MICHELE di Piemonte

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 74 (2010)

MICHELE di Piemonte

Elvira Vittozzi

MICHELE di Piemonte (Michele della Rippa). – Non sono noti il luogo e la data della sua nascita, né notizie sulla sua infanzia e formazione.

È noto che nel 1443 militava nell’esercito pontificio e che si recò nella Marca Anconetana per sottrarre le terre papali al controllo di Francesco Sforza.

In aprile fu posto a guardia della rocca di Tolentino per difendere la città dall’assalto dello Sforza che tentava di isolarla e portarla allo stremo tramite un blocco che ne impediva il vettovagliamento. A causa della grave penuria di viveri M., su richiesta dei Tolentinati, restituì l’approvvigionamento di grano che regolarmente il Comune inviava a lui e ai suoi soldati. Quando le condizioni si fecero critiche scrisse a Niccolò Piccinino, capo dell’esercito, a Ludovico Scarampi, patriarca di Aquileia, e al papa Eugenio IV per chiedere rinforzi. La situazione di stallo si protrasse fino al 6 luglio, quando lo Sforza fece accampare il suo esercito alle porte di Tolentino per iniziare l’assalto con una bombarda che i Veneziani, garantendogli il loro appoggio, gli avevano inviato.

La città, senza l’aiuto del patriarca di Aquileia e del Piccinino che non arrivavano, non resistette a lungo e chiese la resa. La rocca inespugnabile restò ancora nelle mani di M. e dei suoi uomini che furono successivamente costretti a inviare sette ostaggi e a firmare la pace il 21 luglio.

Negli anni successivi M. fu a capo di presidi importanti nella Marca, come Fabriano nel 1445, e sottrasse allo Sforza la terra di Civitella presso Val di Castro.

Passò poi al soldo della Repubblica di Venezia, che lo inviò a Milano come connestabile di fanteria col provveditore Antonio Marcello a capo di 1000 cavalli e 2000 fanti a sostegno dello Sforza contro la Repubblica Ambrosiana.

Nell’inverno 1448-49 lo Sforza collocò in stanza le sue truppe nei territori circostanti Milano con l’intenzione di stringere la città in una morsa; M., con Antonio di Ventimiglia, fu destinato a Chiaravalle da cui partiva per sortite notturne nei territori circostanti. Quando lo Sforza progettò di impossessarsi di Monza da cui passava la via del vettovagliamento milanese, M. passò dalla parte degli Ambrosiani. Si diresse con Carlo Gonzaga a soccorso della città assediata dagli Sforzeschi, riuscì a penetrarvi di notte dalla parte della terra della Santa dove alloggiava il Piccinino, con la connivenza del quale riuscì a vincere gli Sforzeschi e i loro capi: il Ventimiglia, Luigi Dal Verme, Dolce dell’Anguillara e Matteo da Capua.

Ai primi di febbraio 1449 M. passò al servizio del duca Ludovico I di Savoia per 12.000 ducati di prestanza e la promessa di una piazzaforte in Piemonte; tuttavia, fu ancora impegnato nella difesa di Milano e non sul Sesia dove era dislocato l’esercito sabaudo in funzione antisforzesca. Per questo motivo M. continuò a ricevere la paga ancora dalla Repubblica Ambrosiana; solo dal mese di luglio Ludovico signore di Racconigi, uno dei due marescialli a cui il duca di Savoia aveva affidato il comando militare, dovette contribuire alle spese di mantenimento della compagnia di Michele. Per organizzare più razionalmente l’esercito, il duca affidò sempre più incarichi di potere a uomini d’arme italiani: M. divenne luogotenente del signore di Racconigi e ricevette una paga di 10.000 ducati al mese.

Al termine della guerra si stabilì a Vercelli e nel 1452 chiese che i figli ottenessero un salvacondotto per tornare da lui e lasciare le terre della Chiesa dove si trovavano dai tempi della guerra nella Marca.

Nel 1458 fu con le truppe sabaude inviate contro Arcimbaldo Gastone di Abzat che si era ribellato al duca di Savoia già dal 1456 compiendo scorrerie sul territorio con l’intenzione, si diceva, di muovere verso Nizza. In agosto M. assediò Rossana, dove si era rifugiato Abzat, utilizzando nelle operazioni ossidionali la famosa bombarda chiamata «Madonna Luisa». Alcuni tra i suoi uomini e quelli di altri due condottieri del duca, Bonifacio da Castagnole e Menzio da Laveno, defezionarono e si rifugiarono a Centallo.

Negli anni successivi M. restò al servizio dei Savoia: la sua presenza nel 1459 è documentata a Rivoli presso Torino. Nel 1461 fu impegnato nella guerra sul fronte genovese; gli Adorno e i Fregoso, forti dell’alleanza con il duca Francesco Sforza, il papa e Ferdinando d’Aragona, re di Napoli, avevano cacciato da Genova i Francesi che, in numero di 3500, guidati da M., si erano rifugiati a Savona. Dopo aver partecipato al tentativo fallito di recuperare Genova nella battaglia del 17 luglio, M. fu posto nella fortezza a guardia di Varazze, di notevole importanza strategica perché era il passo più importante tra Savona e Genova.

Si segnalò nella difesa di San Germano Vercellese nel 1476 a capo di 900 fanti, a sostegno di Filippo di Bresse, nominato reggente del Ducato da Luigi XI re di Francia, e del duca di Borgogna Carlo il Temerario.

Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano, approfittando della confusa situazione politico-istituzionale seguita alla precoce morte di Amedeo IX di Savoia, decise di invadere il Piemonte. Le truppe sforzesche, tra cui militavano condottieri famosi come Gian Giacomo Trivulzio e Roberto Sanseverino, attraversarono il Sesia con 3000 cavalli e, passando per Asigliano Vercellese, minacciarono San Germano che resistette all’assedio per cinque giorni.

Alla fine gli assediati furono costretti a scendere a patti e M. fu fatto prigioniero con i due figli, che avevano partecipato alle operazioni belliche.

Dopo la liberazione restò al servizio dei Savoia fino alla morte, che avvenne presumibilmente di lì a qualche anno.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Milano, Sforzesco, Savoia, 478, 62: «Michele da Piemonte, Vercelli, 19 luglio 1452»; G. Simonetta, Rerum gestarum Francisci Sfortiae, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., XXI, 2, pp. 272, 276; Carteggio degli oratori mantovani alla corte sforzesca, I, (1450-1459), a cura di I. Lazzarini, Roma 1999, p. 137 e n.; III, (1461), a cura di I. Lazzarini, ibid. 2000, pp. 178 e n., 182; B. Corio, Storia di Milano, Milano 1857, pp. 115, 119; Carteggi diplomatici fra Milano sforzesca e la Francia, a cura di E. Pontieri, I, Roma 1978, l. 55; A.F. Frisi, Memorie storiche della città di Monza, Monza 1841, pp. 180 s.; G.P. Cagnola, Storia di Milano, in Archivio storico italiano, s. 1, 1842, t. 3, parte 2ª, pp. 104-106; G. Benadduci, Della signoria di Francesco Sforza nella Marca e peculiarmente in Tolentino, Tolentino 1892, pp. 233, 235, 237, 239, 241, 245, 335, 343; F. Gabotto, Lo Stato sabaudo da Amedeo VIII ad Emanuele Filiberto, I, Torino 1892, pp. 43 s.; A. Giannandrea, Della signoria di Francesco Sforza nella Marca secondo le memorie e i documenti dell’Archivio fabrianese, in Archivio storico italiano, s. 5, 1888, t. 3, p. 201; L. Rollone, L’assedio di San Germano nel 1476, Vercelli 1899, pp. 15s.; F. Gabotto, «Madonna Luisa» all’assedio di Rossana (agosto 1458), in Bollettino storico-bibliografico subalpino, XVII (1913), p. 376; B. Belotti, La vita di Bartolomeo Colleoni, Bergamo 1923, p. 183; A. Barbero, L’organizzazione militare del Ducato sabaudo durante la guerra di Milano (1449), in Società e storia, XIX (1996), pp. 14, 23-25; Id., Il Ducato di Savoia: amministrazione e corte di uno Stato franco-italiano, 1416-1436, Roma-Bari 2002, pp. 78, 86s., 94-96, 282, 287; Enc. biografica e bibliografica «Italiana», C. Argegni, Condottieri, capitani, tribuni, III, p. 427.

E. Vittozzi