MIDEA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1961)

Vedi MIDEA dell'anno: 1961 - 1973 - 1995

MIDEA (Μιδέα, Μιδεια; Midea)

G. Becatti

Antica città a circa un chilometro dal moderno villaggio di Dendra nella parte orientale della pianura argolica a distanza press'a poco uguale da Micene, Argo, Nauplia e con esse fiorente nel periodo miceneo. La località detta Paleokastro fu identificata con M. già da E. Curtius e questa identificazione è stata confermata dagli scavi. M. ha una parte preminente nel ciclo delle leggende di Perseo: quando l'Argolide fu spartita fra Acrisio e Preto, a quest'ultimo toccò lo Heraion di Argo, M. e il territorio fino alla costa, come ci narra Pausania (Il, 16, 2); poi passò a Perseo che scambiò i beni con Megapente; Perseo la fortificò, insieme a Micene e a Tirinto, e la lasciò al figlio Elettrione, che regnò a M., ed ebbe come figlia Alcmena, la futura madre di Eracle. M. rientra anche nella leggenda di Pelope, perchè vi si sarebbe rifugiata Ippodamia con i figli Atreo e Tieste. Non compare però nominata nei poemi omerici, perché la Midea del Catalogo delle Navi (Il., II, 507) è la città della Beozia, perciò è da supporre che sia rapidamente decaduta al tramonto della civiltà micenea. L'unico fatto storico è la sua incorporazione forzata ad Argo, insieme con Tirinto e Micene, come un distretto (κώμη) della capitale vittoriosa. Stazio (Teb., iv, 44) accanto a Larisa, a Prosymna, a Phlius, nomina l'aptior armentis Midae; Pausania (II, 25, 9) dice che al suo tempo di M. non restano altro che le fondazioni.

La cittadella sorge a m 266 su un'altura inaccessibile da tre lati ed è circondata da mura lungo la sommità e sulle pendici nord-occidentali; le mura sono di tecnica ciclopica, a massi appena sbozzati di calcare grigiastro irregolari, con piccole pietre negli interstizi; hanno una larghezza da 4 a 5 m e in qualche punto arrivano fino ad un'altezza di m 7. Ci sono anche muri di terrazzamento analoghi. Presentano un carattere più primitivo rispetto alle mura di Tirinto e di Micene, e hanno due ingressi. Sulla sommità affiora la roccia, nelle terrazze si hanno riempimenti.

Entro la cittadella sorgeva il palazzo dell'anax, ricavato con terrazzamenti, e presentava probabilmente una pianta con due ali ad angolo retto, simile a quello di Gla-Arne in Beozia e diverso dai palazzi di Tirinto e di Micene. Dalla porta E delle mura una strada saliva all'ingresso del palazzo.

La necropoli era molto estesa soprattutto nella zona occidentale e consisteva in tombe a camera scavate nella roccia, che è poco dura e che si prestava quindi a un facile taglio. Gli scavi sono stati fatti dalla Scuola Svedese tra il 1926-27 e il 1937-39, e pubblicati da A. W. Persson. Alcune tombe a camera sono state esplorate sistematicamente, due furono scavate dal Bertos nel 1927. Mentre nell'Elladico Tardo I e nell'Elladico Tardo II solo alcune ricche famiglie avevano tombe a camera, nell'Elladico Tardo III divengono comuni e sono perciò un indice di maggiore prosperità. Il dròmos è più o meno lungo, e talvolta presenta scalini; le porte meno profonde sembrano le più antiche, ma non sempre. Un basso muro chiudeva l'ingresso del dròmos e spesso un muro bloccava l'estremità dinanzi alla porta. Tre tombe presentavano due scanalature parallele lungo il dròmos, attraverso la porta e anche dentro la camera, e si sono riscontrate in tombe di Tebe e dello Heraion di Argo; poiché talvolta divergono non possono essere messe in rapporto con il carro funebre; forse, come in Egitto, potevano servire per pali per far scorrere i sarcofagi lignei. Nella tomba n. 8 si trovò uno scheletro con tracce del sarcofago ligneo che lo conteneva. Il Persson pensa che chiodi bronzei e rosette auree e sfoglie auree decorassero i sarcofagi lignei. In questa tomba n. 8 si trovò anche un elmo di bronzo laminato del tipo corinzio ma senza paranaso, aperto davanti, con i lati dritti e un accenno al contorno dell'orecchio, sbalzato, con lòphos che doveva essere fissato sul davanti. Insieme furono trovati resti del tipo comune miceneo a denti di cinghiale. Le tombe ha tino restituito lampade di vario tipo, ceramica di stile di Palazzo con palme simmetriche, edere, canopo ogivale, spirali con edere, alabastra piatti. La tomba n. 10 ha dato una coppa d'oro, bassa, con manico terminante a forma di papiro, decorata con foglie d'edera stilizzate, datata dal Persson intorno al 1450, nell'Elladico Tardo II, inoltre due pendagli per orecchia rosetta entro un cerchio, sostenuti da una fascia aurea sulla testa che trovano confronti in Cipro; una collana aurea con granulazioni e pendaglio a fiore di liliacea, tre collane ad elementi di liliacee e a scudi a pelta; un anello aureo con scena cultuale dinanzi ad un edificio; una coppa d'argento con orlo decorato di cirri e il corpo con sfondo a embricazione diviso in cinque riquadri con uccelli volanti sbalzati, forse acquatici, immaginati sullo sfondo marino con contorno di anemoni marini: opera micenea con stilizzazione geometrizzata di motivi di origine minoica.

La ceramica si ritiene proveniente dal centro di Berbati. La tomba n. 2 aveva un dròmos lungo m 20 e largo 2; nell'interno era una fossa coperta di lastre e contenente 35 vasi bronzei, 4 idrie, 3 brocche, 6 coppe, 4 tripodi, 7 lampade, 4 specchi, una punta di lancia, una spada, due coltelli, due rasoi, un raffio a sei punte; gli specchi, i coltelli, le spade conservavano i manichi di legno. Nella camera erano molti frammenti di lastre di pietra con larghi incassi che ricomposti danno una tavola sacrificale di m 2 × o,80 con incassi ai quattro lati e orlo intorno; si sono trovate anche due pietre a forma di menhir rettangolari con parte sporgente e un'altra lastra di m 1,20 × 0,80. Sul lato N era un focolare di piccole pietre e coperto d'intonaco, sopra e accanto carboni. Presso la porta si sono trovate tre lampade di steatite a destra, quattro vasi di alabastro di cui tre cretesi e uno egizio, inoltre denti di cinghiale di elmi, paste vitree, ori, migliaia di vaghi di pasta vitrea, circa 40.000 di vari colori che forse ornavano le vesti. Due pozzi contenevano ossa di felini, di bovi, di pecore e un vaso d'argento con orlo d'oro. Non si è trovato invece nessuno scheletro: il Persson pensa che si tratti di un cenotafio, il cui uso trova testimonianze nei poemi omerici. Il dròmos presentava il solito riempimento con frammenti di vasi simili a quelli trovati dentro la camera; la porta era bloccata con un muro. Il Persson pensa che sulla tavola di pietra si sacrificassero gli animali le cui ossa sono state trovate nel pozzo, le stele-menhir sarebbero il simbolo delle anime.

Un posto a sé occupa una ricca thòlos micenea che fu scavata nel 1926 e pubblicata dallo stesso Persson. Il dròmos era intatto mentre la vòlta della camera era crollata e riempita con detriti in cui comparivano frammenti di vasi dell'Elladico Antico e coltelli e frecce di ossidiana, che rappresentavano probabilmente resti di abitazioni sovrastanti sulle pendici portate giù dal dilavamento dei fianchi del colle. Sotto il riempimento della camera si trovarono vasi protogeometrici a due anse e in una nicchia nel muro della camera presso la soglia,a m 2 dal livello originario dei pavimento, nel terreno di riempimento si trovò una tomba con cadavere e un vaso protogeometrico; essa fu evidentemente creata dopo lo sfondamento e il crollo della cupola della thòlos. Un muro di grosse pietre, largo un metro, fu trovato sull'alto del dròmos dinanzi all'architrave della porta; un muro di pietre minori bloccava tutto il dròmos dinanzi alla porta, alto m 3, e un altro muro bloccava l'ingresso del dròmos estendendosi anche ai lati, forse per sostenere la terra. Il dròmos misura m 17,90 di lunghezza, m 2,50 di larghezza all'ingresso e m 2,20 alla porta della camera; i muri di rivestimento sono spessi cm 80, e un filare di pietre sovrastante saliva dall'inizio fino sopra alla porta e doveva raggiungere in origine un'altezza di m 5, cioè un metro circa sopra all'architrave, quindi probabilmente doveva esserci un triangolo di scarico. L'architrave ha il lato interno curvo; uno dei blocchi fu venduto dai contadini. La porta misura m 1,70 di larghezza e m 3,50 di profondità ed è rastremata; era bloccata da un altro muro di pietre rozze; gli stipiti monolitici sono alti m 3 con basi sporgenti. La camera circolare misura m 7,30 di diametro, è un po' irregolare; il pavimento era costituito da un sottile strato di cemento compatto, mancante in tre punti. Il dròmos aveva un riempimento omogeneo con molti frammenti di vasi, strati di carboni e ceneri vicino alla porta; nella camera sul pavimento si trovarono frammenti sparsi di ossa umane, di vasi tardo-micenei, di oro, vaghi d'agata e di faïence. Nello scavo dei pozzi sul pavimento si rinvenne un anello d'oro massiccio raffigurante due stambecchi e due cerbiatti; inoltre è stata trovata una tomba a fossa coperta di lastre irregolari con scheletro in uno strato di argilla bluastra con collana di rosette grandi e piccole, e 35 pendagli a spirale alla cintura; il Persson pensa ad una principessa. In una fossa lunga m 5, larga m 1, profonda m 1,20 lungo la parete curva si trovarono due scheletri, detti del re e della regina. Nel centro erano uova di struzzo dal collo argenteo, poi una coppa con interno aureo e l'esterno d'argento con protomi taurine niellate. La coppa era deposta sul petto di uno scheletro femminlle, quello che il Persson dice della regina, che aveva al polso una cornalina raffigurante due cinghiali incisi e una collana di 61 rosette auree. Si trovarono una lampada di steatite, armi, coltelli bronzei, punte di lance, l'impugnatura aurea di una spada, che dovevano rappresentare il corredo della salma del re, il cui scheletro aveva accanto un vaso ligneo con parti bronzee ed era coperto di oggetti preziosi: intorno al capo erano molti elementi di pasta vitrea, placchette, denti e riccioli che dovevano far parte della decorazione dell'elmo; sul petto era una coppa d'oro tutta decorata con elementi marini con quattro polipi, coralli, delfini, argonauti, dentro alla quale erano quattro anelli di cui uno d'argento, tre con castoni a strati di argento, piombo, rame, ferro, sei gemme incise. Più basso, sempre sul petto, era un calice d'argento con scene di caccia e sulla sinistra una coppa d'argento liscia, più in basso una coppa con interno aureo e esterno argenteo, del tipo delle celebri coppe di Vaphiò, decorata con tori al galoppo simili a quelli del rhytòn conico di Haghìa Triada, con corna rivolte indietro come negli affreschi di Tirinto, e modellati in rilievo molto basso e delicato. Ai piedi era un vaso bronzeo; sul lato destro era una spada corta bronzea con impugnatura d'oro, a sinistra tre spade bronzee con impugnature auree e due con pomo d'agata, una d'avorio; ai piedi erano una spada, quattro punte di lancia e due coltelli. Tutti gli scheletri giacevano su un letto di argilla con braccia incrociate. Un pozzo, largo m 1,50 e profondo cm 70, fu trovato riempito di carboni, terra, frammenti d'oro, di bronzo, di avorio, di faïence e con gemme, ed è considerato sacnficale dal Persson; un altro pozzo era pieno di ossa di animali e umane e con un teschio di cane.

Il Persson avvicina questa ricca thòlos a quelle del secondo gruppo di Micene dell'Elladico Tardo II, circa della seconda metà del XV sec., datando peraltro questa di M. verso il 1400 per gli oggetti trovati.

Bibl.: E. Curtius, Peloponnesus, II, Gotha 1952, pp. 395 ss.; 569; W. Dörpfeld, in Ath. Mitt., XVII, 1892, p. 95 ss.; E. Meyer, in Pauly-Wissowa, XV, 1931, c. 1540 ss.; A.W. Persson, The Royal Tombs at Dendra near Midea, Lund 1931; id., New Tombs at Dendra near Midea, Lund 1942.

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