Barbi, Michele

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Filologo e dantista italiano (Taviano, Sambuca Pistoiese, 1867 - Firenze 1941); dapprima bibliotecario, poi prof. di letteratura italiana nelle univ. di Messina (1901-12) e di Firenze (1923-37); dal 1912 al 1922 comandato presso l'Accademia della Crusca. Socio naz. dei Lincei (1928); senatore del Regno (1939). Diresse (1893-1905) il Bullettino della Società Dantesca Italiana e, dal 1920, gli Studi danteschi (da lui fondati e giunti, sotto la sua direzione, al vol. XXVII); numerosi i suoi volumi di saggi danteschi, tra i quali si ricordano Problemi di critica dantesca (1a serie, 1934; 2a serie, 1941), Con Dante e i suoi interpreti (1941); del 1907 (2a ed. perfezionata 1932) è il testo critico della Vita Nuova. Ma più ragguardevoli ancora delle sue ricerche dantesche sono quelle di filologia testuale, alle quali il B. attese particolarmente negli ultimi suoi anni (La nuova filologia e l'edizione dei nostri scrittori da Dante al Manzoni, 1938), e che segnano un nuovo, fecondo indirizzo ponendo il B., insieme con V. Rossi, a capo d'una vera e propria scuola italiana che contempera il rispetto della tradizione manoscritta col giudizio critico e insegna che ogni testo ha un proprio problema. Campo d'indagine del B. fu anche la poesia popolare (Poesia popolare italiana: studi e proposte, 1939).

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