MARMARICA

Enciclopedia Italiana (1934)

MARMARICA (A.T., 113-114)

Ardito DESIO
Pietro ROMANELLI

Col nome di Marmarica (gr. Μαρμαρική, lat. Marmarica) comunemente s'intende la parte orientale della Cirenaica, fra il Golfo di Bomba e il Golfo di Sollùm, ma in realtà questo toponimo non ha un significato ben definito. Non di rado è usato per un territorio più vasto, che oltre la Cirenaica orientale comprende l'Egitto occidentale almeno sino a Marsà Maṭrūḥ o meglio sino al Golfo degli Arabi (Khalıǵ al-‛Arab). È opportuno, usando questo termine, di definirlo dicendo Marmarica cirenaica e Marmarica egiziana a seconda che si tratta del territorio a oriente o a occidente del confine politico cirenaico-egiziano. Il limite meridionale della Marmarica è contrassegnato dalla linea di depressioni e di oasi (Areg, Siua, Giarabub) che corre sul margine settentrionale del Deserto Libico. Il limite occidentale non è geograficamente definito: per convenzione si può far corrispondere al meridiano che passa per il Golfo di Bomba; il limite orientale è segnato da una linea che dal Golfo degli Arabi raggiunge il margine settentrionale della depressione di Qaṭṭārah. Il territorio compreso entro questi confini misura quasi 160.000 kmq.

Dal punto di vista morfologico la Marmarica consiste in un vastissimo tavoliere poco elevato sul livello del mare e complessivamente inclinato verso sud. La zona di massima elevazione forma una specie di amplissima dorsale in prossimità della costa ad altezze di poco superiori a 200 m. s. m. Verso nord il tavoliere è troncato da uno o più gradini che corrispondono ad antiche ripe marine. La superficie del tavoliere è relativamente piatta: cocuzzoli isolati (gare) sono sparse qua e là, ma tutti s'innalzano solo di pochi metri dal livello generale della regione. Le depressioni sono, invece, assai frequenti, specie nella parte centrale del tavoliere. Si tratta, però, di depressioni lievissime del suolo, profonde non più di qualche metro, ma assai vaste (alcuni chilometri) che prendono il nome di balte. Il fondo di queste balte è coperto da uno strato di limo indurito perfettamente piano, che dà luogo a caratteristici fenomeni di miraggio. In prossimità del margine meridionale, il tavoliere ha una elevazione di un centinaio di m. sul mare ed è frazionato in gare e uidian; la superficie è coperta da uno strato più o meno spesso di sabbia eolica mista a pulviscolo rosso.

Manca un'idrografia superficiale e anche gli uidian normalmente asciutti, sono appena incisi nella superficie del tavolato e solo nella zona settentrionale si affossano maggiormente. Gran parte di essi è diretta da nord a sud. Durante la stagione invernale i fondi delle balte e degli uidian o una parte di essi vengono invasi temporaneamente dalle acque piovane.

In tutta la regione non esistono vere e proprie sorgenti d'una certa entità. I pozzi sorgivi sono limitati, quasi esclusivamente, alla regione costiera e non sempre le acque sono immuni da inquinazioni saline. Fra i migliori e più abbondanti sono da ricordarsi i pozzi di Bardia; quelli dei dintorni di Tobruch non sono nemmeno sufficienti per i bisogni della cittadina.

Le caratteristiche del clima corrispondono nelle linee generali a quelle della Cirenaica extragebelica, con variazioni sensibili da nord a sud. Lungo la zona costiera predomina il clima marittimo; più a sud succedono dapprima il clima predesertico e finalmente quello desertico. Le temperature medie annue variano da 20°, presso la costa, a 23° in prossimità delle oasi interne. Le precipitazioni - massime nel nord - non superano i 200 mm. all'anno e vanno rapidamente diminuendo verso sud sino a divenire assolutamente sporadiche nell'interno. Il periodo delle piogge va dall'ottobre al marzo, con massimi nei mesi di dicembre e di gennaio. I venti predominanti sono quelli del quarto quadrante nella regione costiera; del primo in quella più interna.

La popolazione della Marmarica non è calcolabile con sicurezza, mancando dati statistici ricavati da censimenti regolari. Si può stimare a circa 10.000 abitanti per la Marmarica cirenaica e a circa 9000 per quella egiziana. Una parte di questa popolazione (arabo-libica) vive in sedi fisse nelle cittadine e nei villaggi costieri o nelle oasi dell'interno, un'altra parte (beduini) vive nelle tende, spostandosi continuamente. D'estate si fissa per lo più in vicinanza della costa ove attende al pascolo delle pecore, delle capre, dei cammelli e dei cavalli e dove coltiva un po' d'orzo e un po' di grano; in autunno si trasferisce nelle oasi dell'interno per la raccolta dei datteri.

I centri abitati principali della Marmarica italiana sono: Tobruch, capoluogo della regione, sulla sponda di un magnifico porto naturale, con 1660 abitanti; Bardia, con 145 ab. e Giarabub, nell'interno, con 200 ab. I centri principali della Marmarica egiziana sono es- Sollùm, con circa 150 abitanti; Marsà Maṭrüḥ, con circa 300 abitanti, sulla costa, e Siua, con 3900 abitanti, nell'interno. Le comunicazioni marittime sono abbastanza frequenti e compiute da una linea regolare di piroscafi che va da Alessandria d'Egitto sino a Tunisi toccando Marsà Maṭrüḥ, Bardia e Tobruch. Le comunicazioni terrestri sono tutte automobilistiche, salvo per il tratto da Alessandria a el-Ḥammām, ove esiste una linea ferroviaria lunga 78 chilometri.

Le vie di terra sono in parte rotabili a fondo artificiale come quelle che (in corso di costruzione) collegano Bardia a Tobruch e a Derna, in parte a fondo naturale. Fra queste ultime vanno distinte le "piste" automobilistiche, come quelle che uniscono Bardia a Giarabub e es- Sollùm a Siua, dalle carovaniere che attraversano in varie direzioni il tavoliere marmarico e che in buona parte possono essere percorse anche da automezzi.

Economicamente, la Marmarica è una regione molto povera. Mancano risorse minerarie d'interesse pratico. L'agricoltura è limitata a una stretta zona prossima alla costa e a qualche altra nelle oasi, ma anche là ha scarso sviluppo. La produzione di orzo e grano non è nemmeno sufficiente ai bisogni della popolazione locale, che si alimenta in parte con datteri. Il raccolto dei datteri è relativamente abbondante, ma le qualità non sono selezionate e i frutti non reggono al trasporto, per cui non possono venire esportati.

La regione nell'antichità. - La Marmarica fu così chiamata dal popolo dei Marmaridi che l'abitava. I suoi confini sono variamente indicati dai geografi: d'altronde essi non dovevano essere nemmeno chiaramente stabiliti, perché non rispondenti a una precisa unità geografica, ma segnati soltanto dall'estensione del popolo, eminentemente nomade. Sul mare i più ne segnano il limite orientale al καταβαϑημός μέγας, cioè al golfo di Sollùm; il limite occidentale Tolomeo lo dà a oriente, l'Itinerario di Antonino a occidente di Darnis (Derna). Il periplo dello Pseudo-Scilace, che è il testo più antico che nomini i Marmaridi (Erodoto menziona nelle loro terre i Giligami), fa stendere questi da un punto a occidente della città di Apis fino alla Grande Sirte: seppure l'indicazione è esatta per il tempo in cui fu scritta (circa la metà del sec. IV a. C.), certo più tardi l'area occupata dai Marmaridi fu assai più limitata, per quanto è da credere che sotto tal nome di Marmaridi si comprendessero forse anche genericamente tutte le popolazioni nomadi abitanti da questa parte fra la Cirenaica e l'Egitto, fino nell'interno all'oasi di Ammone.

Estensione più ristretta dovette avere, sotto i riguardi politici e amministrativi, la regione designata come Marmarica: regione straordinariamente povera d'acqua, e per questo priva di centri abitati di una qualche importanza: qualcuno meno modesto era sulla costa, dove passava la grande via di comunicazione da Cartagine ad Alessandria, e dove buoni approdi erano ad Antipyrgos (Tobruch) e a Paliuros (sul Golfo di Bomba).

Nel sec. IV a. C., come rileviamo dalla costituzione cirenaica, essa faceva parte della Cirenaica, il cui confine orientale è segnato al Grande Catabatmo; con la provincia di Cirene era probabilmente anche riunita al tempo di Augusto, quando P. Sulpicio Quirino combatté contro i Marmaridi; varie campagne contro questi ebbero forse luogo in questo periodo, e di esse si ha ricordo anche in iscrizioni di Cirene. Nel sec. II d. C. invece la Marmarica era un νόμος dell'Egitto, e dipendeva dal prefetto di questo: ce ne dà testimonianza Tolomeo, ma soprattutto ce ne assicura un documento pubblicato di recente da un papiro egiziano: un registro catastale della regione che va datato dopo il gennaio del 191 d. C.; il documento offre un grande interesse per la toponomastica della Marmarica e specie per la conoscenza delle sue condizioni economiche. All'Egitto la Marmarica era ancora riunita nella seconda metà del sec. III, quando Probo, allora ancora prefetto di Egitto, vinse i Marmaridi.

Dopo Diocleziano fu parte della provincia della Libia, costituendo la cosiddetta Libya inferior o sicca, che verso oriente comprendeva anche tutto il nomos libico dell'Egitto, e aveva la sua capitale a Paretonio.

Bibl.: Kees, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XIV, col. 1881 segg.; O. Bates, The eastern Libyans, Londra 1914; R. Pacho, Voyage dans la Marmarique et la Cyrénaïque, Parigi 1827-29. Il reperto catastale è stato pubblicato da G. Vitelli e M. Norsa in Studi e testi, n. 53 (Il papiro Vaticano Greco, n. 11), Città del Vaticano 1931; cfr.: C. Gallavotti e G. La Pira, in Boll. Ist. di Dir. Rom., XXXIX (1931); G. La Pira, ibid., XLI (1933).

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