FARNETI, Maria

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 45 (1995)

FARNETI, Maria

Roberto Staccioli

Nata a Forlì l'8 dic. 1877, da Domenico e da Clementina Babini, ultima di cinque figlie, cominciò giovanissima a studiare canto presso il liceo musicale di Pesaro con Virginia Gazzuoli, figlia della celebre Luigia Boccabadati. La sua eccezionale musicalità, unita ad una non comune bellezza, colpirono Pietro Mascagni, allora direttore del liceo, che la volle quale prima interprete del suo Poema musicale per soprano e orchestra, composto in occasione dei centenario della nascita di G. Leopardi ed eseguito in prima assoluta al teatro Persiani di Recanati il 29 giugno 1898 alla presenza di G. Carducci.

Diplomatasi coi massimo dei voti nel 1899, la F. debuttò ufficialmente nell'autunno dello stesso anno al teatro Comunale di Sansepolcro nella Bohème di G. Puccini, ma il suo primo autentico successo fu alla prima torinese dell'Iris di Mascagni nel dicembre del 1899. Sempre al teatro Regio di Torino sostitui pochi giorni dopo una collega nella parte di Desdemona nell'Otello di G. Verdi in cui "pur accettando una parte non del tutto consona alla sua vocalità dimostrò di aver acquisito una già sicura maturità espressiva" (La Stampa, 14 genn. 1899).

Nell'estate del 1900 fu scritturata al teatro Vittorio Emanuele di Rimini, dove cantò la Manon Lescaut di Puccini e nel novembre dello stesso anno fu Iris al Comunale di Bologna accanto ad E. Caruso. I successi riportati le aprirono le porte del teatro La Fenice di Venezia, dove, nel febbraio 1901, partecipò ad una delle sei prime contemporanee de Le maschere di Mascagni; fu poco dopo Maddalena nell'Andrea Chénier di U. Giordano, mentre alla fine dell'anno creò la parte di Sulamid nell'opera La regina di Saba di K. Goldmark al teatro Carlo Felice di Genova.

Tale ruolo fu il primo di una serie di prime assolute e di prime locali di cui fu costellata la sua carriera.

Si ricordano infatti: La contessa di Egmont di R. Lazzari nel giugno 1902 al teatro Sociale di Trento, Mirandolina di A. Lozzi nel gennaio 1904 al teatro Carignano di Torino, La Cabrera di G. Dupont nel marzo 1905 al teatro Costanzi di Roma (prima locale), Sperduti nel buio di S. Donaudy nell'aprile 1908 nello stesso teatro, Paolo e Francesca di L. Mancinelli nel luglio 1908 all'Opera di Buenos Aires (prima locale) e infine Aurora di E. Panizza che inaugurò il nuovo teatro Colón di Buenos Aires nel settembre 1913.

Nell'autunno del 1902 effettuò con Mascagni una prima tournée nell'America settentrionale, al ritorno dalla quale cantò al teatro Regio di Parma nella parte di Elsa nel Lohengrin di R. Wagner; due mesi dopo partecipò alla prima sudamericana di Grisélidis di J. Massenet all'Opera di Buenos Aires. Nel dicembre 1903 interpretò la Tosca di Puccini al teatro Carignano di Torino e nel marzo 1904 debuttò al teatro Costanzi di Roma, come Alice nel Falstaff di Verdi, imponendosi al pubblico e alla critica per la "bellezza della figura" e il nimbro di voce dolcissimo" (Il Messaggero, 18 marzo 1904).

La F. venne riconfermata al Costanzi per tutto il 1905; cantò così nel Mefistofele di A. Boito con G. Zenatello, sostenendo il doppio ruolo di Margherita e di Elena e ne La Walkiria di Wagner nella parte di Siglinda, con Salomea Kruscenisky. Al Costanzi cantò ancora nella Bohème di Puccini (Mimì), ne I racconti di Hoffmann di J. Offenbach (Giulietta), ne L'amico Fritz (Suzel) e in Zanetto, ambedue di Mascagni (Silvia), mentre nel dicembre 1905 debuttò al teatro S. Carlo di Napoli con la Tosca accanto a F. De Lucia sotto la bacchetta di E. Panizza, dando una personale, ma raffinatissima interpretazione del personaggio pucciniano, con un efficace ed equilibrato fraseggio, non trascurando il valore dell'azione drammatica.

Nel gennaio 1906 Puccini la volle quale Madama Butterfly per la prima locale al S. Carlo e, due anni dopo, per la prima romana al teatro Costanzi: anche in questo nuovo personaggio la F. ottenne successi tali da essere annoverata come una Butterfly ideale accanto a Rosina Storchio ed Emma Carelli. Nel marzo 1906 aveva aggiunto al suo repertorio Loreley di A. Catalani, che cantò al teatro Costanzi e, l'anno dopo, La Wally dello stesso autore al S. Carlo, mentre nel dicembre 1907 fu la protagonista dell'Arianna di Massenet data in prima italiana al teatro Regio di Torino, sotto la direzione di T. Serafin.

Nel 1909 venne scelta da Mascagni per un concerto al castello di Racconigi, alla presenza dei reali e dello zar: vi cantò il quartetto del Rigoletto con Armida Parsi, Titta Ruffo e Rinaldo Grassi. Fu questo il primo dei numerosi concerti tenuti dalla F., tra i quali si ricordano quelli alla reggia di Capodimonte, alla presenza dei duchi d'Aosta, al casinò dell'Unione di Napoli, al S.Carlo (accompagnata al pianoforte da F.P. Tosti), all'Augusteo di Roma e al teatro Regio di Torino.

Nel gennaio 1910 fu Salomè nell'Erodiade di Massenet al Regio di Torino, dove, pochi giorni dopo cantò anche l'Edmea di Catalani. Nel febbraio fu al Costanzi dove riprese la parte di Elsa nel Lohengrin di Wagner, e successivamente cantò in Iris riportando trionfali consensi.

Nello stesso 1910 fu richiesta da Mascagni insieme con C. Galeffi, per la sua nuova opera Isabeau, che fu data in prima mondiale al teatro Coliseo di Buenos Aires, e poi replicata al Costanzi di Roma ove la sua interpretazione fu accolta con grande entusiasmo di pubblico e di critica. Nel febbraio 1913 la F. intraprese un'altra tournée in Sudamerica, dove cantò in Isabeau, Lohengrin, Mefistofele, Iris, Madama Butterfly e partecipò alla prima mondiale di Abul di A. Nepomuceno; fu dunque acclamata in teatri quali il Cofiseo di Buenos Aires, l'Opera di Santa Fe, la sala Rivera Indarte di Córdoba, il Solis di Montevideo, il Municipal di San Paolo.

Uno spiacevole incidente turbò la tournée: il 22 agosto, tra il primo e il secondo atto di una rappresentazione di Abul, al Solis di Montevideo, vennero gettati dal loggione volantini offensivi all'indirizzo del compositore e dei cantanti e, benché la stampa locale deprecasse l'accaduto, la F. ne fu profondamente toccata e non tornò più in Sudamerica.

Nel giugno 1914, al ritorno dalla tournée sudamericana, partecipò a un prestigioso concerto per la riapertura del teatro Carcano di Milano insieme ad Ester Mazzoleni, Amelita Galli-Curci e G. Kaschmann e nel febbraio 1915 interpretò il personaggio di Caterina nella Madame Sans-Gêne di U. Giordano al teatro Regio di Torino, ruolo che riprese alla fine dello stesso anno al teatro Dal Verme di Milano, sotto la direzione di A. Toscanini. Nell'ottobre 1917 al Dal Verme fu Magda nella Rondine di G. Puccini accanto alla giovanissima Toti Dal Monte nel ruolo di Lisetta.

Poco tempo dopo sposò l'avvocato Luigi Riboldi e si ritirò dalle scene passando il resto della sua vita presso il lago di Como. Si spense a San Varano, frazione di Forlì, il 17 ott. 1955.

Dotata di una voce dal timbro dolcemente flautato e di un'ottima emissione dalle "profonde vibrazioni emotive" (E Battaglia), non si lasciò mai tentare da quello stile interpretativo viscerale che caratterizzava le sue colleghe nei primi anni del secolo e seppe sempre salvaguardare la bellezza del timbro anche in quei momenti di più intensa partecipazione drammatica, tipici del melodramma verista.

Legò il suo nome alle interpretazioni di Iris, Amico Fritz, Butterfly e Isabeau, dando un importantissimo contributo alla storia dell'interpretazione e della vocalità italiana; tuttavia, forse per la sua estrema raffinatezza, non godette di quella schietta popolarità di cui fruirono la Storchio e la Carelli, ma proprio per questo suo aristocratico distacco fu sempre amata dai compositori e dai direttori d'orchestra che vedevano in lei l'interprete ideale, mai uguale a se stessa.

La sua versatilità le permise di fare di Butterfly e di Iris due personaggi completamente diversi. Scrive infatti F. Battaglia:'"La sua Iris fu un capolavoro di equilibrio e buon gusto: il dramma della piccola geisha che l'autore aveva immerso in un clima di astratta emblematicità acquistava dalla sua voce accenti di dolorosa stupefazione, era espressione di un candore seppure offeso, mai tuttavia smarrito, quasi canto di un angelo caduto, ma sempre distaccato dalle cose del mondo. La sua Butterfly era invece una fanciulla che dagli incanti e dalle illusioni della giovinezza, veniva brutalmente introdotta nella vita dalla più amara delle disillusioni e dalla vita si distaccava con irremovibile determinazione, ma non senza il cruccio del più cocente rimpianto".

La F. incise numerosi dischi per la Fonotipia tra il 1914 e 1921 e per la Columbia tra il 1930 e il 1931. Fra i primi dischi si segnala la splendida interpretazione de "In quelle trine morbide" della Manon Lescaut di Puccini e "D'amor sull'ali rosee" dal Trovatore di Verdi, interessante per essere una delle rare escursioni in campo verdiano. Fra i dischi incisi per la Columbia meritano di essere ricordati "Io pingo" dall'Iris e "Tu, tu, piccolo iddio" dalla Madama Butterfly la cui interpretazione è così travolgente che "... si è quasi tentati di ritenere che molte delle posteriori Cio-Cio-San quindicenni potrebbero essere tranquillamente dimenticate" (F. Battaglia).

Fonti e Bibl.: Recensioni in: La Stampa, 24 dic. 1899; 14 genn. 1900; 5 marzo 1915; Il Messaggero, 18marzo 1904; L'Italie, 7 genn. 1905 e 28 genn. 1905; 19 febbr. 1910; 19 febbr. 1913; Il Mattino, 22 dic. 1905; La Tribuna, 29 febbr. 1910; F. De Filippis-R. Arnese, Cronache del teatro S. Carlo, Napoli 1961, pp. 94 ss.; V. Levi-G. Botteri-I. Bremini, Il Comunale di Trieste, Trieste 1962, p. 252; M. Morini, P. Mascagni, Milano 1964, I, pp. 225, 231, 235 s., 320, 404; II, pp. 20, 110 s., 189 s., 192; L. Trezzini, Due secoli di vita musicale al Comunale di Bologna, Bologna 1966, I, p. 128; R. Celletti, Interpreti giordaniani, in U. Giordano, a cura di M. Morini, Milano 1968, pp. 206 s.; V. Frajese, Dal Costanzi all'Opera, Roma 1977, II, p. 26; IV, pp. 72, 78 s., 84, 97, 103; F. Battaglia, L'arte del canto in Emilia Romagna, Bologna 1979, pp. 48, 55-74, 80, 220, 234, 241; Enc. dello Spett., V, col. 30; Le grandi voci: dizionariocritico biografico dei cantanti, a cura di R. Celletti, Roma 1964, p. 262; Storia dell'Opera, II, 2, Torino 1977, pp. 308, 401.

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