MATTI, Mauro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 72 (2008)

MATTI (del Matta), Mauro (Mauro de’ Servi; al secolo Domenico)

Gregorio Moppi

Nacque il 22 ott. 1549 a Firenze dal mugnaio Giovanbattista di Giovanni e da Francesca di Luca di Lorenzo del Giunco. Assunse il nome di Mauro dal 6 ag. 1563, due anni dopo l’ingresso nel convento della Ss. Annunziata come novizio dei servi di Maria.

Solo in tempi recenti la sua identità e il profilo biografico sono venuti a delinearsi con chiarezza grazie a un saggio dedicato da F.A. D’Accone a lui e a due musicisti serviti suoi predecessori all’organo dell’Annunziata (fra’ Mauro e fra’ Maurizio) con i quali in passato il M. era stato spesso confuso. Principale fonte d’equivoco l’omonimia con fra’ Mauro fiorentino (1493-1556), da cui già si districava con fatica il secentesco G. Cinelli nella Toscana letteraria. Del resto sembra proprio che al M. venisse attribuito il nome di Mauro, in sostituzione di quello di Anton Zanobi, dapprima impostogli proprio in segno d’omaggio verso l’eminente confratello, teorico della musica e organista, autore di trattati teologici, profondo conoscitore della matematica e delle lingue classiche. Peraltro a una tale decisione non dovette essere estraneo fra’ Maurizio (1530-93), al secolo Giovanni Borsellini (o, come lui si faceva chiamare, Cini), organista di gran nome in città e anello di congiunzione tra i due Mauro, essendo discepolo e forse parente del più anziano e insegnante del più giovane, così come di fra’ Carlo Berti, destinato a reggere la cappella musicale dell’Annunziata nell’ultimo decennio del secolo.

Ciononostante, per il M. l’esercizio musicale non divenne né esclusivo né prevalente, sebbene i contemporanei ne riconoscessero il bel talento alla tastiera («organi pulsator iucundissimus», lo dice Poccianti, p. 125); e anzi dalle risultanze documentarie il frate appare rivolto piuttosto a incombenze di carattere pratico, organizzativo, istituzionale, amministrativo da svolgere per conto del suo Ordine e che non di rado lo costringevano a muoversi da Firenze. Difatti, dopo aver celebrato la sua prima messa nel giorno di Pasqua del 1568, divenne addetto ai panni lini (1569), alla farina (1572), massaio e detentore dell’ufficio della «soprioria» all’Annunziata (1574), ancora massaio (1576), poderaio in Valdarno (1577-78). In seguito (e fino al 1597, anno in cui si trovò a Roma, per difendere un privilegio del convento, e a Venezia) ricoprì di volta in volta le cariche di sindaco, camerlengo, procuratore, custode delle scritture dell’opera, depositario. Nel luglio 1598, dal conventino di Firenzuola dove era priore, rientrò a Firenze in lettiga a causa di una malattia che allora lo affliggeva. Nel decennio seguente fu ancora camerlengo, depositario, sindaco. Nel 1608 ricevette un’eredità da parte di Domenico Cialdonaio che gli rese 16 scudi l’anno vita natural durante. Nel 1617 amministrava una fattoria a Prato.

Informazioni riguardo alla sua attività di musicista per l’Annunziata sono reperibili soltanto dall’agosto 1594, anno successivo alla morte del titolare, fra’ Maurizio, cui verosimilmente il M. aveva fatto da assistente all’organo e nella didattica. Tuttavia, nei primi tempi, tale impegno dovette avere carattere discontinuo, dato che il M. fu spesso lontano dal suo convento. La situazione, comunque, si stabilizzò tra il 1601 e il 1610, periodo durante il quale, in qualità di primo organista, il M. incrementò molto la pratica, già in uso in quella cappella, di reclutare per occasioni particolari fanciulli cantori e illustri strumentisti, quali Giovan Battista Giacomelli «del violino» e componenti del gruppo cosiddetto dei «franciosini». Di altri suoi incarichi musicali non vi è traccia. E sono errate due segnalazioni di Sanesi: la cattedrale di S. Maria del Fiore non poté ovviamente ricorrere a lui, allora bimbo di appena tre anni, per supplire al defunto organista Bartolomeo Moschini nel 1552; e neanche lo richiese nel novembre 1571, per la durata di mezzo mese, in sostituzione di Pietro Curradini deceduto, al posto del quale venne invece nominato fra’ Maurizio (Firenze, Arch. dell’Opera del duomo, Quaderni di cassa, VIII.1.240 [1571, 2° semestre], c. 47).

Al 1571 risalgono peraltro le uniche testimonianze dell’arte compositiva del M.: due pubblicazioni madrigalistiche, rispettivamente a quattro e cinque voci, uscite dalla stamperia veneziana di A. Gardano. L’una offerta al gentiluomo fiorentino Alessandro Neroni in data 1° ottobre; l’altra, indirizzata il 28 novembre a Pandolfo Bardi de’ conti di Vernio, giunta gravemente incompleta poiché ne sopravvive soltanto la parte del tenore. Pertanto è possibile valutare appieno esclusivamente la prima: opera di fattura abbastanza convenzionale, sebbene solida nella costruzione, di ordito contrappuntistico morbido e avveduto, limpida per profilatura melodica, scansione ritmica, assetto verticale in genere privo di ruvidezze. Oltre a ciò, pare che il M. non abbia portato altro in tipografia. Particolare rilievo in entrambi i volumi viene dato a versi petrarcheschi: in quest’epoca la fortuna di F. Petrarca in musica raggiunse l’apogeo. Pilastri del Primo libro de madrigali a quatro voci sono infatti le sei pagine che intonano la sestina Giovane donna sotto un verde lauro, le otto per la canzone Che debb’io far, che mi consigli, Amore?, le due sul sonetto Io vo piangendo i miei passati tempi, oltre ad altre stanze scempie di sonetto e sestina. Mentre nel Primo libro de madrigali a cinque voci si ricavano dal Canzoniere i sonetti Quand’io veggio dal ciel scender l’aurora, Stiam, amor, a veder la gloria nostra, Passa la nave mia colma d’oblio, parte però, in questo caso, di un assortimento poetico molto più cangiante ed estroso costituito pure da rime di G. Parabosco, O. Diola, A. Di Costanzo, Remigio Fiorentino, G. Deti, perlopiù musicate per la prima e unica volta.

Il M. morì a Firenze il 31 genn. 1621.

Edizioni moderne: Il primo libro di madrigali a quattro voci (1571), a cura di S. Mariotti, Lucca 1999.

Fonti e Bibl.: Firenze, Biblioteca nazionale, Mss., cl. IX.67: G. Cinelli, La Toscana letteraria, ovvero Storia degli scrittori fiorentini, II, cc. 1272-73; M. Poccianti, Catalogus scriptorum Florentinorum omnis generis, Florentiae 1589, pp. 125 s.; A. Giani, Annalium Sacri Ordinis fratrum servorum B. Mariae Virginis, II, Florentiae 1622, c. 169v; E. Sanesi, Maestri d’organo in S. Maria del Fiore (1436-1600), in Note d’archivio per la storia musicale, XIV (1937), pp. 175 s.; F.A. D’Accone, The Florentine fra Mauros: a dynasty of musical friars, in Musica Disciplina, XXXIII (1979), pp. 77-137; G. Giacomelli - E. Settesoldi, Gli organi di S. Maria del Fiore di Firenze. Sette secoli di storia dal ’300 al ’900, Firenze 1993, p. 212; S. Mariotti, La vita e l’opera di fra M. M. madrigalista servita, con uno studio sulla cappella della Ss. Annunziata di Firenze nella seconda metà del ’500 e l’edizione critica del Primo libro di madrigali a quattro voci (1571), tesi di laurea, Università di Firenze, a.a. 1995-96; F. Piperno, «Sì alte, dolce e musical parole». Petrarca, il petrarchismo musicale e la committenza madrigalistica nel Cinquecento, in Petrarca in musica. Atti del Convegno internazionale di studi…, Arezzo… 2004, a cura di A. Chegai - C. Luzzi, Lucca 2005, pp. 333, 337 s.; C. Schmidl, Diz. universale dei musicisti, II, p. 67; R. Eitner, Biographisch-Bibliographisches Quellen-Lexikon der Musiker, VI, p. 395; Diz. encicl. universale della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, p. 733; The New Grove Dictionary of music and musicians, XVI, p. 149.