MICHELE Cerulario

Enciclopedia Italiana (1934)

MICHELE Cerulario

Silvio Giuseppe Mercati

Patriarca di Costantinopoli (1043-1058), sotto il quale si compì lo scisma della chiesa greca dalla latina. Nato verso il principio del sec. XI a Costantinopoli, ricevette dal padre, custode del tesoro imperiale, un'accurata educazione insieme col fratello maggiore. Sventata la congiura del 1040 contro Michele IV Paflagone che avrebbe portato sul trono M., i due fratelli furono arrestati e deportati. Incitato dall'imperatore, che voleva liberarsi del rivale, a indossare l'abito monastico, M. resistette, ma, quando apprese che il fratello si era ucciso per disperazione, si ritirò in un monastero del suburbio. Amnistiato, ritornò nella capitale, dove con l'assunzione al trono di Costantino IX Monomaco (1041) cominciò l'ascesa del Cerulario e dei suoi partigiani. Consigliere autorevole dell'imperatore e sincello del patriarca, alla morte di Alessio Studita (febbraio 1043) fu messo a capo della Chiesa bizantina. Il nuovo patriarca seppe imporsi, ricorrendo anche a sobillazioni del popolo, al debole Monomaco, che non approvava in tutto la sua polemica antipapale e la sua intransigenza, e così provocò lo scisma.

Alla morte di Teodora (1056) favorì la nomina di Michele VI Stratiotico; ma non trovandolo abbastanza ligio ai suoi disegni, diresse il movimento che portò sul trono Isacco Comneno, da lui incoronato (i sett. 1057). I servigi resi al nuovo sovrano assicurarono grande influenza all'invadente Cerulario, tanto da destare sospetti nel Comneno. Mentre il patriarca si trovava in un monastero del suburbio, dall'imperatore fu fatto arrestare e trasferire a Proconneso e ad Imbro, in attesa della sua abdicazione. Resistendo alle sollecitazioni e minacce, fu tradotto davanti a un tribunale ecclesiastico, convocato in una località della Tracia per decretarne la deposizione. Già Michele Psello aveva preparata la sua requisitoria contro il patriarca, che però non poté recitare, per la morte del Cerulario avvenuta verso il Natale del 1058. Fra il popolo si sparse la fama della sua santità e l'imperatore Costantino X Duca ordinò un'annuale commemorazione, che fu inaugurata dallo stesso Psello con un encomio, nel quale quel Cerulario, che nella requisitoria egli aveva descritto con i colori più tetri, veniva celebrato come un santo e quasi un martire della fede.

Uomo di tenace volontà e di grande ambizione, il Cerulario ha legato strettamente il suo nome allo scisma greco, che senza dubbio trovò il terreno propizio nell'acuirsi degli attriti tra Bisanzio e Roma a causa dei progressi dell'influenza latina sulle chiese di Puglia e della Calabria. Il Cerulario non solo rincarò il tono altezzoso della lettera di Leone di Ochrida al vescovo Giovanni di Trani, e accentuò la riprovazione degli usi liturgici e disciplinari dei Latini (fece anche chiudere le chiese latine di Costantinopoli) ma, quando giunsero a Costantinopoli i legati pontifici con a capo il bollente Umberto di Silva Candida, rifiutò di entrare in rapporto con essi, esigendo il riconoscimento dell'autorità primaziale del patriarcato su tutto l'Oriente. Alla bolla di scomunica contro di lui e seguaci depositata sull'altare di Santa Sofia il 16 luglio 1054 dai legati pontifici, rispose cinque giorni dopo con una controscomunica pronunciata in un sinodo da lui convocato, e lavorò per trascinare nella rottura con Roma i patriarchi di Gerusalemme, Antiochia e Alessandria. Se lo scisma accrebbe notevolmente l'autorità del patriarcato di Costantinopoli sui tre patriarchi e sul mondo slavo, dal punto di vista politico fu esiziale all'impero bizantino, in quanto fu preclusa ogni possibilità d'intesa durevole tra Bisanzio e l'Occidente e rese più difficili gli aiuti dei Latini contro la minaccia turca.

Ediz.: La scarsa produzione letteraria di M.C. (lettere e atti) in Migne, Patrol. Gr., CXIX e CXX. L'Omelia per la festa della restituzione delle immagini (Migne, CXX, coll. 724-736) attribuita comunemente a M.C. è compilazione di un contemporaneo all'istituzione della festa (842), con aggiunte del sec. X-XI. Anche la Panoplia, pubblicata da A. Michel (v. sotto) come opera di lui, è compilazione di un anonimo avversario dell'unione delle chiese conchiusa a Lione nel 1274.

Bibl.: L. Bréhier, Le schisme oriental du XIe siècle, Parigi 1899, pp. 52-81, e in Cambridge Medieval History, IV (1927), pp. 246-273; F. Ermini, M.C. e lo scisma d'Oriente, in Riv. itnernaz. di scienze sociali, XV (1897); W. Norden, Papsttum und Byzanz, Berlino 1903; A. Michel, Humbert und Kerullarios, in Quellen und Forschungen aus dem Gebiete der Geschichte, XXI e XXIII, Paderborn 1925 e 1930; M. Iugie, Theol. dogmat. Christian. Orient., I, Parigi 1926. A. Amann, M.C., in Dictionnaire de théol. cathol., X (1928), pp. 1677-1703; B. Leib, Rome, Kiev et Byzance à la fin du XIe siècle, Parigi 1924.