Neoebraico

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Lingua ebraica postbiblica i cui inizi coincidono con quelli dell’era cristiana e il cui sviluppo si estende fino ai nostri giorni. In origine lingua d’uso, andò progressivamente restringendosi all’ambito dotto e liturgico, accompagnando con tali caratteri gli Ebrei nella diaspora. Sulla fine del 18° sec. riprese vigore, prima come lingua letteraria, poi, con la costituzione delle nuove comunità ebraiche in Palestina, anche come lingua parlata. Infine, con la fondazione dello Stato d’Israele nel 1948, ne è divenuta la lingua ufficiale. Nella fase recente si nota un influsso dell’ebraico biblico, concretizzato, per es., nel ritorno di norma alla desinenza -īm (e non più -īn) del plurale maschile; per il resto, tuttavia, i caratteri del più antico n. appaiono conservati, pur se integrati da nuovi vocaboli e da nuovi costrutti sintattici, in cui agisce l’influsso delle lingue europee nella forma sia di prestiti sia di calchi.

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