Nartece

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In architettura, parte della basilica paleocristiana e bizantina riservata ai catecumeni e ai penitenti, costituita da un vestibolo addossato all’esterno della facciata (esonartece), o più raramente ricavato all’interno di essa (endonartece); consiste in un vano trasversale, posto a stretto contatto con la facciata. In ambiente ravennate, nei sec. 6° e 7° spesso il n. presenta lo schema planimetrico detto a forcipe, chiuso cioè ai due estremi da due absidi terminali, e si indica anche con il nome di ardica. A Costantinopoli, S. Giovanni di Studion (463), S. Irene (532 ca.), SS. Sergio e Bacco (527-536) hanno un solo n., mentre S. Sofia (532-537) presenta un endonartece e un esonartece. In seguito diverse chiese bizantine furono costruite con due n. come, sempre a Costantinopoli, S. Teodoro (od. Kilise Giami, 10°-11° sec.) e il Redentore di Chora (od. Qahriyye Giami, 12° sec.).

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