MARINO di Tiro

Enciclopedia Italiana (1934)

MARINO di Tiro

Alessandro Ronconi

Geografo, di poco più vecchio di Tolomeo, fiorito quindi nella prima metà del sec. II d. C., sotto Traiano (il che va d'accordo col fatto che il materiale geografico più recente sembra raccolto dopo le guerre daciche e prima di quelle con i Parti, cioè tra il 107 e il 114 d. C.). Quel che sappiamo dell'opera sua si ricostruisce da Tolomeo, che, pur criticandola, molto se ne è valso. Era intitolata ἡ τοῦ γεωγραϕικοῦ πίνακος διόρϑωσις, e M. la pubblicò in tre edizioni, all'ultima delle quali non ebbe tempo, come aveva fatto per le altre due, di allegare una carta geografica generale di tutto il mondo (è dubbio se l'opera contenesse, anche nelle precedenti edizioni, carte delle singole regioni, come ritiene il Herrmann). M. si riattacca alla tradizione di Eratostene, Ipparco, Posidonio, per le sue ricerche di geografia matematica applicata alla cartografia: ma i contributi più preziosi diede nel campo della geografia descrittiva, più che per bontà di metodo, perché raccolse diligentemente un ricchissimo materiale, sfruttato largamente da Tolomeo. Se le sue cognizioni geografiche non segnano, in estensione, un progresso rispetto a Tacito e a Strabone per il N. e il NE. (salvo nuovi dati per l'alto corso del Boristene); se solo nuove notizie egli portò, e vaghe, per l'Asia sud-orientale (Χρυσῆ Χερσόνησος, probabilmente Indocina; Sini, ossia i Cinesi), il suo merito è di avere arricchito, entro quei confini, la carta geografica d'una quantità di nomi raccogliendoli dalle fonti letterarie e da una più approfondita conoscenza di luoghi che si ebbe con l'espansione romana.

Il titolo dell'opera di M. e (con molte critiche) Tolomeo parlano di nuove misure della terra. Posidonio aveva dato la lunghezza massima dell'οἰκουμένη, da prendersi sul parallelo di Rodi, in circa 70.000 stadî, pari (sul rapporto di circa 400 stadî per 1°) a 180° di long. M. le assegnò 90.000 stadî, sempre sul parallelo di Rodi, dalle isole dei Beati, presso lo Stretto di Gibilterra, ai Seres nell'Asia orientale. Egli calcolava questa cifra non dai gradi, ma con una riduzione dalle misure fornite, in giorni di viaggio, unità soggettiva e infida, dagl'Itinerari, che per giunta non seguivano una retta costante sul parallelo. Di qui un eccesso, rispetto a Posidonio, di circa ¼; per ripararvi, senza mutare il formato della carta, il Honigmann suppone che M. portasse arbitrariamente la massima longitudine a (180 × 5/4 =) 225°, che corrisponderebbero così, sul rapporto di Posidonio, ai suoi 90.000 stadî: ma bisogna ammettere che M. supponesse minore di 225° la massima longitudine est dell'οἰκουμένη e all'Equatore, nonostante la testimonianza di Tolomeo, che la dà, secondo M., in 225° (Geogr., I, 14 segg.). Tolomeo tornò ai 70.000 stadî di Posidonio.

La larghezza massima dell'οἰκουμένη, che da Eudosso in poi si faceva pari a ½ della massima lunghezza, fu da M. in un primo tempo determinata in 31.500 stadî (63°) dall'estremo nord, l'isola di Thule, all'Equatore (Ptol., Geogr., I, 7, 1), e in 24.680 da questo all'estremo sud, cioè ad Agisymba (nel paese degli Etiopi), che M. poneva erroneamente a sud dell'Equatore (quest'ultima cifra ricavata, secondo Tolomeo, da notizie di viaggi di Settimio Flacco e Giulio Materno). Sennonché in un secondo tempo, M. ridusse il numero 24.680 a circa 12.000, per ragioni che Tolomeo non sa spiegare e che il Berger attribuirebbe al fine di metter la cifra d'accordo con nuovi dati sul clima, l'antropogeografia, la fauna della regione di Agisymba. Con la correzione si aveva un totale di 43.500 stadî (87°) e si manteneva anche rispetto alla massima lunghezza il rapporto approssimativo voluto da Etidosso.

M. segnò sulla carta anche la divisione tradizionale (secondo il Berger e il Honigmann risalente a Eratostene; ipotesi che per il Gisinger è inaminissibile) dell'οἰκουμένη in κλίματα, zone longitudinali (di regola sette: s'indicavano coi numeri ordinali) comprese fra paralleli: contenevano luoghi aventi approssimativamente la stessa inclinazione (κλίμα, da κλίνω) dei raggi solari sull'orizzonte. M. poneva il IV clima (come già Posidonio) tra il parallelo dell'Ellesponto e quello di Rodi: ciò apparirebbe da un passo tuttavia discusso di Tolomeo (Geogr., I, 15, 7) e farebbe pensare (Honigmann) che M. seguisse in tutto Posidonio limitando a sud i κλίματα con gli stessi paralleli (Boristene, μέσος Πόντος, Ellesponto, Rodi, κάτω χώρα, Syene, Meroe). Il Berger, che confonde i κλίματα coi paralleli, trova invece impossibile determinare, dai dati che abbiamo, il loro numero secondo M.

Una novità sono in M. i 15 ὡριαῖα διαστήματα, zone di οἰκουμένη comprese fra meridiani tra i quali la levata e il tramonto del sole avvengono a un'ora d'intervallo. Questi meridiani segnavano sui paralleli, da est a ovest, 15 segmenti: secondo le ipotesi del Honigmann, M., che disegnava una carta rettangolare coi paralleli tutti eguali, avrebbe segnato quei segmenti sul parallelo principale, quello di Rodi, senza curarsi se sugli altri essi non corrispondevano più alla realtà.

L'opera di Tolomeo, che rinnovò e integrò quella di Marino, fece cadere in dimenticanza il suo predecessore, che non è mai ricordato più tardi, se non dal geografo arabo al-Mas‛ūdī (sec. X). È degno di nota che il reticolato geografico di Marino fu rimesso in onore, alla fine del sec. XV, da Paolo Toscanelli per il disegno di una carta nautica.

Bibl.: K. Müllenhoff, Deutsche Altertumskunde, Berlino 1822, III, p. 91 seg.; H. Berger, Geschichte der wissensch. Erdkunde der Gr., 2ª ed., Lipsia 1903, pp. 582-616; F. Gisinger, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., suppl. IV, coll. 650-54; Honigmann, ibid., XIV, coll. 1767-96; id., Die sieben klimata und die Πόλεις ἐπίσημοι, Heidelberg 1929, pp. 55-58; A. Hermann, Marinus von Tyrus, in Hermann Wagner Gedächtnisschrift, Gotha 1930, pp. 45-54; A. Hermann, Marinus, Ptolemaios und ihre Karten, in Zeitschr. Gesellsch. Erdk., Berlino 1914.