MONROE, Marilyn

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1993)

MONROE, Marilyn

Alvise Sapori

MONROE, Marilyn (pseud. di Baker, Norma Jean)

Attrice cinematografica statunitense, nata a Los Angeles il 1° giugno 1926, morta suicida a Brentwood (California) il 4 agosto 1962. Dopo aver lavorato come fotomodella e sostenuto ruoli marginali in film della fine degli anni Quaranta (Dangerous years, 1947; Scudda hoo, scudda Hay, 1948), fece le sue prime apparizioni nel 1950 in film di rilievo come The asphalt jungle (Giungla d'asfalto) di J. Huston e All about Eve (Eva contro Eva) di J. L. Mankiewicz. Raggiunse la popolarità soltanto con Niagara (1953) diretta da H. Hathaway, prologo di quel fenomeno di divismo (v. in questa Appendice) che, nel volgere di pochi anni, la investì e coinvolse profondamente, inserendola nello star-system hollywoodiano e proiettandola nell'immaginario collettivo come simbolo polivalente di femminilità, esaltata di volta in volta quale sex-symbol, come grande vittima della concupiscenza maschile o anche, in anni successivi, come simbolo della donna liberata.

Al fondo di queste contraddizioni, riscontrabili nelle varie letture posteriori del mito M., stava comunque la sua passività nel consegnarsi alla folla degli ammiratori, all'obiettivo dei fotografi o della macchina da presa, o anche, con il suo persistente e nevrotico senso d'inadeguatezza, a tutta una serie di maestri, pseudomaestri e pigmalioni che influenzarono la sua carriera. Una carriera resa peraltro complicata dalle fallimentari relazioni sentimentali e coniugali e dal mescolarsi delle sue personali insicurezze e della sua statura di diva sempre crescente, e tragicamente conclusa nel suicidio avvenuto in circostanze non del tutto chiarite, sulle quali periodicamente si torna a indagare.

Talento inadatto al dramma e alla tragedia, non appena si muoveva negli aerei mondi della commedia la M. risultava interprete sapiente e divertente, capace di costruire un personalissimo miscuglio di stili, in cui riso e commozione quasi si equivalgono. La piccola svanita Lorelei Lee di Gentlemen prefer blonds (Gli uomini preferiscono le bionde) per la regia di H. Hawks; la supermiope di How to marry a millionaire (Come sposare un milionario) di J. Negulescu, entrambi del 1953; la ragazza con "gli intimi in frigo" in The seven year itch (1955; Quando la moglie è in vacanza) di B. Wilder; la chorus girl di The prince and the show girl (1957; Il principe e la ballerina), così come la Sugar di Some like it hot (1959; A qualcuno piace caldo), sempre con Wilder, furono altrettante grandi prove di una comédienne limpida e senza paura, con un senso perfetto dei tempi, degli effetti e dei limiti a cui si può spingere una caratterizzazione.

Peraltro la M. convogliò le stesse doti anche nella commedia sentimentale, dove, seppure in ruoli meno divertenti, risultò comunque altrettanto efficace; così, per es., in Bus stop (1956; Fermata d'autobus) di J. Logan, in cui il suo personaggio, pur correndone il rischio, non scivola mai nel patetico e riesce sempre a essere più divertente che sentimentale. Ben diverso il suo ultimo film completato, The misfits (1961; Gli spostati) di J. Huston, dove il ruolo tagliato su misura per lei dall'allora coniuge, il commediografo A. Miller, non solo esprime le fragilità dell'immagine della M. diva ma ne elenca e mette a nudo, non senza crudeltà, le personali debolezze. Incompiuto è rimasto Something got to give, di G. Cukor.

Bibl.: T. Giglio, Marilyn Monroe, Parma 1956; M. L. Serini, Marilyn, Milano 1961; N. Mailer, Marilyn, ivi 1974; J. Mellen, Marilyn Monroe, ivi 1975; N. Mailer, Marilyn le donne e l'eleganza, ivi 1981; M. Conway, M. Ricci, E. Magrelli, Marilyn Monroe, Roma 1981; AA. VV., Le dive, Roma-Bari 1985; AA.VV., Marilyn Monroe, Milano 1991.

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