando. Il disagio di M. alla corte fiorentina si acuì tuttavia poco dopo, in seguito al licenziamento di ventotto servitori francesi, che per volere del granduca furono rispediti a Parigi con munifici doni. Da quel momento cominciarono a giungere a Firenze vari mediatori laici ed ecclesiastici incaricati da Luigi XIV di persuadere M. a comportarsi secondo il suo rango e il suo ruolo di consorte di un principe. Tra costoro ebbero una parte importante il conte di Sainte-Mesme, il fogliante Cosimo Feillet, il nunzio pontificio Lorenzo Trotti; lo stesso pontefice Alessandro VII il 12 genn. 1665 inviò a M. un monitorio per indurla a vivere a Pitti, invece che fuggire nelle ville medicee di Lappeggi e Poggio a Caiano tra balli, cacce e cavalcate.

Un passaggio significativo nelle turbolente vicende di quegli anni è rappresentato dalla rivendicazione formulata da M. della nullità del suo matrimonio, in quanto contratto senza il suo esplicito consenso. Per trovare una soluzione conciliante a questa interpretazione orgogliosamente femminile che M. intese dare di una complessa questione di ragion di Stato fu richiesta a Firenze, in via eccezionale, la mediazione di una donna, Françoise-Louise-Marie de Méchinet marchesa di Deffand, proveniente dal mondo delle femmes d’esprit di Parigi (Montpensier, Mémoires, IV, pp. 76-78).

L’11 maggio 1664 Cosimo aveva iniziato i suoi viaggi in Alta Italia e nei principali paesi europei, mentre le notizie dei suoi difficili rapporti con M. ormai riempivano le pagine delle gazzette italiane e francesi, nonché le relazioni degli ambasciatori veneziani e lucchesi. Tornata a Pitti il 30 ott. 1665, dopo avere ottenuto un aumento del suo appannaggio e altri favori, M. mostrò di volersi riconciliare con il consorte. L’11 ag. 1667 nacque la figlia secondogenita, Anna Maria Luisa. Un altro periodo di crisi si aprì in seguito alla morte del granduca Ferdinando II, il 24 maggio 1670. Da allora M. cominciò ad avere più forti contrasti con la suocera Vittoria Della Rovere, contraria alla sua pretesa di avere un posto nella Consulta di Cosimo III, divenuto granduca. Il 24 maggio 1671 nacque il terzo figlio, Gian Gastone. Da Parigi, intanto, si intensificò la corrispondenza del residente Carlo Gondi con la Segreteria granducale per cercare di arginare attraverso i buoni uffici di Luigi XIV le continue velleità di fuga di Margherita Luisa. Dopo la morte della madre di M., il 2 dic. 1672, e dopo che M. ebbe finto una grave malattia al seno e manifestata l’intenzione di tornare in Francia, giunse a Firenze la marchesa di Deffand con la missione di ricondurre M. alla ragionevolezza, ma il suo intervento, così come quello del vescovo di Marsiglia Toussaint de Forbin-Janson, pure inviato appositamente in Toscana, non ebbe buon esito. In una lettera a Luigi XIV Cosimo III si appellò al «reale compatimento per il suo travaglio», aggiungendo che M. non aveva addotto altri motivi per desiderare la separazione se non quello di una «impetuosa passione» (Arch. di Stato di Firenze, Mediceo del principato, 4767, s.d.).

L’atteggiamento conciliante di Cosimo e la sua deferenza nei confronti di Luigi XIV trovarono comprensione presso il sovrano francese, che mostrava, peraltro, di tollerare sempre meno l’irrequietezza della cugina, specie dopo la scoperta di un carteggio amoroso tra M. e Carlo di Lorena che, custodito dalla madre di M., era stato poi bruciato davanti al residente fiorentino Gondi. M. accettò l’esilio volontario nella villa medicea di Poggio a Caiano, dove visse dal 1672 al 1675. Ma i divieti imposti di andare a cavallo, di partecipare a balli e festini con i contadini del luogo la indussero a lasciare definitivamente il Granducato per ritirarsi in un convento francese, assecondando in tal modo le richieste pressanti di Cosimo.

Nell’estate 1675 M. lasciò Firenze per la Francia. Del viaggio diede una lunga e minuta descrizione l’abate Felice Marchetti, che annotò tutte le accoglienze festose, le soste conviviali e devote che accompagnarono M. attraverso varie città e piccoli centri del Regno fino a Parigi, al monastero benedettino di Montmartre, dove giunse alla fine di luglio, dopo essere passata per Fontainebleau a visitare la famiglia reale, e dove fu accolta dalla badessa Francesca di Lorena (Ibid., Acquisti e doni, 82, ins. 1, cc. n.n.). Nonostante la badessa avesse avvisato Gondi di non volere disordini nel monastero, fu concesso a M. di disporre di uno speciale pavillon per alloggiare domestici e visitatori occasionali (Ibid., Mediceo del principato, 4768: lettera di Gondi ai segretari F. Marucelli e F. Panciatichi, 4 maggio 1676). La clausura durò in realtà molto poco, perché M. fu subito ricevuta a Versailles dal re e da quel momento i rapporti dettagliati e continui inviati dai residenti toscani a Parigi riferiscono del contegno libero di M., dedita al gioco, alle feste, agli amori con personaggi di rango inferiore, all’abitudine di indossare abiti maschili, alle frequenti gite ai castelli di Sainte-Mesme e Alençon o verso località termali, dove curare autentiche o presunte indisposizioni, ai litigi con la sorella, duchessa di Montpensier.

Alternando l’italiano al francese, tra il 1677 e il 1680 M. intrattenne una corrispondenza dai toni formalmente affettuosi con i figli lasciati a Firenze, ai quali la legavano affinità di gusti. Il tramite di questi contatti fu spesso il padre fogliante Nicolas de Saint-Pierre che aveva soggiornato al monastero della Pace nei pressi di Firenze ed era stato precettore dei principini per la lingua francese. Questi legami abbastanza labili e discontinui non permisero a M. di intervenire nelle trattative matrimoniali né della figlia Anna Maria Luisa, né del figlio prediletto, Ferdinando, del che si lamentò con Gondi in una lettera inviatagli dal monastero di Montmartre l’8 ag. 1688 (Rodocanachi, p. 387). Con Ferdinando M. coltivò sempre buone relazioni, che si risolsero in autentico dolore quando nel 1713 egli morì prematuramente.

Vani furono ulteriori tentativi di riconciliazione tra M. e Cosimo III, irritato dalla condotta della consorte alla corte francese, lontana dalle regole severe dell’etichetta vigente nella corte toscana. Unica occasione di riavvicinamento fu nel 1683, quando in seguito alla morte della moglie di Luigi XIV, Maria Teresa d’Asburgo, sia M. sia Cosimo sperarono in un possibile matrimonio della loro figlia Anna Maria con il re.

Alternando periodi di stravaganze estreme ad atteggiamenti devoti e caritatevoli, durante i quali visitava gli ospizi della contea di Sainte-Mesme, nel 1697 M. si trasferì nel monastero di Saint-Mandé, da dove continuò a chiedere a Cosimo aiuti in denaro e un aumento di pensione. Dal 1716 prese dimora a Parigi al numero 15 di place Royale, dove si fece costruire una cappella e una galleria di dipinti e ritratti, tra i quali spiccava quello di Carlo di Lorena.

Dopo anni di salute malferma M. morì a Parigi il 17 sett. 1721, lasciando scritto per testamento di voler essere sepolta senza alcuna pompa nel chiostro delle canonichesse di Picpus.

Questa sua volontà fu eseguita, nonostante i residenti toscani a Parigi, Antonio Pennetti e Neri Corsini, avessero desiderato una pompa funebre «più decorosa». Altre esequie furono celebrate a Parigi dai padri foglianti in segno di gratitudine verso la famiglia de’ Medici (Arch. di Stato di Firenze, Mediceo del principato, 2689: lettera di Neri Corsini, 29 sett. 1721) e il 30 settembre nella basilica di S. Lorenzo a Firenze. Controverse e contestate furono invece le altre parti del testamento, che designavano erede quasi universale la cugina principessa d’Espinoy. La causa si concluse in maniera favorevole ai figli di M., come previsto a suo tempo dai patti stipulati nella villa medicea di Castello.

Nel 1723 il figlio di M. Gian Gastone fece fare due iscrizioni, una latina e una francese, da collocare sulla tomba di M., nelle quali si commemoravano solennemente le sue doti di pietà cristiana, di moglie e madre carissima (Rodocanachi, pp. 472 s. in nota).

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Mediceo del principato, 967, 969, 1071, 1474, 1480, 2689-2692, 4401, 4603, 4660, 4663, 4665-4668, 4670, 4701-4711, 4715, 4766-4798, 4805-4807, 4813, 4826-4828, 4845, 6265-6270, 6298; Acquisti e doni, 82, ins. 1; 254, ins. 9; Miscellanea medicea, 368, cc. 206-207; 575, ins. 7; R. Galluzzi, Istoria del Granducato di Toscana sotto il governo della casa Medici, IV-V, Firenze 1781, passim; Oeuvres de Louis XIV, V, Lettres particulières, Paris 1806, passim; F. Pizzichi, Viaggio per l’Alta Italia del ser. principe di Toscana…, Firenze 1828, p. 107; A.-M.-L. d’Orléans, duchesse de Montpensier, Mémoires… petite-fille de Henri IV, a cura di A. Chéruel, II-IV, Paris 1858-59, passim; G. Baccini, M.L. d’O. granduchessa di Toscana. Documenti inediti tratti dall’Archivio di Stato di Firenze, Firenze 1898, ad ind.; L. de Rouvroy duc de Saint-Simon, Mémoires…, a cura di A. de Boislisle, XXXVIII, Paris 1926, pp. 227 ss.; XLI, ibid. 1928, p. 236; E. Rodocanachi, Les infortunes d’une petite-fille d’Henri IV. Marguerite d’O. grande duchesse de Toscane (1645-1721), Paris 1902; E. Robiony, Gli ultimi dei Medici e la successione del Granducato di Toscana, Firenze 1905, pp. 45 ss.; F.-A. Duffo, Mgr de Janson, évêque de Marseille à la cour de Toscane, année 1673, Paris 1929, ad ind.; Id., Florence au XVIIe siècle sous les Médicis (1673), Paris 1934, ad ind.; F. Decroisette, Les fêtes du mariage de Cosme III avec Margherite Louise d’O. à Florence, 1661, in Les fêtes de la Renaissance Journées internationales d’études... 1955, III, Paris 1975, pp. 421-436; F. Diaz, Il Granducato di Toscana. I Medici, Torino 1976, ad ind.; H. Acton, Gli ultimi Medici, Torino 1986, pp. 37 ss.; G. Pieraccini, La stirpe dei Medici di Cafaggiolo, II, Firenze 1986, ad ind.; J.-Cl. Waquet, «Des accidents tout à fait extraordinaires et surprenans»: la monarchie française face à l’échec du mariage de Margherite Louise d’O. avec Côme de Médicis, prince de Toscane, in Princesses et pouvoires politique en Europe à l’époque moderne. Actes du Colloque... 2003, a cura di I. Poutrin - M.K. Schaub, Paris 2007, in corso di stampa.

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