MESSICO

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)

MESSICO (XXII, p. 958; App. I, p. 836)

Francesco BONASERA
Mario DI LORENZO
Alberto PINCHERLE
Corrado MALTESE

Popolazione (p. 968). - I dati del censimento del 1940 fanno assommare la popolazione a 19.653.552 ab. (10 per kmq.).

Va segnalato tuttavia che secondo valutazioni del gennaio 1946 la popolazione sarebbe stata allora di 22.752.000 ab.

Condizioni economiche (p. 970). - La produzione del frumento è stata nel 1945 di 3.715.000 q. (su 500.600 ha.), la produzione di mais nella stessa annata agraria di 21.078.000 q. (su 3.233.000 ha.). La canna da zucchero ha progredito nell'area coltivata (più di 100.000 ha. negli ultimi anni), del pari che nella produzione (3.729.000 q. nel 1945). Il cotone con un'area coltivata di 362.000 ha. ha dato 992.000 q. nel 1945, l'agave sisalana (hénequen) su 138.000 ha., 1.298.000 q., e il tabacco (20.000 ha.) 185.000 q. nello stesso anno.

Una stima del bestiame al 1940 ha dato: equini 2.511.000, muli 932.000, asini 2.341.000, bovini 11.621.000, ovini 4.401.000, caprini 6.850.000, suini 5.067.000.

Tra i minerali tiene sempre il primo posto l'argento, di cui il Messico continua ad essere il massimo produttore mondiale (1.900.000 kg. nel 1945, pari al 30% del totale mondiale). La produzione degli altri metalli si è mantenuta sempre alta, sviluppandosi particolarmente quella dell'antimonio. Ancora scarsa è la produzione del carbone (882.800 t. nel 1946) e scarsamente utilizzate le risorse idroelettriche (1946: 900 centrali e 2700 milioni di kWh). La produzione del petrolio è stata potenziata negli ultimi anni (7.044.000 t. nel 1946).

L'industria segnala considerevoli sviluppi in seguito alla domanda di rifornimenti da parte di stati europei ed anche degli S. U. durante il recente conflitto (28.513 impianti censiti nel 1945 in confronto di 13.510 censiti nel 1940; 512.400 operai nel 1945 in confronto di 390.000 nel 1940). La siderurgia di Monterrey si è sviluppata sino a raggiungere una produzione di 250.800 t. di acciaio nel 1946. Di notevole importanza è ormai l'industria tessile; nel 1940 quella cotoniera disponeva di 830.000 fusi e 32.000 telai, impiegando 44.000 operai; la laniera di 60.000 fusi con 5600 operai.

Gli stabilimenti di nuova creazione, sorti durante l'ultima guerra, riguardano per lo più il settore chimico-farmaceutico (impianto per fertilizzanti a S. Luis Potosí), della gomma e del sapone.

Commercio (p. 976). - Il commercio è rappresentato per gli ultimi anni dalle seguenti cifre (in milioni di pesos oro):

Come si vede il commercio estero del Messico è stato in disavanzo, a partire del 1944.

Finanze (XXII, p. 978; App. I, p. 837). - Si riportano qui di seguito le cifre dei bilanci:

Al 31 dicembre 1947 il debito pubblico interno ammontava a 1679 milioni, di cui 1483 di consolidato, quello estero ammontava a 312. Negli ultimi anni di guerra il forte saldo attivo della bilancia dei pagamenti, oltre a consentire al paese di riscattare parte degli investimenti esteri nelle industrie nazionali, ha notevolmente accresciuto le riserve auree del Banco del Messico, passate tra il dicembre 1939 e il dicembre 1945 da 161 a 1418 milioni di pesos. Le forti eccedenze di importazioni verificatesi a partire dal 1946 hanno per inciso sensibilmente su dette riserve, facendole discendere nel giugno 1948 a 342 milioni di pesos e rendendo necessaria l'applicazione di un rigido sistema di licenze d'importazione e l'aumento delle tariffe doganali.

Nel novembre 1941 il peso venne ancorato al dollaro, sulla base di 4,855 pesos per dollaro. A mantenere invariato questo rapporto di cambio contribuì un accordo con gli Stati Uniti, in base al quale il Fondo di stabilizzazione degli Stati Uniti venne autorizzato ad acquistare pesos messicani per un controvalore di 50 milioni di dollari. In corrispondenza con il cambio suddetto è stata comunicata al Fondo monetario internazionale (al quale il Messico partecipa con una quota di 90 milioni di dollari) la parità aurea del peso di gr. 0,183042 di fino. Recentemente hanno avuto inizio trattative con il Fondo per la modifica della suddetta parità; di conseguenza il Banco del Messico ha sospeso nel luglio 1948 le negoziazioni al cambio ufficiale ed è stato autorizzato a far uso del cambio libero (ottobre 1948 = 6,90 pesos circa per dollaro).

Nel 1941 il Banco del Messico è stato dotato di una nuova legge organica, che ha accentuato il suo carattere pubblico con ampi poteri di intervento nel campo monetario e del credito. Al 30 aprile 1948 la circolazione ascendeva a 1738 milioni (dicembre 1939 = 602 milioni) e i depositi bancarî a vista a 1773 milioni.

Storia (XXII, p. 992; App. I, p. 836).

Il presidente Cárdenas continuò la politica di riforme secondo il piano sessennale del 1934. Fino al settembre 1940 più di 18 milioni di ha. espropriati erano stati distribuiti tra più di 10.600 comunità indigene (ejidos), raggruppanti oltre 1 milione di coltivatori; si nazionalizzarono le ferrovie (giugno 1937). Per proteggere il lavoratore indigeno si restrinse l'immigrazione, pur continuando ad accogliere rifugiati politici (tra cui L. Trotzkij), specie spagnoli (come il gen. Miaja); ma l'obbligo fatto agli apolidi di sposare donne indie arrestò l'immigrazione di Ebrei dall'Europa Centrale; né mancò qualche manifestazione antisemita. Nella controversia con i governi britannico, olandese e degli Stati Uniti per l'espropriazione delle compagnie petrolifere (i cui ricorsi vennero respinti dalla Corte suprema nel 1939), apparendo essa come una rivendicazione di sovranità nazionale (nel 1937 fu ratificato l'accordo con gli Stati Uniti per l'abrogazione dell'art. 8 del trattato Gadsden del 1853; nel novembre 1939 si concluse l'accordo per gl'indennizzi ai proprietarî nordamericani di terre espropriate) il governo ebbe l'appoggio anche dei cattolici, specie dopo la riapertura (giugno 1938) delle chiese nello stato di Tabasco. Ma la nuova amministrazione nazionale dei petrolî trovò chiusi i mercati esteri e dovette cercarne di nuovi nella Svezia, nel Giappone, nella Germania e nell'Italia, che acquistò il carburante con la costruzione di 3 navi-cisterna. Scemarono tuttavia le vendite; e ciò, insieme con la perdita delle imposte sulle compagnie petrolifere, e il diminuito prezzo dell'argento (gli S. U. sospesero gli acquisti durante la tensione precedente l'accordo nel 1939), con conseguente svalutazione del peso e controllo dei cambî (marzo 1938-gennaio 1939 e dal 28 giugno 1939), generò disagio finanziario e quindi malcontento, con scioperi e agitazioni di lavoratori, nel 1938. Se la rivoluzione di S. Cedillo in San Luis Potosí, nell'agosto 1937, terminò con la morte di costui in combattimento (gennaio 1939), si rafforzò il Partito sinarquista (il nome vuol suonare antitesi ad "anarchia") dalla confusa ideologia mista di concetti cattolici, conservatori e totalitarî, cui si opponevano i sindacati operai capeggiati dal filocomunista V. Lombardo Toledano, anch'essi con organizzazione paramilitare. Per di più, la vendita del petrolio ai paesi totalitarî e le stabilite relazioni diplomatiche col govermo di Franco contrastavano con le accoglienze fatte ai repubblicani spagnoli, con le proteste del governo contro l'Anschluss dell'Austria e l'annessione della Cecoslovacchia alla Germania; e, dichiaratosi il Messico neutrale nella guerra europea il 12 novembre 1939, il non-riconoscimento della spartizione della Polonia e la protesta contro l'aggressione dell'URSS alla Finlandia, crearono a loro volta un dissenso tra il Cárdenas e i comunisti.

Non approvato ancora l'emendamento costituzionale da un sufficiente numero di stati, le donne non votarono nel luglio 1940; il candidato J. A. Almazán, che contestava la validità delle elezioni, desistette, e la presidenza toccò all'ex-ministro della Guerra M. Ávila Camacho. Questi si adoperò per la pacificazione con un'amnistia e permettendo poi il ritorno di esuli come T. Garrido Canabal e P. E. Calles; sottopose a stretta vigilanza la propaganda spagnola e tedesca, escluse dal governo i comunisti (oggetto di vivaci critiche dopo l'aggressione al Trotzkij e la sua morte), riconciliò del tutto al governo i cattolici, che lo appoggiarono; modificò l'applicazione della riforma agraria col favorire, anziché gli ejidos, la formazione della piccola proprietà (nel 1941, circa 840.000 ha. distribuiti tra circa 36.300 coltivatori, in poderi inalienabili e riversibili allo stato se non coltivati entro 2 anni); cercò di disciplinare il movimento operaio e di frenare l'immigrazione di perseguitati politici (si sforzò di accogliere repubblicani spagnoli dalla Francia, dopo il crollo di questa, ma respinse circa 100.000 Ebrei tedeschi), sia per tranquillizzare i lavovoratori indigeni, sia, col frenare le turbolenze (e perciò tenne a segno i sinarchisti e modificò il loro progetto di colonizzazione della Bassa California), per attirare capitale straniero, o emigrato all'estero. Rientrarono in patria infatti circa 200 milioni di pesos, più che controbilanciando il ritiro di capitali francesi e spagnoli. Ma la situazione economica era grave: male andavano le ferrovie, amministrate, dal dicembre 1940, da un consiglio di 4 rappresentanti del governo e 3 dei lavoratori; male le miniere, sospesi dalla Gran Bretagna gli acquisti di piombo e zinco, che si accumularono in grosse quantità; male i petrolî, per la perdita dei mercati tedesco e italiano, non compensata da maggiori acquisti giapponesi. Bisognò riorganizzare le aziende, e rivolgersi agli Stati Uniti: patti economici (prestiti per un fondo di stabilizzazione dei cambî e per costruzioni stradali, acquisti di argento, nuove trattative per fissare l'indennità agli espropriati), non senza carattere militare (divieto di esportazione di materiali bellici, acquisto da parte degli S. U. delle eccedenze esportabili) si aggiunsero a quelli politico-militari (patto di assistenza reciproca, del marzo 1941, e concessione dell'uso di aeropprti agli aerei da o per Panamá). Oltre che nella solidarietà interamericana, la politica antitotalitaria del Messico si esplicava con il richiamo dell'ambasciatore a Berlino; con la requisizione di navi tedesche e italiane (le cisterne costruite a Genova furono requisite dall'Italia); con la condanna dell'aggressione tedesca all'URSS; con la chiusura di consolati tedeschi dopo le proteste di Berlino per l'applicazione della "lista nera"; con il mancato rinnovo delle concessioni di pesca nel Pacifico ai Giapponesi; con dichiarazioni di simpatia per la Gran Bretagna del ministro degli Esteri E. Padilla, che portarono alla ripresa delle relazioni diplomatiche annunciata da A. Eden nell'ottobre 1941, senza però cedere sulla questione delle espropriazioni; con nuove misure di vigilanza sui simpatizzanti per la Falange spagnola, e anche con l'inchiesta che portò alle dimissioni del col. Ochoa, comandante delle truppe che spararono, uccidendone 8, sugli operai dimostranti il 23 settembre.

Così, dopo l'attacco a Pearl Harbor, il Messico ruppe le relazioni con il Giappone, il 9 dicembre 1941; il 12, con la Germania e l'Italia; il 13, con la Bulgaria e l'Ungheria; e nella conferenza di Rio de Janeiro esercitò grande influenza. Poi, l'affondamento della nave-cisterna Potrero de Llano e di un'altra, il 20 maggio 1942, due giorni innanzi lo scadere dell'ultimatum a Germania, Italia e Giappone, portò alla dichiarazione di guerra (dal 1° giugno), cui seguirono l'adesione alle Dichiarazioni dell'Atlantico e delle Nazioni Unite e misure contro i sudditi nemici. Si fece attorno al governo la concordia nazionale: L. Cárdenas ebbe il comando delle forze sul Pacifico, A. L. Rodriguez di quelle operanti sul golfo del Messico; sei ex-presidenti attorniarono il Cárdenas il 16 settembre, festa nazionale; per la propaganda tra gli operai, V. Lombardo Toledano si valse della sua "Confederación de Trabajadores de la América Latina", che acquistò a sua volta maggiore consistenza; gli stessi sinarchisti raccomandarono che si aumentasse la produzione agricola, mentre si autorizzava l'insegnamento religioso nelle scuole private e si revocarono confische di beni ecclesiastici. Scarsi i preparativi militari: 304 divisioni erano quasi pronte nel luglio 1944, una squadriglia di aviatori, con apparecchi Thunderbolt americani, combatté nelle Filippine. Ma si aiutarono gli S. U. coltivando piante gommifere a rapido sviluppo (guayule) e con l'inviar loro braccianti agricoli (115.000 nel giugno 1944, quando l'emigrazione venne sospesa), oggetto sulle prime (poi il Messico protestò) di discriminazioni. A loro volta gli S. U. fornirono macchine agricole, aumentarono gli acquisti; a quelli stipulati direttamente con due compagnie del petrolio, s'aggiunse un accordo per le altre, scontente però di un indennizzo relativamente piccolo e decurtato da imposte. Ma gli S. U. concedettero altresì crediti, aiuti tecnici e di materiali per un vasto programma di opere pubbliche (tra cui lo strada panamericana) e sanitarie e lo sviluppo di varie industrie: specie estrattive, siderurgica, chimiche (tra cui cemento, rayon e cellulosa, vetro), edilizia e cinematografica e per la riorganizzazione delle ferrovie. Per queste, riacquistate per 1/5 del valore nominale quelle collocate all'estero, si emisero obbligazioni, allo scopo anche di frenare l'inflazione. La quale, accumulate grandi riserve di dollari grazie alla bilancia commerciale favorevole e alle ristrette importazioni, si manifestava con aumento dei prezzi e, per la deficienza di generi alimentari, un "mercato nero": con le solite conseguenze di rapidi arricchimenti, spese voluttuarie, specie in Messico città, divenuta una delle più care del mondo. Ne derivò, dalla fine del 1943, anche una ripresa di agitazioni operaie e di scioperi. Il presidente li fronteggiò con grande energia e, nelle ferrovie, restrinse i poteri dei rappresentanti operai nel consiglio; ma applicò insieme un vasto sistema di assicurazioni sociali (infortunî, maternità, invalidità e vecchiaia, malattie, con assistenza anche alle famiglie) gestite da un istituto statale di assicurazioni sociali, non senza proteste dei sindacati che avevano già organizzazioni di previdenza, e di lavoratori obbligati al contributo.

Le elezioni parlamentari del luglio 1943 diedero tuttavia 144 seggi su 147 al Partido revolucionario mexicano, al governo, con totale sconfitta della destra e dei comunisti, mentre il sinarchismo tentava d'infiltrarsi nell'università, onde, per la nomina d'un insegnante, proteste e dimissioni. E, dopo l'assassinio del governatore di Sinaloa (21 febbraio 1944), un attentato il 10 aprile contro l'Ávila; e una congiura militare, scoperta nel luglio. Ma, dopo i terremoti nel Messico centrale del 1941, una ripresa di attività sismica nel 1943 (v. paricutin, in questa App.) fu seguita da uragani e inondazioni, tra il 1943 e il 1944; e il 1945 fu anno di cattivi raccolti. Dalla metà dell'anno 1944, le importazioni cominciarono a superare le esportazioni; la situazione economico-finanziaria impressionò il presidente, che nel settembre avvertì il Congresso che la circolazione era aumentata, in 12 mesi, di 761 milioni di pesos. D'altro canto s'intraprese un'energica campagna contro l'analfabetismo e si fecero grandi progetti di elettrificazione e irrigazione: ma il Congresso degli S. U., stante l'opposizione della California, discusse a lungo il trattato del 1945 per l'utilizzazione dei fiumi Rio Grande, Tia Juana e Colorado. Si preparavano intanto le elezioni presidenziali: candidati, il ministro degli Esteri E. Padilla (dimessosi nel luglio e sostituito da F. Castillo Nájera), considerato dal Lombardo Toledano e dai sindacati troppo conservatore, ligio agli S. U. e avverso all'URSS, e l'ex-ministro degli Interni, Miguel Alemán. Intanto il Messico riconobbe il governo repubblicano spagnolo in esilio di J. Giral, nazionalizzò i giacimenti di uranio e minerali radioattivi, rilasciò gli internati tedeschi e si preparò ad assorbirli, appena liberati, e parimenti i rifugiati polacchi.

Il presidente dovette intervenire al principio del 1946 per fare rispettare la legge nella città di León (Guanajuato), dove si voleva insediare il candidato ufficiale in luogo dell'eletto C. Obregón. Il Partido revolucionario mexicano si sciolse, sostituito da un Partido revolucionario institucional, che smise la pratica di far pagare i contributi ai dipendenti statali mediante ritenute. Le elezioni, però, si svolsero tranquille il 7 luglio e l'Alemán assunse quindi la presidenza il 1° dicembre.

Intanto, concluso un accordo commerciale col Canada (febbraio 1946), si erano condotte trattative con i Paesi Bassi e la Gran Bretagna per la questione delle compagnie di petrolio, ma solo il 1° ottobre 1947 si annunciò l'accordo concluso con la Mexican Eagle Co., di proprietà britannica. La visita del presidente degli S. U., H. S. Truman, nel marzo 1947, venne restituita dall'Alemán alla fine di aprile, concludendo un accordo per la stabilizzazione del peso, che però, consumato in gran parte il prestito e ridotte le riserve in dollari a 114 milioni (da 350 alla fine della guerra e circa 200 alla metà del 1947), si dovette svalutare tra il luglio e l'agosto 1948. Nella politica estera, si è notato un atteggiamento di reazione popolare contro gli S. U., specie per opera del Lombardo Toledano, che nell'Ufficio internazionale del lavoro e altrove combatté fieramente l'American Federation of Labor, la quale d'altronde oppose organizzazioni sue alla Confederación de Trabajadores de la América Latina; reazione che si è manifestata altresì con la opposizione ai missionarî protestanti degli S. U., tanto che l'arcivescovo Martínez intervenne a sconsigliare la violenza. Tuttavia, nelle Nazioni Unite, e nelle riunioni interamericane, il Messico non ha assunto un atteggiamento contrario agli S. U. I problemi più gravi sono però d'ordine interno, specialmente economici: il Messico si avvia sempre più a diventare uno dei principali paesi del continente americano, a esercitare grande influsso sui paesi tutti dell'America Latina; s'industrializza rapidamente; vuole elevare, spiritualmente e materialmente, il tenore di vita della popolazione. Le difficoltà sono gravi: tra esse sono l'ignoranza, che si combatte con la campagna contro l'analfabetismo, e con sforzi per elevare il livello dell'insegnamento; la necessità di migliorare l'attrezzatura nazionale, anche con grandi opere pubbliche, e la tecnica; e il cresciuto costo della vita, cui si aggiunge la grave crisi degli alloggi.

Arti figurative (XXII, p. 1000).

Dopo il trionfo della rivoluzione, accanto a Diego Rivera e Clemente Orozco operò David Alfaro Siqueiros (nato nel 1898) dirigendo il periodico El machete e dipingendo a fresco e a encausto sulle pareti degli edifici pubblici (es. il famoso Seppellimento di un operaio, incompiuto, della Escuela Preparatoria di Messico, 1922). Più tardi il Siqueiros adottò per la pittura murale il procedimento al duco (cioè con l'aerografo), dichiarando antiquati i metodi usati fino allora e polemizzando col Rivera (1934).

A parte un definitivo giudizio artistico sulla pittura del Siqueiros, la personalità di questo instancabile e combattivo rivoluzionario completa degnamente la triade dei grandi pittori "sociali" messicani, benché tra essi si possa oggi riconoscere in Orozco (o almeno nel suo primo periodo) la figura più poetica e oscuramente drammatica e potente del gruppo (es. gli Zapatistas del Museum of Modern Art di New York, per citar solo uno tra i dipinti più noti).

Da alcuni anni (c. 1934), terminate le decorazioni al mercato Abelardo Rodríguez e nelle scuole suburbane di Messico, il periodo delle grandi pitture murali è però cessato e ha cominciato a prendere il sopravvento una pittura da cavalletto a carattere più intimista e, in taluni casi, addirittura europeizzante, come ad es. nell'astrattista Carlos Mérida (nato nel 1893); benché nella stragrande maggioranza gli artisti adottino sempre un realismo descrittivo, stilizzato secondo formule arieggianti l'arte precolombiana e le sue propaggini popolaresche, presenti soprattutto in un oscuro culto del macabro, che va dai cranî di zucchero che si vendono nelle feste, alle calaveras che adornano i periodici e le xilografie popolari. Tra questi artisti vanno citati Francisco Goitia (nato nel 1884), Manuel Rodríguez Lozano (nato nel 1896), Roberto Montenegro (nato nel 1885) e, tra gli scultori, Mardonio Magaña (nato nel 1863) e Luís Ortíz Monasterio (nato nel 1906). Tra i più giovani vanno ricordati la Frida-Kahlo (nata nel 1910), moglie di Rivera, con tendenze surrealiste, Jesús Guerrero Galván (nato nel 1910), Miguel Covarrubias (nato nel ig04), José Chávez Morado (nato nel 1909), e, tra gli incisori, Isidoro Ocampo (nato nel 1910), Francisco Dosamantes (nato nel 1911) e Jesús Escobedo (nato nel 1917). Tra tutti, però, colui che meglio ha saputo rendere il senso misterioso e barbarico di una razza antichissima con mezzi formali che hanno ben poco da invidiare alla libertà pittorica di un Picasso è Rufino Tamayo (nato nel 1899: ad es. Animali, 1941; Il flautista, 1944).

Bibl.: J. Fernandez, El arte moderno en Messico, Messico 1937; L.E. Schmeckebier, Modern Mexican Art, Minneapolis 1939; M. Covarrubias, 20 siglos de arte mexicano, Messico 1940; L. Kirstein, The Latin-American Collections of the Museum of Modern Art, New York 1943; L. Venturi, Pittura contemp., Milano 1947.

Letteratura.

La letteratura messicana (come tutta la cultura in generale) ha acquistato, dopo la rivoluzione del 1910, ma soprattutto negli ultimi venti anni, una tradizione espressiva e umana, una responsabilità, una fisionomia. Le università sono oggi assai numerose e la classe dirigente partecipa in maniera notevole al movimento culturale (basta citare la cosiddetta "generazione del 1915", gruppo culturale letterario da cui sono usciti uomini come Lombardo Toledano e J. Torres Bodet); i problemi sociali e politici sono, infine, generalmente sentiti e diffusi.

Il risveglio del secolo assume dapprima l'aspetto e il rigore dell'indagine filosofica, critica e storica. Ad esso contribuiscono personalità come Antonio Caso, filosofo di impronta bergsoniana, morto nel 1946, autore d'importanti saggi filosofici, storici ed estetici (da Fl concepto de la Historia Universal del 1923 a El Acto ideatorio del 1934); come José Vasconcelos; come Alfonso Reyes; come Jesús T. Acevedo. Questi ultimi tre pensatori e scrittori (che hanno fatto scuola tra le ultime generazioni di critici furono, insieme a Enrique González Martínez, a Ricardo Gómez Robelo, a Julio Torri, ad Alfonso Cravioto e ad altri, gli animatori del movimento dell'"Ateneo de la Juventud", o, come più tardi si chiamò, dell'"Ateneo de México", elemento fondamentale nella formazione della moderna cultura e letteratura messicana. Sotto l'influenza di tale movimento e sotto la guida poetica e stilistica di Rafael López e di E. González Martínez, si svilupparono diversi poeti: Roberto Argülles Bringas (morto nel 1915), la cui opera non raccolta in volume testimonia una ricerca espressiva audace e nuova; Manuel de la Parra (morto nel 1930), che risente dell'influenza di Verlaine nel suo unico libro Visiones Lejanas, 1914; Eduardo Colín, autore di La vida intacta, 1916; Alfonso Cravioto, autore di El alma nueva de las cosas viejas, 1921; ed altri.

Il movimento delle riviste letterarie ha avuto nel Messico, seppure in misura minore che in altri paesi, una importanza rilevante. Dopo la Revista Moderna e Nosotros, 1912-1914, vengono Pégaso, del 1917, e México Moderno, 1920-23; mentre tra le riviste di cultura generale si affermano, entro gli anni dal 1921 al 1925, El maestro, La antorcha e La falange, la quale seguì la linea ideologica di Vasconcelos e l'impostazione poetica di E. González Martínez. Ma è dalla rivista Contemporáneos, 1928-31, che uscirono le personalità più notevoli della lirica, come anche del teatro e della pittura messicane contemporanee. Essa introdusse nel Messico le mode europee dell'ultraismo e del futurismo (che vi prese il nome di movimento "estridentista") e sprovincializzò, con la conoscenza delle moderne correnti estetiche francesi e spagnole, l'ambiente letterario messicano. Tra gli scrittori che uscirono da questa esperienza, un posto a parte va assegnato a quattro poeti: Jaime Torres Bodet; Enrique González Rojo, morto nel 1939, e di cui è stata pubblicata postuma la raccolta Elegías romanas, 1941; Bernardo Ortíz de Montellano, traduttore di Rilke e di Eliot, autore di Trompo de siete colores, 1925, e infine, di El sombrerón, fantasie drammatiche, 1946; e José Gorostiza, lirico colto e intelligente, autore di Canciones para cantar en las barcas, 1925. Ma, per altro verso, vanno altresì ricordati i più "moderni" e più audaci tra i tanti poeti usciti dalle file di Contemporaieos: Carlos Pellicer, "poeta dei sensi", autore di numerose liriche che ricordano Rubén Darío; Xavier villaurrutia, autore di Nocturnos, 1933, alla maniera anche di Rubén Darío e dello spagnolo Juan Ramón Jiménez, e poi di originalissime opere teatrali; Salvador Novo, umorista cordiale, passato attraverso svariate esperienze fino alla critica estetica e alla matura cronaca in Nueva Grandeza Mexicana, 1946, ecc. Tra i più recenti poeti si distacca Octavio Paz, poeta rivoluzionario, personalità robusta, il cui libro Raíz del Hombre, 1937, ha lasciato una forte orma nell'opinione pubblica del suo paese. Da citare anche le liriche di Alfonso Gutiérrez Hermosillo, morto nel 1935; quelle del poeta ribelle Efraín Huerta; di Jorge González Durán, autore di Ante el polvo y la muerte, 1945; del cattolico Manuel Ponce e della poetessa Carmen Toscano.

Sebbene Taller e Tierra Nueva, siano morte nel 1942, le viventi riviste América, Tiras de colores, Pan, ecc., raccolgono interessanti testimonianze.

Ricca quanto la lirica e forse più originale di essa, per certi rispetti almeno, è la narrativa messicana contemporanea. Vi si possono anche distinguere alcune correnti: quella del romanzo d'ambiente e d'ispirazione rivoluzionaria, quella a carattere sociale, il "colonialismo", l'"indigenismo", il "popularismo" dei "corridos" messicani, ecc. Accanto alla narrativa naturalista di Mariano Azuela e di Martín Luis Guzmán, occorre ricordare quella di Artemio de Valle - Arizpe delle Leyendas mexicanas, 1943, e delle prose del suo Espejo del tiempo (1948), quella del celebre Los fusilados, 1934, di Cipriano Campos Alatorre; quella del descrittore di costumi Martín Gómez Palacio; quella esperta di Genaro Estrada, ideatore della figura popolare di Pero Galín, 1926; quella dei racconti di Julio Torri, nel De fusilamientos, 1940; quella di Mauricio Magdaleno, di Teodoro Torres, di Genaro Fernández Mac Grégor, e di molti altri. Tra i narratori più conosciuti all'estero: José Eustasio Rivera, autore di La Vorágine, 1938 (tr. ital., Milano 1941), e José Rubén Romero, scrittore di vena popolaresca, noto per il personaggio Pito Pérez, e autore di una operetta autobiografica, scritta in uno stile sobrio, Rosenda, 1946. Tra i giovani: José María Benites, autore di Ciudad, 1942; Francisco Rojas González, autore di La negra Augustias, 1944; Alberto Quiroz.

Il teatro messicano ha sviluppato, negli ultimi trent'anni, una propria fisionomia e raccolto nuove e fresche energie e fonti d'ispirazione. Oltre alle opere, ormai consacrate, di José F. Elizondo, di Carlos Díaz Dufoo, di Víctor Manuel Díez Barroso, tutti morti negli ultimi anni, vanno ricordati il "Teatro de Orientación" di Celestino Gorostiza e le opere di Rodolfo Usigli (da ricordare Corona de sombra, 1943), scrittori anch'essi usciti dall'esperienza letteraria di Contemporáneos.

Bibl.: L. Castillo Ledón, Origines de la novela en México, Messico 1922; Xavier Villaurutia, La poesía de los jóvenes de México, ivi 1924; B. Ortíz de Montellano, La poesia indigena de México, ivi 1935; M. Maples Arce, Poesía mexicana moderna, Roma 1940 (antologia); A. Yañez, Fichas mexicanas, Messico 1943; C. González Pena, História de la Literatura Mexicana, 3ª ed., ivi 1945; J. Mancisidor, Cuentos Mexicanos de Autores Contemporáneos, ivi 1945; M. González Ramírez e R. Torres Ortega, Poetas de México, ivi 1945; J. Jiménez Rueda, História de la Literatura Mexicana, 4ª ed., ivi 1946; cfr. J. L. Martínez, Las Letras Patrias, in México y la Cultura, ivi 1946.

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