MONASTIR

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1997)

MONASTIR

G. Di Flumeri Vatielli

Città e porto della Tunisia, sul promontorio meridionale del golfo di Ḥammāmēt, vicino all'antica città fenicia di Ruspina. Dopo la conquista araba dell'Africa settentrionale, nel corso della seconda metà del sec. 7°, M. acquistò notevole importanza in quanto fu provvista di un ribāṭ (convento fortificato) fatto costruire, secondo al-Bakrī, dal governatore abbaside Harthama b. A῾yan nel 180 a.E./796. Quella di M. fu la prima di una serie di fortificazioni disseminate su tutta la costa dell'Ifrīqiya e destinate a svolgere un ruolo di punti di avvistamento e di stazioni di un sistema semaforico di segnalazione.Il nome M. deriva probabilmente dalla presenza sul luogo di un antico monastero cristiano, di cui però non rimane alcuna traccia; è tuttavia possibile anche una persistenza presso la popolazione locale di un termine di origine greco-romana passato a designare un'istituzione islamica analoga (Soucek, 1993, p. 229). Nel sec. 11° M. era già stata dotata di altri due ribāṭ e di un convento riservato alle donne anacorete, di cui rimangono ancora tracce nella città attuale. In conseguenza di ciò crebbe la fama religiosa di M., in quanto si riteneva che chiunque avesse soggiornato nel ribāṭ per tre giorni avrebbe conquistato il diritto al paradiso; per la stessa ragione, sotto la dinastia ziride (secc. 10°-12°) M. fu scelta come luogo di sepoltura privilegiato dagli stessi sovrani che risiedevano nella vicina Mahdia (al-Idrīsī, Nuzhat al-mushtāq).Il grande ribāṭ, descritto da al-Bakrī come una fortezza chiusa all'interno della qaṣba, ha subìto nei secoli varie modifiche: ciò che rimane della struttura più antica sono la torre rotonda (chiamata nāḍōr, sinonimo locale di manār), situata nell'angolo sudorientale del recinto murato, alcuni tratti delle mura originali e la sala per la preghiera; quest'ultima, suddivisa in sette navate, è situata al piano superiore ed è oggi adibita a museo. Al fianco del ribāṭ sorge la Grande moschea, eretta nel sec. 9° e ampliata dagli Ziridi nel sec. 11°, che conserva, al pari della piccola moschea funeraria Sayyida (sec. 9°), un miḥrāb dai tratti propri dell'architettura ziride.

Bibl.:

Fonti. - al-Bakrī, Description de l'Afrique septentrionale, a cura di W. Mac-Guckin de Slane, Paris 1859 (nuova ed. 1965, pp. 78-80); al-Idrīsī, Nuzhat al-mushtāq fī᾽khtirāq al-āfāq, 9 voll., Napoli-Roma 1970-1984.

Letteratura critica. - H.H. Abdul Wahab, Contribution à l'histoire de l'Afrique du Nord et de la Sicile, in Scritti per il centenario di Michele Amari, Palermo 1910, II, pp. 427-494; G. Marçais, Note sur les ribâts en Berbérie, in Mélanges René Basset, II, Paris 1925, pp. 395-430; id., L'architecture musulmane d'Occident. Tunisie, Algérie, Maroc, Espagne, Sicile, Paris 1954; A. Lezine, Le ribât de Sousse, suivi de notes sur le ribât de Monastir, Tunis 1956, pp. 35-43, tavv. XXXI-XLI; R.H. Idris, Le Berbérie orientale sous les Zirides, Xe-XIIe siècles, 2 voll., Paris 1962; A. Lezine, Architecture de l'Ifriqiya: recherches sur les monuments aghlabides, Paris 1966; D. Hill, L. Golvin, Islamic Architecture in North Africa, London 1976; H. Sethom, A. Kassab, Les régions géographiques de la Tunisie, Tunis 1981; S. Soucek, s.v. Monastir, in Enc. Islam2, VII, 1993, pp. 229-231.G. Di Flumeri Vatielli

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