Troisi, Massimo

Enciclopedia Italiana - VI Appendice (2000)

Troisi, Massimo

Federico Chiacchiari

Attore e regista cinematografico, nato a San Giorgio a Cremano (Napoli) il 19 febbraio 1953, morto a Lido di Ostia (Roma) il 4 giugno 1994. Seppe dar vita negli anni a un cinema coraggioso e originale, sviluppando con la sceneggiatrice A. Pavignano delle storie tormentate e divertenti, quasi un piccolo catalogo dei sentimenti del nostro tempo.

Arrivato al successo con il gruppo comico de La smorfia grazie alla trasmissione televisiva Non stop (seconda metà degli anni Settanta), raggiunse la definitiva popolarità con la trasmissione Luna Park (1979), che gli spianò la strada del cinema. Realizzò così Ricomincio da tre (1981), brillante storia di un giovane napoletano trasferitosi (non 'emigrato') a Firenze, alle prese con i problemi relazionali della sua generazione. Il film fu uno dei più grandi successi di pubblico del cinema italiano. L'anno dopo, per la serie televisiva Che fai ridi?, creò, quasi in sordina, Morto Troisi, Viva Troisi (1982), in cui filmava una sua prematura scomparsa, con tanto di interviste ad amici e personaggi dello spettacolo e montaggio di brani di sue partecipazioni a trasmissioni televisive. Ritornò quindi al cinema con Scusate il ritardo (1982), il suo film forse più intimo e crudele, malinconico e a tratti cattivo. Nel 1984 si divertì con R. Benigni a realizzare un piacevolissimo nonsense comico, Non ci resta che piangere, dove il 'disavventuroso' viaggio nel tempo dei due protagonisti è al contempo puro divertissement e gioco rocambolesco e folle, più vicino alla commedia dell'arte che alla commedia all'italiana. Dal 1987 al 1990 T. recitò in film come Hôtel Colonial (1987), di C. Torrini, Splendor, Che ora è? (entrambi del 1989) e Il viaggio di Capitan Fracassa (1990), tutti e tre diretti da E. Scola.

Risale al 1991 il film forse più compiuto e complesso di T., Pensavo fosse amore e invece era un calesse, riflessione dolceamara sullo stato dei rapporti uomo-donna di fine Novecento, visti con la crudeltà e la dolcezza tipiche del suo cinema. Monotematico sull'ossessione dell'amore (tutti i personaggi del film, anche i minori, vivono e parlano solo d'amore), Pensavo fosse amore... rappresenta l'apice del cinema di T. e ne conferma da un lato la capacità di raccontare le ansie e le paure della sua generazione, dall'altro la modestia e la voglia di imparare a fare cinema.

Con Il postino (1994), commovente mélo ambientato negli anni Cinquanta, di cui T. fu protagonista e firmò solo la sceneggiatura (in realtà è a tutti gli effetti un film suo, anche se la regia è di M. Radford), ha lasciato una sorta di piccolo testamento cinematografico.

bibliografia

Massimo Troisi, il comico dei sentimenti, a cura di F. Chiacchiari, D. Salvi, Roma 1991, 1996².

A. Coluccia, Scusate il ritardo. Il cinema di Massimo Troisi, Torino 1996.

M. Hochkofler, Comico per amore. La favola bella e crudele di Massimo Troisi, Venezia 1996 (con il titolo Massimo Troisi. Comico per amore, 1998²).

M. Di Lauro, Massimo Troisi. Film e poetica di un grande artista, Roma 1997.

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