MONACO, Michele

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 75 (2011)

MONACO, Michele

Elena Casella D'Agostino

MONACO, Michele. – Figlio di Federico di Monaco e di Diana Florella, nacque a San Prisco tra il dicembre 1574 e l’ottobre 1575 da famiglia modesta ma in grado di consentirgli di seguire gli studi di grammatica nella vicina Santa Maria Capua Vetere.

L’Albero genealogico della famiglia di M. M. (Capua, Biblioteca del Museo Campano, b. 634) registra la nascita all’8 gennaio o al 5 ott. 1574. Tescione e Iodice (1967) fanno risalire la nascita all’8 genn. 1574 e la morte al 26 ag. 1644, probabilmente desumendo le date dall’epigrafe incisa sulla lastra tombale del sepolcro, già eretto nella chiesa del monastero di S. Giovanni delle Dame Monache di Capua. Alla luce dell’iscrizione (ibid., p. 408), si direbbe però che il M. sia nato l’8 dic. 1573. Il nipote Silvestro Aiossa (1609-69) lascia intendere che egli sia vissuto tra il 1578 e il 1648. F.M. Pratilli (1689-1763) dichiara che nacque il 10 dic. 1579 (Capua, Bibl. del Museo Campano, b. 634). Nessuna delle date proposte concorda con quanto affermato dal M. stesso, che si dichiarava diciassettenne nel periodo compreso tra giugno e novembre 1592 (Sanctuarium …, p. 283).

Il M. ebbe quattro sorelle e un fratello: Giulia (1575-1674), Cara Antonia (morta il 2 ag. 1623), Andriana, Pellegrina (morta nel 1643 circa) e Giovan Domenico (morto il 4 sett. 1632).

Il 4 novembre 1587 il M. entrò nel seminario arcivescovile di Capua, dove fu allievo del sacerdote di origine napoletana M. Lauro, rettore dell’istituto dal 1568 al 1593. Trascorse adolescenza e giovinezza sotto il presulato di C. Costa (1572-1602), vigile nell’individuare gli allievi più promettenti del seminario e attento a preparare la futura generazione di sacerdoti informati allo spirito della Controriforma e come tali in grado di farsi testimoni delle direttive del concilio di Trento nella diocesi. La protezione dell’arcivescovo Costa gli consentì di frequentare il vivace ambiente culturale capuano, reso fecondo soprattutto dalla presenza di dotti ecclesiastici, ma anche di laici che si distinguevano negli studi giuridici, eruditi e letterari, sull’esempio di quanto accadeva negli stessi anni a Napoli o a Roma. Catalizzava queste energie l’Accademia dei Rapiti, più antica e di pari importanza dell’Accademia della Crusca, alle cui dissertazioni partecipò da socio. In seminario rimase fino al 23 giugno 1592, quando al seguito di Costa raggiunse Napoli, dove trascorse l’estate impegnato ad assistere il presule nell’intensa attività di apostolato sociale. In novembre fu inviato a Roma dall’arcivescovo, che ne sostenne le spese di permanenza, per perfezionare la preparazione presso il Collegio Romano, diretto da Roberto Bellarmino. Lì restò fino al giugno 1593 e poté ascoltare in classe humanitatis le lezioni dell’erudito napoletano B. De Angelis, grazie alle quali affinò la formazione storica e teologica. Tornato a Capua nell’estate del 1593, imbevuto della cultura postridentina, ottenne da Costa la direzione del seminario arcivescovile, che guidò fino a maggio 1595.

Frutto di questa sua attività fu il De disciplina scholae seminarii Capuani commentariolum (Napoli, Biblioteca della Pontificia Facoltà teologica S. Tommaso, mms. A.4.6 [LXVIII.A.77], n. 17), un corposo commento al regolamento del seminario voluto da Costa e steso dal nipote, il padre gesuita G. Mancinelli, chiamato nel 1590 alla direzione dell’istituto. Nel biennio 1593-95 il M. scrisse De modestia clericorum (cit. in Sanctuarium …, p. 287), alla cui stesura non fu estraneo il rigorismo dei due maestri gesuiti S. Caputo e O. De Angelis, che ancora novizi presso il collegio napoletano di Pizzofalcone furono inviati a Capua dal provinciale della compagnia allo scopo di ampliare l’offerta formativa dell’istituto. Grazie alla familiarità con l’arcivescovo – prima di arrivare a Capua, Costa era stato docente di diritto romano di Carlo Borromeo e di Cesare Baronio – il M. compose Doctrina christiana cum adnotationibus e alcuni opuscoli di diritto canonico, di cui abbiamo solo notizia (Sermoni intellectis plurimorum cognitulorum iuris pontificii; Iuris pontificii de septem sacramentis; Quaestiones canonicae selectae et aeruditae; Opuscula miscellanea de decem praeceptis; Quistioni canoniche e morali; cit. in Spoglio delle cose …), e due (Obscurantiones et constitutiones s. Clementis pontificis; Veste obscura breviariis et missalis) pubblicati postumi nella silloge degli inediti curata da C. Tutini con il titolo Rerum sacrarum sylvula (Romae 1655).

Nominato rettore della chiesa di S. Andrea a Porto Fluviale, quando stava per essere soppressa e aggregata alla chiesa dei Ss. Rufo e Carponio, il M. si rese immediatamente conto dell’importanza degli archivi parrocchiali conservati in quei luoghi pii e, dopo averne ordinato le carte, compilò due distinti Registri delle cose parrocchiali (cit. in Granata), per poi raccogliere le memorie recuperate nella monografia, redatta su base documentaria, Istoria della chiesa dei Santi Rufo e Carponio (cit. in Spoglio delle cose …). Ottenuto l’ufficio di elemosiniere segreto dell’arcivescovo, il 20 ott. 1600, fu da questo nominato cappellano e predicatore del monastero benedettino di S. Giovanni delle Dame Monache. La preparazione e l’operosità del M. non sfuggirono al successore di Costa al soglio arcivescovile capuano, quel Roberto Bellarmino che aveva già conosciuto come allievo del Collegio Romano. Bellarmino, entrato solennemente a Capua il 4 maggio 1602, già il 15 novembre affidò al M. l’incarico di redigere la Relazione della visita pastorale alla chiesa di Ognissanti, con la quale il cardinale inaugurò il ciclo delle sacre ispezioni alle chiese della diocesi (Capua, Archivio storico dell’Arcidiocesi, Roberto card. Bellarmino, Visitationes 1602, cart. n. 2). Nel 1604, dopo averlo nominato confessore ordinario del monastero di S. Giovanni, sempre più convinto del suo valore morale e intellettuale decise di affidargli anche la direzione spirituale delle novizie, riammesse in quell’anno nella casa benedettina.

Nei quarant’anni successivi al conferimento dell’ufficio il M. si dedicò alla stesura di opere di taglio segnatamente spirituale in parte edite come gli Esercitii spirituali (Napoli 1623), in parte rimaste manoscritte (Capua, Biblioteca del Museo Campano, Operette spirituali, b. 3042; Instruttione per le novitie fatta in modo di viaggio, Ibid., b. 528) o note, ma attualmente irreperite (Essercitio della presenza di Dio e del crocifisso; Prattica spirituale, overo Della presenza di Dio; La presenza di Dio, overo Essercitio spirituale per attuare nell’anima la divina presenza; Meditationi in lode della beata Vergine per la settima festa; Delle considerationi per i sette giorni della settimana: citate in Spoglio delle cose più notevoli a Capua, Capua, Biblioteca del Museo Campano, b. 634). Per le necessità liturgiche delle monache compose quattro preghiere (Preghiera a s. Michele per prepararsi alla comunione; Preghiera a s. Dorotea; Preghiera a s. Andrea Apostolo; Preghiera a s. Eufrasia), due lodi (Lode a Maria Vergine sotto il titolo della Vittoria; Lode a s. Michele Arcangelo), un numero imprecisato di Canzonette, un tomo di Echi alli santi divoti delle monache, un tomo in versi latini di Sequentiae sulla vita di santi e sante consacrate, un tomo di Sentenze per dare li santi del mese e, infine, un tomo in versi latini di Ritmi in lode del Santissimo Sacramento, posti in musica dal teatino Luigi Del Balzo perché si cantassero durante la processione del Santissimo, che ogni anno si svolgeva a Capua, nella piazza dei Giudici (tutti citati in Spoglio …, Ibid., b. 634). Sicuramente ispirandosi al Bellarmino autore di sermoni, stese i quaresimali (Quaresimale monastico; Quaresimali: tutti citati ibid.) e i Sermoni, raccolti in più volumi da Aiossa (Ibid., b. 21).

Sin dal 1600, anno in cui ottenne da Costa l’ufficio di cappellano e predicatore di S. Giovanni, il M. si dedicò alla riorganizzazione dell’antica biblioteca monastica, ripristinando soprattutto l’attività dello scriptorium. Fu lui a ordinare l’archivio del monastero, allora quasi intatto, numerando consecutivamente i documenti e trascrivendoli diligentemente in un volume dal titolo Ex instrumentis in pergameno quae conservantur in monasterio S. Ioh. Monalium (Ibid., b. 167). Utilizzando il materiale raccolto, scrisse a beneficio delle consorelle di S. Giovanni l’Historia del sacro monastero di Santo Giovanni delle Monache di Capua, completata nel 1610 (Ibid., bb. 19, 139, 374; Napoli, Biblioteca della Pontificia Facoltà teologica S. Tommaso, ms. A.46 [LXVIII.A.77], n. 1). Risale a questi anni la stesura del De pretensa Sicilie monarchia (Ibid., n. 18), scritta a sostegno della legittimità del privilegio giurisdizionale papale sul Regno di Napoli, sostenuto anche dal Baronio nel volume XI degli Annales, uscito nel 1605.

Al presulato di Bellarmino (1602-05) seguirono quelli di A. Caetani (1605-24), di L. Caetani (1624-27) e di G. Costanzo (1627-35). Negli anni del loro governo il M., pur continuando a svolgere gli incarichi conferitigli fin dal suo ritorno a Capua, partecipò assiduamente all’attività dell’Accademia, dove il 3 febbr. 1627 tenne una forbita orazione in lode di Capua, pubblicata postuma nel 1665 da S. Aiossa con il titolo di Oratione in lode dell’illustrissima e fedelissima città di Capua. Precedentemente, nel 1598 e nel 1602, aveva già pronunciato in pubblico due orazioni: la prima, Orazione nel funerale di re Filippo II, nella chiesa della Nunziata (Capua, Bibl. del Museo Campano, b. 634), declamata contemporaneamente a quella letta nella cattedrale per commemorare la morte del sovrano, il 13 sett. 1598, da M. Lauro, suo primo mentore e maestro durante gli anni trascorsi in seminario; la seconda, Oratio in funere Caesaris Costae, nella cattedrale, durante il funerale dell’arcivescovo (in Sanctuarium …, pp. 278-282). Nel novembre 1628, invitato dai teatini di S. Eligio a intervenire in rappresentanza dell’Accademia alle celebrazioni liturgiche indette per celebrare il dies natalis del patrono s. Andrea Avellino, compose in suo onore due inni, pubblicati nel Sanctuarium … e intitolati De pudicitia b. Andreae (p. 552) e In patrocinium b. Andreae (p. 553).

Frequentando gli ambienti più vivaci di Capua, intrecciò una fitta rete di amicizie sia con la nuova generazione di intellettuali locali, sia con i rappresentanti più agguerriti della cultura napoletana, B. Chioccarelli e A. Caracciolo, con i quali condivise l’interesse spiccato per le fonti agiografiche di età longobarda. Sostenuto e coadiuvato dalla disponibilità e dalla competenza degli eruditi capuani e soprattutto dalla collaborazione dei due amici napoletani, il M., nel quinquennio 1625-30, attese alla compilazione di due operette di materia storica, intitolate Notitia Ecclesiarum Capuanae seu Capua sacra, del quale le Annotazioni da documenti del Tesoro di Capua (Capua, Bibl. del Museo Campano, b. 556) dovettero costituire parte essenziale, e Degli antichi spedali di Capua (entrambe citate Ibid., b. 634).

L’opera che lo avrebbe reso noto nei migliori ambienti culturali europei fu il Sanctuarium Capuanum, pubblicato a Napoli nel 1630 (Napoli, Biblioteca nazionale, ms. IX.G.32).

Si tratta di una raccolta di fonti cronachistiche, letterarie, giuridiche ed epigrafiche dall’anno 500 al 1600, talmente esaustiva da costituire il fondamento degli studi successivi e destinata a rimanere insuperata a causa della dispersione di parte del materiale già noto al M., il quale spazia nell’universo di persone, istituzioni, riti, culti, oggetti ed edifici di Capua sacra, riordinando i dati secondo un ideale ordine di perfezione (martiri, santi, papi e vescovi) e contestualizzandoli con un apparato di note topografiche e storiche. L’opera si articola in quattro parti. Nella prima (pp. 3-123) figurano i santi capuani menzionati dal Martirologio romano; nella seconda (pp. 129-199) i santi capuani non contemplati dal Martirologio romano; nella terza (pp. 209-380) i santi forestieri che hanno sostato a Capua o che hanno avuto rapporti con i Capuani e, infine, nella quarta parte (pp. 389-613) i santi venerati a Capua. A ciascuna parte segue un’appendice (Delineatio Capuae Veteris ex descriptione quam archiepiscopus Caesar Costa fecit, et in archiepiscopali palatio depingi curavit: Sanctuarium …, pp. 123-128; Cives Capuani diversarum ecclesiarum prelati: ibid., pp. 199-208; Pontifices Romani qui Capuam advenerunt: ibid. pp. 381-388; Catalogus comitum et principum Capuae. Sequuntur principes normanni: ibid., pp. 613-632), in coerenza con la materia del libro, che l’autore intende presentare come un archivio di memorie agiografiche e con il quale ritiene di avere scritto una sintesi della storia cristiana di Capua.

Nei sette anni successivi alla pubblicazione del Sanctuarium  …, il M. si concentrò sulla revisione dell’opera, che diede alle stampe con il titolo, appunto, di Recognitio (Napoli 1637), un anno dopo aver accettato per la seconda volta l’incarico di rettore del seminario, conferitogli dall’arcivescovo C. Melzi il 20 giugno 1636. Alla guida del seminario restò fino al 30 nov. 1643, prodigandosi ad accrescere la cultura degli alunni, per i quali fece attivare, il 24 sett. 1638, i corsi di grammatica e di umanità e destinando al mantenimento dei docenti un lascito di 1080 ducati. La sua attività si fece meno intensa negli anni seguenti, durante i quali scrisse il De rectoribus (Napoli, Biblioteca della Pontificia Facoltà teologica S. Tommaso, ms. A.4.6 [LXVIII.A.77], n. 15) e lavorò a una nuova edizione del Sanctuarium …, che non terminò per l’aggravarsi delle condizioni di salute.

Il M. morì a Capua il 26 ag. 1644.

Fonti e Bibl.: Capua, Biblioteca del Museo Campano, b. 64: S. Aiossa, Brevi cenni biografici di M. M.; Ibid., Archivio storico dell’Arcidiocesi, Roberto Card. Bellarmino, Visitationes 1602, cart. n. 2; Napoli, Biblioteca della Pontificia Facoltà Teologica S. Tommaso, mss. A.4.6 (LXVIII.A.77), nn. 1, 15, 17, 18; mss. A.26 (LXVII.68), n. 19: Relatione della vita, et lodevoli costumi del r.do don M. M., canonico sacerdote dello duomo di Capua, e dottore; N. Toppi, Biblioteca napoletana, I, Napoli 1678, p. 216; F. Granata, Storia sacra, I, Napoli 1766,  p. 197; F.A. Soria, Memorie storico-critiche degli storici napoletani, II, Napoli 1782, pp. 434-438; C. Minieri Riccio, Memorie storiche degli scrittori nati nel Regno di Napoli, Napoli 1844, p. 227; A. Lauri, Dizionario dei cittadini notevoli di Terra di Lavoro, Sora 1915, p. 121; A. Iodice, S. Roberto Bellarmino a Capua, Napoli 1966, pp. 239-241; Id., La vigna ristorata. S. Roberto Bellarmino a Capua, Napoli 1966, pp. 128-140; U. D’Aquino, Cento rettori al seminario di Capua, in Il contributo dell’archidiocesi di Capua alla vita religiosa e culturale del Meridione, Atti del Convegno … Capua [ecc.] … 1966, Roma 1967, pp. 262 s.; G. Tescione - A. Iodice, Il monastero di S. Giovanni delle Monache di Capua e l’inedita storia di M. M., ibid., pp. 407-410; G. Tescione, Sette lettere del cardinale Roberto Bellarmino a M. M., in Capys, IV (1970), pp. 59-66; M. Cappuccio, Capuani insigni e ambienti culturalia dal Medioevo al Risorgimento, Capua 1972, p. 56; G. Di Monaco Della Valle, Notizie bio-bibliografiche di M. M., Galatina 1976; M. M. e il Seicento capuano, a cura di Pietro Borraro, Salerno 1980; F. Provvisto, Il seminario di Capua nell’opera degli arcivescovi Caetani, Costa, Bellarmino, e Caracciolo, in Capys, XVII (1984), pp. 96-122; C. Carfora, L’erudizione storica a Capua, Salerno 1998, pp. 17-21.

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