MOISSAC

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1997)

MOISSAC

M. Durliat

Centro della Francia sudoccidentale (dip. Tarnet-Garonne), situato in un vasto complesso alluvionale sulle rive del fiume Tarn, a km 3 dalla confluenza con la Garonna.Il nome di M. compare per la prima volta in una donazione fatta nel 680 alla locale abbazia di Saint-Pierre da parte di un noto personaggio, Nicezio, e di sua moglie Ermentruda (Rupin, 1897, pp. 28-29). Per il Medioevo la storia di M. si riassume essenzialmente in quella dell'abbazia, nota soprattutto attraverso una cronaca (Parigi, BN, lat. 4991A), finora inedita, redatta dall'abate Aimerico di Peyrac (1377-1406).L'abbazia, fondata nella prima metà del sec. 7°, dopo essere stata saccheggiata dalle truppe musulmane nel 721 e nel 732, fu ricostruita da Ludovico il Pio, all'epoca re di Aquitania (781), che continuò a favorire la comunità monastica anche durante il suo impero (814-840). Intorno alla metà del sec. 9° l'abbazia subì le invasioni da parte dei Normanni e degli Ungari. Negli anni 1030-1040 le condizioni del monastero erano delle più precarie, sia sul piano materiale sia su quello spirituale, ma con l'affiliazione a Cluny, avvenuta nel 1048, la situazione cambiò. Odilone designò come abate il monaco cluniacense Durando di Bredons, destinato a divenire vescovo di Tolosa nel 1059. Con questo grande prelato riformatore ebbe inizio lo sviluppo del monastero. Una delle prime preoccupazioni degli abati cluniacensi fu quella di rimettere in attività lo scriptorium, per fornire la comunità di libri liturgici e per arricchire la biblioteca, già dotata in partenza di opere giunte da Cluny. Nello scriptorium lavorarono alcuni miniatori il cui talento si può intuire attraverso l'illustrazione di un esemplare del De bello Iudaico di Giuseppe Flavio (Parigi, BN, lat. 5058); purtroppo però lo stato di abbandono della biblioteca nei secc. 16° e 17° causò la scomparsa della maggior parte delle testimonianze dell'attività pittorica di questo scriptorium. Si ignora quindi praticamente tutto delle fonti iconografiche e stilistiche che la miniatura locale poté fornire alla scultura monumentale a partire dalla fine dell'11° secolo.Ancora all'epoca dell'abate Durando di Bredons venne costruita anche una nuova chiesa, in tempi eccezionalmente brevi, giacché poté essere consacrata il 6 novembre 1063. Il corpo longitudinale apparteneva a una tipologia ben attestata nelle regioni sudoccidentali della Francia e nel Nord della penisola iberica, con strette navate laterali e supporti alternati poggianti su basi circolari. Non esisteva transetto, ma il coro terminava con un deambulatorio sprovvisto di cappelle radiali. Quest'ultimo aveva sostituito un capocroce servito da uno stretto ambulacro, di epoca carolingia o preromanica.Nel sec. 12° l'abbaziale a tre navate cedette il posto a una chiesa a navata unica, destinata a essere coperta da cupole su pennacchi, come la cattedrale di Cahors (dip. Lot) e l'abbaziale di Sainte-Marie a Souillac (dip. Lot). In seguito, nel sec. 14°, nel corso di un'altra risistemazione, le cupole vennero sostituite con volte ogivali. L'abbazia di Saint-Pierre fu uno dei principali centri della scultura romanica, il cui sviluppo è scandito da due importanti monumenti, il chiostro e il portale.Il chiostro è datato al 1100 da una bella iscrizione scolpita sul pilastro centrale della galleria occidentale. Lo stesso testo ne attribuisce il merito all'abate Ansquitil, che diresse la comunità a partire dal 1085. Il chiostro si appoggiava a N contro il corpo longitudinale della chiesa dell'11° secolo. Senza abbandonare la sua collocazione originaria e probabilmente nel rispetto della struttura antica, esso venne rimontato nel sec. 13° per volere dell'abate Bertrando di Montaigu (1260-1295), nel corso di una ricostruzione degli edifici monastici. Nelle lunghe gallerie si alternano colonne semplici e gemine; una copertura in legno si accorda alla leggerezza di tali supporti. Agli angoli e in corrispondenza del punto mediano di ciascun lato le colonne sono tuttavia sostituite da pilastri. Nell'angolo nord-ovest si trovava il lavabo, oggi scomparso.I pilastri sono decorati con bassorilievi che rappresentano gli apostoli. Essi hanno un significato simbolico, giacché affermano la volontà dei monaci di vivere secondo i precetti della vita apostolica, l'ideale di vita comune e di povertà condiviso in tutti gli ambienti riformatori della fine dell'11° secolo. Al fine di sottolineare il rapporto con Cluny, nel collegio apostolico venne introdotta anche l'immagine di Durando di Bredons.Sul piano stilistico queste opere giocarono un ruolo considerevole nella definizione della grande figurazione scolpita romanica. Contemporanee alle creazioni di Bernardus Gelduinus per il Saint-Sernin a Tolosa, esse rappresentano un diverso orientamento estetico: sono al tempo stesso fortemente stilizzate e dotate di una reale individualità. All'origine di quest'arte si trovano miniature e avori, in parte probabilmente appartenuti al tesoro del monastero. Ma queste fonti vennero interpretate in senso monumentale per collocare la scultura figurata in un contesto architettonico.I capitelli, sia quelli semplici sia quelli gemini, presentano tutti lo stesso taglio, consistente in un blocco piramidale rovesciato, troncato alla sommità e largamente svasato sotto la base d'imposta. Un gran numero di varianti vi appare introdotto attraverso il trattamento differenziato del dado centrale, ricavato tra le volute angolari che rappresentano un ricordo del capitello corinzio. Tale riferimento a modelli antichi si precisa su alcuni càlati a decorazione vegetale, assai vicini a capitelli analoghi nel Saint-Sernin a Tolosa. L'esistenza di contatti molto stretti tra i due centri artistici spiega anche la presenza di palmette trattate con una flessuosità quasi vegetale. Altre palmette creano una decorazione coprente che deriva invece dagli avori musulmani. Figure zoomorfe accompagnano questi motivi a carattere vegetale, secondo un uso consueto per la scultura dell'11° secolo.Una delle caratteristiche di originalità del chiostro deriva dalla presenza di un gran numero di capitelli istoriati, motivo questo che non venne creato a M., ma che qui ebbe uno straordinario sviluppo. La scelta dei soggetti risponde tanto a esigenze comuni all'intero ambito cluniacense, quanto a intenzioni proprie della sola abbazia. Ciascuna delle facce dei capitelli è riservata a un'unica scena, spesso costruita secondo un asse centrale. Alcune composizioni tuttavia si presentano più complesse, unificando la base d'imposta e il corpo del capitello in un'unica straordinaria ricchezza decorativa. Non esistono sequenze narrative e i temi iconografici sono separati.Molti furono gli artisti che collaborarono a questa creazione esemplare. Dopo il suo completamento alcuni di essi si spostarono a Tolosa per realizzare il chiostro di Notre-Damela-Daurade, che era un priorato di Saint-Pierre. Nella sede abbaziale la creazione artistica proseguì invece con nuove imprese.Tra il 1110 e il 1115, sul lato occidentale della chiesa venne innalzata una possente torre-portico a due piani, che presenta alcuni capitelli ornati con superbe figure di felini. Appena portata a termine, la struttura venne fortificata e a questa seconda campagna costruttiva appartiene il monumentale portale aperto verso S, in direzione della città.Sul timpano, il Cristo in gloria, vero sovrano incoronato, è circondato dai simboli degli evangelisti, che, nel disegnare un sottile gioco di curve e controcurve, prolungano una mandorla abbozzata nella parte superiore. L'autentica cornice del gruppo è però tracciata da due angeli smisuratamente allungati, ciascuno dei quali srotola un cartiglio. Si tratta di un altro riferimento apocalittico, completato dalla presenza dei ventiquattro vegliardi distribuiti lateralmente in tre registri sovrapposti.Il timpano poggia su un architrave decorato con un fregio floreale. Si tratta di un vero òggetto culturale' che si ispira direttamente a un tipo di architrave paleocristiano. Al tempo stesso esso disegna un tau, immagine della croce, con il trumeau su cui si prolungano i motivi floreali. Questi ultimi servono da sfondo a tre coppie di felini, maschi e femmine, disposti a croce schiena contro schiena, che si collocano stilisticamente nella linea di quelli della torre-portico. Sulle facce laterali del trumeau si allungano le figure di S. Paolo e di Geremia, cui si oppongono, sui piedritti, S. Pietro e Isaia. La scultura romanica detta linguadocana raggiunge in questo esempio le sue più alte vette.Il portale è preceduto dal portico, sui cui muri laterali si fronteggiano due composizioni antitetiche. A destra, la buona novella della salvezza cristiana è annunciata tramite motivi evangelici legati a Cristo e alla Vergine: Annunciazione, Visitazione, Adorazione dei Magi, Presentazione al Tempio e Fuga in Egitto. A sinistra, sono poste a confronto le sorti degli eletti e dei reprobi, con l'aiuto della parabola di Lazzaro e del ricco epulone, largamente sviluppata e completata da scene infernali.Questo prodigioso insieme - destinato a fare scuola (Cahors, Catus, Souillac, Beaulieu-sur-Dordogne) - può essere attribuito all'abate Ruggero (1115-1135 ca.), la cui statua è posta su di una colonna inserita nella facciata, di fronte a quella di s. Benedetto.

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