NAZARETH

Enciclopedia Italiana (1934)

NAZARETH (arabo en-Naẓrah; A. T., 88-89)

Roberto ALMAGIA
Donato BALDI

Città della Palestina settentrionale situata sulle prime colline che limitano a nord la grande Piana di Iezreel presso il punto dove l'antica strada che unisce la Baia di Acri (e perciò anche Haifa) al lago di Tiberiade, si riattacca a quella proveniente da sud, cioè dalla Samaria. La cittadina attuale, la più pittoresca della Palestina, si adagia fra 350 e 450 m. s. m. sulla morbida pendice del Nebi Sain (500 m.) con costruzioni biancheggianti, scaglionate in serie sovrapposte tra il verde della vegetazione arborea (ulivi, mandorli e qualche cipresso isolato) che riveste il suolo. Caratteristiche anche le siepi di fichi d'India e di gaggie. La popolazione, da 7424 ab. nel 1922, è salita a 8690 nel 1931; due terzi degli ab. sono cristiani, onde Nazareth è la città della Palestina che ha la maggiore percentuale di cristiani dopo Betlemme. Hanno la prevalenza i greco-ortodossi; seguono i cattolici-romani, i greci malechiti e gli evangelici. Vi è anche un piccolo nucleo di maroniti. Un terzo della popolazione è musulmana; gli ebrei sono pochissimi in città, ma hanno parecchie colonie recenti nei dintorni. La cittadina è divisa tipicamente in quartieri: a nord il cosiddetto quartiere greco, il più elevato; verso est quello musulmano, con viuzze strette, tortuose e ripide, piuttosto scale che strade; a sud il quartiere latino, dove sono i più insigni monumenti della città. Le due anzidette strade, percorse da servizi automobilistici pubblici, provvedono alle comunicazioni; la stazione ferroviaria di Affuleh (ferr. Haifa-Beysan) dista circa 10 km.

Storia. - Il nome arabo en-Naẓrah corrisponde all'ebraico Naṣrat (la guardiana) che si trova espresso in un'elegia del poeta E. Kalir (sec. VIII), ma la trascrizione greca di Nazaret ha prevalso nell'uso delle lingue moderne. La città, non ricordata nell'Antico Testamento né negli scritti di Flavio Giuseppe, deve la sua celebrità al fatto che nel Nuovo Testamento è indicata come la città in cui viveva la Vergine Maria quando le fu annunziato il mistero dell'incarnazione e come luogo eletto da Gesù "Nazareno" (San Luca I, 26) per trascorrervi la sua giovinezza.

Rifugio d'una famiglia sacerdotale nel secolo II, la città fu esclusivamente abitata da ebrei sino al secolo IV quando l'imperatore Costantino fece erigere dal conte Giuseppe di Tiberiade, ebreo convertito, una basilica sulla casa dove Maria aveva ricevuto la visita dell'angelo. All'arrivo dei crociati, il villaggio fu saccheggiato dagli Arabi; Tancredi, signore della Galilea, fece risorgere dalle rovine la chiesa dell'Annunziata che divenne cattedrale nel 1109 essendovi trasferita la sede metropolitana di Scitopoli. Presa da Saladino nel 1187, resa ai cristiani nelle tregue del 1229 e del 1250, fu nel 1252 visitata da S. Luigi re di Francia. Nel 1363 il sultano mamelucco Baibars fece distruggere tutte le chiese e i monasteri e per più di 400 anni Nazareth non fu che un ammasso di rovine in mezzo alle quali vivevano alcuni Arabi sulle estorsioni fatte ai pochi pellegrini che arditamente si spingevano sino in Galilea. Nel 1620 i francescani ottennero dall'emiro druso Fakhr ed-Din la proprietà delle rovine con la facoltà di erigere una chiesa e un convento che vennero ingranditi nel 1730 con la protezione dell'emiro Dāhir. Da questo tempo la città cominciò a rifiorire: intorno alla chiesa e al convento apparvero i primi germi di popolazione cristiana che si svilupparono rapidamente nel sec. XVIII.

Monumenti. - All'importanza storica e religiosa delle antiche costruzioni eseguite in Nazareth non corrisponde il valore artistico di ciò che oggi rimane. La chiesa dell'Annunciazione, piccolo edificio, povero d'arte, costruito nel 1730 e sviluppato nel 1871, sta per essere demolito per dar luogo a un monumento più degno. Gli scavi ivi praticati negli anni 1907-1909 misero in luce le fondamenta, gli stipiti del portale e le tre absidi del monumento medievale che riposa sopra la basilica bizantina, come testimoniano i numerosi musaici e le sparse colonne di granito. Il sacro edificio lungo 75 m. da ovest ad est e largo 30 da nord a sud, ricopriva nella parte settentrionale la casa della Vergine, una grotta scavata nella roccia, che si trovava m. 1,80 al disotto del suolo della basilica ma emergeva, nella sommità rocciosa, in forma di edicola nella navata settentrionale. Vi si accedeva dalla parte di ovest o dalla navata centrale per un vestibolo (cappella dell'angelo) ornato d'un musaico, opera del diacono Konon di Gerusalemme come dice l'iscrizione; nella grotta, ad est era una piccola abside con unico altare.

Durante gli scavi furono rinvenuti, nascosti in un sotterraneo, cinque capitelli istoriati di stile romanico, in perfetto stato di conservazione, raffiguranti in altorilievo episodî della vita e della morte di alcuni apostoli. Si trovano nel museo dei padri francescani.

La chiesa di S. Giuseppe fu ricostruita nel 1914 su fondamenta medievali. Nella cripta sono conservate vasche con musaico, grotte e silos appartenenti all'antico paese di Nazareth. Nota nel sec. VI col titolo di "Chiesa della Nutrizione" oggi viene denominata di S. Giuseppe" perché si crede costruita sopra la casa dello sposo di Maria. Un grande convento edificato nel 1930 la riunisce oggi all'Annunziata. L'antica sinagoga, spesso visitata da Gesù, si mostra nel centro del bazar, dove su antiche fondamenta è stata edificata una povera cappella. Presso la fontana della Vergine, cui si vuole unire il racconto dell'apocrifo Protovangelo di Giacomo: la prima apparizione dell'angelo a Maria, è la chiesa dei greci scismatici dedicata a S. Gabriele; vi era nel Medioevo una chiesa rotonda, adattazione d'una primitiva chiesa bizantina. La cappella di S. Maria del Tremore nelle vicinanze di Nazareth, fu costruita nel 1881 là dove la leggenda locale narra che Maria fu presa da indicibile tremore quando la gente di Nazareth tentò di gettare Gesù nell'abisso. A 2 km. di distanza viene indicata la roccia detta Gebel el-Qafṣeh, venerata sin dai tempi bizantini per il luogo del drammatico episodio narrato da S. Luca (IV, 29). Nel Medioevo quella era comunemente indicata col nome di saltus Domini o praecipitium Domini. Vi si vedono tuttora avanzi di monastero e chiesa.

Bibl.: P. Viaud, Nazareth et ses deux églises, de l'Annonciation et de Saint-Joseph, Parigi 1910; P. Egidi, I capitelli romanici di Nazaret, in Dedalo, I (1920-21), pp. 761-76.