MU‛ĀWIYAH

Enciclopedia Italiana (1934)

MU‛ĀWIYAH

Francesco GABRIELI

Califfo arabo, figlio di Abū Sufyān, nato nei primi anni del sec. VII d. C., fondatore della dinastia califfale degli Omayyadi (v.). Entrò nella vita politica allorché fu assassinato ‛Othmān, della stessa sua casa, e, sotto pretesto di trarne vendetta, contrastò, appoggiandosi alle forze militari della Siria da lui governata, al califfo ‛Alī il supremo potere (v. arabi: Storia). Quando ‛Alī nel 40 eg.-661 d. C. cadde a sua volta assassinato, M., avendo riportato successi diplomatici e politici ancor più che militari, era già di fatto padrone di buona parte dell'impero arabo, che resse poi come incontrastato sovrano sino alla morte (ragiab 60, aprile 680 d. C.).

M. è per varî riguardi una delle più notevoli personalità della storia degli Arabi e dell'Islām. La sua fortunata carriera, che gli permise non solo di assicurarsi, contro il legittimismo alidico e la ripugnanza degli ambienti pietistici, il supremo potere, ma di assicurarlo alla sua famiglia facendo riconoscere come successore il proprio figlio Yazīd, fu certo dovuta ad alte qualità personali; tra le quali la tradizione orientale fa primeggiare il proverbiale suo film, equilibrio spirituale e accorta longanimità e generosità affascinatrice. L'opera sua, con l'aiuto di valenti collaboratori (soprattutto Ziyād b. Abīhi, suo fratello illegittimo e governatore del ‛Irāq) giunse alla fondazione della monarchia pur tra le riluttanze democratiche e anarchiche dell'ambiente arabo, in un equilibrio che dopo di lui non fu mai più raggiunto. Un'intensa attività di organizzazione militare e amministrativa (col concorso di elementi siri cristiani) gettò sotto di lui le basi dello stato omayyade, con capitale Damasco, e assicurò un secolo di vita alla sua dinastia.

Bibl.: J. Wellhausen, Das arabische Reich und sein Sturz, Berlino 1902, pp. 71-88; H. Lammens, Études sur le règne du calife omaiyade Moâwia I (estr. dai Mélanges de la Fac. Orient. de l'Univ. Saint-Joseph), Beirut 1906-1908; id., in Encycl. de l'Islām, III, pp. 659-663.