CONDORCET, Marie-Jean-Antoine Caritat marchese di

Enciclopedia Italiana (1931)

CONDORCET, Marie-Jean-Antoine Caritat marchese di

Ernesto Codignola

Nato a Ribemont in Piccardia il 17 settembre 1741, morto a Bourgla-Reine il 29 marzo 1794. Studiò a Reims e al collegio di Navarra. A sedici anni discuteva una tesi di matematica; a ventisette un volume di Saggi d'analisi (1769) gli apriva le porte dell'Accademia delle scienze di cui, nel 1776, veniva nominato segretario perpetuo. Nel 1772, con le Lettres d'un théologien, aveva già preso posto accanto a Voltaire, di cui si professava discepolo, e all'Enciclopedia. Da allora in poi coltivò sempre meno la scienza pura per dedicarsi a esaltarne in iscritti concitati la virtù rinnovatrice e rivoluzionaria. Nel quindicennio che precede la Rivoluzione egli è considerato come uno dei luminari dell'enciclopedismo illuministico francese. Nel'76 cura un'edizione delle Pensées, cui fa precedere un Èloge de Pascal. Nel 1777 la sua Theorie des comètes è premiata dall'Accademia di Berlino. Accolto nel 1782 nell'Accademia di Francia, poco dopo ne divenne segretario perpetuo, e in tale ufficio scrisse gli elogi, taluni bellissimi, di Eulero, Bezoud, D'Alembert, Cassini, Buffon, Franklin, ecc. Dello stesso torno di tempo sono pure la Vie de Turgot (1786) e la Vie de Voltaire (1787). Collaborò attivamente alla Bibliothèque de l'homme public, alla Feuille villageoise, al Journal d'Instruction publique, ecc. Eletto deputato alla Legislativa dagli elettori di Parigi, fu nominato presidente dell'Assemblea, cui presentò la sua famosa Relazione sull'istruzione pubblica, che non fu discussa ma che diventò il vangelo della pedagogia rivoluzionaria. Alla Convenzione parteggiò con i Girondini e fu l'anima del Comitato di Costituzione. Dopo il trionfo della Comune di Parigi e dei Giacobini (31 maggio-2 giugno 1793) fu considerato oppositore pericoloso. Denunciato dallo Chabot, la Convenzione votò il suo arresto e lo dichiarò fuori della legge. Egli riparò presso un'amica di Parigi, la signora Vernet, e lasciò la capitale quando la Convenzione decretò la pena di morte contro chi dava asilo ai proscritti. Scoperto, s'avvelenò l'indomani dell'arresto. Durante il suo esilio parigino scrisse l'Esquisse d'un tableau historique des progrès de l'esprit humain, testamento filosofico e inno di fede nelle verità diffuse dall'illuminismo razionalistico ed enciclopedistico.

La concezione della storia nel C. è quella d'un duello ininterrotto fra l'autorità e la ribellione. Da un lato superstizione e fanatismo di masse rozze e ignoranti; suscitati e alimentati dalla "tirannia sacerdotale" e dal "dispotismo militare", dall'altro un'ininterrotta catena di sacrifici eroici di pochi spiriti di "precursori", i quali con i diritti della ragione hanno salvaguardato i destini del mondo e preparato l'apoteosi finale dell'umanità. La preoccupazione d'illuminare le menti affinché il genere umano "non ricada più nell'antica barbarie" e di rendere "reali" fra i suoi concittadini l'eguaglianza e la libertà che la Rivoluzione ha proclamate, soverchia ogni altra preoccupazione e induce il C. a rivolgere tutta la sua attenzione al problema dell'educazione nazionale. In questo senso la sua opera, dalle Lettres d'un théologien in poi, ha uno scopo prettamente educativo. La scienza che deve rendere la "raison populaire" è la scienza fisica e matematica da un lato, la giustificazione razionalistica dei principî morali, giuridici ecc. della Rivoluzione dall'altro. Questa scienza deve diffondersi in tutti gli strati sociali, cancellando fin le ultime vestigia del servaggio intellettuale e morale. Donde il carattere rigorosamente laico ed enciclopedico di ogni grado dell'insegnamento pubblico. L'educazione spetta alla famiglia, ma l'istruzione, che deve essere universale, deve essere promossa dallo Stato, pur rimanendo indipendente dall'autorità politica. Nella relazione e nel progetto di decreto per la divisione del pubblico insegnamento in cinque gradi (scuola primaria, secondaria, istituto, liceo, società nazionale di scienze ed arti), il C. si è rivelato forse il primo pensatore che si sia fatto un concetto chiaro della funzione dell'università nel mondo moderno e abbia colto l'unità indissolubile dell'alta cultura professionale e scientifica.

Edizioni: Œuvres complętes de C., pubblicate da M. me Condorcet col concorso di Cabanis e di Garat, voll. 21, Parigi 1801-04 Œuvres de C., pubblicate da A. Condorcet-O' Connor e M.F. Arago, voll. 12, Parigi 1847-1849 (cfr. rec. di Sainte-Beuve, ora in Causeries du Lundi, III); contiene nel vol. VII i Mémoires sur l'instruction pub., trad. in italiano da Jacoviello, Roma 1911; Condorcet-Turgot, Correspondance inédite (1770-1779), pubbl. da C. Henry, Parigi 1882. La relazione sull'istruzione pubblica, in Hippeau, L'instruction publique en France pendant la Révolution, Parigi 1881; ed. critica in Guillaume, Procès-verbaux du Comité d'instruction publique de l'Assemblée législative, Parigi 1889.

Bibl.: F. Picavet, Les idéologuqes, Parigi 1891; F. Alengry, C., guide de la Révolution française, Parigi 1904; L. Cahen, C. et la Révolution française, Parigi 1904; V. Giraud, Pascal, C. et l'Encyclopédie, in Revue d'histoire litt. de la France, 1906; Fabre, De Bayle à C., Parigi 1910; E. Codignola, La pedagogia rivoluzionaria, Milano 1919, 2ª ed., Firenze 1925; L. Liard, L'enseignement supérieur en France, voll. 2, Parigi 1888-1894; H. Sée, L'évolution de la pensée politique en France au XVIIIe siècle, Parigi 1927.

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