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Città dell’Uruguay (1.736.989 ab. nel 2017, considerando l’intera agglomerazione urbana) capitale dello Stato e capoluogo del dipartimento omonimo (530 km2, 1.338.410 ab. nel 2009), estesa lungo una piccola ansa della sponda settentrionale del Río de la Plata. Acquistata una qualche importanza alla fine del 18° sec. con l’istituzione di una dogana autonoma, la città cominciò a svilupparsi dopo il 1860, con l’esportazione delle lane. Nel 1829 contava 14.000 ab., divenuti 58.000 nel 1860, 164.000 nel 1884 e 312.000 nel 1908. Oggi, benché la sua crescita sia rallentata, la capitale comprende circa la metà di tutta la popolazione dell’Uruguay e si è espansa anche oltre i limiti dell’omonimo dipartimento, specie lungo il litorale. Il nucleo primitivo di M., caratterizzato da strade strette e tortuose, sorge sulla penisola che limita a E il porto naturale; poi lo sviluppo edilizio ha proceduto verso l’interno e lungo il litorale verso O, fino a cingere tutta la baia e riunire la città con El Cerro, sobborgo posto sulle pendici e ai piedi della collina omonima (140 m). M., oltre ad accentrare le funzioni amministrative tipiche di una capitale, è il principale centro economico e culturale del paese. L’industria è attiva nei settori alimentare, tessile, calzaturiero, petrolifero, chimico, farmaceutico, metallurgico, del cemento e della carta. Il porto, uno dei maggiori del continente sudamericano, accentra la massima parte del commercio del paese. Scalo aereo internazionale, la città è stazione capolinea delle principali ferrovie del paese. Notevole l’afflusso turistico.

M. prende nome da quello attribuito dai compagni di F. Magellano alla vicina collina (1520). Nel 1726 M. de Zabala, governatore spagnolo di Buenos Aires, creò qui una fortezza contro la minaccia portoghese. Nel 1806 la città servì da base per la riconquista di Buenos Aires caduta in mano agli Inglesi e, nel 1807, fu a sua volta occupata. Quando Buenos Aires dichiarò la volontà di indipendenza dalla Spagna (1810), le forze fedeli alla madrepatria in M. resistettero agli attacchi dei rivoluzionari fino al 1814. Nel 1817 la città cadde in mano ai Portoghesi del Brasile che l’abbandonarono nel 1828, quando fu dichiarata l’indipendenza dell’Uruguay, di cui M. divenne la capitale. Durante la Guerra grande contro J.M. de Rosas, divenuta il rifugio degli avversari del dittatore argentino, M. fu assediata quasi ininterrottamente dal 1843 al 1851, sostenuta da volontari europei, fra i quali i 500 italiani di G. Garibaldi.

Dell’antico tracciato urbano (Ciudad Veja, 1724-1830) restano poche tracce: Porta della Ciudadela, di D. Cardoso, 1741, sulla Piazza dell’Indipendenza; Fortezza del Cerro (J. del Pozo y Marqui, 1801-09). Edifici neoclassici hanno rimpiazzato le architetture barocche: cattedrale (già Iglesia Matriz, 1792); Cabildo (T. Toribio, 1804-11). Dopo l’indipendenza (1828) la città si è sviluppata con complessi residenziali (a N e a S) ed edifici in stile neoclassico, eclettico o art nouveau (Casa di J.A. Ruis, 1922; Palacio Legislativo, di G. Moretti, 1925). L’architettura dei maestri del cosiddetto Movimento Moderno ha modificato l’aspetto di M., con opere di: J. Vilamajo; L. Crespi e J. Herran; G. Vázquez Barriére e R. Ruano; O. de los Campos, E.M. Puente e I.H. Tournier; C. Surraco; Studio Cinco (Edificio del Notariado, 1962-67). Notevole il Museo nazionale di arti plastiche.

Conferenza di M. Settima Conferenza panamericana (dicembre 1933-gennaio 1934). Gli USA proposero un abbassamento delle barriere doganali; furono inoltre fatte pressioni sui governi di Bolivia e Paraguay, impegnati nella guerra del Chaco, perché giungessero a un armistizio; infine fu avanzata la proposta di un accordo con il quale tutti i paesi americani si impegnassero a rinunciare al metodo dell’intervento negli affari interni degli altri Stati.

Congresso antifascista di M. Tenuto nell’agosto 1942 da esponenti dell’emigrazione politica italiana antifascista, auspicò la formazione di una legione italiana, che combattesse a fianco degli Alleati, e di un consiglio nazionale che rappresentasse l’Italia libera combattente per la libertà; l’iniziativa non ebbe alcun seguito per l’opposizione dei governi inglese e americano.

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