NALDI, Naldo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 77 (2012)

NALDI, Naldo

Giuseppe Crimi

– Nacque a Firenze, da Iacopo di Giovanni e da Fiammetta, il 31 agosto 1439 (Martelli, 1985), piuttosto che nel 1436 (Grant, 1963). Terzo di quattro fratelli, rimase orfano di entrambi i genitori poco più che adolescente, affidato alle cure della nutrice Sandra.

Ricevette solida formazione umanistica, soprattutto sul versante latino, sotto la guida di Alamanno Rinuccini. Si cimentò nella poesia precocemente: al 1451 risalirebbe l’innamoramento per Alba, cantato nelle Elegiae. Esauritosi il patrimonio dei genitori, mal gestito dai tutori, poco più che ventenne si trovò in condizioni economiche precarie e bisognoso di un impiego. Tra il 1460 e il 1470 va collocata la composizione di dodici ecloghe di impronta virgiliana: ciascuna aveva, in origine, un dedicatario diverso, ma in un secondo momento Naldi decise di dedicarne dieci a Lorenzo de’ Medici, con cui era in rapporti dal febbraio 1463. Tra il settembre e l’ottobre 1465 sono documentati contatti con Niccolò Michelozzi. Nel 1469 celebrò la giostra vinta da Lorenzo con un’elegia, esordendo nella poesia d’occasione ed encomio, che rappresentò poi la cifra costante della sua produzione. Fu tra i poeti più fedeli ai Medici, attento a ritrarre nel minimo dettaglio la loro quotidianità, al punto che i suoi versi possono essere considerati una sorta di biografia ideale della famiglia fiorentina.

Nella cerchia laurenziana Naldi è ricordato da Poliziano nell’epigramma Dum celebrat Medicen Naldus, dum laudat amicam (1474). Fu in rapporti con Marsilio Ficino, come offre testimonianza lo stesso filosofo (Epistulae, V, 2 e XI, 28; Theologia Platonica, VI, I), che si legò a lui in un’amicizia duratura: fu Naldi a comporre l’epigramma Cum deus etheris nunc mittere vellet ab oris destinato al frontespizio delle opere di Platone tradotte da Ficino (Venezia, Bernardino da Cori e Simone da Lovere per A. Torresano, 1491). Strinse inoltre amicizia con Giovanni Nesi, Alessandro Braccesi, Braccio Martelli, Ugolino Verino, Bartolomeo Scala, Andrea Dazzi, Mabilio da Novate, Marullo Tarcaniota, Bartolomeo Fonzio. Alla fine del 1473 o ai primi mesi del 1474 risale la forma compiuta delle Elegiae, iniziate nel 1471 e circolate tra amici e conoscenti.

Dedicate a Lorenzo, sono divise in tre libri di diverso argomento. Il libro I canta l’amore per Alba, identificata con una tale Marietta Della Torre (la candidatura di Albiera degli Albizzi è respinta da Martelli, 1985, il quale non esclude tuttavia che Naldi abbia composto due elegie e sette epitaffi per Albiera, morta il 14 luglio 1473). Il II libro contiene versi celebrativi rivolti all’arcivescovo di Firenze Ludovico Scarampi e al fratello Nicolò; il libro III è dedicato a membri della famiglia Medici (Cosimo, Giovanni, Giuliano, Lorenzo).

Dati più certi sulla vita si hanno a partire dal 1474, anno in cui iniziò a raccogliere gli Epigrammi che, incentrati prevalentemente sulle vicende della famiglia medicea, testimoniano anche rapporti con personalità come Benedetto da Lucca, Francesco Diana e Giorgio Merula. Già nel Cinquecento i versi incontrarono il giudizio severo di Bendetto Varchi («nil insulsius hoc Naldo et eius cacationibus», Firenze, Biblioteca nazionale, Magl. VII 1057, c. 1 r). Al 1474 risale anche la Volaterrais, poemetto in quattro libri sulla conquista di Volterra il 18 giugno 1472 a opera di Federico da Montefeltro, allora capitano dei fiorentini. Con lo scopo di guadagnarsi benefici e favori, in novembre Naldi gli inviò una copia del poema, accompagnata da una lettera, ma non risulta che l’omaggio sia stato ricompensato. Sulla giostra vinta da Giuliano il 29 gennaio 1475, celebrata anche da Poliziano nelle Stanze, compose il De ludicro hastatorum equitum certamine, il cui titolo vulgato, Hastiludium, è apocrifo.

Le ristrettezze economiche, non soccorse dal Magnifico, costrinsero Naldi a cercare fortuna altrove. Se a una data imprecisabile si colloca il progetto di un trasferimento in Francia, dopo il 1° agosto 1476 fu per un breve periodo a Forlì, alla corte di Pino Ordelaffi, nella speranza di un’occupazione come cancelliere o segretario (l’episodio è documentato da alcuni epigrammi a Ordelaffi e alla consorte, Lucrezia di Gianfrancesco Pico della Mirandola).

Prima del febbraio 1477 era di nuovo a Firenze, come attesta una lettera scritta a Lorenzo il 24 di quel mese, nella quale chiedeva di sostenere la sua candidatura per il posto di esattore delle pubbliche imposte a Figline. Fu accontentato, ma dovette trattarsi di un incarico poco remunerativo o forse di breve durata, se in una lettera successiva (5 aprile 1478) chiedeva ancora appoggio al Magnifico per l’ufficio di custode della rocca di Corzerana.

Nel 1478, prima della congiura dei Pazzi (26 aprile), intraprese un viaggio a Venezia: nella speranza di ottenere un insegnamento pubblico o un incarico come docente privato, inoltrò richieste a patrizi veneti, come Luigi Zeno, Francesco Tron, Pietro Prioli, Domenico Zorzi, Ermolao Barbaro, ma senza esito. Nei primi mesi del 1480, almeno dal 1° marzo, era di nuovo a Firenze e il 27 aprile il Magnifico chiese al Consiglio degli otto di Prato di esaminare la sua candidatura come maestro di scuola. Solo nel 1483 ottenne l’insegnamento presso lo Studio fiorentino grazie all’intervento di Michelozzi: dal 27 maggio iniziò a insegnare grammatica e retorica; il 16 ottobre 1484 fu nominato professore di poetica e oratoria, incarico che ricoprì fino al 1° novembre 1489. Nel frattempo, presumibilmente nel 1487, aveva dato alle stampe a Firenze l’Elegia in septem stellas errantes... (Firenze, B. Libri), e le Nuptiae domini Hannibalis Bentivoli... con l’Hexametrum carmen de ludicro hastatorum equitum certamine ad Iulianum Medicen (s.n.t. [Francesco di Dino]).

Sul finire degli anni Ottanta fece copiare ed emendare alcuni codici destinati alla biblioteca del re d’Ungheria Mattia Corvino, della quale era bibliotecario Taddeo Ugoleto. Tra il 1488 e il 1490, spinto dallo stesso Ugoleto, compose un poema sulla biblioteca di Mattia, ispirato al De politia litteraria di Angelo Camillo Decembrio: l’Epistola de laudibus Augustae Bibliothecae atque libri quattuor versibus scripti è conservato a Torun, Biblioteca municipale, Mss., KM.rps.107, copia eseguita da Neri di Filippo Rinuccini (cfr. Nel segno del corvo. Libri e miniature della biblioteca di Mattia Corvino re d’Ungheria (1443-1490), Modena 2002, pp. 299-301).

Dopo il novembre 1489 si trasferì di nuovo a Venezia, dove rimase fino al 1497. Tornato in patria, vide sfumare l’occasione per subentrare nella cattedra di poetica e di oratoria al posto del defunto Bartolomeo da Pratovecchio, a causa del trasferimento dello Studio pisano da Prato a Firenze.

L’ultima notizia su Naldi risale al 1513, quando celebrò in versi l’elezione di Giovanni de’ Medici al pontificato.

Opere: De laudibus Augustae Bibliothecae, in Meletemata Thorunensia..., a cura di P. Jaenichen, III, Torun 1731, pp. 97-185; a cura di M. Bel, in Notitia Hungariae novae, III, Wien 1737, pp. 589-642; in Irodalomtörténeti emlékek (Ricordi di storia letteraria), II (1890), pp. 259-296; Elegiarum libri III, a cura di L. Juhász, Leipzig 1934 (cfr. P.O. Kristeller, Studies in Renaissance thoughts and letters, Roma 1956, pp. 385-389); Epigrammaton liber, a cura di A. Perosa, Budapest 1943; S. Carrai - G. Inglese, Epigrammi inediti del Poliziano e del Naldi, in Rinascimento, XXXIII (1993), pp. 120-123; Bucolica, Volaterrais, Hastiludium, Carmina varia, a cura di W.L. Grant, Firenze 1974 (con bibliografia delle stampe e dei manoscritti); F. La Brasca, Echos du Moyen Age à la Renaissance: une lettre pro-guelfe de Cristoforo Landino, in Chroniques italiennes, LXIII-LXIV (2000), 3-4, pp. 144 s. (un’egloga a Cosimo de’ Medici); per un Carmen nuptiale per Lorenzo di Filippo Strozzi in una collezione privata parigina cfr. Miniatura fiorentina del Rinascimento. 1440-1525..., a cura di A. Garzelli, I, Firenze 1985, p. 521; Vita Iannocti Manetti, in RIS, XX, Milano 1731, pp. 519-608; Firenze, Biblioteca nazionale, Magl. XXXVIII 106: Vita s. Zenobi urbis Florentiae antistitis; manoscritte tre orazioni: Roma, Bibl. Corsiniana, Mss., 45.C.17, cc. 35r-41r: Ad ducem Venetorum; 45.C.18, cc. 113v-116v: Ad Sixtum IV; New Haven, Yale University, Marston 129, cc. 1r-18v: De laudibus Urbis Venete atque eius principis. Le lettere sono edite sparsamente: Nuovi documenti per la storia del Rinascimento, a cura di T. De Marinis - A. Perosa, Firenze 1970, pp. 56-58; C. Marchesi, Documenti inediti sugli umanisti fiorentini della seconda metà del sec. XV, Catania 1899, pp. XXII, XXVII-XXX (lettere di Michelozzi a Naldi); W.L. Grant, N. N. and the Codex Urbinas Latinus 1198, inManuscripta, VI (1962), pp. 67-75; P. Viti, L’Archivio Mediceo avanti il Principato e la cultura umanistica, in I Medici in rete. Atti del convegno… 2000, a cura di I. Cotta - F. Klein, Firenze 2003, pp. 202, 209; Firenze, Bibl. nazionale, Nuovi acquisti, 1395; Oxford, Bodleian Library, Mss. Auct., F.2.17 (8873), cc. 109-147.

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