BRANCALEONI, Monaldo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 13 (1971)

BRANCALEONI, Monaldo

Gino Franceschini

Figlio di Oddone, successe al padre nella signoria ed è considerato il vero capostipite della dinastia dei Brancaleoni di Castel Durante. È ricordato per la prima volta nel 1284, quando insieme al cugino Brancaleone emanava un lodo per la cessione di certe terre del monastero di S. Cristoforo al Comune di Castel Durante. Il 18 maggio 1296 è presente in Sassocorvaro quale teste e garante nella pace tra Malatesta da Verucchio e il conte Taddeo di Montefeltro. Da questo momento il suo nome ricorre di frequente in atti del 1296-1298 e del 1306-1308 contenuti in due codici urbaniesi. Il 20 ott. 1306, quale procuratore dell'abbazia di S. Cristoforo, acconsente a una permuta di terreni con il Comune di Castel Durante, mentre il 31 ag. 1307 contrae un debito di ottanta lire con la comunità "pro torrione porte domus Munaldi et aliis necessariis dicti Castri et Turris Abbatie".

Membro di una famiglia che aveva fondato le sue fortune promuovendo in Val Metauro interessi guelfi, nel 1307 fu chiamato come podestà a Firenze, lasciando tanto buon nome da esser chiamato ancora alla suprema magistratura della Repubblica negli anni 1311 e 1317. La provvisione "sindicatus ad presentandum dominum Monaldum domini Oddonis de Brancaleonibus de Castrodurante electum potestatem civitatis Florentie" (Arch. di Stato di Firenze, Provvisioni, 13, c. 80r) fu presa il 1º apr. 1307, mentre altre due venivano prese il 5 luglio, a magistratura iniziata: la prima per dispensare il nobile marchigiano dal difetto della milizia ("quod prefatus Monaldus ante ipsam electionem et ipsius electionis tempore et nunc non sit vel non fuerit miles de corredo" (ibid., c. 97r) e la seconda per consentirgli di tenere ai suoi ordini cento berrovieri o sergenti (ibid., c. 98r), quaranta di più dei sessanta consentiti dagli statuti. Non prive di significato queste podesterie: la prima conferita quando la Repubblica organizzava la spedizione contro Arezzo e il legato Napoleone Orsini, la seconda quando si apprestava ad opporsi ad Enrico VII di Lussemburgo, e la terza quando si preparava alla lotta contro Castruccio; significative anche della posizione che i Brancaleoni avevano in Val Metauro, quali alleati dei Malatesta di Rimini e nemici dei Montefeltro. Nella spedizione contro Arezzo e il cardinale Orsini, infatti, capitano generale dei Fiorentini era Ferrantino Malatesta signore di Rimini, mentre alleato del legato e suo capitano era Federico da Montefeltro, signore di Urbino.

Parimenti indicative anche le successive podesterie, esercitate sempre nelle città che facevano parte della Taglia guelfa capeggiata da Firenze: infatti il B. fu nel 1313 podestà di Foligno per i primi sei mesi, e per gli altri sei podestà di Perugia. Durante quest'ultima magistratura capitanò i Perugini in armi contro Todi e restituì a Perugia il dominio di Spoleto. Due anni dopo, essendo podestà di Cagli, fu scelto da questo Comune e da quello di Gubbio quale arbitro per la delimitazione dei confini dei due contadi sul monte Petrano: questo arbitrato, emanato "tempore vacationis sedis apostolice" (1314), stabiliva "quod totus mons Petranus cum suis penditiis sit districtus et comitatus civitatis Callii" (Arch. Com. di Cagli, fasc. C).

Nel 1319, capitano del popolo a Borgo San Sepolcro, è annoverato fra i benefattori della fraternità di S. Bartolomeo. Per le benemerenze acquistate nel sostenere i legati pontifici contro i ghibellini marchigiani, ottenne dal pontefice Giovanni XXII, a favore di Francesco suo figlio, un canonicato "sub expectatione prebende" nella chiesa di S. Venanzio di Camerino: all'atto della concessione (20 nov. 1320) egli era però già morto, perché il breve pontificio è indirizzato "Francisco filio quondam Munaldi de Castrodurante". Lasciava tre figli, Brancaleone, Francesco e Antonio.

Il 14 ott. 1738 fu ritrovato in un predio non lungi da Urbania un sigillo rotondo che porta inciso: "S(ignum) Monaldi d(omi)ni Oddonis de Ripe"; ma già fin dal secolo XVI si conosceva un altro suo sigillo con la leggenda: "S(ignum) Monaldi de Castro Riparum". Sia l'uno che l'altro portano incisi, oltre la scritta, i gigli di Francia, il che lascia supporre che egli abbia nella giovinezza militato con le milizie angioine in Romagna o nelle Marche.

Fonti eBibl.: Cronaca del Graziani, a cura di A. Fabretti, in Arch. stor. ital., XVI (1850), p. 82; G. Degli Azzi Vitelleschi, Le relazioni tra la Repubblica di Firenze e l'Umbria nei secoli XIII e XIV, I, Dai Carteggi, Perugia 1904 p. 256; II, Dai Registri, ibid. 1909, pp. 40 s.; Lettres communes de Jean XXII, a cura di G. Mollat, III, Paris 1906, n. 12578, p. 207; R. Davidsohn, Forschungen zur Gesch. von Florenz, III, Berlin 1908, pp. 543 s.; Fragmenta Fulginatis Historiae, in Rer. Ital. Script., 2 ediz., XXVI, 2, a cura di M. Faloci-Pulignani, p. 22; P. Pellini, Dell'historia di Perugia, I, Venezia 1664, pp. 398-401; P. P. Torelli, Sulle antiche mem. di Castel Durante,oggi Urbania, in Antichità picene, XIII, Fermo 1791, pp. 167 ss.; G. Muzi, Mem. civili di Città di Castello, Città di Castello 1844, II, p. 210, L. Tonini, Rimini nel sec. XIII, Rimini 1862, pp. 181, 707; A. Fanfani, I benefattori di una fraternita toscana, in Aevum, VII (1933), p. 502; Id., La beneficenza in un comune toscano dal XII al XV sec., in Saggi di storia econ. ital., Milano 1936, p. 45; E. Rossi, Memorie eccles. di Urbania, Urbania 1936, p. 15; G. Franceschini, I Brancaleoni di Castel Durante..., in Arti e mem. della Deputaz. di stor. patria per le Marche, s. 7, IV (1949), p. 83.

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