MEHRGARH

Enciclopedia dell' Arte Antica (1995)

MEHRGARH

S. Pracchia

Sito archeologico a Ν della piana di Kači, in Pakistan, localizzato in una zona di transizione tra il bacino dell'Indo e le alte terre del Belucistan iraniano e afghano.

Il sito è costituito da depositi di varie epoche che in superficie si estendono per un'area di c.a 250 ha. Tali depositi testimoniano una continuità abitativa che va dalla fine dell'VIII millennio (Neolitico Antico) alla metà del III millennio a.C. (Antico Bronzo). A S della zona denominata MR. 1 compaiono inoltre tracce di occupazione risalenti all'inizio del II millennio a.C. Le ricerche nell'area sono state condotte da una missione archeologica francese tra il 1974 e il 1985 in collaborazione con il Dipartimento di Archeologia del Pakistan. La lunga sequenza culturale è stata suddivisa in otto periodi, attestati in diverse aree del sito contrassegnate dalla sigla MR.

L'importanza di M. risiede nell'aver documentato lo sviluppo autonomo di una cultura neolitica al di fuori delle aree del Vicino Oriente considerate tradizionalmente come uniche zone di origine dell'agricoltura. La lunga sequenza ha consentito dì riconoscere inoltre uno sviluppo locale di molti tratti culturali che saranno caratteristici, nella seconda metà del III millennio, della civiltà dell'Indo.

La posizione alla confluenza di ecosistemi diversi quali quelli dei grandi fiumi, delle valli e dei bacini montani, favorì sin dall'VIII millennio la nascita di una comunità agricola che rappresenta un adattamento locale dei precedenti sistemi di sussistenza basati sulla caccia e sulla raccolta. Il processo di sedentarizzazione venne favorito dalla scarsa mobilità delle comunità di cacciatori e raccoglitori che sfruttavano un vasto spettro di risorse primarie grazie a limitati spostamenti stagionali tra la pianura e le adiacenti zone elevate.

La prima occupazione, risalente al Neolitico Antico (Periodo IA-B; Vili-inizio del VII millennio a.C.), è documentata nella parte Ν del sito da un deposito spesso fino a 7 m in parte eroso dal fiume Bolan (settore MR. 3). I resti faunistici documentano che inizîalmente, era la dieta di carne selvatica fornita per intero da specie cacciate come la gazzella, la pecora e il cervo. Una posizione primaria nella sussistenza è occupata dalla raccolta di specie vegetali tra le quali prevale l'orzo selvatico. In questa prima fase sono presenti in natura molte delle specie vegetali e animali che, costituiranno la base della dieta dal Neolitico all'Età del Bronzo. Sin dalla prima occupazione sono presenti quattro specie di orzo e tre di frumento insieme a bovini, pecore e montoni. Nel corso del Neolitico si assiste a una progressiva addomesticazione degli animali selvatici e a una crescente importanza della dieta vegetale basata su specie coltivate. Dal 6000 a.C. (Periodo IB) sono presenti ormai specie ben adattate alle tecniche irrigue che sfruttano le piene stagionali del fiume Bolan.

Con l'agricoltura compaiono e aumentano di frequenza nel tempo le prime strutture, realizzate in mattoni di argilla cruda di forma oblunga; alcune di queste, costituite da quattro a sei ambienti modulari contigui, sono destinate alla conservazione di cereali. In altri casi si tratta di abitazioni, come mostrano tracce di focolari e la presenza sui pavimenti di utensili d'uso domestico.

La mancanza di aperture verso l'esterno fa supporre che vi si accedesse dall'alto. Non esistono indicazioni sufficienti a stabilire quale fosse l'assetto planimetrico degli abitati. L'unica indicazione sull'organizzazione estenŚiva degli spazi ê l'alternanza ciclica di abitato e necropoli che si osserva su gran parte del deposito di I periodo.

I corpi sono deposti in posizione flessa con orientamento EO sin dalle sepolture più antiche. Le prime tombe sono costituite da semplici fosse (Periodo IA) nelle quali il corpo è accompagnato da oggetti di corredo. Principalmente si tratta di monili che testimoniano la lavorazione locale di conchiglie, osso e pietre dure quali il lapislazzuli e la turchese. Significativa è la presenza in alcune tombe di offerte costituite da capretti domestici di età variabile tra i tre e i sei mesi. Nel Periodo IB le tombe, sempre a fossa, hanno l'entrata protetta da un muretto in mattoni crudi. Gli scheletri, deposti in posizione fetale, sono impregnati di ocra - elemento che indica, forse, la presenza di un sudario. I corredi mostrano l'uso di recipienti di argilla cruda che contenevano in origine offerte alimentari. L'industria litica è costituita prevalentemente da utensili quali grandi lame, microliti geometrici e trapezi a piccola base concava utilizzati per la caccia e la raccolta di vegetali. Nel Periodo IB sono attestate grandi asce polite.

Per il successivo periodo (Neolitico Tardo; Periodo IIA-B; VI millennio a.C.), il settore MR. 4 ha rivelato, all'interno di strutture in mattoni crudi con pavimenti ricoperti d'ocra rossa, un'industria litica caratterizzata da lame, lamelle, bulini, perforatori e microliti. Al di sopra delle rare tombe senza corredo appartenenti a questo periodo sono presenti depositi di ceramiche di due tipi.

Il più antico è un recipiente la cui parte inferiore è modellata all'interno di un cesto. Alla seconda fase del periodo appartiene un tipo di ceramica realizzata tramite l'uso del tornio e decorata con semplici motivi geometrici. Si tratta in prevalenza di ciotole e giare globulari con decorazione bicroma a bande nere che testimoniano un'industria ceramica locale ormai ben sviluppata. Alcuni vasi hanno un'ingubbiatura rossa. Sono attestati, inoltre, bracciali in terracotta a sezione quadrata che presentano spesso tracce di decorazione. La ceramica ha precisi paralleli con il tipo definito «Qile Gul Mohammad» e rivela alle soglie del Calcolitico l'esistenza di una vasta zona di interazione culturale che comprende la piana di Kači, la valle di Quetta e la piana di Kandahar, nell'Afghanistan meridionale.

Le testimonianze relative al successivo periodo Calcolitico Antico (Periodo III; V-inizio del IV millennio) occupano un'area di c.a 100 ha in una zona del sito denominata MR. 2. Si distinguono due tipi di strutture in mattoni crudi: grandi unità divise in ambienti di piccole dimensioni utilizzate per l'immagazzinamento di cereali e abitazioni raggruppate in quartieri e disposte a raggiera. Come nel periodo precedente, le case si riconoscono per la presenza di focolari e di utensili negli ambienti.

La necropoli, al pari dell'abitato, mostra un uso intensivo dello spazio. Le tombe hanno una varîabilità minore di quelle del Neolitico Antico. Si mantiene l'orientamento E-O, scompaiono i muretti dalle fosse e l'uso dell'ocra rossa. Sono stati distinti tre tipi di deposizione: tombe senza corredo, tombe con ornamenti in steatite e tombe contenenti manufatti di vario genere quali ceramiche, bronzo e pietre semi-preziose. Sono attestati, nelle tombe del terzo tipo, anche sigilli in rame del tipo definito «a compartimento».

La produzione ceramica mostra elementi di continuità con il precedente Periodo IIB; la cospicua produzione locale è documentata da fornaci e da un deposito di scarti spesso fino a 6 m. Compaiono anche figurine di animali, bracciali e perle in terracotta ed ematite utilizzata come colorante. La ceramica, che presenta un impasto dal rosato all'arancio, è spesso ricoperta di un'ingubbiatura di color rosso con motivi decorativi geometrici e zoomorfi (capridi e uccelli) imparentati con gli stili di «Qile Gul Mohammad» e «Togau».

Scarti di manifattura rinvenuti in alcuni settori del sito indicano il progressivo sviluppo di un artigianato locale di pietre semi-preziose quali il lapislazzuli, la corniola, il turchese e il crisopazio. La manifattura locale è documentata inoltre da numerosi trapani in ftanite utilizzati probabilmente per la perforazione dei vaghi di collana. L'esistenza di contatti su lunghe distanze è documentata dalla lavorazione delle conchiglie marine. Sono molto diffuse nella necropoli di questo periodo perle cilindriche di steatite cotta che misurano 1-2 mm di diametro.

Il progressivo sviluppo dell'industria metallurgica porta alla diminuzione del numero di utensili in selce e in osso. L'industria litica, ancora piuttosto diffusa, è rappresentata principalmente da lame di falcetto e da nuovi tipi come grandi triangoli e lame a troncatura obliqua. Le perle in steatite e la forma dei lingotti in rame costituiscono uno dei significativi legami con manufatti analoghi che saranno tipici della Civiltà dell'Indo (v.).

Dal IV millennio, con l'Età del Bronzo (Periodi IV-VII), M. si sviluppa in concomitanza con la crescita delle prime comunità di villaggio nella piana dell'Indo. Si assiste tra la fine del IV e la metà del III millennio a una progressiva urbanizzazione sia del Belucistan che delle regioni circostanti (p.es. Šahr-e Sokhta in Sistan e Mundigak in Afghanistan) con la quale si arriverà, nel Periodo VIIC di M., alle soglie di quel processo di urbanizzazione matura cui si dà il nome di Civiltà dell'Indo. Aumenta progressivamente la superficie abitata del sito e la concentrazione per unità di superficie di granai, abitazioni e necropoli. Scompaiono le strutture a compartimenti e le tecniche irrigue basate sull'inondazione vengono sostituite dall'uso della canalizzazione. Cresce l'importanza del grano rispetto all'orzo e aumentano capre e pecore rispetto ai bovini.

Il Periodo IV (inizio-metà del IV millennio) segna l'inizio dell'occupazione della zona denominata MR. 1. Le strutture in mattoni crudi contengono macine, pestelli, ceramiche domestiche, industria litica e numerosi resti di fauna. È stato rinvenuto un vano di porta alto 1,10 m ed è stato possibile ricostruire il tipo di strutture lignee di copertura degli ambienti. Associata alle abitazioni e in connessione con le tracce di attività domestiche, è stata rinvenuta in uno degli ambienti una giara contenente ossa di neonato. La ceramica dipinta è distinta in tre diversi gruppi che hanno paralleli in Belucistan con gli stili di «Keči Beg» e «Togau Β». I tre gruppi presentano rispettivamente motivi geometrici in nero, bicromi e policromi in bianco, rosso e nero. I motivi zoomorfi sono strettamente imparentati con quelli del Periodo III, ma caratterizzati ora da ima forte geometrizzazione. Compaiono le prime figurine umane in argilla.

Il successivo Periodo V (metà-fine del IV millennio) è considerato di transizione sulla base delle decorazioni ceramiche che mostrano sovrapposizioni sia con il Periodo IV che con il VI. Caratteristiche sono le decorazioni policrome, limitate a ciotole e a piccoli recipienti, con motivi a zig-zag in nero su fondo chiaro e associati a riquadri neri, campiti in bianco. Verso la fine del periodo un controllo migliore dell'atmosfera di cottura si nota in ceramiche dall'impasto rosso ó grigio omogeneo. Molti dei precedenti motivi naturalistici evolvono in motivi geometrici. È il caso, p.es., degli ovali trasformati in pesci e motivi geometrici radianti che si trasformano in foglie o fiori.

Il Periodo VI (fine del IV-inizio del III millennio) rappresenta una fase di sviluppo dell'insediamento che ha paralleli in un vasto contesto geografico. Mundigak, in Afghanistan, raggiunge con il Periodo III il massimo sviluppo e nel Sistan iraniano inizîa l'occupazione di Šahr-e Sokhta che diverrà, dopo pochi secoli, un abitato di oltre 100 ha di estensione. I nuovi stili ceramici e altri indicatori mostrano che M. in questo periodo si colloca all'interno di un'ampia rete di scambi che si estende dall'Asia centrale alla valle dell'Indo. A M. questo periodo è documentato nella parte centrale del Main Mound («rilievo maggiore»). Le abitazioni rinvenute sono conservate solo a livello delle fondazioni a causa dell'erosione. Esse mostrano tuttavia una struttura articolata e la presenza di strade. Numerose giare e utensili domestici forniscono informazioni sull'uso degli ambienti. Tracce di combustione nei pressi delle abitazioni indicano l'uso di fornaci costituite da semplici strutture temporanee costruite attorno ai recipienti da cuocere. La quantità enorme di scarti ceramici associata ai forni e la forte standardizzazione di forme e motivi suggeriscono una tendenza a una produzione di massa non limitata a un uso locale. Compare in questo periodo la Quetta Ware. La ceramica più documentata è la ceramica rossa decorata con il motivo della foglia di pipai rappresentata in modo più naturalistico di quanto non fosse nel precedente Periodo V. Tornano i motivi animalistici che hanno precisi paralleli in un vasto territorio. Scompaiono progressivamente i motivi dipinti in nero e bianco su fondo rosso. La ceramica grigia cresce d'importanza e rappresenta una produzione di prestigio rispetto alla ceramica con impasto rosato. L'uso di metalli è poco documentato a causa del degrado prodotto dalla forte salinità del suolo.

Il Periodo VII (inizio-metà del III millennio) precede e parzialmente coincide con la prima presenza di siti dell'Indo nella piana di Kači documentata da quello di Nawšaro, localizzato 6 km a O di Mehrgarh. Testimonianze di questo periodo sono presenti a E del Main Mound, dove una piattaforma in mattoni crudi, esposta per oltre 300 m2, documenta l'uso di strutture a carattere monumentale. La piattaforma è associata a un muro con contrafforti, e in periodo tardo si ricopre di piccoli ambienti, di diverse dimensioni e forma, strettamente connessi. In questo periodo è documentata una produzione di massa delle ceramiche che si manifesta nella differenziata localizzazione e specializzazione areale della manifattura che, nel caso della vicina Lai Šāh, assume i caratteri di un centro specializzato extraurbano. La produzione di massa ê rappresentata soprattutto dai recipienti non decorati. Molto diffuso è il tipo «Wet Ware». La ceramica dipinta presenta ancora il motivo della foglia di pipai e motivi geometrici imparentati con la tradizione della Quetta Ware. Una produzione massiccia di ceramica grigia dipinta in nero presenta motivi geometrici e naturalistici molto elaborati. Frequenti sono i capridi in corsa su sfondo di foglie di pipai, pesci tra motivi vegetali e combinazioni di motivi geometrici finemente dipinti. La ceramica è del tipo denominato tradizionalmente «Faiz Mohammad». In questo periodo è attestata un'enorme produzione di statuine in terracotta maschili e femminili. Continua la tradizione dei sigilli a compartimento in terracotta. L'industria litica è molto meno presente che nei periodi precedenti ed è costituita principalmente da grandi lame ritoccate e microliti geometrici.

A S di MR. 1 sono state scoperte nel 1978 tombe e cenotafì appartenenti in origine a una necropoli distrutta quasi interamente dall'erosione della piana e databile diversi secoli dopo il Periodo VIIQ pertinenti quindi al Periodo Vili. È questa l'unica testimonianza nell'area di M. di una facies culturale, collocabile tra la fine del terzo e l'inizio del II millennio, attestata nella vicina Sibri e in alcune ricche tombe rinvenute nei pressi dell'odierna città di Quetta. I manufatti rinvenuti nei contesti databili tra la fine del III e l'inizio del II millennio a.C. corrispondono al contesto culturale di Kulli tardo e alle tombe della necropoli di Khurāb nel Belucistan iraniano. Esistono inoltre forti analogie con l'Uzbekistan meridionale, l'Afghanistan nord-occidentale, la Turkmenia meridionale (Namazga V), la Margiana (delta del Murgab), l'Iran orientale (Šāhdād) e l'Iran settentrionale (Hissar IIIC). Tra gli oggetti di corredo di quest'ultima è documentata una barra di pietra troncoconica lunga 1,20 m, una spilla con testa di uccello, piccoli recipienti per cosmetici e specchi circolari. La presenza di manufatti di pregio in un vastissimo territorio e in concomitanza con la decadenza delle città dell'Indo è stata interpretata come sviluppo di ricche dinastie locali a ridosso della massiccia urbanizzazione della pianura. È stata ipotizzata in proposito la corrispondenza tra l'introduzione di nuove specie animali e vegetali e l'autonomia di zone che nella seconda metà del III millennio, avevano mantenuto un ruolo marginale e allo stesso tempo vitale per lo sviluppo del grande tessuto degli insediamenti della Civiltà dell'Indo.

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