NEFRITE

Enciclopedia Italiana (1934)

NEFRITE (dal gr. νεϕρός "rene")

Giovanni Antonelli

Significa alterazione infiammatoria dei reni (v.), per effetto di elementi nocivi che in genere giungono a essi dal circolo sanguigno. Il primo a mettere in rapporto con le lesioni renali alcuni dei sintomi che ne sono l'espressione clinica fu R. Bright (v.) nel 1827 (donde il termine convenzionale di briphtismo per significare i complessi sintomatologici della nefrite).

In passato s'applicava il termine di nefrite tanto ai processi a carico dei tubuli renali (nefrite parenchimatosa), quanto alle alterazioni del tessuto interstiziale intertubulare (nefrite interstiziale), quanto alle lesioni dei glomeruli malpighiani (glomerulonefrite). Oggi, specialmente in seguito agli studî di F. Volhard e di T. Fahr, il temine nefrite ha un significato più restrittivo, e s'applica più propriamente ai processi infiammatorî del rene, interessanti soprattutto i glomeruli e le arteriole o anche il tessuto interstiziale, mentre alle lesioni che colpiscono esclusivamente l'apparato tubulare si dà il nome di nefrosi.

Le più recenti osservazioni portano però a concludere che tale distinzione non ha valore assoluto e che molti casi di nefrosi finiscono per assumere nel loro ulteriore decorso i caratteri della nefrite, e che esistono molte forme di passaggio fra l'uno e l'altro tipo morboso fondamentale.

Da un punto di vista fisiopatologico le nefriti si possono distinguere in: idropigene, uremigene e miste. Ma anche tale classificazione ha un valore relativo, perché la maggior parte delle forme non sono esclusivamente caratterizzate dall'idrope o dai fenomeni uremici. In ogni modo le nefriti idropigene sono soprattutto caratterizzate dalla formazione degli edemi; le uremigene dalla ritenzione delle sostanze azotate (iperazotemia) e, per conseguenza, dai sintomi dell'uremia propriamente detta, in grado maggiore o minore; le forme miste dai due ordini di disturbi. Accanto a tali forme si può riconoscere una relativa autonomia clinica alla nefrite ipertensiva, caratterizzata dal predominio dell'ipertensione arteriosa sugli altri sintomi.

Le nefriti possono essere classificate anche a seconda del loro stadio e del loro decorso; si hanno pertanto: nefriti acute, nefriti croniche a evoluzione rapida, nefriti croniche a evoluzione lenta e nefriti cronicissime.

Le nefriti sono tanto più frequenti per quanto più avanzata è l'età (per il succedersi di un maggior numero di occasioni capaci di determinarle); fra le cause predisponenti sono da annoverarsi l'eredità, i traumi della regione lombare, la gravidanza e specialmente il freddo (nefrite a frigore). Le cause determinanti sono rappresentate dalle intossicazioni e dalle infezioni. Le intossicazioni possono essere esogene (p. es.: il fosforo, l'arsenico, il sublimato corrosivo, il cloroformio, il piombo, ecc.), o endogene (gotta, diabete, intossicazioni alimentari, ecc.). Fra le infezioni sono degne di nota: la scarlattina, il tifo, la polmonite, le tonsilliti o faringiti, le affezioni dentarie e peridentarie, l'infezione streptococcica, stafilococcica, colibacillare, le infezioni cutanee, la difterite, il vaiuolo, la varicella, il morbillo, la malaria, l'influenza, gl'itteri infettivi, ecc. A queste possiamo aggiungere la sifilide e la stessa infezione tubercolare.

Le nefrosi (nefropatie degenerative o tubulari) sono caratterizzate da edemi molto spiccati e spesso generalizzati, urine scarse e torbide, albuminuria cospicua; nel sedimento urinario si rinvengono abbondanti cilindri delle varie specie, epitelî renali degenerati, leucociti e speciali granuli lipoidei birifrangenti, liberi o inclusi nei leucociti (F. Munk), mancano o scarseggiano i globuli rossi. Nelle nefrosi non s'osservano mai i fenomeni uremici o pseudouremici (forme convulsive, ecc.), e mancano anche l'ipertrofia di cuore e l'ipertensione arteriosa. La sifilide è fra le più importanti cause di natura infettiva capaci di determinare una nefrosi.

La glomerulonefrite diffusa acuta è caratterizzata da albuminuria d'intensità variabile, ma sempre meno abbondante che nella nefrosi, e da un sedimento urinario contenente, oltre alla maggior parte degli elementi sopra descritti (salvo i granuli lipoidei), globuli rossi più o meno abbondanti; l'ematuria può anche essere macroscopica, gli edemi sono meno spiccati che nelle nefrosi, hanno sede elettiva specialmente alle palpebre superiori, alle regioni pretibiali e malleolari. Fra i sintomi ricordiamo: l'astenia, la cefalea specialmente occipitale, la ripugnanza agli alimenti. Non sono rari gli accessi convulsivi (pseudouremia a tipo eclamptico), rari invece i fenomeni uremici propriamente detti. La quantità giornaliera delle urine è diminuita più o meno notevolmente; dopo un certo tempo dall'inizio della malattia si stabilisce l'ipertrofia di cuore; la pressione arteriosa si eleva.

Nella glomerulonefrite diffusa cronica senza insufficienza renale l'ipertrofia di cuore può essere seguita dalla dilatazione e dai fenomeni dell'insufficienza cardiaca. Gli edemi sono saltuarî e di lieve entità; si hanno spesso vomito e cefalea; l'albuminuria è scarsa. Il sedimemo urinario è su per giù quello della forma precedente, ma con minore abbondanza di elementi. A carico del fondo dell'occhio si rilevano spesso i caratteri della cosiddetta neuroretinite albuminurica. I fenomeni uremici mancano o sono scarsi e fugaci.

La glomerulonefrite diffusa cronica con insufficienza renale (rene grinzo secondario) è caratterizzata da albuminuria ancora più scarsa o talvolta appena in tracce (a meno che il processo non attraversi una fase di riacutizzazione), da poliuria con basso peso specifico delle urine, e frequenti minzioni. Nel sedimento urinario gli elementi morfologici, compresi i globuli rossi, sono scarsi. Nelle nefriti croniche a tipo emorragico è stata anche segnalata, in un caso, la possibilità di ematurie in rapporto a lesioni emorragiche del bacinetto renale (G. Antonelli). Fra i sintomi più abituali sono: l'anemia, la cefalea, il vomito, la diarrea, l'inappetenza, le vertigini, il prurito cutaneo, l'ipotermia, l'improvviso annebbiamento della vista. L'uremia cronica può condurre al coma uremico e quindi all'esito letale. Ai sintomi uremici possono essere associati quelli a tipo pseudouremico, cioè soprattutto gli accessi convulsivi epilettiformi, dovuti per lo più a spasmi a carico delle arterie cerebrali nei soggetti con forte ipertensione arteriosa. In questi casi sono anche da temersi le emorragie cerebrali. In periodo avanzato alla fase dell'ipertrofia di cuore può tener dietro quella della dilatazione con fenomeni d'insufficienza cardiaca, e allora il nefritico può assumere la fisionomia clinica di un cardiopatico.

Vi è un tipo di glomerulonefrite circoscritta o parcellare o a focolai, conseguente a malattie settiche, che si differenzia dalla forma diffusa in quanto mancano totalmente in essa o vengono raramente osservati i fenomeni uremici e pseudouremici, mancano gli edemi e l'ipertensione arteriosa.

Un'altra varietà di nefrite a focolai è rappresentata dalla cosiddetta nefrite embolica, conseguente cioè a emboli settici, e un'altra ancora dalla nefrite interstiziale a focolai; entrambe hanno in comune con la forma precedente la mancanza di edemi, di ipertensione e dei fenomeni uremici e pseudouremici.

Dalle nefriti propriamente dette si debbono separare le sclerosi renali consecutive al processo arteriosclerotico (rene arteriosclerotico, o rene grinzo genuino). Tali forme sono caratterizzate dall'ipertonia, dall'ipertrofia di cuore e conseguenti sintomi cardiaci, dall'assenza o scarsa entità dei sintomi uremici, dalla poliuria con frequenti minzioni specialmente notturne, e dalla multiforme fenomenologia che il processo arteriosclerotico può cagionare, interessando gli altri organi e apparati. In una forma più grave (rene arteriolosclerotico) le lesioni sono specialmente a carico delle piccole arterie renali; in tali casi possono insorgere più facilmente sintomi uremici o pseudouremici, sono più pronunciate l'ipertrofia di cuore e l'ipertensione arteriosa, e appaiono più frequenti le complicazioni.

Alla sclerosi renale genuina si può associare una vera nefropatia infiammatoria, dando così luogo a fenomeni clinici di maggior gravità (sclerosi renale maligna di Volhard).

La cura delle nefriti dev'essere possibilmente eziologica, cioè essere volta alle infezioni o ai focolai infiammatorî che si presumono esserne la causa. Se risulta una lues, si può tentare con molta prudenza la cura antiluetica, preferibilmente con i sali mercuriali solubili. Se si presume che la nefropatia sia conseguita a un'angina cronica, si può praticare l'asportazione delle tonsille. In caso di infezioni batteriologicamente definite, si può tentare l'uso dei rispettivi sieri o vaccini. Nelle nefriti caratterizzate da intense ematurie, oliguria ecc., si può soltanto in casi eccezionali intervenire chirurgicamente, eseguendo la decapsulazione dei reni. Per combattere l'oliguria, sono utili i sali di calcio, la teobromina, ecc. Contro gli edemi, è opportuno attivare la sudorazione con bagni caldi, o facendo circolare, mediante appositi apparecchi, aria calda intorno al corpo del paziente; è utile la somministrazione del cloruro di calcio o del cloruro di ammonio. Bisogna anche diminuire l'introduzione del sale, il quale favorisce la ritenzione acquosa e perciò la formazione degli edemi. Contro gli attacchi di edema polmonare può tornare di grande vantaggio il salasso. Questo si può praticare anche nei forti aumenti di pressione arteriosa. La dieta (v. anche dieteticoterapia) deve consistere principalmente nella somministrazione dei carboidrati e anche dei grassi; le sostanze proteiche, specialmente animali, vanno tanto più evitate, per quanto maggiore è il grado dell'insufficienza renale rispetto all'eliminazione delle sostanze azotate, cioè quanto maggiore è l'iperazotemia; si possono perciò somministrare, con una certa moderazione, nelle nefriti con azotemia normale o quasi. In ogni modo è bene dare la preferenza alle proteine vegetali, e, fra quelle animali, alle carni di pesce. Bisogna evitare i condimenti piccanti, le spezie, ecc. Nelle fasi acute il nefritico dev'essere completamente immobilizzato in letto; nei periodi di remissione deve mantenersi in condizioni di relativo riposo fisico ed evitare gli sforzi muscolari, nonché i raffreddamenti. Dev'essere sempre ben protetto dagl'indumenti contro l'azione nociva del freddo, ed evitare le località umide e nebbiose. È opportuno ch'egli risieda in paesi il cui clima sia relativamente costante, con pochi sbalzi di temperatura, piuttosto secco, e che non siano battuti da venti troppo forti. Deve evitare il più che sia possibile le occasioni di eventuali contagi infettivi, e preservarsi soprattutto dallo sviluppo di angine; ogni infezione o anche una banale tonsillite può riacutizzare il processo renale cronico e farlo culminare nelle più gravi forme di uremia.