MILA, Massimo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 74 (2010)

MILA, Massimo.

Carla Cuomo

– Nacque a Torino il 14 ag. 1910, da Pietro, impiegato, poi commerciante, e da Clelia Carena, insegnante di scuola elementare. Proveniva da una tranquilla famiglia borghese, che «veleggiava nelle placide acque d’un patriottismo carducciano, nutrito d’ingenui entusiasmi nazionalistico-sabaudi» (Mila, La mia opposizione, p. 40).

Nel 1919 si iscrisse al liceo ginnasio M. D’Azeglio, frequentato dai figli della borghesia, poi noto anche quale fucina dell’antifascismo. Qui fu allievo dal 1924 di A. Monti; compagni di scuola furono, fra gli altri, N. Bobbio, G. Einaudi, L. Ginzburg, V. Foa, C. Pavese, tutti nati fra il 1908 e il 1912. Fra allievi e maestro si stabilì un rapporto di amicizia e collaborazione intellettuale, che portò a costituire un gruppo simile a una «confraternita» (Mila, Scritti civili, p. 303), capace di influire sulla formazione di ciascuno e di orientarne le scelte (cfr. Mangoni, p. 3; D’Orsi, La cultura a Torino, p. 288). I giovani «dazeglini» frequentavano gli incontri del caffè Rattazzi, promossi da Monti in orario extrascolastico per racimolare qualche collaborazione al Baretti di P. Gobetti.

Verso la metà degli anni Venti i genitori si separarono. Il M. conseguì la maturità nel 1927 e si iscrisse al corso di laurea in lettere dell’ateneo torinese. Continuò a frequentare le riunioni degli ex dazeglini, dove al gruppo affiatato del M., Ginzburg e Pavese, si aggiunsero G.C. Argan, M. Gromo, N. Sapegno, G. Debenedetti, L. Geymonat e molti altri. È in questo contesto che il M. assunse una forma mentis orientata all’attivismo culturale e a un impegno militante, anche in senso politico.

Nel 1928 esordì come critico musicale sul Baretti, con due articoli dedicati a M. Clementi e a M. Ravel. Questo secondo articolo attirò l’attenzione di G.M. Gatti, che lo invitò a scrivere per La Rassegna musicale. Collaborò alla rivista dal 1929, anno in cui cominciò pure la sua attività politica. Insieme agli altri giovani intellettuali montiani, il M. sottoscrisse la lettera di solidarietà a B. Croce che, oppostosi in Senato ai Patti lateranensi, era stato definito da B. Mussolini «imboscato della storia». Il 31 maggio di quell’anno il M. fu arrestato per attività antifascista e rilasciato dopo un paio di mesi. Lavorò poi come critico, recensore, redattore, collaboratore di diverse riviste e case editrici. Dal 1930 iniziò a collaborare a La Cultura diretta da F. Neri, sino alla cessazione del periodico nel 1935. Nel 1931 si laureò in lettere con il massimo dei voti e la lode con una tesi su Il melodramma di Verdi, svolta sotto la guida di A. Gentili. Nei primi anni Trenta iniziò pure a collaborare con la casa editrice UTET, svolgendo il grosso del lavoro redazionale per Minerva: rivista delle riviste, in forma anonima perché politicamente sospetto. Divenne poi direttore della rivista nel 1947. Fu anche collaboratore del Grande Dizionario enciclopedico UTET e ne divenne uomo di punta, autore di voci, revisore e correttore di testi. ;

In quegli anni fu pure coinvolto da F. Antonicelli nelle imprese culturali della collana «Biblioteca europea» di C. Frassinelli, espressione del gruppo dei montiani e di un’editoria colta: insieme con Ginzburg e Pavese ne orientò le scelte a traduzioni di letteratura straniera, in particolare russa e nordamericana. Il 1933 fu un anno significativo: assunse il ruolo di redattore de La Rassegna musicale, dove già svolgeva queste mansioni dal 1930, al posto di L. Ronga; partecipò alla prima edizione del Maggio musicale fiorentino e infine pubblicò la tesi di laurea per Laterza, a cui fu segnalato da Croce. Attraverso Ginzburg e R. Giua entrò in contatto con Giustizia e libertà e in un viaggio a Parigi incontrò C. Rosselli. Nel 1934, insieme con Einaudi, Pavese e Ginzburg, fondò la casa editrice Einaudi, di cui fu presenza determinante nel gruppo dirigente e comunque sempre consulente.

Nella prima metà degli anni Trenta, il M. scriveva anche per Pegaso, Pan, L’Italia letteraria, Nuova Antologia, Scenario, frequentava le conferenze della Società di cultura, i concerti del liceo musicale, del teatro Regio, e il fervido ambiente artistico del teatro di Torino, animato dal mecenatismo di R. Gualino e dalla direzione artistica di Gatti. Partecipava così della ricca atmosfera che caratterizzava il dinamico ambiente gualiniano, aperto al Novecento, all’Europa, alle avanguardie pittoriche, fra cui la torinese scuola di F. Casorati, e recepiva le riflessioni critico-metodologiche di L. Venturi sul concetto di «gusto».

Il 15 maggio 1935 fu arrestato con l’accusa di cospirazione politica, per delazione di D. Segre, noto come Pitigrilli, scrittore di successo e spia dell’OVRA (servizi segreti di polizia politica). Finì in carcere con una retata di circa duecento persone, fra le quali Foa, Einaudi, Giua, Pavese, C. Levi e altri aderenti al gruppo torinese di Giustizia e libertà. Il 5 giugno fu trasferito a Roma. Il 27 e il 28 febbr. 1936 fu processato davanti al Tribunale speciale per la difesa dello Stato e condannato a sette anni di carcere, poi ridotti a cinque. Uscì dal carcere il 6 marzo 1940, in seguito a un’amnistia e grazie all’interessamento di un avvocato, fratello dell’amico e collega F. D’Amico. Il 27 maggio di quell’anno sposò Francesca Rovedotti. Per oltre un anno, il M. fu sottoposto a un regime di vigilanza speciale, revocato il 7 maggio 1941. Nel 1943 fu richiamato alle armi e assegnato all’ufficio amministrazione dei territori occupati, a Torino, e quindi distaccato a Claviere. Per i suoi trascorsi antifascisti, rimase sotto stretta sorveglianza delle autorità militari. Dopo l’8 sett. 1943 fu tra gli organizzatori della Resistenza e si occupò di costituire le prime bande partigiane nel Canavese e i CLN (Comitati liberazione nazionale) comunali. Aderì al Partito d’azione. Dall’estate 1944 divenne ispettore partigiano della VI divisione alpina e poi Commissario di guerra nel Canavese e nelle valli di Lanzo. Verosimilmente in quell’anno uscì il suo scritto Introduzione alla vita politica. Per gli Italiani cresciuti sotto il fascismo, pubblicato da GL Giustizia e libertà, periodico del Partito d’azione.

In piena guerra, pubblicò Cent’anni di musica moderna (Milano 1944), raccolta di tredici saggi d’argomento musicale più cinque in appendice sui rapporti tra musica e letteratura, dei quali nove scritti tra il 1931 e il 1935. Negli anni di guerra il M. attese pure, in modo «furioso», allo studio di Mozart (cfr. Mila Giubertoni, p. VII), al quale dedicò ben due volumi: W.A. Mozart (Torino 1945) e Saggi mozartiani (Milano 1945).

Dopo la guerra l’attività del M. si divise tra la critica musicale e l’insegnamento, senza mai tralasciare l’impegno civile e la passione per la montagna, alla quale dedicò diversi scritti.

Nel 1946 pubblicò a Milano la fortunatissima Breve storia della musica, pacata storia della cultura e della civiltà letta attraverso la musica e la sua evoluzione, sintesi saggistica del triplice mandato intellettuale che fin dai primi anni aveva contraddistinto la personalità del M.: la considerazione estetica dell’opera d’arte, la militanza critica, l’impegno didattico-divulgativo. Il volume fu ampliato nel 1963. Nel 1946 iniziò pure la collaborazione alla terza pagina de L’Unità, di cui responsabile era I. Calvino, e vi rimase sino al 1967, ma dal 1948, dopo l’attentato a P. Togliatti, scrisse anche articoli di carattere politico sulla prima pagina. Qui polemizzò contro le imposizioni «zdanoviane» nel campo della musica con lo stesso Togliatti, alias Roderigo di Castiglia, che nel 1949 lo aveva attaccato dalle pagine di Rinascita. Il M. non fu mai iscritto al Partito comunista italiano, sebbene dichiarasse di votare per questo partito e nonostante i tentativi di catechizzarlo compiuti dall’amico G. Pajetta sin dai tempi del liceo. Eppure «sempre pronto a uscire dal suo distacco specialistico ogni volta che sentiva essere in gioco una contestazione» (Calvino, 1992, p. XXI), nel 1951 si candidò come consigliere comunale nella lista Indipendenti per le elezioni amministrative di Torino, in sostegno al sindaco comunista uscente D. Coggiola.

Il M. non abbandonò comunque l’attività per lui essenziale: insegnare a capire la musica. Nel 1950 licenziò per Einaudi L’esperienza musicale e l’estetica, riedito nel 1956, che raccoglieva gli scritti concepiti fra il 1934 e il 1952. Il libro vinse il premio Viareggio per la saggistica. Nel 1953 il M. ebbe un incarico di insegnamento al conservatorio G. Verdi di Torino e solo nel 1960 diventò docente di ruolo di Storia della musica e bibliotecario.

Appassionato di alpinismo – in esso egli vedeva un’«educazione all’azione» come sintesi di «conoscere e fare» (Mila, 1992, pp. 23, 25) – pubblicò con T. Norkey Gli eroi del Chomolungma (Torino 1954), dedicato alla scalata dell’Everest. Nel 1956 fu nominato accademico del CAAI (Club alpino accademico italiano; Gruppo occidentale), titolo a cui teneva molto. Nello stesso anno fu nominato membro dell’Accademia di S. Cecilia di Roma. Dal 1955 al 1967 il M. fu collaboratore stabile dell’Espresso, poi passò a La Stampa, dal 1967 alla morte. Una raccolta degli scritti pubblicati sul settimanale, Cronache musicali (1955-1959), uscì a Torino nel 1959 mentre una cernita di quelli pubblicati sul quotidiano fu edita nel 1985 dallo stesso giornale con il titolo Terza pagina: 36 articoli di M. Mila. Nel 1960 il M. ottenne la docenza di storia della musica alla facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Torino, tenuta sino al 1975, e fondò l’istituto di storia della musica. Nel 1967 fu tra i fondatori della Nuova Rivista musicale italiana, di cui fu condirettore fino alla morte. Nel 1968 non fu incluso nella terna dei vincitori del concorso nazionale a cattedre per l’ordinariato in storia della musica.

Nella seconda metà degli anni Settanta uscirono tre volumi in cui l’ascolto si poneva sempre più come fondamento di un esercizio critico che coniugasse finalità squisitamente intellettiva e intenti di alta divulgazione: Maderna musicista europeo (Torino 1976), lavoro pioneristico per l’epoca, nato come trascrizione di trasmissioni radiofoniche; la Lettura della Nona Sinfonia (ibid. 1977) e la Lettura delle «Nozze di Figaro» (ibid. 1979), esito di corsi universitari. Il M. pubblicò quindi due monografie: L’arte di Verdi (ibid. 1980), e Compagno Strawinsky (ibid. 1983), che compendiavano un cinquantennio di studi su questi autori.

Il 26 febbr. 1981 la moglie morì in un incidente stradale in cui egli stesso rimase ferito. Nel 1983 ottenne il Premio internazionale dell’Accademia dei Lincei per la critica e la poesia; il 23 genn. 1987 sposò Anna Giubertoni. Negli ultimi due anni, il M. pubblicò diverse recensioni di spettacoli scaligeri e scritti d’argomento letterario e politico. La Lettura del Don Giovanni (Torino 1988), sintesi di mezzo secolo di studi e come le altre «letture» derivata da una dispensa universitaria, fu l’ultimo lavoro monografico. Ciò, forse, non a caso: in Mozart il M. vedeva «una affermazione consapevole, e anche orgogliosa, fin provocatoria del diritto alla libertà» (Pestelli, 1994, p. 27), così ch’egli amò – per usare le sue stesse parole, scritte sul compositore durante la guerra – «riposare lo spirito nell’armonioso messaggio di civiltà che l’arte di Mozart […] dischiude» (Mila, 1945, p. 108).

Il M. morì a Torino il 26 dic. 1988.

Diverse opere inedite, insieme con riedizioni di precedenti scritti, sono uscite postume per interessamento di Anna Giubertoni. La biblioteca personale del M. è stata legata alla Bibl. nazionale di Firenze.

Musicologo e critico musicale, il M. fu un’eminente personalità intellettuale del Novecento italiano. La formazione in un contesto di convergenza della cultura accademica con la cultura militante a Torino fra le due guerre determinò la sua fede nella funzione civile della cultura, e perciò nella divulgazione della musica come pensiero, testimonianza di civiltà. Partito da posizioni crociane, assunte all’insegna di quella «religione della libertà» che il pensiero prima di Gobetti e poi di Croce predicava a chi si opponeva al fascismo, il M. ripudiò ogni dottrinarismo e approdò a una metodologia critico-estetica basata sulla concreta esperienza d’ascolto della musica, attenta al risultato sonoro e, negli anni, anche all’analisi musicale. Al centro del suo umanesimo storicista, vi è la volontà di «capire la musica», ovvero comprendere sia che cosa un compositore abbia significato per gli uomini del suo tempo; sia che cosa ne assicuri la perdurante attualità. Per questo il procedere critico del M. avviene per accumulazioni e ampliamenti, senza rinnegare i giudizi precedenti, anzi rivisitandoli con sempre vigile sguardo storico, pronto a cogliere il mutare di significato di un’opera musicale per capire l’uomo. La sua produzione critico-musicale e musicologica è «militante» in quanto divulgativa, cioè orientata a formare una coscienza civile, che è coscienza storica: essa punta sull’umano, su quella «pianta uomo» di alfieriana e desanctisiana memoria, che è continua verifica dell’uomo e, in tal senso, libertà.

Oltre ai lavori precedentemente citati si segnalano: scritti critico-musicali: I. Strawinsky: carriera d’un libertino (The rake’s progress), Milano 1951; G. Verdi, Bari 1958; La linea Nono (a proposito de «Il canto sospeso»), in La Rassegna musicale, XXX (1960), pp. 297-311; La musica pianistica di Mozart, Torino 1963; I quartetti di Beethoven, ibid. 1968; Casorati e la musica, in Quadrivium, XIV (1973), pp. 65-79; La giovinezza di Verdi, Torino 1974; P. Gobetti e la musica, in Rivista musicale italiana, X (1976), pp. 91-94; Sulla dodecafonia di Dallapiccola, Pisa 1976; Presenza di G. Petrassi nella musica contemporanea, in Di G. Petrassi una antologia: 1983, Roma 1983, pp. 13-26; I costumi della «Traviata», Pordenone 1984; Lettura del «Flauto magico», Torino 1989; M. M. alla Scala (scritti 1955-1988), a cura di R. Garavaglia - A. Sinigaglia, Milano 1989; Brahms e Wagner, a cura di A. Batisti, Torino 1994; Un re in ascolto, in Berio, a cura di E. Restagno, ibid. 1995, pp. 107-112; L’arte di Bela Bartók, a cura di F.M. Colombo, ibid. 1996; G. Dufay, a cura di S. Monge, ibid. 1997; Verdi, a cura di P. Gelli, Milano 2000; Mozart: saggi 1941-1987, a cura di A. Mila Giubertoni, Torino 2006; I quartetti di Mozart, ibid. 2009. Scritti politici e civili: La mia opposizione al fascismo, in Il Ponte, XVI (1960), pp. 39-41; Attività clandestina di «Giustizia e libertà», in Dall’antifascismo alla Resistenza: trent’anni di storia italiana (1915-1945). Lezioni con testimonianze presentate da F. Antonicelli, Torino 1961, pp. 203-206; Scritti civili, a cura di A. Cavaglion, ibid. 1995; Argomenti strettamente famigliari. Lettere dal carcere 1935-1940, a cura di P. Soddu, ibid. 1999. Scritti di montagna: Cent’anni di alpinismo italiano, in Storia dell’alpinismo di C.-E. Engel, ibid. 1965; Scritti di montagna, a cura di A. Mila Giubertoni, ibid. 1992. Traduzioni: Ognuno e Novella pastorale di E. Wiechert, Torino 1941 e 1942; Le affinità elettive di W. Goethe, ibid. 1943; Il seme della speranza di E. Paul, ibid. 1944; Siddharta di H. Hesse, ibid. 1945; L’eredità di G. de Maupassant, ibid. 1945; Il ragno nero di J. Gotthelf, Milano 1945; Wallenstein di F. Schiller, Torino 1946; La mia vita di R. Wagner, ibid. 1953; inoltre, Introduzione alle Poesie di C. Pavese, ibid. 1961.

Fonti e Bibl.: F. D’Amico, M. M. ha cinquant’anni, in I casi della musica, Milano 1962, pp. 392-396; A. Monti, I miei conti con la scuola, Torino 1965, pp. 199-263; Il melodramma italiano dell’Ottocento: studi e ricerche per M. M., Torino 1977; P. Gallarati, La produzione critica di M. M. tra le due guerre, in Ghedini e l’attività musicale a Torino fra le due guerre. Atti del Convegno … 1986, Torino 1986, pp. 212-223; G. Pestelli, Il Verdi di M., in Di tanti palpiti. Cronache musicali 1972-1986, Pordenone 1986, pp. 63-66; G. Pestelli, Una lezione di stile: M. M. e la critica musicale, in L’Informazione bibliografica, XV (1989), 1, pp. 17-22; G. Morelli, M. M., in Belfagor, XLIV (1989), 6, pp. 659-680; La scomparsa di M. M. nei commenti della stampa italiana, in Nuova Rivista musicale italiana, XXIII (1989), 1-2, pp. 1-31; I. Calvino, Il mio amico Massimo, in M. Mila, Scritti di montagna, cit., pp. XIX-XXII; R. Costa - A. Trudu, La lingua di M. M. e F. D’Amico negli scritti sul teatro musicale del Novecento, in Le parole della musica, a cura di F. Nicolodi - P. Trovato, Firenze 1994, pp. 367-392; Intorno a M. M. Studi sul teatro e il Novecento musicale, a cura di T. Pecker Berio, Firenze 1994; G. Pestelli, M. M. e la critica musicale, ibid., pp. 23-30; Id., M. M. all’Università di Torino, in Atti dell’Accademia delle scienze di Torino, CXXVIII (1994), 2, pp. 31-42; B. Mantelli, L’antifascismo a Torino, in Storia di Torino, VIII, Dalla Grande Guerra alla liberazione (1915-1945), Torino 1998, pp. 263-311; O. Mazzoleni, F. Antonicelli. Cultura e politica 1925-1950, Torino 1998, ad. ind.; L. Mangoni, Pensare i libri, Torino 1999, ad ind.; La terra carne: dialogando con M. M., a cura di G. Nazario, Milano 1999; Nel segno di M. Mila. Informazione, società, pubblico. Atti della Tavola rotonda, Fiesole … 1999, a cura di P. Salomone, Firenze 2000; P. Soddu, Biografia, in M. Mila, Argomenti strettamente famigliari, cit., pp. XLVII-LI; P. Gelli, I due Verdi di M. M., in M. Mila, Verdi, cit., pp. VII-XXII; Profilo di M. M., a cura di A. D’Orsi - P.G. Zunino, Firenze 2000; A. D’Orsi, La cultura a Torino tra le due guerre, Torino 2000, ad ind.; A. Mila Giubertoni, Nota del curatore, in Mozart. Saggi 1941-1987, cit., pp. V-VIII; Bobbio e il suo mondo. Storie di impegno e di amicizia nel ’900, a cura di P. Agosti - M. Revelli, Torino 2009, ad ind.; P. Gallarati, Gli esordi di M. M., in La critica musicale in Italia nella prima metà del XX secolo. Atti del Convegno, Parma … 2008, a cura di M. Capra - F. Nicolodi (in corso di stampa); Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, V, p. 96; The New Grove Dict. of music and musicians, XVI, pp. 656 s.; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, Personenteil, XI (2004), col. 289.

C. Cuomo

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