MIETITURA

Enciclopedia Italiana (1934)

MIETITURA (fr. moisson; sp. cosecha de cereales; ted. Mähen von Getreide; ingl. reaping)

Carlo Santini

È la prima delle operazioni di raccolta dei cereali maturi e consiste nel taglio delle piante. La mietitura spesso si esegue insieme con la successiva operazione che è quella di riunire in fasci o covoni le piante precedentemente tagliate. Gli agronomi consigliano d'iniziare la mietitura del grano alla fine del periodo che Nowacki chiama della maturanza gialla, cioè quando le granelle possono essere ancora schiacciate tra l'indice e l'unghia del pollice senza che il contenuto sia lattiginoso, ma atto a determinare l'impastamento della farina. In tale momento l'assimilazione è terminata e non vi sarebbe alcun guadagno ritardando la raccolta; inoltre si evita il pericolo della disseminazione spontanea e si riducono i rischi causati dalle piogge, dagli uccelli, dagl'insetti, ecc. Per i grani da semina, E. De Cillis consiglia di eseguire il taglio a maturazione piena, che è ritardata rispetto all'anzidetta, da due a cinque giorni. Per la segale, l'orzo e l'avena, che sgranano più facilmente, la mietitura va più anticipata. La mietitura del grano si pratica in epoche diverse ritardandosi la maturazione a misura che si va dai paesi caldi ai paesi freddi, dai frumenti precoci ai frumenti tardivi; in Italia s'inizia nel giugno. La mietitura del riso va dai primi di settembre alla metà di ottobre, a seconda della precocità della specie coltivata.

Il taglio dei cereali si esegue con strumenti a mano oppure con macchine. Gli strumenti a mano sono d'uso antichissimo; il più comune è la falciola (figura 1, n.1) che è formata di un corto manico al quale è unita una lama curva avente un lembo a taglio unito o dentato. Nei varî paesi la forma e la grandezza della lama cambia. I Romani denominavano falx messoria la falciola e la distinguevano dalla falx foenaria, che serviva per il taglio dei foraggi. Altro strumento a mano è la falce armata, del tutto simile a quella fienaia, con l'aggiunta dell'armatura che è una specie di rastrello a denti lunghi disposti superiormente alla lama, aventi il compito di non fare cadere le piante disordinatamente sul terreno. Qualche volta il rastrello si riduce a un unico dente (fig. 2). La falce armata è poco diffusa perché di disagevole maneggio e poco bene si adatta alle piante non perfettamente dritte. In presenza di allettamento risponde meglio la falce fiamminga (fr. sape; fig. 1, n. 2z), che è una piccola falce fienaia, la quale s'adopera con la mano destra, mentre con la sinistra, che impugna un uncino di ferro (fig. 1, n. 3), s'isola il manipolo da tagliare per depositarlo poi a terra. La falce fiamminga richiede operai ben addestrati ed è usata molto nel nord della Francia e nel Belgio.

Dagli scritti di Plinio e di Palladio si rileva l'impiego presso i Galli di macchine rudimentali per la raccolta del frumento, costituite da cassoni di legno sostenuti da ruote e spinte in avanti da annali. Un lungo pettine disposto anteriormente provvede in questo caso a strappare le spighe e a farle cadere nel cassone. Dobbiamo risalire agl'inizî del secolo XIX per ritrovare nei tentativi degli inglesi Gladstone (1806), Scott e Smith (1811), H. Ogle (1822) i precursori delle macchine moderne. Il prete scozzese Patrick Bell, nel 1826, giunse per primo a risolvere il problema del taglio delle piante in maniera sicura e spedita, ma i successivi perfezionamenti delle macchine per mietere furono operati da Americani: da Hussey per quanto riguarda l'apparecchio di taglio; da Dorsey (1826) che inventò i rastrelli automatici; da J. F. Appleby (1878) che, con l'ideare l'apparecchio legatore, diede modo di rendere perfettamente automatiche tutte le operazioni dal taglio alla formazione dei covoni; dai costruttori C. H. McCormick e Deering. Anche nella prima metà del secolo XIX (1840) sorse l'idea di avere una macchiaa combinata capace di mietere e trebbiare sul campo; ma soltanto la necessità di approvvigionare le nazioni impegnate nella guerra mondiale, spinse l'industria dell'America Settentrionale a perfezionare la costruzione delle mietitrebbiatrici fino al punto da determinare una rapida diffusione di esse in tutti i paesi esportatori di grano.

Oggi le macchine per la mietitura si possono così classificare: falciatrici con dispositivi per mietere, mietitrici semplici, mietitrici legatrici, mietitrici trebbiatrici. Le falciatrici con dispositivo per mietere sono le stesse macchine che servono al taglio dei foraggi, con l'aggiunta, dietro l'organo di taglio, di un telaio a stecche e di un secondo sedile. L'aggiunta del telaio ha lo scopo di reggere le piante tagliate finché l'operaio dal secondo sedile non le spinga, con un rastrello di legno, a mucchi sul terreno. Le mietitrici semplici lasciano, come le precedenti, le piante a mucchi sul terreno, ma non hanno bisogno del secondo operaio perché compiono, con rastrelli comandati da un asse verticale, l'abbattimento dei culmi contro la sega e lo scarico periodico degli stessi dal piano che li raccoglie.

Le mietitrici legatrici, come s'è detto, eseguono automaticamente tutte le operazioni che vanno dal taglio dei culmi alla legatura dei covoni e sono le macchine universalmente impiegate nella raccolta dei cereali. Nelle mietitrici trebbiatrici (fig. 3) le piante tagliate vanno alla macchina trebbiante che è collegata all'apparecchio di taglio. Di norma un motore ausiliario serve per azionare tutti gli organi della macchina.

Le falciatrici con dispositivo per mietere, le mietitrici semplici e quelle legatrici sono trainate da animali, 2 o 3 buoi o cavalli; però è da osservare che la trazione della mietitrice riesce faticosa, tanto da consigliare più volte il cambio degli animali durante la giornata, se non si può fare uso della trazione meccanica. Per la mietitrice trebbiatrice, in Italia, si è sempre ricorso alle trattrici agricole, mentre nei paesi d'origine, ma solo in un primo tempo, si sono impiegati cavalli in attacchi multipli.

Il taglio del riso si effettua quasi dappertutto a mano per le difficoltà dipendenti dalla presenza in risaia di fossi e argini, dalla cedevolezza del terreno di recente prosciugato, dal frequente allettamento esteso e irregolare. Esperimenti di mietitura meccanica del riso furono fatti in Italia nel 1912 con la macchina "Balbo Bertone" montata su slitta e con motorino ausiliario per alleggerire la trazione agli animali; ma l'esperimento non ebbe successo. Di recente, nel Vercellese, è stata provata, per la raccolta del riso, una mieti-trebbiatrice Rumely, la quale sembra possa compiere un lavoro assai soddisfacente.

Per il granoturco, che pure appartiene ai cereali, non si parla di mietitura poiché la raccolta non si esegue col taglio delle piante, ma con l'asportare le sole pannocchie. Esistono in America macchine che compiono tale operazione e vanno nella categoria delle raccoglitrici e non delle mietitrici. Queste macchine sono spesso combinate con l'apparecchio sgranatore.

I dati di lavoro umano occorrente per eseguire la mietitura dipendono dallo stato della coltura, in modo particolare dalla fittezza e dalla presenza o meno di allettamento.

In media si ritiene siano necessarî per mietere e legare i covoni:

Con la mietitrice trebbiatrice, per le operazioni che vanno fino all'immagazzinamento del prodotto, occorrono in totale da 10-15 operai-ora per ha., secondo la larghezza del taglio, che va da m. 5,50 a 3,60.

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