NEFERTITI

Enciclopedia dell' Arte Antica (1963)

NEFERTITI (Nfrt- ı' ı't ı' "la bella che è venuta")

A. M. Roveri

Regina egiziana, sposa del re Ekhnaton (1377-1358), il faraone eretico della XVIII dinastia (v. egiziana, arte; faraone; tell el-῾amārnah). Il suo nome ha fatto supporre che fosse N. una principessa straniera, forse proveniente dal Mitanni, ma ciò non è affatto provato. Assistette il marito nel ruolo di pontefice massimo e profeta della religione di Aton e molti rilievi la rappresentano accanto al re nell'esercizio delle funzioni sacerdotali. Pare che alla fine del regno di Ekhnaton, quando il fanatismo del re cominciò ad indebolirsi, ella sia rimasta attaccata al culto di Aton, distaccandosi dal marito.

Ma più che dai dati biografici, estremamente incerti e contraddittorî, la figura di colei che è certo per noi la più famosa delle regine egiziane ci è nota da tutta una serie di ritratti a bassorilievo e a tutto tondo, alcuni nello stile "espressionistico" che caratterizza l'arte dei primi anni del regno di Ekhnaton, altri invece di quel naturalismo alquanto idealizzato, che aveva fatto la sua comparsa durante il regno di Amenophis III (1413-1377) e che riappare poi alla fine dell'età di Tell el-῾Amārnah.

Tra i ritratti a tutto tondo si distinguono: 1) statue individuali, di cui una sola è completa (Berlino 21263), mentre le altre sono acefale; 2) gruppi (Londra, University College 004, Parigi, Louvre E 15593 e forse New York, Metropolitan Museum 21.9.4, se veramente questo busto fa gruppo con il busto di Ekhnaton 21-9-3 conservato nello stesso museo); 3) teste isolate (Berlino 21300 e 21358, Il Cairo 34546 e 59286, Londra, Univ. College 010).

Nei ritratti a bassorilievo, quali li troviamo su stele di confine, altari, frammenti della decorazione di templi e tombe di dignitari, studî di scultori su schegge di calcare, il volto della regina appare generalmente trattato nello stile "espressionistico", con una accentuazione dei lineamenti che saremmo tentati di definire caricaturale, se non sapessimo che ben diverso era il suo significato nel clima religioso dell'epoca. Tipici esemplari di tale tendenza sono il frammento di rilievo proveniente dalla tomba reale di Tell el-῾Amārnah ora al museo del Cairo, con una scena di adorazione al disco solare, i rilievi della tomba di Ay in cui il re e la regina dal "balcone delle Apparizioni" distribuiscono collane d'oro ai sudditi fedeli, la stele del museo di Berlino (n. 14.145) con una scena di vita familiare.

Ad un periodo di transizione tra lo stile "espressionistico" di cui sono tipici esemplari i colossi di Ekhnaton trovati a Luxor, ed il delicato naturalismo dell'ultimo periodo appartiene la statua n. 21263 del museo di Berlino proveniente, come le teste ritratto di cui si parlerà più avanti, dallo studio dello scultore capo Thutmose a Tell el-῾Amārnah. N. appare vestita di una lunga e sottilissima tunica che lascia trasparire le forme del corpo. La pesantezza del corpo, soprattutto delle cosce e del ventre, i seni cascanti, l'incupirsi delle ombre sul volto e l'affondarsi delle rughe nel nervoso modellato delle guance, hanno fatto supporre che si sia dinanzi ad un ritratto della regina in età avanzata (lo Aldred pensò invece ad un ritratto di N. incinta), ma è più verisimile riconoscervi le tracce dello stile rivoluzionario del I periodo, temperato da una ricerca naturalistica non giunta ancora all'eleganza alquanto idealizzata dei ritratti più famosi. Pur nell'esagerazione vi si riconoscono chiaramente i tratti fisionomici caratteristici di N., quali appaiono nel celeberrimo busto-ritratto del museo di Berlino in calcare dipinto (n. 21.300, attualmente al museo di Berlino-Dahlem). In esso la testa della regina è sormontata da un'alta tiara, ornata di un nastro variopinto, che le nasconde completamente i capelli. Con la pesantezza del copricapo fa contrasto il collo lungo e sottile, leggermente inclinato in avanti, su cui posa il viso magro col piccolo mento appuntito, il naso diritto e leggermente arrotondato in punta, gli zigomi alti e i lunghi occhi a mandorla sotto le sopracciglia delicatamente arcuate.

Meno famosa, ma assai più fine è la testa non finita in quarzite rosa del museo del Cairo (n. 59286). Il volto è leggermente più carnoso che nel ritratto di Berlino, e la bocca meno sorridente. C'è in esso una notevole volontà di penetrazione psicologica e di vita interiore che appare accentuata dal modellato più delicato ed espressivo delle guance, dai solchi attorno alla bocca e agli occhi, dal piccolo naso fremente nel leggero dilatarsi delle narici.

Il museo di Berlino possiede altre 3 teste, simili come tecnica a questa, ma di esse una sola (n. 21358), per quanto piuttosto lontana come qualità dagli altri ritratti di N., è identificabile con certezza; le altre due (nn. 21220 e 21245) raffigurano probabilmente due sue figlie.

Assai diverso da tutti gli altri esemplari è il ritratto del gruppo nel Museo del Louvre (E 15593), databile per mezzo dell'iscrizione agli ultimi anni del regno di Ekhnaton; in esso i tratti della regina non sono più riconoscibili nel volto convenzionalmente arrotondato.

Bibl.: L. Borchardt, Porträts der Königin Nofret-ete aus den Grabungen 1912-1913 in Tell-el-Amarna, in 44. Wissenschaftliche Veröffentlichung der Deutschen Orient-Gesellschaft, Lipsia 1923; C. Aldred, New Kingdom Art in Ancient Egypt, Londra 1951, pp. 22-30, figg. 105, 111-112, 115-116, 119-120, 126; R. Anthes, Die Buste der Königin Nofretete, Berlino 1954; K. Lange-M. Hirmer, Aegypten, Monaco 1955, tavv. 178-179, 181; W. S. Smith, The Art and Architecture of Ancient Egypt, Hrmondsworth 1958, pp. 205, 206, tavv. 130-131; J. Vandier, Manuel d'archéologie égyptienne, III, Les grandes époques. La statuaire, Parigi 1958, pp. 339-342, 351-352, tavv. CXI, i; CXII, 1-3; CXIII, 1, 2-4.