Memoria

Dizionario di Medicina (2010)

memoria

Nadia Canu

Capacità del cervello di ritenere, richiamare e riconoscere informazioni acquisite.

Localizzazione della memoria

Tutte le regioni del sistema nervoso (SN) registrano una qualche forma di m. anche se in genere siamo più inclini ad attribuire alla parola m. la capacità psichica di ritenere l’insieme delle esperienze personali che un individuo acquisisce nel corso della propria vita. Un engramma (o traccia mnestica) riguardante informazioni relative a una sola modalità sensoriale è localizzabile nella regione della corteccia che elabora quella informazione: per es., le immagini visive vengono conservate nella corteccia visiva e i suoni in quella uditiva. Se invece l’engramma raccoglie più informazioni (tattili, visive, gustative, emozionali, ecc.) la sua rappresentazione interna è costituita da tutte le cellule nervose, situate anche in regioni diverse della corteccia, unite tra loro da connessioni reciproche e attivate dallo stimolo. L’ippocampo, che fa parte del sistema limbico, è una struttura importante per l’apprendimento e la memoria. Soggetti con lesioni di questa struttura, pur mantenendo i ricordi più antichi, hanno difficoltà a formarne di nuovi. Sottoposti a un elenco di parole da ripetere, questi soggetti le ricordano solo fino a che la loro attenzione rimane focalizzata sulla prova, ma se vengono distratti, la m. delle parole svanisce.

Elaborazione e tipi di memoria

Quando uno stimolo raggiunge l’SN viene posto nella m. a breve termine (MBT), un deposito che può contenere per qualche ora o qualche giorno un numero limitato di informazioni. Se lo stimolo si ripete, l’informazione viene elaborata e custodita, anche per tutta la vita, nella m. a lungo termine (MLT). La m. di lavoro è una forma speciale di MBT elaborata nei lobi frontali. Queste strutture conservano le informazioni strettamente necessarie per il tempo indispensabile all’esecuzione di un compito. La MBT coopera con la MLT: le informazioni recenti si integrano, secondo processi logici, con quelle accumulate per progettare azioni o risolvere problemi. La MBT può trasformarsi in MLT attraverso un processo di consolidamento. Questo processo è molto critico: nuove esperienze (traumi, elettroshock), soprattutto se conflittuali con la prima, cancellano la registrazione della prima esperienza. Il consolidamento implica modificazioni plastiche delle sinapsi dei circuiti nervosi coinvolti nell’apprendimento. In alcuni casi si formano nuove sinapsi, in altri cambia l’efficacia della trasmissione sinaptica attraverso i processi di potenziamento o depressione a lungo termine (➔ plasticità).

Memoria a lungo termine

La MLT è un deposito che può contenere enormi quantità di informazioni raggruppabili in due classi di m., consolidate e registrate in circuiti nervosi differenti. La m. non dichiarativa, implicita o riflessiva, comprende un gruppo eterogeneo di forme di m. che non richiedono processi coscienti per l’organizzazione e il richiamo. Coinvolge l’amigdala, il cervelletto e i nuclei della base. Consiste nell’acquisizione lenta e ripetitiva di comportamenti che poi verranno eseguiti in maniera automatica. Rientrano in questo tipo di m. le abilità motorie, le procedure e le regole. La m. dichiarativa o esplicita riguarda forme di apprendimento e di richiamo che richiedono l’uso dei processi cognitivi più alti, come il pensiero, la deduzione, il confronto, la valutazione e la coscienza. I circuiti nervosi coinvolti in questo tipo di m. sono localizzati prevalentemente nel lobo temporale. La m. dichiarativa si occupa dei significati (m. semantica) o dei fatti (m. episodica). L’informazione può essere trasferita dalla m. dichiarativa alla m. implicita: quando lo sciatore impara a sciare presta attenzione nel muovere con precisione e coordinazione i muscoli, usa cioè la m. dichiarativa per analizzare le differenti posizioni del corpo; con la ripetizione dell’atto, le informazioni vengono trasferite nella m. implicita, diventano cioè un riflesso che permette di eseguire automaticamente il movimento. La perdita di vecchi ricordi e l’incapacità di formare nuovi ricordi possono essere causate, da traumi, ictus o da malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer, nel quale la perdita ingravescente della m. dichiarativa impedisce di riconoscere perfino i propri familiari, o il morbo di Parkinson, nel quale la degenerazione delle reti nervose in cui sono registrati gli schemi motori rende difficile l’esecuzione fina e precisa dei movimenti.

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