MEVANIOLA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1995)

Vedi MEVANIOLA dell'anno: 1961 - 1995

MEVANIOLA (v. vol. IV, p. 1101)

G. Bermond Montanari

Municipio romano situato sulla riva sinistra del fiume Bidente, a 1 km c.a dall'attuale centro di Galeata (Forlì).

Gli scavi condotti tra il 1960 e il 1962 hanno individuato, 200 m a Ν dell'edificio termale, una tubazione in cotto di 22 m. Terminava a livello di una cisterna, le cui pareti erano rivestite da uno strato di cocciopesto ricoperto da intonaco; sul fondo, in corrispondenza del foro per la fuoriuscita dell'acqua, era fissato un tubo di piombo con la presa d'acqua in bronzo.

A SE si trova il teatro con la cavea orientata verso NO. Costruito con la tecnica dei mattoni a vista che ricoprivano un conglomerato cementizio, aveva prima della parte scenica un lastricato di pietre d'arenaria. La cavea conserva in alcuni pùnti tre ordini di gradinate, che non presentano particolari opere di fondazioni, ma dovevano essere sostenute da un terrapieno; lateralmente è delimitata e sostenuta da un muro in opus testaceum e s'imposta sul bacino dell'orchestra, perfettamente circolare e tangente al proscenio rettilineo. Dalla scena si aprono due passaggi che danno direttamente accesso dall'orchestra all'iposcenio. La planimetria del complesso teatrale mostra che il modello utilizzato è quello greco occidentale di età ellenistica e può essere confrontata con quelle di Epidauro, Eretria, Pireo, Sicione, Oropos nelle loro ricostruzioni tra la fine del IV e la fine del II sec. a.C. L'edificio, datato tra il 70 e il 50 a.C., invece non imita un modello preciso, ma è il risultato di una tradizione, testimoniata da Vitruvio, di stretti rapporti culturali con il mondo ellenistico. Pur mancando attualmente in Italia precisi confronti, si può tuttavia far riferimento alla fase costruttiva presillana del teatro di Pompei, dove è possibile riconoscere quell'aspetto ellenistico che trova nel teatro di Epidauro l'esempio più significativo. Il teatro di M., non essendo stato alterato da rifacimenti successivi, rappresenta nella struttura un esempio dell'architettura teatrale italico-romana più antica.

Al margine del centro abitato era situata una fornace, attualmente ricostruita ed esposta nel museo di Galeata; a pianta rettangolare con due cuniculi a volta, conserva il praefurnium e parte della graticola. È stata anche scavata parzialmente la necropoli situata all'estremità orientale del municipio con tombe a incinerazione del I e II sec. d.C. e a inumazione del III sec. d.C.

La vallata del Bidente ha restituito scarsi dati sulla frequentazione in età pre- e protostorica. Alcuni strumenti litici vengono riferiti all'Eneolitico, mentre l'Età del Bronzo non ê per ora testimoniata. Scarsa è la documentazione di un popolamento della valle durante l'Età del Ferro; è probabile che sia stata interessata da quel movimento di genti centro-italiche, identificate con gli Umbri, come è testimoniato in Romagna tra VI e IV sec. a.C. Augusto, nel suo ordinamento delle regioni, assegnerà il municipio di M. e il suo territorio alla Regio VI. La documentazione archeologica è costituita da alcune fibule, da alcuni bronzetti rinvenuti nella foresta di Campigna, tra i quali va menzionata la statuetta di un guerriero pròmachos, ora scomparsa; altri bronzetti sono da collegare alle fonti salutari, di cui era ricca l'alta valle del Bidente.

Lungo la valle sono documentati resti romani, indice di un popolamento sparso, con una certa consistenza attorno a Civitella e a Cusercoli. A Nespoli e attorno a Meldola sono state individuate alcune ville, di cui è stata riconosciuta la pars rustica e gli impianti produttivi. L'acquedotto romano, che percorrendo la valle del Bidente alimentava Ravenna, sembra avere avuto il caput aquae in località Doccia, alla «Fontana del Diavolo», dove nel 1881 è stato rinvenuto un cunicolo attribuito all'acquedotto, di cui restano visibili, in momenti di secca del Bidente-Ronco all'altezza del Ponte di Cella (Coccolia, Ravenna), le fondazioni di alcuni pilastri.

Sepolture d'inumati databili tra III e IV sec. d.C. sono state rinvenute a Meldola, dove, vicino alla chiesa di S. Cosimo, fu scoperto nel 1939 un mosaico pavimentale policromo, ora conservato al museo di Forlì, appartenente a una villa tardo-antica, databile alla prima metà del VI sec. d.C., nello stesso periodo nel quale la tradizione storica ricorda la presenza di Teodorico, al quale viene attribuito un edificio scavato nel 1942 in località Saetta a Galeata, considerato una villa per la caccia. La planimetria della villa mostra un cortile centrale con ambienti laterali e aula absidata, e si avvicina a schemi tardo-romani, che trovano conferma in altri edifici di età teodoriciana, come nel palazzetto di caccia parzialmente scavato a S. Maria di Palazzuolo presso Ravenna, e nel c.d. Palazzo di Teodorico a Ravenna stessa. La leggenda narra dell'incontro tra il re goto e Sant'Ellero, fondatore della basilica eretta tra la fine del V e l'inizio del VI secolo.

Nel Palazzo Pretorio di Galeata ha sede il Museo Civico intitolato a Domenico Mambrini, dove sono conservati i materiali archeologici provenienti dagli scavi di M. e dalla Valle del Bidente.

Bibl.: P. Monti, I materiali preromani del Museo Mambrini di Galeata, in StRomagnoli, X, 1959, pp. 13-23; G. Bermond Montanari, Mevaniola, Galeata (Forlì). Relazione degli scavi dal i960 al 1962, in NSc, XIX, 1965, Suppl., pp. 83-99; a. Donati, Aemilia tributim descripta, in Saggi e Repertori, XII, 1967, pp. 54-55; G. Bermond Montanari, Aspetti pre-protostorici nel forlivese, in Forlì, società e cultura, Forlì 1975, pp. 3-22; AA.VV., Galeata. I monumenti, il museo, gli scavi di Mevaniola, Bologna 1983; S. De Maria, L'architettura romana in Emilia-Romagna fra III e I sec. a.C., in Studi sulla città antica. L'Emilia Romagna fra III e I sec. a.C., Roma 1983, pp. 353-381; S. Santoro Bianchi, Urbanistica romana delle città d'altura in Emilia e Romagna, ibid., pp. 175-209; J. Ortalli, Il teatro romano di Bologna, Bologna 1986, p. 61.

Sull'acquedotto: A. Zannoni, Scoperta dell'Acquedotto di Traiano, Ravenna 1886; L. Prati (ed.), Flumen Aquaeductus. Nuove scoperte archeologiche dagli scavi per l'Acquedotto della Romagna (cat.), Bologna 1988, p. 32 ss.

Sull'edificio tardo-antico in località Saetta Galeata (Forlì): G. Bermond Montanari, Alcune considerazioni sui cosiddetti edifici di età teodoriciana in Romagna, in FelRav, CXXXV-CXXXVI, 1988, pp. 7-19; R. Farioli Campanati, I mosaici pavimentali tardoantichi di Meldola (Forlì), ibid., pp. 21-35; F. W. Deichmann, Ravenna, Kommentar, 3. Geschichte, Topographie, Kunst und Kultur, Stoccarda 1989, pp. 267-272.