MEGARON

Enciclopedia dell' Arte Antica (1961)

MEGARON (μέγαρον)

F. Matz

Il termine m. risale ai poemi omerici: in senso ristretto indica l'ambiente principale della casa, sicché lo si potrebbe tradurre con la parola atrio, sala (δ 308, η 339, (ω 647); in senso più lato, tanto al singolare che al plurale, significa la casa signorile nel suo complesso. Sembra che dal suo significato originario e proprio sia derivato l'uso di indicare con l'espressione m. il gineceo (σ 198) e il talamo (λ 374). L'aspetto proprio del m. omerico può venir ricostruito con l'aiuto dei monumenti.

L'archeologia intende per m. una casa a sala rettangolare con vestibolo aperto, forma caratteristica dell'architettura della regione egea in età preistorica e storica. Quando lo Schliemann ebbe scavato a Troia, Micene e Tirinto case principesche di questo tipo, sorse il quesito come se ne dovesse spiegare l'affinità con l'interno dei templi classici a peristilio. Per questo tipo parve adatto il nome di m., perché da un lato i palazzi dell'Età del Bronzo evidentemente non erano dissimili alla casa omerica, dall'altro perché quest'espressione veniva usata dai Greci anche per designare i templi, come risulta da Erodoto.

Il più antico m. conosciuto venne scoperto nel 1954 sulla Otzaki Magula in Tessaglia, presso Larissa, da studiosi tedeschi. Giace nello strato neolitico della civiltà di Sesido ed è databile alla prima metà del III millennio. I lati lunghi erano esposti a S e vi era traccia di una porta con soglia in pietra e ante. Le pareti erano costruite in mattoni crudi che non posavano ancora sopra un basamento di pietra, come avviene nei mègara che si trovano nello strato subneolitico (2500-2300), negli insediamenti di Dimini e Sesklo (presso Volo), nella Tessaglia meridionale.

Più grandioso è il più antico m. dell'Asia Minore, tornato alla luce nei più profondi strati di Troia (circa 2500 a. C.), negli scavi americani eseguiti nel 1936. È rimasta la base in muratura, di pietra e malta (proporzioni interne 12,80 × 5,40 m). Sopra questo zoccolo si elevavano le pareti in mattoni crudi, forse intramezzati da travi. Il vestibolo e l'ingresso stavano ad oriente. Nell'interno sono stati identificati diversi focolari e sotto il pavimento sepolture di bambini in recipienti di terracotta. Non è stata accertata l'eventuale esistenza di sostegni lignei, identificati a Dimini.

Numerosi mègara erano stati trovati nella seconda delle rocche troiane (2400-2200 a. C.); il più ampio, già realmente monumentale (circa m 20 × 10) aveva nel centro un focolare a forma circolare; nonostante la sua ampiezza i sostegni mancano. Le osservazioni del Dörpfeld sull'esistenza di una copertura a tetto piatto, sono state messe in dubbio, ma non confutate. Tanto in questo quanto in altri casi non si è raggiunta sicurezza della esistenza di un' prolungamento posteriore delle pareti laterali e un ambiente aperto retrostante. Le fronti dei muri venivano rivestite di legno. La posizione di fronte alla grande porta del cortile concorda con quella di Dimini.

Nella prima Età del Bronzo non mancano, sia in Grecia che nell'Asia Minore case con ambienti a pianta rettangolare allungata e vestibolo chiuso, simili al m.; se ne trovano a Thermi, Poliocimi, Eutresis e Zygouries; non si sono sinora però scoperti più antichi esemplari di questo tipo. Quanto siano affini le due forme si vede a Poliochni, dove i due tipi stanno accanto l'uno all'altro. Nel Vicino Oriente la casa ad ambiente rettangolare allungato, senza vestibolo, con fronte talvolta aperta, talvolta chiusa, risale alla Preistoria. Evidentemente il tipo proviene da regioni montane settentrionali e da più parti penetra in quelle meridionali. L'esemplare più antico noto attualmente, si trova nella Russia meridionale ed è di epoca mesolitica. Oggi l'ipotesi più probabile fa derivare dall'Asia Anteriore tanto la casa dell'area egea ad ambiente rettangolare allungato quanto la ceramica policroma e gli idoli plastici. Pare d'altra parte che nell'Egeo il vestibolo (o anti-sala) sia sorto o con la costruzione di una parete trasversa all'interno o con il prolungamento oltre la facciata dei muri laterali. Le civiltà europee della pietra e del bronzo conoscono la casa a sala rettangolare allungata con vestibolo chiuso; sono rimaste anche vestigia di vestiboli (o anti-sala) aperti. Ma gli esemplari sono più recenti delle due forme egee. L'opinione già dominante che il m. fosse di origine europea non è quindi più sostenibile.

Durante l'intera media e tarda Età del Bronzo, sulla terraferma greca, il m. continua ad essere in uso insieme con la casa a sala rettangolare allungata e vestibolo chiuso. La sua più splendida espressione si ritrova nei palazzi tardo-micenei in Micene, Tirinto e Pylos. Vi assume motivi architettonici minoici, per esempio, la posizione dei pilastri sul retro del vestibolo e la decorazione. Vien completato da sostegni interni portanti il tetto, probabilmente soprelevato nel centro, dal trono sistemato sulla parete lunga, dal basso focolare centrale, rivestito da stucco colorato. Il ritrovamento di tegole a bordi ricurvi ha indotto a supporre, non senza obiezioni, che i tetti potessero essere a spiovente oltre che piatti. Nell'Asia Minore i mègara della tarda Età del Bronzo si sono sviluppati in modo autonomo, come quelli egei, pur ricollegandosi alle stesse origini.

L'architettura minoica ignora la casa a sala rettangolare allungata. Nell'ultimo periodo tardo-minoico soltanto (T-M. iii, circa 1400-1150 a. C.) compaiono a Creta case a sala rettangolare allungata con vestibolo chiuso. Infatti nel tardo stanziamento di Karphi predomina la semplice casa a sala rettangolare, che contrasta con il primitivo tipo di abitazione minoica in Gournià e Palaikastro. Come per altre tarde forme minoiche si tratta di influssi della terraferma.

Sin nella prirnitiva architettura greca il m. compare accanto agli affini tipi egei di casa a sala rettangolare allungata con o senza vestibolo chiuso. Le costruzioni sacrali ne danno per prime l'esempio, così il tempio di Tirinto, elevato sul m. miceneo e il più antico Heraion di Samo, entrambi databili nel sec. VIII; all'inizio del VII lo ritroviamo nei modelli fittili degli heràia argivi e di Perachora, forse anche nel tempio scavato vicino a Dreros, in Creta. Si tratta di un tipo ignoto all'Età del Bronzo, con vestibolo aperto sui tre lati; la copertura è sostenuta da sostegni isolati. È l'epoca in cui il m. assume carattere monumentale e in cui il peristilio ne diventa elemento essenziale. È lecito riconoscere in questa struttura la premessa della sala a peristilio. Continua a sussistere negli edifici destinati al culto anche il tipo di casa rettangolare a vestibolo chiuso, così nei templi di Prinias (Creta) del sec. VII, e, in epoca più tarda, nel santuario della Malophoros a Selinunte. Nell'interno del tempio C in Selinunte, in un piccolo edificio vicino e in alcuni sacrarî presso Agrigento permane l'uso cultuale di questo tipo. La pianta rettangolare senza vestibolo permane anch'essa, per esempio nel tempio presso Neandria (Lesbo), da datarsi verso la metà del VI sec. a. C.

Il più antico tempio a peristilio è il primo Heraion di Samo ed è ispirato al mègaron. Già in esemplari primitivi (Thermos, Heraion olimpico) l'opistodomo chiuso nella parete posteriore fa riscontro al vestibolo (pronao). Questa tripartizione diventa canonica. L'insieme è circondato da colonne (perìstasis). Lo sviluppo della trabeazione dorica nel proprio territorio è chiaramente determinato dalle ante e dai sostegni del vestibolo.

Senza conferma è rimasta la supposizione che la pianta rettangolare a fronte stretta del più antico tempio a peristilio rappresenti una rinascita del tipo e sia originaria dall'Europa centrale o settentrionale. Si manifesta invece in essa una particolare tendenza spaziale, propria alla Grecia arcaica, alla ricerca di una forma monumentale. Insoluto il problema se il m., quale nucleo del tempio a peristilio, rappresenti una sopravvivenza cultuale della antica casa signorile o se si tratti di una struttura, forse di una ripresa nuova, determinata da una scelta tra i tipi elementari esistenti.

Il m. omerico trova le sue peculiari premesse nelle dimore nobili dell'età geometrica. Queste ci sono note solo da testimonianze indirette, dagli edifici cultuali citati e da pitture vascolari del VI sec.; i più significativi in materia sono il cratere corinzio di Anfiarao e il cratere attico di Kleitias. Essi dimostrano la sopravvivenza, in forma modesta, della casa signorile micenea. Un esemplare relativamente tardo (prima metà del sec. V) è stato rinvenuto sulla rocca di Larissa in Eolide. Il m. ricompare nella struttura delle abitazioni private di Priene, ancora in uso in età ellenistica, anche se dopo il periodo classico non rappresenti più la forma dominante delle case signorili. Qui andava sostituendolo l'ampio òikos, originario anch'esso seppur da premesse mediterranee. Sembra invece che il m. abbia sopravvissuto più a lungo nell'Oriente greco.

L'uso del termine applicato ad altari e fosse per sacrifici nel culto delle divinità sotterranee non appartiene più al nostro campo di studî, bensì a quello della storia delle religioni.

Bibl.: K. Bittel, Kleinasiatische Studien, 1942, p. 137 ss.: W. B. Dinsmoor, The Architecture of Ancient Greece, Londra 1950; rec. H. Drerup, in Gnomon, 28, 1956, p. 502 ss.; H. L. Lorimer, Homer and the Monuments, Londra 1950,p. 130 ss.; p. 146 ss.; R. Naumann, Architektur Kleinasiens, Tubinga 1955; V. Müller, in Am. Journ. Arch., XLVII, 1944, p. 342 ss.; id., in Journ. Am. Or. Society, 1940, p. 168; D. M. Robinson, in Pauly-Wissowa, Suppl. 1940, c. 224 ss., s. v. Haus; E. B. Smith, in Am. Journ. Arch., XLVI, 1942, p. 102 ss.; J. W. Graham, in Archaeology, 13, 1960, p. 46 ss.

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