MENELIK

Enciclopedia Italiana (1934)

MENELIK (in etiopico Menilek)

Enrico Cerulli

Sovrano dell'Etiopia. Assunse il nome di Menelik II (dāgmāwi Menilek), considerando come primo sovrano etiopico di quel nome il leggendario Menilek (detto in arabo Ibn al-ḥakīm) figlio di Salomone e della regina di Saba e fondatore della dinastia salomonide di Etiopia secondo il Kebra Nagast.

M. nacque il 18 agosto 1844 da Ḥāyla Malakot, negus dello Scioa, e da una donna addetta alla corte scioana di nome Eǵǵĭgayyahu. Nel 1855 l'imperatore Teodoro II invase lo Scioa e, essendo morto durante l'invasione il negus Ḥāyla Malakot, impose ai capi scioani di consegnargli M., erede del trono scioano. M. fu così condotto sull'ambā di Magdala, dove rimase custodito per dieci anni. Fuggito nel 1865, tornò nello Scioa dove il rappresentante di Teodoro II, ato Bazzābeh, non fu in grado di opporgli resistenza. Tre anni dopo, la guerra anglo-etiopica e la morte di Teodoro liberavano M. dal timore di una vendetta.

M. riuscì così, non senza difficoltà, a consolidare il suo regno nello Scioa e, dopo l'ascesa al trono etiopico di Giovanni IV, non mancò di affermare non solo la sua indipendenza da Giovanni ma addirittura le sue pretese al trono imperiale. Ma una spedizione militare condotta da Giovanni contro lo Scioa obbligò M. nel 1878 a riconoscere la sua qualità di vassallo imperiale. M. preparava intanto la sua rivincita con un'accorta opera politica in due diversi campi: in Etiopia, mettendosi a capo di un vasto movimento di espansione politico-militare verso i paesi Galla e Sidama dell'ovest e del sud etiopico; e, fuori di Etiopia, entrando in relazioni con gli stati europei e specialmente con l'Italia.

Sconfitto ad Embābo nel 1882 il negus del Goggiam che voleva a sua volta conquistare i paesi del sud, M. con l'ausilio dei suoi maggiori capi ottenne successivamente, alcune volte con fortunate imprese militari, altre volte con negoziati politici, la sottomissione di tutti i paesi Galla sino al Nilo Azzurro e ai primi affluenti del Nilo Bianco. Una violenta e sanguinosa spedizione condotta nel 1893 dallo stesso M. gli diede il paese degli Uolamo e il bacino del Lago Regina Margherita.

Questa attività conquistatrice del re scioano era stata anche essenzialmente facilitata dai rifornimenti di armi e munizioni che egli riusciva intanto a procurarsi dagli stati europei. Entrato in relazioni, prima per mezzo di monsignor Massaia (v.) e poi direttamente (con la costituzione della stazione di Leṭ Māfyā e l'accreditamento del conte Antonelli) con l'Italia, M. concluse diversi successivi accordi che furono soprattutto fondati sulla comune opportunità di evitare il rafforzamento dì Giovanni IV. Morto costui a Matamma, M. stipulò col conte Antonelli il trattato di Uccialli del 2 maggio 1889 col quale parve accettasse il protettorato italiano. Ma, iniziatasi la lunga serie di contestazioni sull'articolo 17 di quel trattato, M. intensificò i suoi rifornimenti di armi giovandosi di emissarî di altri stati europei interessati a ostacolare l'espansione italiana. Si giunse così alla guerra italo-abissina (v.) del 1894-1896 nella quale M. fu atrocemente crudele verso i prigionieri eritrei, facendo loro amputare una mano e un piede, a istigazione - sembra - dei capi tigrini. Appena finita la guerra con l'Italia, M. condusse a termine la conquista del regno del Caffa, che resistette all'invasione abissina ma fu alla fine costretto a cedere nel 1897. Nello stesso anno i Galla Borana all'estremo sud dell'Etiopia erano sottomessi; mentre l'impresa del ras Tasammā che, con l'ausilio di ufficiali francesi, tentava di avanzarsi oltre l'orlo dell'altipiano etiopico nella valle del Nilo Bianco, fu fermata dopo l'incidente franco-inglese di Fascioda anche perché, del resto,.M. si era prestato al giuoco solo con moltissime cautele e riserve.

Consolidato il suo impero e ottenuto con i varî trattati di confini il riconoscimento degli stati europei, M. negli ultimi suoi anni cercò, con estrema prudenza, d'introdurre nel suo paese qualche elemento della civiltà occidentale. Il più audace passo in questo senso fu compiuto da M. con la concessione della ferrovia che da Gibuti doveva poi (ma solo quattro anni dopo la morte di M.) raggiungere Addis Abeba. La selvaggia incursione del deggiac Asaffā, figlio del ras Lul Saggad, nella Somalia Italiana, che causò l'eroica fine dei capitani Simone Bongiovanni ed Ettore Molinari nel combattimento di Baqalläy il 15 dicembre 1907, costrinse M. a dare soddisfazioni all'Italia e a stipulare le due convenzioni per i confini della Somalia e della Dancalia, firmate il 16 maggio 1908. Fu questo l'ultimo dei numerosi atti internazionali cui M. appose il suo sigillo. Il 25 maggio 1909 egli proclamava erede del trono il lĭǵǵ Iyāsu, figlio di Shawā Raggā (figlia di M. e moglie del negus Mikā'el) perché le sue condizioni di salute si andavano aggravando al punto da non consentirgli più alcuna attività negli affari di stato. Morì in Addis Abeba il 22 dicembre 1913.

Bibl.: Libro Verde Etiopia, presentato al parlamento italiano il 17 dicembre 1889; C. Rossetti, Storia diplomatica dell'Etiopia, Torino 1910; Afawarq Gabra Iyasus, Dāgmawi Menilek, Roma 1909.

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