MARYLAND

Enciclopedia Italiana (1934)

MARYLAND (A. T., 132-133)

Giuseppe CARACI
Henry FURST

Uno dei tredici stati originarî della Confederazione nordamericana, il 7° per superficie (31.926 kmq.) fra i nove del South Atlantic di cui fa parte (il 41° fra gli stati dell'Unione). I confini dello stato s'incastrano capricciosamente entro terra fino nella Virginia occidentale, in modo da abbracciare, oltre la piatta zona delle due penisole che si allungano fra le foci del Potomac e del Delaware, un piccolo lembo dell'altipiano del Cumberland (Dans Mountains), una striscia abbastanza larga degli Appalachi (South Mountains; Sugarloaf m. 1390) e una anche più larga del pedemonte interposto tra quelli e la costa. La topografia ne risulta assai varia, ma nel complesso prevalgono modesti ondeggiamenti collinari e, presso gli ampî estuarî dei fiumi, una pianura costiera in parte invasa da lagune e acquitrinî, e orlata da numerosi piccoli aggetti peninsulari e insulari.

Salvo che in quest'ultima zona, poco adatta all'insediamento, il clima è dappertutto sano; i suoi caratteri si possono riassumere in quelli di Baltimora, sulla Baia di Chesapeake: temperatura media annua 12°,8; gennaio 0°,8; luglio 25°,2; precipitazioni medie annue 1100 mm., concentrate soprattutto nella stagione invernale. La mitezza invernale è alternata da bruschi salti di temperatura; e non di rado la Baia di Chesapeake gela nella sua parte più interna.

L'originario manto boschivo è stato assai ridotto per far posto alle colture; le foreste, che si conservano ancora nella parte occidentale dello stato, non coprono che il 32% del territorio (il 44% nel 1890). L'agricoltura è la principale risorsa e impegna all'incirca un altro terzo della superficie totale. Al tabacco, che ne fu una delle basi ed è ancora largamente coltivato, si sono andati sostituendo i cereali: la produzione di grano ha segnato nel 1930 ben 4,1 mil. di ettolitri (3,43 nel 1931), 2,75 milioni quella del mais (7,32 nel 1931): anche gli ortaggi e le frutta vi sono molto diffusi, specialmente nella zona di pianura prossima alla costa. L'allevamento è fiorente, così per i bovini (486 mila capi), come per i suini e i cavalli (161 mila capi); e importanza del pari notevole ha la pesca; la zona costiera del Maryland ha raggiunto anzi il primato non solo negli Stati Uniti, ma in tutto il mondo per la coltura delle ostriche, di cui si fa larghissima esportazione.

Lo sviluppo delle industrie è stato agevolato dall'abbondanza del Larbon fossile (2,6 milioni di tonn. nel 1929; 2,2 nel 1930) e dalla lacilità della comunicazioni, favorite dalle baie profonde e sicure, da un'opportuna rete fluviale e da numerose ferrovie che mettono íl Maryland in frequenti e rap; di contatti con i maggiori centri della regione atlantica (2320 km.; i canali ne misurano oltre 300). Delle industrie, tutte in grande progresso, le più floride sono quelle dell'abbigliamento (Baltimora), quelle del tabacco e delle conserve, le metallurgiche; in complesso 32 mila imprese con una maestranza di oltre 130 mila operai (per 2/3 a Baltimora).

La popolazione è cresciuta da 687 mila a 1.631.526 abitanti (51 per kmq.), fra il 1860 e il 1930 (del 12,5% dal 1920 al 1930). I nati all'estero vi rappresentano appena il 5,8%; le colonie più numerose sono la tedesca (19,9%) e la russa (19,8%); anche gl'Italiani vi sono numerosi: 10.872, cioè l'11,4%, nell'ultimo censimento. La popolazione urbana supera la rurale (59,8%); forte è la percentuale dei Negri: 276.379, cioè il 16,9% del totale. Nessun centro oltre Baltimora (che si può dire costituisca il vero nucleo vitale dello stato) merita nome di grande città: Cumberland tocca appena i 38 mila ab. e meno di 13 mila Annapolis, la capitale, dove è la scuola navale dell'Unione.

Storia. - Nel 1632 Carlo I concedette una "Carta" a Giorgio Calvert, primo lord Baltimore (v.), come ad "assoluto signore e proprietario" (e la carta fu ripetuta a favore del suo primogenito Cecilio, essendo il padre morto due mesi più tardi) del territorio della colonia del Maryland in piena proprietà, con il diritto di delegare al governo della colonia un Conte palatino. I primi coloni arrivarono nel marzo del 1634, in numero di circa duecento, sotto la direzione di Leonardo Calvert, fratello di Cecilio. La colonia ebbe vita agitata per gl'intrighi d'un certo Guglielmo Claybourne, colono di Kent Island, nella Baia di Chesapeake, e dei suoi seguaci. Espulso nel 1635, il Claybourne si recò in Inghilterra, ma nel 1638 la commissione gli diede torto. Tornò in America, e nel 1645 con l'aiuto dei puritani riuscì a cacciare Calvert. Nel 1652 una commissione parlamentare scacciò il governatore protestante Stone e prese possesso della colonia. Il governatore tornò nel 1654 con un esercito, ma i puritani rimasero vincitori. Essi revocarono gli Atti di tolleranza e abolirono ogni libertà di pensiero.

La questione religiosa rimase viva. Il Maryland, denominato Terra Mariae non tanto in onore della Vergine quanto della moglie di Carlo I Enrichetta Maria (sovrana cattolica), doveva servire da asilo per i cattolici, ma non soltanto per essi. In fatti l'Atto di tolleranza del 1649 permette al Maryland di vantarsi d'essere il primo stato del mondo moderno che abbia goduto d'una pur limitata libertà di pensiero e di fede. Limitata, perché riguardò soltanto coloro che credessero alla dottrina della Trinità. Gli ebrei e gli unitarî non furono ammessi ai pieni dirittí politici se non nel 1826.

Più tardi la colonia fu minacciata dalle tentate incursioni verso nord ed est da parte dei quaccheri di Guglielmo Penn, che nel 1682 riuscì infatti a strappare alla colonia il territorio di Delaware (v. appresso).

La storia della colonia è in gran parte la storia della lotta tra i proprietari e la corona da una parte e gli elettori dall'altra, per una maggiore o minore estensione del suffragio. Nel 1656 ebbe luogo l'insurrezione protestante di Giosia Pendall. Nel 1688, avendo il governatore tardato a proclamare l'accessione di Guglielmo e Maria al trono, l'opposizione protestante riuscì a rovesciare il governo dei proprietarî e quattro anni più tardi il governo dei nuovi re stabilì un governo regio per la colonia: la Chiesa anglicana fu dichiarata chiesa di stato, la messa proibita, il governo parlamentare rinvigorito, e la capitale trasportata da Baltimora ad Annapolis. Frattanto i proprietarî, che pur spossessati avevano continuato a percepire le rendite ("quit-rents"), abbandonarono la religione cattolica e così poterono nel 1715 riprendere le redini del potere, e poco dopo i cattolici furono esclusi dall'elettorato. Numerose furono le lotte fra i proprietarî e il popolo. Così, durante la grande guerra franco-inglese per il dominio del continente, la divergenza d'opinione fra le due camere, che naturalmente rappresentavano queste due parti, impedì la partecipazione del Maryland in aiuto dell'Inghilterra. Nel 1762 il rifiuto da parte del Maryland, insieme con la Pennsylvania, di pagare le tasse imposte dal parlamento, suscitò l'ira del re, che biasimò la colonia pubblicamente e con severità; e nel 1768 il Maryland sfidò Hillsborough e sposò la causa del Massachusetts. Nel 1774 i diritti politici furono restituiti ai cattolici, e il Consiglio decise di respingere le imposte del parlamento. Nel gennaio del 1776 la convenzione proibì ai suoi delegati al Congresso di tollerare qualsiasi misconoscimento del potere regio. Ancora nel giugno, essa espresse la velleità di rimanere fedele, ma espulse il governatore, il 21 del mese votò, tra gli ultimi delegati, la sua indipendenza, e si decise a firmare gli "Articles of Confederation" soltanto quando le colonie che avevano diritto a territorî nell'ovest vi avevano rinunciato a favore dell'Unione: passo pregno di risultati per l'avvenire del paese. Il 28 aprile 1788 il Maryland ratificò lo statuto, e nell'aprile 1790 cedette 60 miglia quadrate per la formazione d'una capitale federale nel "Distretto di Columbia".

Intanto il territorio del Maryland era stato anche diminuito dalla aggiudicazione del territorio del Delaware a Guglielmo Penn (1682-85). La questione era nata da concessioni vaghe o male espresse, che assegnavano lo stesso territorio alle due colonie. Confine settentrionale del Maryland doveva essere il parallelo 40° N.; dopo lunghe dispute anche questa questione fu regolata, quando nel 1763 i due celebri matematici inglesi Carlo Mason e Geremia Dixon, fissarono la linea del 30°43′26″,3 N. come confine settentrionale dello stato, linea che più tardi assunse, sotto il nome di "Mason and Dixon's Line" (v.) importanza mondiale come divisione tra gli stati schiavisti del sud e gli stati liberi del nord.

L'effetto del lungo governo dei proprietarî si fece avvertire nello statuto adottato nel 1776, statuto eminentemente aristocratico, con forti limitazioni di censo per gli elettori e per l'abilitazione a tenere uffici politici. Da principio questa tendenza non fece che acuirsi; nel 1802 anche i Negri furono privati del suffragio. Molte contee con una popolazione irrisoria ebbero una rappresentenza uguale a quella di contee molte volte più grandi. Finalmente nel 1851 si tentò di rettificare questo abuso; ma lo statuto di quell'anno fu ancora il risultato d'un compromesso. In questo periodo la parte meridionale dello stato era in maggioranza schiavista. Durante la guerra civile, come era da attendersi, data questa costituzione, il Maryland tenne un atteggiamento incerto. Contrario in via di massima alla secessione dall'unione, si oppose anche alla coercizione contro gli stati secessionisti. La parte occidentale fu fedele all'unione, quella meridionale al sud; ma la grande parte del territorio rimase forzatamente sotto la dominazione de facto del governo federale. Per giungere a Washington e salvare la capitale, le truppe federali dovettero traversare il Maryland. Il 6° reggimento del Massachusetts vi fu attaccato dalla folla e così fu sparso il primo sangue della guerra civile, proprio il 19 aprile, anniversario del primo scontro della rivoluzione a Lexington. L'unica battaglia importante che ebbe luogo nel Maryland fu quella di Antietam, il 16-17 settembre 1862.

La divisione interna dello stato si è mantenuta sino a oggi. Il partito democratico, è vero, gode d'una leggiera prevalenza, ma nel 1895 lo stato elesse un governatore repubblicano, e nel 1896 diede la maggioranza al candidato presidenziale McKinley.

Il Maryland è forse l'unica regione che abbia assunto un motto italiano: "Fatti maschi, parole femine", interpretato in genere dai cittadini erroneamente nel significato di "suaviter in modo, fortiter in re".

V. tavv. XCVII e XCVIII.

Bibl.: Maryland Historical Society, Fund publications, 1-37, Baltimora 1867-1901; id., Publications, 1844 e seguenti; idem, Proceedings, in Maryland Hist. Mag., 1906 e segg.; id., Archives of Maryland, Baltimore 1883 e segg., voll. 27; Relation of Maryland, Londra 1635. Gran parte del materiale archivistico è ancora inedito e sparso; parte di proprietà dello stato, parte della M. Hist. Soc., soprattutto quello anteriore al 1781. Vedi anche: Calendar of domestic, colonial and Irish state papers; e Calvert papers, Baltimora 1889-99, voll. 3. Vedi inoltre: J. T. Scharf, Hist. of M., voll. 2, Baltimora 1879, utile, ma confuso. Periodo coloniale: J. L. Bozman, Hist. of M. 1633-1660, Baltimora 1837, voll. 2, ottimo; C. C. Hall, Narratives of early M., New York 1910; N. D. Mereness, M. as a proprietary province, New York 1901, ottimo con buona bibliografia; W. H. Browne, M., the hist. of a Palatinate, Boston 1884; 2ª ed., 1895; C. C. Hall, The lords Baltimore and the M. Palatinate, nuova ed., Baltimora 1905; C.E. Smith, Religion under the barons of Baltimore; W. H. Browne, George Calvert and Cecilius Calvert, Barons Baltimore, New York 1890; E. D. Neill, Sir George Calvert, Baltimora 1869; J. P. Kennedy, Discourse on the life and character of Sir G. Calvert, Baltimora 1845; B.C. Steiner, Beginnings of M., Baltimora 1903; id., M. during the English Civil War, Baltimora 1906-7, voll. 2. Si consulti anche, ma con cautela, J. Fiske, Old Virginia and her neighbours, Boston 1900, voll. 2. Per il governo dello stato: J. V. L. McMahon, Historical view of the government of M., 1833, ottimo; H. L. Osgood, in Amer. hist. review, luglio 1897, p. 644. Per la geografia dello stato, v.: C. Abbe, Physiography of M., Baltimora 1898; W. B. Browne, M., Boston Mass. 1904; T. J. C. Williams, The State of M., Baltimora 1906; F. Sheyve, Plant Life of M., Baltimora 1910; W. B. Clark, The Geography of M., Baltimora 1918.

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