MARTIROLOGIO

Enciclopedia Italiana (1934)

MARTIROLOGIO

Giuseppe De Luca

. Come dice la parola stessa, per i Greci e per i Latini significava una composizione relativa ai martiri; in progresso di tempo venne a significare un elenco, piuttosto nudo e onomastico, di martiri e di santi, disposti giorno per giorno per tutto l'anno, secondo la ricorrenza della loro morte, o comunque secondo la celebrazione del loro ricordo.

L'origine del martirologio si riconnette alle memorie che ciascuna chiesa conservava dei suoi martiri, cosicché rimonta alla più remota antichità cristiana; i primi martirologi locali si confondono con i calendarî liturgici delle varie chiese. Oltre il nome del martire, nelle grandi città come Roma, si soleva aggiungere il cimitero ove riposava. Ben presto ai dies natalicii dei martiri si aggiunsero le depositiones episcoporum contenute nei dittici (v.), e così si ebbero i primi rudimenti di martirologi: vennero in seguito segnati in essi anche gli anniversarî della dedicatio basilicae o della translatio delle ceneri. Dopo la pace di Costantino trovarono luogo in questi martirologi locali anche i nomi dei monaci più insigni, o confessori, e vi s'inserì la menzione delle feste a data fissa (secolo V). Di questo tipo sono il Feriale Romano del cronografo del 354, il Calendario di Cartagine del sec. VI e quello siriaco nel cod. Add. 12.150 del British Museum, scritto in Edessa l'anno 411-12.

Riguardo al martirologio universale, la questione è molto complessa, per via del cosiddetto Martyrologium Hieronymianum (falsamente attribuito a S. Girolamo). Il Duchesne, che più di tutti lo ha studiato, ha creduto potervi scorgere la fusione d'un martirologio orientale, di uno romano e di un africano. Risalirebbe alla fine del sec. VI; e costituisce la fonte prima e migliore dell'agiografia primitiva. Ne è stata data, recentemente, un'edizione critica, a cura di H. Quentin e H. Delehaye: Act. SS. Nov. t. II, p. posterior, (Bruxelles 1931).

Nel Medioevo ebbero voga i cosiddetti martirologi storici, composti del dato preso al geronimiano e poi di notizie attinte alle passiones. Nel sec. IX questa letteratura martirologica ebbe una lussureggiante fioritura romanzesca, e i testi che ce ne rimangono sono tra i più disperanti per i critici. Restano, per fare soltanto alcuni nomi, un martirologio di Beda (sec. VIII): un martirologio poetico trovato dal D'Achéry, uno di Rabano Mauro, uno di Floro, uno di Adone (v. adone, I, p. 517), uno di Usuardo, tutti del sec. IX. Il Martirologio romano non è che quello di Usuardo arricchito con dati dei Dialoghi di S. Gregorio e testi di Padri.

Nella revisione e nuova edizione dei libri liturgici, compiuta nel Cinquecento, fu compreso anche il martirologio, che nell'Ufficio Divino si legge all'ora di "Prima" (v. breviario). La sua edizione princeps è del 1583, e la seconda è dello stesso anno; la terza, del 1584, fu approvata da Gregorio XIII e imposta a tutta la Chiesa. Il Baronio, con cure minuziose e felici, la rivide e pubblicò di nuovo nel 1586; Benedetto XIV tornò ad occuparsene, per metterlo in regola con le nuove canonizzazioni.

Bibl.: H. Quentin, Les martyrologes historiques du moyen âge, Parigi 1908; Dict. d'archéol. chrét: et de liturgie, X, i, coll. 2523-2619.

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