NEFERTUM

Enciclopedia dell' Arte Antica (1963)

NEFERTUM (nfr-tm)

A. M. Roveri

Dio egiziano adorato a Memfi, dove era considerato figlio di Ptaḥ e di Sakhmis. Il suo nome è stato recentemente spiegato come "colui che si è mostrato è una totalità completa". Si è supposto che all'origine fosse una divinità "dell'odore soave" o "il dio del profumo della corte" ed infatti il suo simbolo è un fiore di loto ornato da due alte piume diritte e fiancheggiate da due contrappesi (menat); ma resta pur sempre una divinità dalla personalità non ben definita e facilmente confondibile con altre.

Ben presto N. appare associato a Rē῾ e, gia nei Testi delle Piramidi, egli è "il fiore di loto davanti al naso di Rē῾", che appare di giorno per poi nascondersi nell'acqua durante la notte. Come tale è connesso anche col loto primordiale che apparve dal Nun, l'Oceano indefinito, all'inizio del mondo. L'associazione con Rē῾ e con il loto primordiale ne fa una divinità solare, apportatrice di luce. In questo aspetto è nemico di Seth, l'uccisore di Osiris, tende ad identificarsi con Horus e viene posto in relazione con altre divinità guerriere: Mont, Soped, Harmenti e Hor-Hekenu. Con quest'ultima divinità appare anche sincretisticamente associato nella forma N.-Hor-Hekenu, ed un'altra sua forma sincretistica è N. Rē῾-Harakhte.

Ha generalmente aspetto umano e viene rappresentato come un giovane dio vestito di un semplice gonnellino, stante o assiso, con il capo coronato dal suo simbolo, ossia dal fiore di loto con i contrappesi e le piume. In mano tiene talvolta uno strumento ricurvo terminante con una testa di falco e simile, nella forma, ad una breve scimitarra. Appare isolato, oppure in gruppo con i genitori e altre divinità.

Viene talvolta associato al dio leone Miysis e come tale è rappresentato in forma umana o mummiforme, con testa leonina sormontata da un falco, coronato a sua volta dal fiore di loto, oppure con testa umana in piedi su un leone accosciato.

Ha anche un ruolo nella religione funeraria ove appare rappresentato, talora con la testa leonina, mentre tiene in mano l'occhio di Horus, la più sacra di tutte le offerte, e nelle pratiche magiche, come dimostrano le cosiddette stele di Horus sui coccodrilli, usate contro il morso degli animali velenosi, in cui appare costantemente il suo simbolo.

Bibl.: A. Mariette, Abydos, description des fouilles exécutées sur l'emplacement de cette ville, I, Parigi 1869, tavv. 37, 39; G. Daressy, Catalogue Général du Musée du Caire, Statues de Divinités, Il Cairo 1906, pp. 28-34, 306-308, tavv. VII, LXVIII; S. Morenz-J. Schubert, Der Gott auf der Blume, Ascona 1954; R. Anthes, Zum ursprung des Nefertem, in Zeitschrift für ägyptische Sprache und Altertumskunde, 80, 1955, pp. 81-89; L. Keimer, Notes de lecture. Le dieu Nefertem, in Bulletin de l'Institut Français d'Archéologie Orientale, 56, 1957, pp. 112-113; R. Anthes, Atum, Nefertem und die Kosmogonien von Heliopolis: ein Versuch, in Zeitschrift für ägyptische Sprache und Altertumskunde, 82, 1957, pp. 1-8.