Metodismo

Dizionario di Storia (2010)

metodismo


Col nome di m. si indica un raggruppamento religioso che abbraccia sotto la sua denominazione varie sette e comunità del mondo protestante (quasi esclusivamente anglosassone), tutte derivate dal movimento di rinnovamento religioso propagato dai fratelli John e Charles Wesley e da George Whithefield, entro la Chiesa anglicana, nella prima metà del Settecento, e poi distaccatosi da essa e organizzatosi in comunità autonome. Il nome deriva dall’appellativo dato per dileggio a un gruppo di amici di J. Wesley (1703-1791) quando era studente a Oxford, i quali si erano imposti di leggere metodicamente la Bibbia, praticare l’elemosina e accostarsi al sacramento eucaristico settimanalmente. Divenuto prete anglicano, J. Wesley intese rinnovare e approfondire la coscienza religiosa protestante rivolgendosi non a piccole cellule di cristiani convinti ma alle masse lavoratrici della popolazione inglese (operai, artigiani, piccoli commercianti e piccoli industriali), che egli considerava inaridita nel sentimento religioso per il prevalere del deismo e dell’illuminismo nel clero anglicano. Ricorse perciò alla dottrina dei pietisti che facevano perno sull’esperienza intima del rinnovamento interiore e della salvazione per la fede, ma soprattutto sull’accentuazione di un rigoroso metodo d’esame interiore e di vita collettiva sapientemente organizzata. Wesley rinunciò alla parrocchia e aggregò gli adepti al suo movimento in società singole («bande»), composte di soci adulti e divise ognuna in «classi» di circa 5-12 persone. La «classe», guidata da un laico (leader), si riuniva settimanalmente per la meditazione in comune della Bibbia, la reciproca comunicazione di esperienze religiose e soprattutto per il controllo della condotta morale e religiosa dei suoi membri, allo scopo di accertare se si seguiva e si osservava il metodo proposto da Wesley per giungere alla salvezza: esame di coscienza, rinnovamento interiore, devozione, preghiera, osservanza rigorosa del Decalogo, pratica dell’elemosina, ma anche astinenza dal fumo, dall’alcool, dalla maldicenza, dall’ozio, dai debiti; chi non riusciva a praticare il metodo di Wesley veniva escluso dalla «classe». Con ciò Wesley avviò il distacco del suo movimento dalla Chiesa anglicana di Stato, entro la quale era pure sua intenzione permanere e far permanere le «Società riunite» (1743). Morto Wesley il movimento per il distacco dalla Chiesa stabilita si accentuò. I metodisti divennero una setta dissidente, legalmente riconosciuta, che la Chiesa dello Stato cominciò peraltro a perseguitare. Fra le sette dissidenti essi acquistarono gran forza, per il loro centralismo e la loro vigorosa e nuova ispirazione religiosa, mentre le altre sette rimanevano ferme a dottrine in parte inaridite e al sistema decentrato (congregazionalismo). La pluralità di componenti dottrinali presenti nella formazione di Wesley e gli scambi reciproci con altre sette causarono nel movimento metodista non poche scissioni. Tale movimento è stato paragonato, per il suo conservatorismo, a quello della restaurazione in Europa, e per il suo irrazionalismo e antintellettualismo al movimento romantico. D’altro canto il suo rivolgersi alla classe operaia lo portò in Inghilterra a influenzare indirettamente anche la nascita del movimento laburista. Il suo rigorismo morale, la continua sorveglianza dei membri gli uni sugli altri, il suo porre l’accento non solo sulla dottrina e sul culto, ma sulla condotta pratica del credente, la fiducia nella possibilità di realizzare in questo mondo la perfezione cristiana lo hanno fatto annoverare da M. Weber fra i più importanti fattori dello «spirito del capitalismo». I metodisti nel mondo sono oltre 50 milioni, con Chiese organizzate in conferenze nazionali e raggruppate in una Conferenza mondiale. La comunità più forte si trova negli Stati Uniti (circa 28 milioni). In Italia essi comparvero nel 1861. Dal 1979 sono uniti alla Chiesa valdese.

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