Thiers, Marie-Joseph-Louis-Adolphe

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Uomo politico e storico francese (Marsiglia 1797 - Parigi 1877). Titolare di vari dicasteri sotto Luigi Filippo d'Orléans (1832-48), fu poi (1848-51) sostenitore di Luigi Napoleone fino al colpo di Stato. Presidente della Repubblica (1871-73), a conclusione della guerra franco-prussiana (1870) firmò la pace e represse la Comune parigina. Tra le sue opere: Histoire de la Révolution française (8 voll., 1823-27).

Vita e attività

Si laureò in legge nell'università di Aix, e, vinto un premio dell'Accademia di Aix con un saggio su Vauvenargues, partì per Parigi il 18 settembre 1821. Giornalista versatile (con i suoi saggi impose la pittura di Delacroix), raggiunse notorietà come storico con la sua Histoire de la Révolution française . Nel 1830 collaborò alla fondazione del giornale Le National, sul quale, insieme a F. Mignet e A. Carrell, condusse una vivace polemica contro Carlo X, favorendo poi l'ascesa al trono di Luigi Filippo d'Orléans. Ministro degli Interni (1832 e 1834-36), sventò il tentativo legittimista della duchessa di Berry (1832) e represse severamente i moti repubblicani del 1834, contribuendo, dopo l'attentato di G. Fieschi contro Luigi Filippo (1835), a far emanare le cosiddette leggi di settembre, che riducevano drasticamente la libertà di stampa. Primo ministro e ministro degli Esteri nel 1836, si dimise per dissensi sulla politica estera col sovrano; nuovamente presidente del Consiglio e ministro degli Esteri nel 1840, appoggiò le pretese egiziane sulla Siria contro la Turchia, ponendosi in forte attrito con gli Inglesi; entrato ancora in contrasto con il re, che non era pronto a muovere guerra alla Gran Bretagna, fu costretto alle dimissioni. Deputato dopo la rivoluzione del febbr. 1848, sostenne l'elezione alla presidenza della Repubblica di Luigi Napoleone, ma, passato all'opposizione dopo il colpo di stato di quest'ultimo, fu imprigionato ed esiliato (1851-52). Tornato in patria, attese al completamento della Histoire du Consulat et de l'Empire (20 voll., 1845-62). Rieletto deputato nel 1863, criticò energicamente la politica estera di Napoleone III, invocando una politica di fermezza contro la Prussia e l'unificazione tedesca; nel 1870 però si oppose al conflitto, ritenendo la Francia impreparata militarmente. Nominato capo dell'esecutivo della Repubblica nel febbr. 1871, dopo la sconfitta francese negoziò con Bismarck i preliminari di pace (26 febbr.) e operò per restaurare l'ordine politico nel paese, stroncando, con l'accordo dei Tedeschi, la Comune parigina. Presidente della Repubblica dall'ag. 1871, dette il via alla rinascita della Francia, e riuscì, con un'abile politica finanziaria, a pagare l'indennità di guerra alla Germania prima del tempo stabilito, liberando anticipatamente il paese dall'occupazione tedesca. Convinto del definitivo tramonto della monarchia, si oppose al ritorno degli Orléans, e fu costretto alle dimissioni nel maggio 1873, di fronte all'opposizione del potente schieramento monarchico. Poco attento al vaglio delle fonti archivistiche e alla ricostruzione critica di ampi quadri problematici, nelle sue opere storiografiche scelse di privilegiare la narrazione dettagliata delle vicende politico-militari e finanziarie, esaltando la necessità di uno stato forte e razionalmente amministrato. Socio straniero dei Lincei (1876).

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