MARIA CRISTINA di Savoia, regina delle Due Sicilie

Enciclopedia Italiana (1934)

MARIA CRISTINA di Savoia, regina delle Due Sicilie

Nino Cortese

Nacque a Cagliari il 14 novembre 1812 da Vittorio Emanuele I re di Sardegna e da Maria Teresa d'Austria: sovrani religiosissimi che educarono austeramente questa loro ultima figlia. A tre anni era a Torino; a nove, dopo l'abdicazione del padre, fu condotta a Nizza, e finalmente, mortole il genitore, si stabilì a Genova: ma frequentemente si recava presso le sorelle, le duchesse di Modena e di Lucca. Richiesta in matrimonio da Luigi Filippo per il duca d'Orléans, dal granduca di Toscana per il proprio primogenito, dalla corte di Lisbona per l'infante don Sebastiano e da Napoli per Ferdinando II, che allora appunto era salito sul trono delle Due Sicilie, dapprima rifiutò di sposarsi; ed anzi, alla morte della madre, fu per farsi monaca. Ma poi, per le insistenze di tutti coloro che la circondavano e specialmente di Carlo Alberto, decise di accettare quest'ultimo partito; e le nozze furono celebrate nel santuario di Voltri presso Genova il 21 novembre 1832. Poco più di tre anni dopo, in Napoli, il 31 gennaio 1836, ella moriva di parto, dando alla luce il futuro re Francesco II, che aveva atteso con tenera passione di madre e di regina.

Si disse che era stata sposa infelice per colpa del marito, e corsero aneddoti senza fine per dimostrare quanto fosse stata disgraziata la sua condizione alla corte borbonica; ma, a parte gl'inevitabili dissidi che dovevano separare due principi di diverso temperamento e di educazione differente, ella fu contenta della sua sorte, amò il consorte e ne fu riamata come questi poteva. Si disse ancora che la sua morte aveva segnato la fine del liberalismo del monarca borbonico; ma anche questo è inesatto. Il suo matrimonio dalla corte sarda era stato voluto per ragioni politiche: per evitare che Ferdinando s'imparentasse con la casa di Francia, sostenitrice delle istituzioni parlamentari, e in ogni caso per sorvegliare la condotta del sovrano napoletano, che si temeva finisse per convertirsi alla causa liberale. Tuttavia l'unione si rivelò inutile sotto questo riguardo, perché il re, geloso della sua autorità, impedì ogni intervento della regina nella vita politica, e questa nulla fece per sostenere le direttive sarde. Donna di purissima virtù, nella sua breve vita tutta rivolta alle opere di pietà e di religione, "non conobbe il mondo se non come materia da esercitarvi la cristiana pietà". Ancor oggi la sua tomba in Santa Chiara in Napoli è oggetto di culto popolare.

Bibl.: V. Sardi, La venerabile M. C. di S., Roma 1895; S. de Simone, in Il Risorgimento italiano, n.s., XVII (1924); B. Croce, Uomini e cose della vecchia Italia, Bari 1927, II; A. Amante, M. C. di S., Torino 1933.