Nano

Universo del Corpo (2000)

Nano

Ivan Nicoletti e Marco Bussagli

Per nanismo si intende una condizione caratterizzata da statura molto al di sotto della media. In medicina il termine è stato sostituito con bassa statura, perché aveva assunto un significato offensivo: si parla di bassa statura quando un soggetto ha un'altezza tale che le persone più basse di lui sono presenti nella popolazione in numero inferiore al 3%, o, in altre parole, tale che il 97% degli individui dello stesso sesso e appartenenti al medesimo gruppo etnico ha una statura maggiore. Nelle tradizioni popolari, con il termine nano si indicano esseri immaginari di piccole dimensioni, che vengono considerati nelle culture dell'Europa settentrionale spiriti del mondo sotterraneo.

Aspetti medici del nanismo

di Ivan Nicoletti

1.

Definizione

In termini medici, si parla di nanismo quando la statura di un soggetto si pone al di sotto del 3° percentile, intendendo per 3° percentile, secondo la terminologia della statistica, il valore al di sopra del quale si trova il 97% della popolazione esaminata. Tuttavia, i soggetti che hanno un'altezza uguale o appena inferiore al 3° percentile non sono definibili nani nel senso che veniva dato comunemente a questo termine. Vi sono alcune popolazioni i cui componenti hanno tutti una statura molto bassa; i pigmei, per es., raramente superano i 148 cm e quindi anche chi tra loro è alto 142-140 cm è del tutto normale. Questa caratteristica dei pigmei è determinata dal fatto che in essi, a causa di anomalie nella produzione di alcuni ormoni che intervengono nel processo di crescita, non si verifica il notevole aumento staturale che si osserva alla pubertà nelle altre popolazioni. In un altro gruppo etnico con statura bassa, come quello degli abitanti di Papua-Nuova Guinea, si sono trovate alterazioni ormonali differenti. Ma nell'uno e nell'altro caso si parla di anomalie solo a paragone della maggior parte delle altre popolazioni. Si comprende quindi come la definizione di bassa statura sia convenzionale e il valore che le corrisponde vari a seconda del gruppo etnico di riferimento. La bassa statura non è obbligatoriamente legata ad alterazioni cliniche; può infatti rappresentare un carattere familiare, essere il risultato della normale variabilità biologica, oppure riguardare solo un periodo della crescita: tutte queste forme sono considerate varianti normali. Altre volte, invece, essa si associa ad alterazioni ormonali e/o a dismorfismi o malformazioni di varia gravità; in tali casi si tratta di una bassa statura patologica, che generalmente risulta inferiore al 1° percentile. Le sindromi o malattie in cui la bassa statura è associata a malformazioni e dismorfismi che interessano varie parti del corpo sono centinaia, tuttavia molte sono rare e alcune rarissime, osservate in poche decine di casi in tutto il mondo.

2.

Basse stature come varianti normali

L'altezza di una persona è correlata con quella dei genitori. Il coefficiente di correlazione tra statura finale (adulta) e statura dei genitori assume, a seconda degli autori, un valore tra 0,5 e 0,6 e ciò vale sia che si considerino separatamente la statura del padre e quella della madre, sia che si consideri la loro media. Sulla base di questa constatazione, viene calcolata l'altezza che il soggetto dovrebbe assumere per ragioni genetiche. Ricordando che, a causa della variabilità biologica - legge fondamentale della vita e dell'evoluzione - i figli di una medesima coppia hanno altezza diversa, è possibile calcolare un valore, detto statura bersaglio, intorno al quale è molto probabile che si collochi la statura adulta di un soggetto; si possono inoltre stabilire due limiti - uno superiore X e uno inferiore Y - in base ai quali si può affermare che, considerata l'altezza dei genitori, si ha una probabilità del 95% che quella del soggetto sia compresa tra X e Y. Se un individuo ha una statura bassa, ma compresa fra X e Y, cioè entro il range bersaglio, oppure, nel caso di un bambino, se si prevede (con particolari calcoli) che da adulto avrà una statura entro tale range, quando non vi siano segni clinici di patologie oppure di alterazioni della forma della curva di crescita, si può ragionevolmente ritenere che si tratti di una bassa statura non dovuta a cause patologiche. La statura bersaglio corrisponde al percentile che si trova a metà strada tra il percentile staturale del padre e quello della madre; esso si calcola per i maschi: (statura padre + statura madre + 13)/2; per le femmine: (statura padre + statura madre - 13)/2. Aggiungendo e togliendo 10, nei maschi, e 8,5, nelle femmine, si ottengono i valori X e Y. Una bassa statura (oppure, nel caso dei bambini, una statura prevista) che rientri nel range bersaglio è generalmente da porsi in relazione alla variabilità biologica se nessuno dei genitori presenta una bassa statura, e in tale caso si definisce bassa statura costituzionale. Se, invece, almeno uno dei genitori ha una bassa statura, si parla di bassa statura familiare. Durante la crescita, specialmente nel periodo in cui normalmente si svolge il processo puberale, si può osservare una bassa statura come variante normale, transitoria. Un bambino che non sia alto, ma che rientri comunque entro i valori normali, cioè abbia una statura al di sopra del 3° percentile, può subire un ritardo di maturazione e, quindi, un rallentamento della sua velocità di crescita, per cui la sua statura può finire al di sotto del 3° percentile. Si tratta di bambini nei quali la pubertà tarda a presentarsi, ma che alla fine recuperano, raggiungendo da adulti una statura al di sopra del 3° percentile. In tali evenienze si parla di ritardo costituzionale di crescita. La diagnosi si avvale, oltre che della negatività dell'esame obiettivo, di alcuni esami e osservazioni: la determinazione della maturazione scheletrica ed età ossea (che risulterà indietro rispetto all'età cronologica del bambino); l'osservazione di un ritardo dello sviluppo dei caratteri sessuali secondari; nelle bambine, l'ecografia pelvica che metta in evidenza un ritardo dello sviluppo dell'utero e delle ovaie; il dosaggio dei principali ormoni che determinano la pubertà (che permane di tipo infantile).

3.

Basse stature patologiche

Le basse stature determinate da cause patologiche possono essere: associate ad alterazioni endocrine; caratterizzate da gravi alterazioni scheletriche; imputabili ad anomalie cromosomiche.

a) Basse stature associate ad alterazioni endocrine. Un primo gruppo può essere riferito all'asse ipotalamo-ipofisi-somatomedine. Uno degli ormoni necessari per una crescita somatica normale è il somatotropo, od ormone della crescita (GH, Growth hormone), la cui produzione da parte dell'ipofisi viene stimolata dall'ormone ipotalamico GHRH (Growth hormone releasing hormone). Il GH agisce attraverso l'intermediazione di ormoni prodotti in vari tessuti, in modo particolare nel fegato, le somatomedine A e C. Un deficit quantitativo di GH, un'alterazione della sua composizione o una insensibilità alla sua azione a livello dei tessuti periferici determinano una bassa statura (di grado notevole, al di sotto del 1° percentile). Il caso più frequente - da 1/4000 a 1/10.000 nati, a seconda delle casistiche - è quello del deficit quantitativo, che può essere primitivo, cioè dovuto a un'alterata funzionalità dell'ipofisi, o secondario, causato da difetto di GHRH. Un bambino portatore di deficit di GH comincia a presentare un difetto di crescita vari mesi dopo la nascita, spesso dopo l'anno; la maturazione scheletrica è ritardata così come la pubertà. La causa, in alcune evenienze, è organica, conseguente a un trauma, un tumore ecc., in altre, non appare legata a un'alterazione organica rilevabile con i mezzi diagnostici attuali. Nella grande maggioranza dei soggetti il difetto è curabile con la somministrazione di GH ricombinante, prodotto con tecniche di ingegneria genetica, per cui oggi quasi tutti i bambini con deficit di GH raggiungono una statura nei limiti del range bersaglio. Un'altra causa endocrina di bassa statura è il deficit di tiroxina, ormone prodotto dalla tiroide. La tiroide viene stimolata dall'ipofisi attraverso l'ormone tireotropo (TSH, Thyroid stimulating hormone), la cui produzione viene a sua volta promossa da uno specifico ormone ipotalamico (TRH, Thyrotropin releasing hormone). Per questo il difetto di tiroxina può essere primitivo (un'alterazione organica o funzionale della tiroide), secondario (per cause ipofisarie), terziario (per alterazione ipotalamica). Un'altra causa di ipotiroidismo è rappresentata dall'insensibilità dei recettori cellulari, per cui i tessuti, pur ricevendo quantità normali di ormoni, non reagiscono a essi. I casi di ipotiroidismo più frequenti - 1/4000 nati - sono dovuti a una malformazione congenita della tiroide (assenza o sviluppo anomalo). Un esame del sangue, effettuato di routine su ogni neonato, consente di scoprire l'eventuale difetto tiroideo prima che produca danni. Dal momento che l'ipotiroidismo è facilmente curabile con la somministrazione di tiroxina, sono praticamente scomparse le basse stature da ipotiroidismo congenito. Una bassa statura può invece essere osservata nei casi di ipotiroidismo a insorgenza tardiva non diagnosticati. Infine, una bassa statura associata a obesità può essere causata da un eccesso di produzione di cortisolo da parte delle surreni, per un tumore surrenalico oppure per un'elevata stimolazione delle surreni da eccesso di ormone ipofisario ACTH (Adrenocorticotropic hormone), che svolge funzione di stimolo della surrene stessa. Quest'ultima situazione dipende generalmente dall'insorgere di un tumore ipofisario oppure di microadenomi ipofisari, forme morbose che rientrano nel capitolo della sindrome di Cushing. Anche il difetto surrenalico opposto, cioè la scarsa produzione di cortisolo per un'anomalia enzimatica, è causa di bassa statura: la malattia viene denominata iperplasia surrenalica congenita.

b) Basse stature caratterizzate da gravi alterazioni scheletriche. Fra le molte malattie incluse in questo capitolo, le più frequenti sono l'acondroplasia e l'ipocondroplasia. L'acondroplasia è la forma più nota poiché a questa categoria di persone appartengono i nani classici. La causa è un difetto genetico, a volte ereditato, più spesso non ereditato (mutazione somatica). L'aspetto è caratteristico, per cui si riconosce già alla nascita. Sono segni peculiari l'abnorme grandezza del cranio, la brevità degli arti inferiori mentre il tronco è di altezza pressoché normale, le dita corte e tozze. L'intelligenza e lo sviluppo sessuale sono normali. Negli ultimi decenni del 20° secolo gli acondroplasici sono stati sottoposti con una certa frequenza ad allungamento chirurgico degli arti inferiori, con un guadagno in altezza anche di 20 cm. L'ipocondroplasia assomiglia alla forma precedente, ma è molto meno grave. I soggetti che ne sono affetti possono raggiungere stature intorno ai 150 cm e anche in questo caso può essere praticato l'allungamento chirurgico degli arti inferiori.

c) Basse stature da anomalie cromosomiche. Fra le anomalie cromosomiche che determinano bassa statura, devono essere ricordate la sindrome di Down, o trisomia 21 e la sindrome di Turner (v. cromosoma: Patologie cromosomiche).

Il nano nelle tradizioni popolari e nell'arte

di Marco Bussagli

Nella mitologia nordica - intendendo quella di cultura vichinga stanziata in Norvegia e soprattutto in Islanda che ha la sua espressione letteraria nei cosiddetti canti dell'Edda -, i nani sono figure, meno gentili nell'aspetto di quanto non siano le fate e corrispondenti ai folletti della demologia nostrana, a loro volta simili ai brownies inglesi e ai nisser danesi (Thompson 1946), alle quali è attribuito un ruolo di rilievo nella descrizione cosmogonica della creazione del mondo. I canti dell'Edda, nati dalla tradizione islandese più antica (9° sec. d.C.), ebbero poi una versione in prosa a opera del poeta islandese Snorri Sturluson (1178-1241), chiamata Edda di Snorri. Il poema contiene i canti degli eroi, i canti degli dei e poesie di argomento gnomico e didascalico e descrive la nascita del mondo come progressivo ordinamento del caos primordiale. In principio, infatti, vi era il Ginnungap, sorta di immensa voragine abissale nella quale albergava lo spirito-padre preesistente a tutte le cose e alle divinità stesse. Dal primo atto creativo nacquero contemporaneamente il mondo del Nord, del freddo e della nebbia (Nifelheim) e il mondo del Sud, caldo e di fuoco (Muspelheim). Al centro del Nifelheim si produsse una sorgente di acque avvelenate divisa in dodici fiumi che, ghiacciandosi, andarono a colmare l'abisso fra il mondo del Nord e quello del Sud. Quando i ghiacci si avvicinarono al Muspelheim, si sciolsero in acqua, le cui gocce si animarono dando origine a un immenso gigante di nome Ymir, il primo essere vivente sulla Terra, detto 'il fragoroso' per il suo continuo rumoreggiare. Da Ymir si generò un universo maligno popolato da esseri giganteschi, simbolo, come in altri miti cosmogonici, delle forze di una natura non ancora ordinata. Accanto all'universo del male, però, germogliò quello del bene, il cui primo abitante, Buri, apparteneva alla stirpe degli Asi, divinità positive che entrarono inevitabilmente in contrasto con i giganti di ghiaccio appartenenti alla progenie di Ymir. Nel conflitto che ne derivò gli Asi uccisero Ymir, il cui sangue provocò un'inondazione universale nella quale annegarono tutti gli altri giganti, salvo Bergelmir il quale fuggì con la moglie dando origine a una nuova schiatta di giganti. Dal corpo di Ymir gli Asi ricavarono l'intero cosmo: con la carne fecero la terra, con le ossa i monti, con il sangue il mare, con i capelli gli alberi delle foreste, con il cervello le nubi e con il cranio il cielo sostenuto da quattro nani sistemati ai quattro punti cardinali: Austri a oriente, Westri a occidente, Nordri a settentrione e Sudri a mezzogiorno. I nani erano nati dai vermi della carcassa in decomposizione di Ymir e costituivano un popolo industrioso, capace di costruire oggetti meravigliosi, versato nelle attività manuali e, in più, dotato di capacità magiche (Novacco 1976).

Nella mitologia nordica non sempre i nani hanno natura benigna; essi vivono nelle grotte e negli anfratti, sono abilissimi minatori e profondi conoscitori dei segreti della natura e degli uomini. Un mito germanico li considera gli artefici del mantello e del martello di Thor, primogenito di Odino: grazie al mantello, Thor poteva divenire invisibile, mentre con la forza del martello poteva risolvere ogni controversia. Questa capacità di conoscenza attribuita ai nani è chiaramente espressa nel mito che narra l'origine della 'bevanda di poesia e di saggezza' confezionata in seguito alla pace fra gli Asi (dei guerrieri come Tyr, Odino e Thor) e i Vani (divinità legate alla fecondità e alla pace, come Njördhr, Freyr e Freya): composti i contrasti, tutti gli dei decisero di sputare a turno, ognuno nello stesso recipiente. Alla fine del rito emerse da quel liquido un essere di straordinaria saggezza di nome Kvasir; questi venne ucciso da due nani che mescolarono il sangue dell'essere fantastico al miele, traendone l'idromele di Ygg o idromele dei nani, in grado di conferire il dono della saggezza e della poesia a chiunque lo bevesse; la bevanda venne nascosta dai nani nell'aldilà e solo Odino poté impadronirsene, pur al prezzo del sacrificio del proprio occhio, e divenne così il signore incontrastato di tutti gli dei (Éliade 1976-78, 2° vol., p. 164). Oltre che nei miti nordici, la presenza dei nani è ampiamente documentata nelle tradizioni popolari. Tra le fiabe catalogate da S. Thompson (1946), che li individua come esseri prodigiosi, famosissima è quella di Biancaneve e i sette nani della quale esistono ben ottantadue versioni; la redazione più nota è quella dei fratelli Grimm, resa ancora più celebre dall'interpretazione filmica di Walt Disney del 1937; qui i nani mantengono in buona parte le caratteristiche della mitologia nordica, risultando minatori, abitanti del bosco e saggi (si pensi a Dotto). Nelle tradizioni popolari dell'Alto Adige, si trova la presenza dei nani del ghiaccio e dei nani del vino: i primi custodiscono grandi tesori e vivono fra le nevi perenni; i secondi abitavano le valli prima che Noè vi portasse il vino, evento in seguito al quale si ritirarono sui monti per lasciar posto agli agricoltori (Lapucci 1991).

Nella mitologia classica i nani non compaiono; non vanno, infatti, confusi con essi i pigmei, collocati dalla geografia favolosa del mondo greco lungo le rive meridionali dell'Oceano e il cui nome (πυγμή significa "pugno, avambraccio") si riferisce all'altezza di poco superiore a una spanna (Prampolini 1942, 2° vol., p. 24). Anche il mito dei pigmei però esprime l'ammirazione nei confronti di esseri piccoli e intelligenti, capaci d'intrufolarsi in luoghi inaccessibili agli uomini normali. Una concezione in qualche modo analoga è presente nei Viaggi di Gulliver (1726) scritti da J. Swift, anche se l'intento dello scrittore inglese è di ordine moraleggiante. Nell'ambito delle grandi religioni, una figura deforme e dall'aspetto di nano è quella di Bes, divinità burlona protettrice delle partorienti, appartenente al pantheon egiziano. Della figura dei nani s'impadronirono le fairy tales inglesi, non senza un riflesso nell'ambito delle arti figurative come nel caso dell'affascinante Il colpo magico del taglialegna (Londra, Tate Gallery), dipinto da R. Dadd fra il 1855 e il 1864: qui, in un intricatissimo bosco fatto di fili d'erba e steli di margherite, la corte deforme di un microscopico sovrano dalla barba bianca s'industria a tagliare e ad affastellare fascine di fiori recisi portati via a forza di spalle. Tuttavia, è assai difficile, nelle arti figurative, trovare rappresentazioni di nani. Infatti, non possono essere considerati tali gli esseri compositi scaturiti dalla fantasia di J. Bosch la cui derivazione dai grilli medievali, a loro volta dovuta alle gemme gnostiche e ai grylloi grecoromani, è stata ampiamente dimostrata da J. Baltrušaitis (1955). Esistono, però, alcuni esempi connessi più con l'occasionale rappresentazione di una patologia medica che con le implicazioni fantastiche della figura del nano nell'ambito dell'immaginario collettivo. Tale è la nana dipinta da A. Mantegna nella Camera degli Sposi a Mantova (1474) e variamente identificata con una delle figlie di Ludovico III Gonzaga, Paola o Cecilia, entrambe affette da rachitismo. Un altro indubitabile caso è quello del ritratto di Gradasso Berrettai da Norcia, buffone di corte di Ippolito de' Medici, dipinto da Giulio Romano nella Stanza di Costantino (1519-24) nei Palazzi Vaticani. L'immagine rappresenta un'inserzione rispetto al programma di Raffaello e consente di accennare a un altro aspetto della problematica che ruota intorno alla figura del nano. L'intento di Giulio Romano è dichiaratamente ironico: il nano, che già nel nome 'Gradasso' ha il sigillo della sua condizione, ostenta spavaldamente un'armatura, ma nello stesso tempo le brache leggermente scese lasciano intravedere i suoi attributi maschili; è una caricatura della forza e del coraggio, in perfetta corrispondenza con il ruolo che avevano i nani di corte, ovverosia quello di allietare ma contemporaneamente ridimensionare la sicumera dei potenti. Per questo nel ritratto di D. Velázquez che mostra Il principe Baltasar Carlos con un nano (Boston, Museum of Fine Arts), eseguito dall'artista al rientro dal suo soggiorno in Italia (1631), il nano ha in mano lo scettro, simbolo del potere: in questo modo, sembra fare il verso al principino e ridicolizzarne la condizione privilegiata. A Velázquez si deve la più bella galleria di nani di corte che sia mai stata dipinta: da Il buffone Diego de Acedo, 'el Primo' (1644) che misura la propria sapienza con libri troppo grandi per lui, a Il buffone Sebastian de Morra (1645 circa), al Nano di corte Don Antonio el Inglés (1640-45; tutti conservati a Madrid, Prado), che paiono usciti dall'illustrazione di una Lilliput ante litteram.

Bibliografia

g. aicardi, f. morabito, i. nicoletti, Elementi di auxologia, Firenze, Centro Studi Auxologici, 1998.

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j.m.h. buckler, Growth disorders in children, London, British Medical Association, 1994 (trad. it. Milano, Edizioni Sorbona, 1996).

Canti dell'Edda, a cura di O. Gogala, Torino, UTET, 1939.

m. éliade, Histoire des croyances et des idées religieuses, 3 voll., Paris, Payot, 1976-78 (trad. it., 3 voll., Firenze, Sansoni, 1983-90).

c. lapucci, Dizionario delle figure fantastiche, Milano, Garzanti, 1991.

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g. prampolini, La mitologia nella vita dei popoli, 2 voll., Milano, Hoepli, 19422.

s. thompson, The folktale, New York, Dryden, 1946 (trad. it. La fiaba nella tradizione popolare, Milano, Il Saggiatore, 1967).

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