Wijckaert, Martine

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Regista belga (n. Bruges 1952). Dopo studi di regia all'Istituto nazionale superiore delle arti e dello spettacolo a Bruxelles, nel 1974 fondò il Théâtre de la Balsamine, gruppo indipendente che non operava in uno spazio definito, ma in luoghi di memoria sempre diversi (chiese, cantine, hangar, monumenti funebri) per trasformarli in spazi di verità. Nei suoi spettacoli W. rappresenta l'assurdità dei rapporti umani, la violenza del quotidiano e la pesante impassibilità degli oggetti che un'inezia, uno slittamento del discorso, uno scarto temporale, un comportamento trasgressivo possono smascherare: Fastes d'enfer di M. de Ghelderode (1974); Yanulka, fille de Fizdejko di S. Witkiewicz (1976); Pas de deux (1977) e Léopold 2 di H. Claus (1980). Nel 1981 la Balsamine si è installata nelle antiche caserme Dailly a Bruxelles, trasformandole in una cittadella dell'arte e un crocevia di artisti: dopo La pilule verte (1981, da Witkiewicz), W. ha messo in scena creazioni collettive del gruppo e lavori di cui era anche autrice: L'inauguration (1982), Est-ce que tu dors? (1984), La théorie du mouchoir (1987), Les chutes du Niagara (1991), Nature morte (1995). Nel 1998 ha presentato Et de toutes mes terres rien ne me reste que la longueur de mon corps, ambiziosa cosmogonia dalla doppia tetralogia dei re di Shakespeare. Successivamente ha proposto la trilogia Ce qui est en train de se dire (2002), Table des Matières (2005) e Le territoire (2008).

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