MICHELANGELO da Ragusa

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 74 (2010)

MICHELANGELO da Ragusa

Dario Busolini

MICHELANGELO da Ragusa. – Michele Bosdari nacque nel 1653 (fu battezzato il 10 luglio) a Ragusa in Dalmazia (Dubrovnik) da Francesco, esponente di una famiglia di mercanti che tra il 1666 e il 1718 sarebbe stata ammessa alla nobiltà ragusea, e Paola Gleghievich.

Iscritto nel collegio gesuitico di Ragusa, il 6 apr. 1667 uscì illeso dal crollo di questo edificio causato dal grave terremoto che colpì la città, costringendo la famiglia di M. a trasferirsi per un biennio ad Ancona, ospite dello zio Diodono Bosdari, un ricco mercante che era anche agente di Propaganda Fide per i territori balcanici. Le biografie più antiche di M. attribuiscono l’origine della sua vocazione religiosa alla convinzione di essere sopravvissuto miracolosamente al sisma. La scelta di diventare cappuccino maturò comunque nelle Marche, contrastata dallo zio il quale, privo di eredi naturali, avrebbe voluto che M. continuasse la sua attività commerciale.

Invece egli entrò tra i cappuccini di Camerino dove, il 14 nov. 1669, assunse il nome di Michelangelo. Dopo tre anni di formazione religiosa, fu ammesso agli studi filosofici e teologici al termine dei quali divenne lettore e, nonostante una lieve forma di balbuzie, predicatore. Incline alla mistica e alla contemplazione, ma di temperamento attivo, considerò sempre la predicazione come il suo principale dovere.

Nominato guardiano, fu poi eletto consultore del ministro generale Giampietro da Busto (1698-1700), del vicario generale Angelico da Wolfac (1700-02) e del ministro generale Agostino da Latisana (1702-09). Nel 1703 fu eletto provinciale delle Marche e l’anno successivo rinunciò alla carica perché nominato consultore generale. Eletto provinciale per la seconda volta nel 1709, nello stesso anno divenne anche definitore generale. Infine, il 14 maggio 1712, il capitolo dell’Ordine lo elesse a grande maggioranza ministro generale.

Tra i suoi primi atti di governo vi furono il decreto con il quale, accogliendo un voto del capitolo (promosso da p. Gianfrancesco Mattacodi da Scandiano), l’Ordine dei cappuccini venne posto sotto la protezione di Maria, con il titolo di Immacolata, e la conferma delle ordinazioni disciplinari del 1709, accompagnate da una lettera circolare di richiamo all’osservanza della regola e delle costituzioni. Dopo pochi mesi, come stabilito fra i cappuccini, iniziò la visita alle province dell’Ordine.

Lasciata Roma l’8 ott. 1712, M. visitò i confratelli dell’Italia centrosettentrionale. Si recò quindi in Francia, dove fu ricevuto dal re Luigi XIV il 10 sett. 1713, e nel 1715 ottenne (grazie a ripetute richieste di papa Clemente XI e del sovrano francese) dal re Filippo V di Borbone il permesso di recarsi in Spagna dove, anche a causa della guerra di successione, la visita di un generale cappuccino non avveniva da vent’anni. Arrivato a Madrid il 22 luglio 1715, M. fu accolto dal re, che desiderava mostrarsi più generoso degli Asburgo, con la nomina a grande di Spagna. Visitò quindi il Belgio – anche qui la visita non avveniva da molto tempo per lo stesso motivo – e la Germania occidentale per poi recarsi in Baviera, Austria, Croazia e Slovenia, e rientrare in Italia nell’estate del 1718. In Francia M. ricevette dal re la promessa di non far promuovere cappuccini all’episcopato, per non alimentare il carrierismo, e, all’opposto, richiamò i frati che non partecipavano ai capitoli per evitare di essere eletti superiori. In Spagna cercò di ripristinare l’osservanza regolare sanando le divisioni tra i frati che avevano parteggiato per gli Asburgo e quelli che sostenevano i Borboni, ottenendo il rientro dall’esilio dei primi e la ricostruzione di diversi conventi. In Belgio ridusse i dissidi causati dai frati che partecipavano ai capitoli intermedi e in Italia frenò le ingerenze sull’Ordine del duca di Modena e Reggio Rinaldo d’Este.

Il suo ruolo e i viaggi lo portarono a svolgere varie funzioni diplomatiche di carattere straordinario, sia per conto della S. Sede sia a nome della Repubblica di Ragusa, e ad appoggiare gli interessi della propria famiglia. Nel 1712 sostenne a Roma la richiesta delle autorità ragusee di rimuovere l’arcivescovo Andrea De Robertis, trasferito un anno dopo a Policastro. Nel novembre e dicembre 1717, in tre incontri con l’imperatore Carlo VI d’Asburgo, che in quel periodo non riceveva il nunzio Giorgio Spinola, M. perorò senza esito la restituzione al papa di Comacchio e la rappacificazione tra Clemente XI e la corte di Vienna; sostenne anche la politica ragusea alla ricerca di discreta protezione contro i Turchi (cui la Repubblica pagava un tributo) e Venezia, e la riammissione dei Bosdari tra la nobiltà, dopo un periodo di allontanamento dovuto a un duello con i Gondola nel 1696. Invece non riuscì mai a introdurre a Ragusa i cappuccini per fondarvi un ospizio nel quale avrebbe voluto trascorrere la vecchiaia.

Terminato il generalato e rifiutato ogni altro incarico, nel 1719 si ritirò nel convento di Monte Santo (l’odierna Potenza Picena), dove morì il 28 apr. 1729.

Oltre alla predicazione e al governo, M. esercitò a lungo la funzione di confessore e consigliere spirituale. Sono molto importanti, anche se furono in qualche caso discussi, i suoi rapporti con le mistiche cappuccine Veronica Giuliani (che lo cita, unico cappuccino, nel suo Diario: cfr. Santarelli), di cui parlò anche a Carlo VI, Florida Cevoli, Costante Castreca e Angela Benedetta Bongiovanni, da lui sempre spiritualmente difese.

La corrispondenza ufficiale e familiare di M. testimonia la sua spiritualità imperniata sulla conformazione alla Passione di Cristo e l’amore per la povertà francescana. Sono andati perduti i manoscritti dei Quaresimali e dei Panegirici sulla Vergine, mentre ha avuto grande diffusione nell’ordine la sua unica opera pubblicata, il Breve metodo per fare con profitto gli esercizi spirituali di dieci giorni di ritiramento (Milano e Bologna 1705), che è il più antico manuale del genere in ambito cappuccino. La pratica degli esercizi spirituali si era infatti diffusa con ritardo tra i cappuccini che, conducendo una vita assai ascetica e rigorosa, a lungo ritennero superflue per loro le «penitenze» ignaziane. M. invece propagò gli esercizi, che riteneva utili per mantenere il fervore spirituale delle origini, soprattutto con l’esempio, praticandoli ogni anno e nelle diverse province europee, sicché il suo libro venne presto tradotto in tedesco e in spagnolo e inserito nelle opere di Cherubino da Correggio, Francesco da Montereale e Gaetano Maria da Bergamo.

Il convento di Potenza Picena e la Curia provinciale cappuccina di Ancona conservano due ritratti di M., l’uno di Gilberto Todini e l’altro anonimo.

Fonti e Bibl.: S.M. Cerva (Crijević), Bibliotheca Ragusina … (1741), a cura di S. Krasić, II, Zagrabiae 1977, pp. 481-486; Felice da Mareto, Tavole dei capitoli generali dell’Ordine dei FF.MM. cappuccini …, Parma 1940, pp. 183 s.; G. Santarelli, S. Veronica Giuliani e il generale dei cappuccini p. M., in Testimonianze e messaggio di s. Veronica Giuliani. Atti del Congresso internazionale di studi su s. Veronica Giuliani 1982, a cura di L. Iriarte, I, Roma 1983, pp. 213-229; S. Krasić, in Hrvatski biografski leksikon (Lessico biografico croato), II, Zagreb 1989, pp. 224 s.; C. Urbanelli - G. Santarelli - N. Monelli, I cappuccini a Potenza Picena, Ancona 1993, pp. 29 s., 122 s.; I. Petaniak, M. Bosdari da R. Ofm. Cap. predicatore, diplomatico, uomo di governo e guida spirituale (1653-1729), in Laurentianum, XLIII (2002), pp. 509-519; Lexicon Capuccinum …, Romae 1951, coll. 1118 s.

D. Busolini