GATTAPONE, Matteo

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1995)

GATTAPONE, Matteo

M.E. Savi

(o Guattacaponi, Guataputi)

Capo-cantiere attivo in Umbria e a Bologna nella seconda metà del sec. 14°, figlio di Giovannello detto Gattapone, nato intorno al 1320 a Gubbio, dove dal 1341 al 1349 fu consiliarius per il quartiere di San Pietro. Citato frequentemente in atti relativi a compravendite, riscossioni e amministrazione di beni altrui, nel 1349 e nel 1350 G. fu chiamato a prestare la propria opera di mensurator e geometra al palazzo Pretorio di Gubbio (Guerrieri, 1959); questo edificio, che, insieme all'antistante palazzo dei Consoli, gli era stato attribuito dalla storiografia locale (Lucarelli, 1888; Giovagnoli, 1932), è stato poi assegnato ad Angelo da Orvieto (v.; Guerrieri, 1959).Il nome di G. è strettamente connesso a quello del cardinale spagnolo Egidio Albornoz (m. nel 1364) e all'opera di riorganizzazione politica dei territori della Chiesa - in cui rientrava la costruzione di una serie di fortificazioni nell'Italia centrale - da questi intrapresa fin dalla sua prima legazione in Italia.Il primo incarico che G. ricevette da Albornoz fu l'edificazione della rocca di Spoleto, affidatagli il 2 aprile del 1362 (Bologna, Collegio di Spagna, arch., Documenti albornoziani, VII, 188). Il complesso, posto a controllo della città e della via Flaminia, rientra nella categoria dei palazzi fortificati, come è evidenziato dalla sua struttura in due blocchi di pianta rettangolare giustapposti ma separati. Per la posizione, naturalmente difesa, si poté evitare l'uso di dispositivi di sicurezza quali fossato e ponte levatoio; la rocca era tuttavia inserita all'interno di un recinto in pietra. Nonostante le alterazioni subìte dal complesso, sono sostanzialmente leggibili le strutture tardoduecentesche: una parte architettonicamente più semplice, una sorta di recinto fortificato, era destinata a fortezza, mentre la residenza aveva il cortile d'onore, dal paramento in laterizio, sul quale si affacciava un doppio loggiato con arcate a sesto ribassato su pilastri ottagoni, separato da una cornice liscia continua.Nel dicembre del 1367 il cassaro venne consegnato, anche se è presumibile che i lavori siano continuati ben oltre questa data, come attestano peraltro i pagamenti che ancora nel 1370 G. riceveva in qualità di suprastans alla fabbrica (Nessi, 1983).Attestata da numerosi documenti, la partecipazione di G. a quest'opera è oggetto di controversia per il ruolo da lui effettivamente svolto. Il fatto che egli non venga mai definito maestro o capomaestro, ma che sia invece nominato offitialem et superstantem con potere di esigere lavoro dalla cittadinanza di Spoleto e di punire coloro che non avessero obbedito ai suoi ordini, ha fatto ipotizzare che G. non fosse l'autore del progetto, o comunque il maestro incaricato dei lavori, ma piuttosto una sorta di spenditore o impresario (Nessi, 1983).Tale questione sembrerebbe risolta dalle citazioni in documenti relativi alla fabbrica del Collegio di Spagna a Bologna, in cui G. è definito soprattutto magister ma anche factor e ingegnerius (Bologna, Collegio di Spagna, arch., Instrumenta praediorum urbanorum, I, 37), termine quest'ultimo che sembrerebbe indicare il responsabile dell'esecuzione dei lavori.Il Collegio di Spagna, destinato alla residenza degli studenti provenienti dalla penisola iberica, fu costruito dal 1364 per disposizione testamentaria di Albornoz (Bologna, Collegio di Spagna, arch., Documenti albornoziani, IX, 1) e venne probabilmente concluso nel 1367. A G. spettò forse la supervisione dell'opera, nella quale era tuttavia affiancato da quattro maestri bolognesi, Andrea di Pietro, Giovanni di Francesco di Montechiari, Mino di Panfilo e Zanone di Tura, che già avevano dato prova di sé come architetti e che si impegnarono a portare a termine l'opera prima del giorno di Ognissanti del 1366 (Bologna, Collegio di Spagna, Arch., Instrumenta praediorum urbanorum, I, 35). In questo documento il maestro Matheo Guataputi da Gubbio compare tra i testimoni, mentre nel 1366 viene esplicitamente citato come ingenierius e suprastans (Bologna, Collegio di Spagna, Arch., Instrumenta praediorum urbanorum, I, 37).L'edificio è costituito da quattro corpi di fabbrica aperti su una corte interna tramite un doppio ordine di arcate a sesto ribassato su pilastri ottagoni. Al piano terra, oltre agli ambienti destinati alla vita comune, è l'accesso alla cappella di S. Clemente - costituita da due campate voltate a crociera con conclusione absidale a 5/10 - che occupa in altezza entrambi i piani dell'edificio e la cui facciata emerge notevolmente rispetto alle coperture. Al piano superiore erano le ventiquattro stanze riservate agli studenti, gli appartamenti del rettore e del cappellano, nonché gli ambienti di servizio. A metà tra l'edificio di carattere conventuale e il palazzo signorile, il Collegio di Spagna costituì per la razionalità del suo impianto un modello per le successive costruzioni di analoga destinazione, per es. il Collegium Maius di Cracovia, iniziato nel 1394 (Kiene, 1983). Se per alcuni elementi strutturali, quali la volta a crociera impostata su pilastri ottagoni, il Collegio di Spagna rimanda all'architettura centroitaliana, la cappella presenta nel coro soluzioni formali frequenti in area veneta, in seguito riprese in altri edifici bolognesi.In ogni caso riconducibili a G., la rocca di Spoleto e il Collegio di Spagna furono costruiti pressoché contemporaneamente e, pur nella diversa destinazione d'uso, presentano chiare analogie, quali l'impiego della pietra alternata al laterizio, l'uso di archi trasversali ribassati e infine la doppia serie di arcate su una corte, che costituisce in entrambi i complessi l'elemento di raccordo.Al nome di G. è legata anche la fortezza di Porta Sole a Perugia, iniziata nell'aprile del 1372 e distrutta dai Perugini già nel 1376. Si trattava di una vera e propria cittadella costituita da un nucleo fortificato sul colle di Porta Sole e da altre due fortificazioni presso le porte di S. Antonio e di S. Angelo. Per la concezione articolata, il complesso rappresentava un superamento della fortificazione medievale a blocco unitario sul genere della rocca spoletina e preannunciava i sistemi difensivi rinascimentali.Attestata dai documenti è anche la partecipazione di G. alla costruzione della cappella di S. Caterina nella basilica inferiore di Assisi. Già esistente nel 1356, essa fu restaurata e decorata dal 1367 e G. venne incaricato della supervisione di questi lavori (Bologna, Collegio di Spagna, arch., Documenti albornoziani, IX, 7). Conforme alle altre cappelle della basilica, quella di S. Caterina non sembra allontanarsi cronologicamente da queste e l'intervento di G. dovette avere per quanto riguarda l'architettura una portata piuttosto limitata.Con l'attività di G. è stata messa in relazione una serie di opere per le quali mancano tuttavia conferme di carattere documentario. L'infermeria Nuova del Sacro Convento di Assisi (1337-1377) è stata attribuita all'architetto eugubino perché legata al cardinale Albornoz, alla cui munificenza si dovette un'accelerazione dei lavori; mancano tuttavia documenti che attestino la partecipazione di Gattapone. Per motivi analoghi gli furono attribuite senza fondamento quasi tutte le rocche commissionate da Albornoz nell'Italia centrale (Consacchi, 1941). A Spoleto vengono associati al nome di G. il palazzo della Signoria e il ponte delle Torri, sostanzialmente per i grandi pilastri legati da arcate che rimandano alle imponenti sostruzioni dell'infermeria Nuova di Assisi e a quelle del palazzo dei Consoli di Gubbio. Non è parimenti confermata dai documenti l'attribuzione a G. del chiostro di S. Giuliana a Perugia, avanzata in base a elementi architettonici piuttosto comuni nell'architettura trecentesca dell'Italia centrale e giustificata dalla presenza di G. a Perugia tra il 1372 e il 1375 per la costruzione della fortezza di Porta Sole.

Bibl.: O. Lucarelli, Memorie e guida storica di Gubbio, Città di Castello 1888; G. Mazzatinti, Il cardinale Albornoz nell'Umbria e nelle Marche, Archivio storico per le Marche e per l'Umbria 4, 1888, pp. 467-493; id., L'architetto del palazzo dei Consoli di Gubbio, RassA 1, 1901, pp. 187-188; F. Filippini, La seconda legazione del Card. Albornoz in Italia (1358-1367), Studi storici 12, 1903, pp. 263-352; G. Bacile di Castiglione, La fortezza di Porta Sole, Augusta Perusia 1, 1906, pp. 111-113; F. Filippini, Il cardinale Albornoz e la costruzione dell'infermeria nuova nel convento di S. Francesco in Assisi, Rassegna d'arte umbra 1, 1909-1910, pp. 35-62; B.C. Kreplin, s.v. Gattapone, in Thieme-Becker, XIII, 1920, pp. 246-247; F. Filippini, Matteo Gattaponi da Gubbio, architetto del Collegio di Spagna in Bologna, BArte, n.s., 2, 1922-1923, pp.77-93; A. Muñoz, Matteo Gattaponi da Gubbio e il chiostro di S. Giuliana a Perugia, ivi, pp. 295-300; E. Giovagnoli, Gubbio nella storia e nell'arte, Città di Castello 1932; G. Abate, Rapporti di Matteo Gattaponi con Assisi per la costruzione della fortezza di Porta Sole a Perugia, Bollettino della R. Deputazione di storia patria per l'Umbria 38, 1941, pp. 185-190; C. Consacchi, L' Albornoz, i suoi uomini, le sue rocche, Bollettino dell'Istituto storico e di cultura dell'Arma del Genio, 1941, 13, pp. 31-67; O. Guerrieri, Angelo da Orvieto, Matteo di Gattapone e i palazzi pubblici di Gubbio e di Città di Castello, Perugia [1959]; E. Dupré Theseider, s.v. Albornoz, in DBI, II, 1960, pp. 45-53; M. Dal Mas, Contributo alla conoscenza dell'architetto Matteo (di Giovannello) Gattaponi da Gubbio, Bollettino del Centro studi per la storia dell'architettura 30, 1983, pp. 33-41; M. Kiene, L'architettura del Collegio di Spagna di Bologna: organizzazione dello spazio e influssi sull'edilizia universitaria europea, Il Carrobbio 9, 1983, pp. 233-242; La rocca di Spoleto. Studi per la storia e la rinascita, Spoleto 1983; S. Nessi, Matteo Gattaponi è stato mai architetto?, "Atti del 9° Congresso internazionale di studi sull'Alto Medioevo, Spoleto 1982", Spoleto 1983, pp. 955-975; E. Pfitz, Das Aufkommen der Berufe des Architekten und Bauingenieurs, Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 66, 1986, pp. 40-74; A. Serra Desfilis, Matteo Gattapone, arquitecto del Colegio de España, Bologna 1992; G. Binding, Baubetrieb im Mittelalter, Darmstadt 1993.M.E. Savi

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