SOLDATI, Mario

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 93 (2018)

SOLDATI, Mario

Raffaele Manica

– Nacque a Torino, in via Ospedale 20 (oggi via Giolitti), all’una di notte del 17 novembre 1906 da Umberto e da Barbara Bargilli. Ebbe una sorella minore, Dolores, sempre chiamata Lola.

L’appartamento al secondo piano era prossimo a quello dell’avvocato Piero Richelmy, fratello del cardinale di Torino e padre di Tino (Agostino), poi letterato e poeta, amico per tutta la vita di Soldati. Il padre Umberto era di famiglia torinese da più generazioni, di commercianti di seta, spesso lontano da casa per lavoro, amante della musica e del gioco d’azzardo. La famiglia della madre era di tradizione militare: ne discese a Barbara, pur amante delle arti, una certa rigidezza e severità di costumi, accompagnata, ma non mitigata, da una forte religiosità. Della famiglia materna fu il nonno Giuseppe a essere importante per la formazione di Soldati: professore di materie letterarie, fu autore di romanzi e novelle. Ebbe influenza anche la balia, Narcisa Bartolini, narratrice orale di favole e di storie di paese con il gusto del canto.

La famiglia apparteneva alla borghesia agiata di Torino; si parlavano correntemente il francese e il torinese, meno l’italiano. Nel 1912, Soldati venne iscritto come esterno alle scuole elementari presso l’Istituto sociale dei padri gesuiti, dove studiò fino alla maturità classica, conseguita nel 1923. Nel 1922, dopo essersi tuffato nelle acque del Po per salvare dall’annegamento Lello Richelmy, fratello di Tino, fu insignito con la medaglia d’argento al valor civile. Lo studio presso i gesuiti segnò fortemente il suo pensiero, tanto da indurlo all’idea di entrare nella Compagnia di Gesù, proposito meditato con inquietudine e accantonato nel 1923, quando si iscrisse alla facoltà di lettere dell’Università di Torino. La presenza della lezione dei gesuiti (ma anche la fascinazione per il mondo pascaliano e giansenista di Port-Royal) è riscontrabile in vari momenti dell’opera narrativa di Soldati.

Intanto peggiorarono le condizioni economiche della famiglia. Ma, negli anni dell’agiatezza, Soldati aveva alimentato una forte passione per il teatro, dapprima come assiduo spettatore, poi come attore dilettante e infine come autore: La madre di Giuda, un atto unico in versi, venne messo in scena nel 1923; Pilato, dramma in tre atti, vinse nel 1924 il concorso della Federazione universitaria cattolica italiana (FUCI) di Torino e fu stampato l’anno successivo. Nacque in quegli stessi anni anche la passione per il cinema e particolarmente per le figure di Charlot e Buster Keaton.

Tra gli anni di liceo e di università si avviarono amicizie decisive: ai fratelli Richelmy si aggiunsero Mario Bonfantini, Enzo Giachino, Giorgio De Blasi e, in seguito, Giacomo Noventa, Giacomo Debenedetti e Carlo Levi. Il clima era quello, fervido, ispirato dalla figura di Piero Gobetti. Anche Benedetto Croce – intravisto a Bardonecchia nel 1923 durante una vacanza – fu da allora un riferimento, «l’unico al quale riconosco di aver avuto una certa influenza su di me è Benedetto Croce. Anzi, nell’ordine prima c’è stato De Sanctis, poi Croce, della famiglia del quale sono anche stato amico. Leggevo Croce correggendolo con un’assidua lettura di De Sanctis, che era un po’ il suo contrario. Poi, da un punto di vista umano e artistico, ho imparato molto da Roberto Longhi» (D. Lajolo, Conversazione in una stanza chiusa con Mario Soldati, Milano 1983, p. 12).

Con la figlia di Croce, Elena, fu un’amicizia duratura. Tra gli altri maestri, un ricordo sempre grato andò a Ferdinando Neri, professore di letteratura francese all’università.

Relatore Lionello Venturi, si laureò nel 1927 discutendo una tesi in storia dell’arte dedicata al pittore cremonese Boccaccio Boccaccino. Vinta una borsa di studio triennale per i corsi di perfezionamento presso l’Istituto superiore di storia dell’arte di Roma, studiò con Adolfo Venturi e Pietro Toesca. Collaborò alla rivista diretta da Venturi Arte e curò il catalogo della Galleria d’arte moderna del Museo civico di Torino. Nello stesso anno incontrò Alberto Moravia, già conosciuto alla fine degli anni Dieci durante le vacanze marine a Viareggio. Fu l’avvio di un rapporto che li vide nel corso del tempo come due facce dello scrittore italiano del Novecento pieno, ora solidali ora antagonisti, ma prossimi anche nell’antagonismo. A Roma conobbe anche Emilio Cecchi.

Con Enrico Emanuelli e Bonfantini fondò e diresse la rivista novarese La Libra, durata dal 1928 al 1930; e, nelle edizioni della Libra, pubblicò il suo primo libro narrativo, la raccolta di novelle Salmace (s.l. 1929), accolta favorevolmente da Giuseppe Antonio Borgese con una recensione apparsa nel Corriere della sera e da altre recensioni importanti di Debenedetti, Elio Vittorini, Eugenio Montale. Nel 1929, durante il terzo anno del corso di perfezionamento, rinunciò alla borsa di studio per trasferirsi negli Stati Uniti: un’altra borsa di studio in storia dell’arte gli fu assegnata a New York, presso la Columbia University, grazie a Lionello Venturi. Partì nel novembre del 1929 e, dopo aver studiato e insegnato alla Columbia (dove ebbe una relazione con la sua allieva Marion Rieckelman, poi sposata nel 1931 e dalla quale ebbe tre figli: Frank, Ralph e Barbara), si trattenne negli Stati Uniti – dove conobbe Henry Furst e Giuseppe Prezzolini – con la speranza di ottenere la cittadinanza americana. Ripose qualche affidamento in Borgese, che insegnava a Harvard, ma la cosa non ebbe seguito.

Tornò in Italia nel gennaio del 1931: il viaggio in nave da New York a Trieste durò un mese. Grazie a Guido Artom venne assunto dalla Cines-Pittaluga, a Roma. L’ingresso nel mondo del cinema lo vide ‘ciacchista’ per Figaro e la sua gran giornata (1931) di Mario Camerini. Subito Cecchi gli propose di sostituirlo all’Ufficio soggetti. Collaborò, nel 1932, al soggetto e alla sceneggiatura (suggerendo il titolo) di Gli uomini, che mascalzoni... di Camerini, che considerò il suo maestro in campo cinematografico. Nei mesi seguenti rimaneggiò con Walter Ruttmann, che fu il regista del film, il soggetto di Acciaio (1933), scritto da Luigi Pirandello, che si rammaricò con veemenza della «mancanza di rispetto». Il film fu un insuccesso dal punto di vista del regime, che lo aveva sollecitato quale occasione di propaganda. La carriera di Soldati ne risentì, fino a dover abbandonare la Cines nel 1934. Lasciò Roma per Torino, collaborando al Lavoro di Genova e affidando alla Gazzetta padana il primo degli articoli poi raccolti sotto il titolo Un viaggio a Lourdes, in L’amico gesuita (Milano-Roma 1943).

Nell’ottobre del 1934, sul lago d’Orta, a Corconio, scrisse America primo amore (Firenze 1935, con copertina di Carlo Levi), un ricordo degli anni americani dalla scrittura euforica, libro memorabile per capacità di osservazione della vita negli Stati Uniti a ridosso del crollo di Wall Street e della successiva ripresa economica. In settembre la moglie Marion ripartì definitivamente per l’America, siglando la fine del matrimonio. Si rividero solo nel 1960.

Ricominciata la collaborazione con Camerini, Soldati nel 1936 fece ritorno a Roma, dove si stabilì, salvo brevi intervalli, fino al 1960.

Nello stesso anno dell’uscita di America primo amore pubblicò, firmato con lo pseudonimo Franco Pallavera, 24 ore in uno studio cinematografico (Milano 1935), un volumetto tra memoria e indicazioni tecniche su come si fa un film (l’attribuzione a Soldati si ebbe soltanto con la ristampa per Sellerio, a cura di G. Davico Bonino, Palermo 1985).

Fra aprile e giugno del 1937 pubblicò a puntate, in Omnibus, La verità sul caso Motta (in volume per Rizzoli, Milano 1941), libro di accesa e visionaria fantasia. Si susseguirono intanto le collaborazioni alla sceneggiatura per vari film di Alessandro Blasetti, Camerini (Il signor Max, 1937), Renato Castellani, Camillo Mastrocinque. Dopo aver diretto con Carlo Borghesio Il peccato di Rogelia Sanchez, nel 1939 firmò la prima regia, Dora Nelson.

Nel 1941 diresse il fortunatissimo Piccolo mondo antico, da Antonio Fogazzaro; sempre da Fogazzaro trasse nel 1942 Malombra e nel 1947 Daniele Cortis (sceneggiato con Luigi Comencini e Cesare Zavattini). Durante la lavorazione di Piccolo mondo antico ebbe una relazione con Alida Valli, sua attrice di riferimento; nel 1941 ebbe inizio anche la relazione con Giuliana (Jucci) Kellermann, con la quale si sarebbe unito poi in matrimonio nel 1974 e dalla quale ebbe tre figli: Volfango, Michele e Giovanni.

Nel 1943, dopo il proclama di Pietro Badoglio, il 14 settembre, lasciò Roma per raggiungere l’Italia liberata: il resoconto di questo gesto esistenziale, politico e simbolico si ebbe con Fuga in Italia (Milano 1947). A Napoli abitò in uno stesso appartamento con Gabriele Baldini e Leo Longanesi, e con i registi Riccardo Freda e Steno (Stefano Vanzina); mentre al piano di sopra stavano Umberto Morra, Aldo Garosci, Alberto Cianca, Giaime Pintor. Fece ritorno a Roma subito dopo la liberazione della città (giugno del 1944), ma ripartì immediatamente come corrispondente di guerra sul fronte gotico per Avanti! e l’Unità (gli articoli sono stati riuniti in Corrispondenti di guerra, a cura di E. Morreale, Palermo 2009).

Nel 1945, dopo la bocciatura del ministero della Cultura popolare del 1943, riuscì a realizzare, da Vittorio Bersezio, Le miserie del signor Travet, con la colonna sonora di Nino Rota; la collaborazione con il musicista proseguì per altri film. Negli anni seguenti fu regista di Eugenia Grandet (1946; tratto da Honoré de Balzac e sceneggiato con Cecchi e Aldo De Benedetti) e di Fuga in Francia, del 1948, quando fu sul punto di recarsi negli Stati Uniti per lavorare a un film con Robert Mitchum e Alida Valli, dovendo rinunciare per la mancata concessione del visto a Giuliana.

Nel 1949, in Botteghe oscure, uscirono a distanza di pochi numeri La giacca verde e La finestra, raccolti l’anno seguente, insieme con Il padre degli orfani, sotto il titolo A cena col commendatore (Milano 1951), tra le pagine più straordinarie dell’opera narrativa di Soldati: tre racconti lunghi di grande inventiva e di scrittura esatta nonostante la densità della materia trattata e dove si intravede la vena di meditazione morale, mai assente nel Soldati migliore.

Girò quattro film nel 1951 e tre nel 1952 (fra cui La provinciale, da Moravia). Nel 1953 morì il figlio Ralph per un incidente automobilistico presso Cincinnati, negli Stati Uniti.

Nel 1954 diresse La donna del fiume, sceneggiato con Pier Paolo Pasolini, Ennio Flaiano, Giorgio Bassani e interpretato da Sophia Loren: un notevole successo di pubblico. Nello stesso anno vinse il premio Strega con uno dei suoi romanzi meglio accolti dal pubblico, Le lettere da Capri (Milano 1954). Il 3 dicembre la neonata televisione italiana, nel primo giorno di programmazione, mandò in onda Le miserie del signor Travet. Intanto, ritrovato un vecchio manoscritto, mise termine alla vicenda narrata e lo pubblicò nel 1955 con il titolo La confessione (Milano), lo stesso anno in cui collaborò alla sceneggiatura di Guerra e pace di King Vidor: del film fu regista della seconda unità, girando memorabili scene di battaglia. Quindi lavorò per due anni a Viaggio nella valle del Po alla ricerca dei vini genuini, che nel 1957 inaugurò le sue celebri e brillanti inchieste televisive; seguì nel 1960 Chi legge? Viaggio lungo le rive del Tirreno: il suo volto e la sua esuberanza diventarono famosi, entrando nelle case degli italiani. Nel 1957, per Garzanti, pubblicò una silloge dei Racconti e il breve romanzo Il vero Silvestri, di notevole riuscita narrativa.

Nel 1958, con la regia del film Policarpo ufficiale di scrittura, sceneggiato da Age e Scarpelli e interpretato da Renato Rascel, vinse il premio per la commedia al Festival di Cannes e diede l’addio al cinema, attività – nonostante le riuscite e gli ottimi risultati ottenuti – sempre considerata secondaria rispetto all’impegno letterario.

Con la raccolta di racconti La messa dei villeggianti, nel 1959 l’editore Mondadori avviò la pubblicazione della serie Opere di Mario Soldati, per cura di Giansiro Ferrata e Niccolò Gallo, importante riconoscimento della rilevanza acquisita ormai dalla sua opera: presto seguirono le riproposte di America primo amore, La confessione, Il vero Silvestri.

Nel 1960, lasciata definitivamente Roma, Soldati si trasferì a Milano, avviando la collaborazione con Il Giorno, che durò fino al 1971, con quasi un articolo a settimana. Interruppe perciò la collaborazione con il Corriere della sera iniziata nel 1954. Nel 1961 morì la madre. Durante il corso dell’anno altre opere riapparvero presso Mondadori, mentre veniva presentata al pubblico la mostra torinese per il Centenario dell’Unità d’Italia, per la quale Soldati diresse la sezione dedicata alle regioni. La frequentazione estiva della costa del golfo di La Spezia gli mise nel 1959 sotto gli occhi il luogo poi eletto a residenza sempre più di frequente, Tellaro: tornato sul posto nel 1961, vi acquistò nel 1967 la villa Le Rocce.

Dopo la riproposta nel 1961 di A cena col commendatore e Le lettere da Capri, nel 1962 uscirono nelle Opere due nuovi titoli, Canzonette e viaggio televisivo e Storie di spettri. Nel mese di settembre, a Villedeati nel Monferrato, in casa dell’editore Gian Giacomo Feltrinelli, dove trascorse un fine settimana con Bassani, conobbe Cesare Garboli: ne nacquero un’amicizia intensa e un rapporto intellettuale del quale sono testimonianza i numerosi scritti di Garboli su Soldati, culminati nella cura dei primi due volumi delle Opere per Rizzoli (rispettivamente: I, Racconti autobiografici e II, Romanzi brevi, Milano 1991 e 1992) contenenti anche la prima estesa ricostruzione delle vicende biografiche dello scrittore. Il piano dell’opera, però, non giunse mai a compimento.

In Le due città (Milano 1964), il romanzo più ampio di Soldati, furono rivissuti la giovinezza torinese e gli anni del cinema a Roma. Presidente della giuria della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia (premio a Michelangelo Antonioni nel 1964 per Deserto rosso), tornò a frequentare il cinema, stavolta da spettatore e da critico, con una rubrica sull’Europeo (1964-66). Nel 1966 nelle Opere mondadoriane uscì il romanzo La busta arancione; presso lo stesso editore apparvero poi I racconti del maresciallo (Milano 1967), all’origine di una serie televisiva molto seguita e di cui una seconda serie, Nuovi racconti del maresciallo, vide la luce nel 1984.

Tra il 1968 e il 1970 diede alle stampe libri che indicavano i suoi vari modi di viaggiare. Fuori (Milano 1968) conteneva resoconti di viaggi in Libia, Sierra Leone, URSS e Italia; seguì il viaggio in Svezia con il titolo I disperati del benessere (Milano 1970). Nel frattempo, nel 1969 prese avvio Vino al vino. Viaggio alla ricerca dei vini genuini, fortunato reportage enologico pubblicato a puntate su Grazia tra il 1968 e l’inizio del 1969, che ebbe due continuazioni: tra il 1970 e il 1971 sempre su Grazia (poi in volume, Milano 1971); e tra il 1975 e il 1976 per Epoca (in volume, Milano 1976). Le tre serie, in edizione integrale apparvero in volume unico nella collana Libri illustrati Mondadori, a partire dal 1977.

Intanto, nel 1969, sempre per Mondadori, fu pubblicata, a cura di Bonfantini, la prima raccolta di scritti di Soldati con destinazione scolastica, Fuga in Italia e altri racconti (una seconda, La carta del cielo, fu curata da Natalia Ginzburg per Einaudi, Torino 1970).

Nel 1970 uscì il suo nuovo romanzo, L’attore (Milano). Nel 1971 fu la volta dell’ampio volume 55 novelle per l’inverno (Milano) cui seguì, nel 1979, 44 novelle per l’estate, sorta di Decameron moderno, sebbene incompiuto per mancanza di una novella. Nel 1972, con la collaborazione di Garboli, realizzò due speciali televisivi di un’ora ciascuno dal titolo A carte scoperte: una conversazione in Giappone con Soichiro Honda sul miracolo industriale nipponico e una in Etiopia con Hailé Selassié sulla fine degli antichi regimi in Africa. A carte scoperte fu il congedo di Soldati come autore per il piccolo schermo. In ottobre Marion, sua prima moglie, morì negli Stati Uniti.

Raccolte nel volume Da spettatore (Milano 1973) parte delle critiche cinematografiche scritte nel corso degli anni (altre pagine furono raccolte, postume, sotto il titolo Cinematografo, a cura di D. Scarpa, Palermo 2006), dette contemporaneamente alle stampe, con medesimo approccio riepilogativo, Un prato di papaveri. Diario 1947-1964 (con 16 disegni di Felice Filippini, Milano 1973), ampia selezione di memorie, articoli, brevi saggi, ritratti, situazioni: la verve dello scrittore vi risulta modulata in tutti i modi e in vari registri. In dittico con Un prato di papaveri si pose, poi, Lo specchio inclinato. Diario 1965-1971 (Milano 1975).

Alla fine del 1973, dopo quarant’anni, fece ritorno negli Stati Uniti per tenere un ciclo di lezioni di cinema e letteratura presso l’Università di Berkeley. Durante il soggiorno sposò Jucci a San Francisco. Si recò poi altre tre volte in America (1974, 1977, 1986). Al ritorno decise di abitare stabilmente a Tellaro. Durante l’anno lasciò la collaborazione al Giorno e ne iniziò un’altra con la Stampa. Subito dopo pubblicò, in collaborazione con Colomba Russo, un corso di storia per la scuola media, La gloria dell’uomo (I-III, Roma 1973-1974).

Il nuovo romanzo, Lo smeraldo (Milano 1974), fu sorprendente per situazioni visionarie, al confine tra fantascienza e profezia politica, con immagini oniriche di una Roma distrutta da un’immaginaria guerra fra due potenze contrapposte. Seguirono, dopo un libro per bambini illustrato, Il polipo e i pirati (Milano 1974; ambientato a Tellaro, luogo rivisitato in sogno anche nello Smeraldo), i romanzi Addio diletta Amelia (Milano 1976), abbozzato a ridosso del viaggio americano del 1973, e La sposa americana (Milano 1977), con cui l’anno successivo vinse il premio Napoli.

Nel 1978 fu presidente del premio Bagutta e protagonista del Comitato per la difesa del Parco del Magra, contestazione di un progetto che avrebbe consentito alle superpetroliere di accedere al golfo di Lerici.

Nel 1979 riprese la collaborazione al Corriere della sera e diede alle stampe il volumetto Lettere di Mario Soldati (dal 3-11-78 al 12-8-1979), in edizione fuori commercio per Mondadori, che riuniva scritti a Federico Fellini, Luciano Cremona, Eduardo De Filippo, Anthony Burgess, un amico gesuita, Ermanno Olmi, Antonio Cederna, Giorgio Amendola. Uscì quindi, presso La Nuova Italia nella collana Il Castoro, prima delle due brevi monografie dedicate in vita alla sua opera, Soldati di Massimo Grillandi (Firenze 1979); la seconda, Invito alla lettura di Soldati, uscì due anni dopo, firmata da Walter Mauro presso Mursia (Milano 1981).

Il primo romanzo del decennio successivo fu L’incendio (Milano 1981). Quindi fu la volta degli ultimi due: L’architetto (Milano 1985) ed El Paseo de Gracia (Milano 1987), frutti estremi di una perizia narrativa dal tocco inconfondibile per eleganza e per capacità inventiva.

Nel 1982 pubblicò i racconti della Casa del perché e, su invito della Banca popolare di Sondrio, trascorse in Valtellina un periodo di meditazione e di osservazione, consegnato poi all’Avventura in Valtellina (Sondrio 1985, ristampato subito dopo da Laterza, Roma-Bari 1986), di commovente rarefazione.

Nel 1982 vide luce anche, scritto in collaborazione con Maurizio Corgnati, il manualetto, pubblicato per Mondadori, dedicato a una delle sue passioni, Lo scopone (a un’altra passione si deve, postumo, da parte del Monopolio di Stato, il nome Mario Soldati a un sigaro toscano).

Nei mesi estivi seguì per il Corriere della sera il campionato mondiale di calcio in Spagna vinto dalla Nazionale italiana: raccolse gli articoli, in occasione del Mondiale successivo, per Rizzoli, con il titolo ah! il Mundial! Storia dell’inaspettabile (Milano 1986). Presidente del Centro studi Pannunzio di Torino nel 1980, presidente delle sezione italiana del Pen Club nel 1983, fu candidato al Senato per il Partito socialista italiano (PSI) nello stesso anno, nel collegio di Torino centro.

In Regione regina (Roma-Bari 1987) riunì gli scritti dedicati alla Liguria, e vinse il premio internazionale Viareggio-Versilia. Seguirono Rami secchi (Milano 1989), raccolta di pagine soprattutto di memoria; Ritratti storici di Mario Soldati (Torino 1993) e Le sere (Milano 1994). Nel 1993 scomparve la moglie Jucci.

Morì a Tellaro il 19 giugno 1999.

Fonti e Bibl.: Catalogo delle opere e bibliografia nei tre volumi antologici di Soldati curati da Bruno Falcetto per i Meridiani Mondadori: Romanzi (Milano 2006), Romanzi brevi e racconti (Milano 2009), America e altri amori. Diari e scritti di viaggio (Milano 2011: qui, a cura di Falcetto e di Stefano Ghidinelli l’elenco degli scritti sparsi). Importanti i due volumi nei Classici contemporanei Rizzoli a cura di Cesare Garboli, citati nel testo. Di rilievo le ristampe negli Oscar Mondadori – con ricche introduzioni di vari critici – e presso l’editore Sellerio, in massima parte curate e introdotte da Salvatore Silvano Nigro. Incentrato sul mondo del cinema è M. S. di Luca Malavasi (Milano 2004); soprattutto sul cinema, ma riguardante l’intera figura di Soldati, è E. Morreale, M. S. Le carriere di un libertino, Bologna-Genova 2006.

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