LABÒ, Mario

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 62 (2004)

LABÒ, Mario

Francesca Franco

Nacque a Genova il 17 sett. 1884 da Carlo e Ada Dagnino. Studiò ingegneria al Politecnico di Torino, dove si laureò nel 1910. Sotto la guida di A. Rigotti, uno dei maggiori architetti del liberty torinese, apprese il gusto per l'arte secessionista viennese, riscontrabile in alcune case d'abitazione del 1912-14 realizzate dal L. a Genova (Cevini, p. 33), e abbracciò la causa modernista intraprendendo una carriera professionale poliedrica che andò dalla storiografia alla critica, dall'attività politico-amministrativa a quella progettuale.

Collaborò alle riviste L'Arte decorativa moderna (1903-04) e L'Eroica (1911-12), e fondò il mensile Per l'arte uscito a Torino dal 1909 al 1915. In sintonia con le scelte estetiche di L. Bistolfi, collaborò con questo alla Tomba Toscanini per il cimitero Monumentale di Milano nel 1911, e nel 1913 al Monumento a G. Carducci a Bologna (ibid., p. 32). A Genova avviò dal 1914 una lunga attività scientifica tesa a riscoprire e rivalutare la tradizione culturale locale con monografie (I palazzi di Genova, Milano 1914; Studi di architettura genovese: palazzo Rosso, Roma 1921; Architetti dal XV al XVIII secolo: G.B. Castello, ibid. 1925) e articoli relativi a questioni d'arte e d'architettura antica e moderna pubblicati in Emporium, nel Marzocco e nella rivista diretta da A. Venturi, L'Arte.

Assessore alle Belle Arti del Comune di Genova dal 1922 al 1924, prese parte in qualità di presidente del comitato ligure alla I Biennale d'arti decorative che si aprì a Monza nel 1923.

Nelle edizioni successive organizzò una mostra dedicata ad A. Rigotti (1925) e progettò tre delle nove sale liguri (1927): un oratorio con ceramiche di A. Martini, una sala di consiglio per una società sportiva con dipinti di O. Saccorotti e la bottega delle due Riviere, tutti caratterizzati da volumi netti e forme semplici. Questi elementi stilistici sono riscontrabili anche nel progetto del 1928 per la casa-atelier di M. Trucco (oggi museo intitolato all'artista) ad Albisola, d'ispirazione novecentista e déco. Fu questo il gusto che ispirò la produzione della DIANA (Decorazioni industrie artistiche nuovi arredamenti), società per la fabbricazione e il commercio di oggetti d'arte e d'arredo, fondata nel 1928 a Genova dal L. sull'esempio della Wiener Werkstätte e chiusa per fallimento nel 1935. Numerose furono le opere presentate dalla società alla quarta edizione dell'esposizione monzese (1930), tra cui una sala da pranzo in noce del Caucaso, realizzata su progetto del L., premiata con medaglia d'oro.

In seguito a queste esperienze, nei primi anni Trenta maturò l'adesione del L. al MIAR (Movimento italiano per l'architettura razionale), ufficializzata dalla partecipazione alla seconda esposizione di architettura razionale apertasi a Roma alla galleria Bardi nel 1931, dove l'artista presentò alcuni interni di appartamenti.

Carattere programmaticamente razionalista ebbero l'intervento di rimodernamento del Politeama di Genova (Pagano; Persico) e il lavoro di trasformazione e ampliamento di villa Rosselli ad Albisola Capo, risalenti entrambi al 1932. Fu tuttavia nelle architetture effimere che meglio si definì l'indirizzo razional-futurista del L.: dai chioschi progettati per il villaggio balneare Alla Foce nel 1933 agli stabilimenti di Paraggi (1935), Sestri Levante (1936) e Pegli (1938-39). La sua attività, orientata prevalentemente alla ristrutturazione di interni per uffici, negozi e bar, annovera anche alcuni cinema, tra cui l'Italia di Novi Ligure (1939), e numerose commissioni funerarie. Al 1935 risale la costruzione della chiesa delle suore crocifisse a Genova con il campanile in grès ceramico rosso scuro. L'opera più apprezzata fu il ristorante genovese di San Pietro alla Foce (Podestà, 1937), oggi profondamente snaturato, realizzato tra il 1935 e il 1938 secondo soluzioni compositive affini - per il gioco delle trasparenze, la scelta attenta dei materiali e dei colori - all'architettura di A. Aalto, con cui il L. ebbe rapporti di amicizia e del quale curò la pubblicazione del primo studio monografico (Milano 1948) a firma postuma del figlio, Giorgio, fucilato dalle SS germaniche a Roma nel 1944.

L'adesione ai moduli razionalisti fu ribadita anche nei lavori dei primi anni Quaranta.

A questo periodo risalgono il rimodernamento della villa dell'ingegnere e collezionista A. Della Ragione a Quarto (Podestà, 1941), il progetto per villa Mazzucchelli a San Michele di Pagana terminata nel 1943 (Mazzucchelli), e la sistemazione della Biblioteca universitaria nella secentesca chiesa di S. Francesco Saverio a Genova del 1943.

Assente alla V Triennale di Milano del 1933, in seguito all'entrata di G. Pagano nel direttorio dell'ente espositivo, il L. ebbe ruoli di responsabilità come progettista e membro di giuria.

Nell'ambito dell'edizione del 1936, alla Mostra dell'abitazione - quell'anno incentrata sul tema della casa d'affitto - presentò una Sala da pranzo trasformabile in stanza da soggiorno, con mobili a elementi modulari scomponibili in tubolare metallico. La ricerca di un modello progettuale connesso al processo industriale sfociò nella collaborazione all'allestimento della Mostra della produzione in serie alla Triennale del 1940. Frutto di una precisa competenza professionale, ma anche della cooperazione con Pagano nella redazione di Casabella e nell'ambito della Triennale, fu la pubblicazione di volumi a carattere manualistico, quali Architettura: arredamento del negozio (Milano 1936) e Alberghi di tutto il mondo (ibid. 1940).

Dopo lo scioglimento del MIAR (1931) contribuì alla divulgazione del razionalismo attraverso studi monografici su Giuseppe Terragni (ibid. 1947) e l'organizzazione, per la Triennale del 1951, della Mostra storica dell'architettura moderna in collaborazione con G.C. Argan, cui era legato da stretti rapporti di amicizia.

Presidente dell'Accademia ligustica di belle arti dal 1945 al 1954, partecipò attivamente al dibattito sui problemi della ricostruzione postbellica in Italia sia nel campo della progettazione urbanistica, con il piano di ricostruzione di Genova, sia in quello della conservazione del patrimonio storico-architettonico, con il restauro di palazzo di Lamba e Andrea Doria (1945-50).

Durante gli anni Cinquanta curò con la moglie Enrica Morpurgo, sposata il 13 luglio 1918, la traduzione di alcuni testi di base del dibattito architettonico: Spazio tempo ed architettura di S. Giedion (Milano 1954), La cultura delle città di L. Mumford (ibid. 1954), Storia dell'architettura europea di N. Pevsner (Bari 1959); pubblicò una monografia, Giò Ponti: il disegno industriale (Milano 1958), e lavorò alla traduzione di Arte e tecnica di L. Mumford (ibid. 1961). A lui si deve, inoltre, il Monumento agli italiani morti a Mauthausen: un muro di granito grigio eretto nel 1956 di fronte all'entrata del lager insieme con una grande croce in ferro di M. Basaldella. Una parte della biblioteca del L. è conservata presso l'Istituto universitario d'architettura di Venezia in seguito alla donazione da parte della vedova nei primi anni Sessanta.

Il L. morì a Genova il 13 febbr. 1961.

Fonti e Bibl.: E.N. Rogers, In morte di M. L., in Casabella, XXV (1961), 248, p. 54; B. Zevi, La morte di M. L. Come il figlio disse di informare Argan, in Cronache di architettura, VII (1960-61), 357, pp. 161-163; G. Pagano, Il rammodernamento del Politeama genovese, in Casabella, VI (1933), 4, pp. 41-43; E. Persico, Un teatro, ibid., VIII (1935), 90, pp. 36-43; Fillia [L. Colombo], Gli ambienti della nuova architettura, Torino 1935, pp. 17, 22, 46 s., 114 s., 215; A. Podestà, Un ristorante a Genova, con scritto del L., in Casabella, X (1937), 117, pp. 2-11; Id., Una villa a Genova, ibid., XIII (1941), 157, pp. 28-33; A. Pica, Architettura moderna italiana, Milano 1941, pp. 74 s., 112, 344-347; A. Sartoris, Gli elementi dell'architettura funzionale, Milano 1941, pp. 611-615; A.M. Mazzucchelli, Una casa a S. Michele di Pagana, in Domus, XX (1947), 219, pp. 41-43; C. Olcese, M. L. e le Triennali (1923-1940), in Studi di storia delle arti, 1983-85, pp. 349-359, 458-460; P. Cevini, Genova anni '30. Da L. a Daneri, Genova 1989, ad ind.; P. Bonifazio, in Diz. dell'architettura del XX secolo, a cura di C. Olmo, IV, Torino 2000, pp. 5 s.

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