NEONATO

Enciclopedia Italiana (1934)

NEONATO (dal greco νέος "nuovo" e dal lat. natus "nato"; fr. nouveau-né; sp. recién nacido; ted. Neugeborener; ingl. newborn)

Gino Frontali

È il bambino nelle prime settimane di vita, in quanto presenta peculiarità che lo distinguono dalla successiva età del lattante. Nel passaggio dalla vita fetale alla vita extrauterina viene messa a prova la capacità di adattamento del neonato alle mutate condizioni di vita, che gli offre l'ambiente esterno. Avendo abbandonato l'ambiente a temperatura costante, optimum rappresentato dall'utero materno, non ricevendo più dal sangue materno le sostanze necessarie alla respirazione e alla nutrizione dei suoi tessuti, il neonato deve provvedere con mezzi proprî all'ossigenazione del sangue mediante la funzione respiratoria, al mantenimento della temperatura corporea in ambiente a temperatura variabile e alla propria nutrizione mediante la suzione e la digestione del latte materno. I primi atti respiratorî sono generalmente accompagnati da emissione di voce: il cosiddetto vagito. Dopo i primi atti respiratorî, col dispiegarsi dei polmoni, il sangue dal ventricolo destro del cuore passa più copioso nelle diramazioni dell'arteria polmonare, il forame di Botallo si chiude interrompendo la comunicazione fra le orecchiette, e conseguentemente viene obliterandosi il dotto arterioso. Frattanto cessa la circolazione nei vasi ombelicali (v. sanguifero sistema: Circolazione fetale). Nella prima settimana di vita si verifica la mummificazione e il distacco del funicolo, quindi l'obliterazione e l'involuzione dei vasi ombelicali nel loro decorso intra-addominale. Mentre si svolge questo processo, l'ombelico può divenire la sede o la porta d'ingresso di varie affezioni locali e generali. Il battito cardiaco, subito dopo la nascita ancora assai frequente (140-150 al minuto), si riduce rapidamente (a 100) nelle ore successive, per risalire (a 130-140) nel secondo giorno. All'ascoltazione del cuore i toni e le pause appaiono rispettivamente uguali (ritmo pendolare o embriocardico). Con l'abbassamento di frequenza del ritmo cardiaco si osserva pure una riduzione della temperatura corporea (rettale) da 37,5° subito dopo la nascita, a 36°-35° dopo alcune ore, per risalire a 37° più o meno lentamente. Nel neonato prematuro l'abbassamento di temperatura è più rapido, più cospicuo e la risalita è più lenta. Verso il 3°-4° giorno, la temperatura può elevarsi a 38-39° (febbre transitoria dei neonati). L'apparato termoregolatore del neonato è ancora imperfetto, talché la sua temperatura corporea varia in certa misura anche con la temperatura ambiente. Nei primi giorni di vita il neonato succhia al seno materno piccole quantità di colostro, che sono insufficienti a compensare le perdite di peso dovute a evacuazioni di urine, di meconio e alla perspiratio insensibilis. Conseguentemente esso presenta un calo di peso detto fisiologico e, soltanto dopo lo stabilirsi della secrezione lattea, raggiunge il peso della nascita (gr. 3250 in media) verso il 10°-15° giorno di vita. Seguita quindi a crescere in ragione di circa 30 gr. al giorno. Le prime urine eliminate presentano spesso un sedimento caratteristico, che colora in rossiccio i pannolini, in cui è avvolto il neonato; ed è costituito da urati, cilindri uratici e cristalli di acido urico. Nei primi giorni di vita le urine contengono abitualmente albumina e possono contenere anche cilindri ialini e granulosi (albuminuria del neonato). Le prime feci sono rappresentate dal cosiddetto meconio, che costituisce una massa di colorito verde-nerastro e di consistenza densa e tenace. Essa consta di componenti della bile, di altri secreti intestinali eliminati durante la vita fetale, di mucina, di cellule di sfaldamento della mucosa intestinale, di leucociti, ecc. Nelle prime ore dopo la nascita esso è sterile, in seguito contiene batteri in numero crescente appartenenti a numerose specie. Dopo l'ingestione di colostro e di latte materno le feci acquistano un color giallo uovo, la consistenza diviene molliccia; i batterî, che vi si trovano in numero aumentato, appartengono però a un numero di specie limitato (bacillo bifido in grande prevalenza). Il sangue del neonato presenta subito dopo la nascita un massimo di densità e un numero più elevato di globuli rossi e bianchi di quanto presenti nelle età successive (iperglobulia del neonato).

A differenza dai neonati di altri mammiferi, il neonato umano può aprire gli occhi dopo la nascita. Spesso li tiene chiusi per fotofobia di fronte a una sorgente luminosa intensa; mentre li apre alla luce moderata. Le pupille reagiscono fino dalla nascita allo stimolo luminoso. Nei primi giorni gli occhi appaiono generalmente privi di sguardo; soltanto verso la fine della prima settimana il neonato comincia a fissare. Pure già nei primi 2-3 giorni esso può mostrare di distinguere la luce del buio. Alla nascita il cavo timpanico, ripieno di muco denso, è privo di aria e soltanto nel secondo giorno l'aria vi circola liberamente. Fino dal secondo giorno si vedono neonati reagire a rumori violenti. Impressioni acustiche possono determinare assai precocemente variazioni del ritmo e dell'ampiezza dei movimenti respiratorî, distensione della fontanella anteriore, aumento di frequenza del polso. La percezione inattesa di un rumore provoca spesso la chiusura delle palpebre (riflesso auditivo-palpebrale). L'eccitabilità dei muscoli alla corrente faradica e galvanica nel neonato è minore che nelle successive età, e tanto la contrazione quanto il rilasciamento sono lenti. I riflessi cutanei e tendinei risentono dell'insufficienza piramidale fisiologica (minore influenza del cervello sui centri midollari), che persiste nei successivi mesi di vita.

Quando manca al neonato quel complesso di proprietà per le quali esso sarebbe capace di adattarsi alla vita extrauterina, si dice non vitale. Quando invece questa capacità esiste, esso è vitale; ma la capacità di adattamento può non essere perfetta. Per ragioni varie il neonato può presentare caratteri di debilità congenita, per i quali la sua vita può essere messa in pericolo. La debilità si trova più spesso nei nati prima del termine della gestazione, ossia nei prematuri. Si può trovare però anche nei nati a termine; i quali possono essere immaturi.

Ma anche il neonato maturo, abbandonato a sé, perirebbe. Esso ha bisogno di alcune cure indispensabili, che vengono di solito praticate in questo ordine: bagno a 37° e detersione della cute dalla vernice caseosa, protezione asettica del funicolo ombelicale, instillazione di nitrato d'argento 1% nel sacco congiuntivale (v. appresso), protezione della superficie cutanea da eccessiva dispersione di calore e, dopo un periodo di riposo, suzione a intervalli regolari al seno materno (v. allattamento).

Il neonato va soggetto a una serie di disturbi, che possono dipendere dalle sue condizioni di sviluppo precedenti alla nascita, o da condizioni inerenti all'atto del parto, e da infezioni intervenute nell'utero materno o sopraggiunte nei primi tempi della vita extrauterina. La cute e le mucose del neonato sono particolarmente vulnerabili, aprendo facilmente porte d'ingresso a infezioni varie. Di fronte ad alcune malattie infettive (morbillo, scarlattina, difterite) il neonato presenta abitualmente un'immunità probabilmente trasmessagli dalla madre; mentre è particolarmente predisposto ad altre malattie infettive (per es., sepsi da piogeni, erisipela, ecc.).

Asfissia. - Circa il 10% dei bambini nasce in stato più o meno evidente di asfissia, circa il 3,50% in istato di asfissia grave e minacciosa. L'asfissia alla nascita può essere riferita a: prolungato travaglio, giri di cordone intorno al collo, distacco precoce della placenta, placenta previa, ecc. In questi casi la durata dell'asfissia è più o meno breve e dà luogo allo stabilirsi di condizioni respiratorie normali, oppure al passaggio, attraverso uno stato di morte apparente, alla morte reale. La cura consiste in stimolazioni meccaniche e termiche della cute (immersione alternata in acqua calda e fredda). In singoli casi si verifica l'aspirazione nelle vie respiratorie di liquido amniotico, meconio, ecc. in seguito ad atti respiratorî avvenuti prima dell'espletamento del parto. Conviene allora capovolgere il neonato, afferrandolo per i malleoli, per lasciar defluire i liquidi che ingombrano le prime vie respiratorie. Si può verificare asfissia grave in seguito a danneggiamento dell'encefalo e in particolare del centro respiratorio.

Nei neonati, e particolarmente in quelli affetti da debilità congenita, si possono verificare accessi asfittici e asfissia lenta e progressiva, anche quando essi abbiano respirato normalmente subito dopo la nascita, caratterizzati da rallentamento o da arresto del respiro, accompagnato da cianosi, con polso dapprima valido, poi gradatamente più debole. Gli accessi possono insorgere ripetutamente, 10-20 volte al giorno, talora in seguito alle poppate in rapporto con l'impedimento che può recare ai movimenti del diaframma lo stomaco eccessivamente pieno. Gli accessi asfittici e l'asfissia lenta possono riferirsi a cagioni varie: atelettasia polmonare, emorragie negli alveoli polmonari, altre affezioni polmonari, vizî di cuore congeniti, anomalie dei grossi vasi, lesioni emorragiche dell'encefalo estendenti la loro azione sul centro respiratorio, ecc. La cura consiste anche in questi casi in stimolazioni cutanee meccaniche e termiche e inalazioni o introduzioni di ossigeno mediante sonda Nélaton nello stomaco, donde viene bene assorbito.

Oftalmoblenorrea. - Si manifesta generalmente 2-3 giorni dopo la nascita con edema e arrossamento delle palpebre tale da ostacolarne l'apertura. Dalla rima palpebrale geme quasi continuamente un secreto leggermente colorato in roseo. La congiuntiva è intensamente arrossata e tumefatta. Dopo qualche giorno l'edema delle palpebre cessa e comincia una secrezione purulenta abbondante; mentre la congiuntiva assume un aspetto vellutato, dovuto a tumefazione delle papille congiuntivali. Dopo 2-4 settimane tutti i fenomeni regrediscono lentamente, in una gran parte dei casi senza esiti. In taluni casi l'essudato può assumere carattere pseudomembranoso. Pericoli: ulcerazione corneale fino a perforazione, panoftalmite. Un'alta proporzione di ciechi (fino a 1/3) è vittima della blenorrea del neonato. Nella grande maggioranza dei casi l'oftalmoblenorrea è dovuta a infezione gonococcica trasmessa dalla madre al feto durante il passaggio attraverso la vagina infetta. La profilassi alla Credé (instillazione nel sacco congiuntivale di nitrato d'argento all'1% subito dopo la nascita) ha ridotto i casi di attecchimento dell'infezione. La cura tende ad allontanare quanto più presto è possibile il secreto (il quale ristagnando mette in pericolo la cornea) mediante l'applicazione di compresse fredde e lavaggi con acqua bollita, soluzione fisiologica, permanganato di potassio 0.5‰, sublimato in soluzione 1:5000.

Cefaloematoma. - La compressione subita dalla testa del feto o da altra parte presentata all'orificio del canale genitale durante il parto, dà luogo al cosiddetto "tumore da parto", consistente in un'infiltrazione sieroematica delle parti molli. Con l'espressione cefaloematoma esterno s'intende una tumefazione localizzata in corrispondenza di un osso della vòlta cranica, tale da non oltrepassare i limiti delle suture, dovuta a una raccolta sanguigna tra l'osso in questione e il periostio. Il meccanismo di produzione dell'ematoma è probabilmente il seguente: durante il parto, in seguito a adesione della testa alle pareti del canale genitale e per trazioni dovute al progredire della testa fetale, si produrrebbero scollamenti del periostio da singole ossa craniche (più spesso da un osso parietale) con rottura di vasi sanguigni e consecutiva raccolta ematica. Generalmente l'ematoma si riassorbe, residuando alla sua periferia per un certo tempo un vallo di consistenza pergamenacea. Più raramente esso dà luogo a infezione e suppurazione del suo contenuto (cefaloematoma suppurato). Eccezionalmente, in seguito a gravi traumatismi nel corso del parto, si verifica raccolta sanguigna fra ossa craniche e dura madre (cefaloematoma interno) con segni di compressione cerebrale.

Fungo ombelicale. - In seguito al distacco del funicolo può tardare la formazione della cicatrice per lo sviluppo di granulazioni esuberanti, costituenti nel loro insieme un granuloma, detto "fungo ombelicale". Si tratta di un tumoretto rosso della grandezza da un pisello a una nocciuola, aderente al fondo della piaga ombelicale, spesso ricoperto da pieghe dell'orlo cutaneo. Il trattamento consiste nella cauterizzazione col lapis di nitrato d'argento, con acido tricloracetico, oppure - per i tumori più grossi - nell'ablazione con le forbici, previa legatura.

Ittero. - In circa 1/3 dei neonati si verifica fra il 2° e il 5° giorno di vita un ittero detto da alcuni fisiologico, ma non da tutti considerato tale. Esso si manifesta con colorito giallastro della cute, il quale può interessare anche le congiuntive (non sempre). Le urine non dànno la reazione chimica dei pigmenti biliari, contengono peraltro certe "masse gialle" costituite da bilirubina, rilevabili all'esame microscopico del sedimento. Le feci si mantengono colorate dalla bile. Non si verifica polso raro. L'affezione non s'accompagna a disturbi apprezzabili dello stato generale. Nello spazio di pochi giorni fino a 3 settimane il colorito itterico scompare senza lasciare conseguenze. L'origine dell'ittero dei neonati è tuttora oggetto di discussione. Esso non richiede alcun trattamento.

Mastite. - Dal 2°-4° giorno di vita si verifica in quasi tutti i neonati senza distinzione di sesso l'insorgenza di un turgore più o meno spiccato delle ghiandole mammarie, dalle quali si riesce a spremere un liquido paragonabile a colostro, detto "latte di strega". S'è pensato che tracce di sostanze ormoniche stimolanti la secrezione lattea, provenienti dall'utero o dagli ovarî materni, attraverso la placenta, possano raggiungere l'organismo fetale e dispiegare anche qui la loro azione caratteristica. La ghiandola così funzionante può andare incontro a infezione per la via dei dotti galattofori o attraverso ragadi o piccole soluzioni di continuo dell'areola mammaria. Ne derivano mastiti, caratterizzate da arrossamento della cute, infiltrazione e dolorabilità alla palpazione. Per evitare questa evenienza occorre astenersi dal vuotare la ghiandola secernente e proteggerla da qualunque trauma. La cura consiste in impacchi di acido salicilico 1‰, o di alcool al 50%. Appena la tumefazione si fluidifica, conviene inciderla possibilmente verso la periferia e in senso raggiato.

Melena. - In conseguenza di affezioni varie il neonato può evacuare feci nerastre, picee, o simili a conserva di lamponi, costituite da sangue modificato per azione dei succhi digerenti. Queste evacuazioni caratterizzano la melena, la quale dicesi spuria, se il neonato ha ingerito accidentalmente sangue da ragadi nella mammella della nutrice o da altra origine esterna. Si dice invece sintomatica, se la melena è un fenomeno parziale d'una sepsi con fenomeni emorragici, oppure dipende da cause comprimenti i vasi mesenterici. La melena vera ha origine oscura. In alcuni casi essa deriva da ulcerazioni localizzate nella mucosa gastrica o duodenale. Altre volte alla necroscopia non si trovano se non emorragie mucose o semplici iperemie. Quanto alle cause della melena vera, sembra ch'esse siano in vario modo connesse col parto, dato ch'essa è legata ai primi giorni di vita. Alla melena può associarsi il vomito di coaguli sanguigni. A seconda della quantità di sangue perduto la prognosi può essere più o meno grave. Oltre la metà dei casi non trattati perisce. Il trattamento consiste in iniezioni di gelatina, di siero normale, di zimema, di coaguleno.

Paralisi ostetriche. - In seguito a traumatismi del parto, particolarmente in seguito ad applicazione di forcipe, possono verificarsi, in conseguenza di compressioni e stiramenti subiti da tronchi nervosi, paralisi dette ostetriche localizzate unilateralmente all'arto superiore per danneggiamento del plesso brachiale, oppure a una metà della faccia per lesione del nervo facciale. Generalmente guariscono: più facilmente quelle della faccia e del braccio, meno prontamente quelle dell'avambraccio, che lasciano spesso esiti in atrofia dei muscoli colpiti e contrattura degli antagonisti. La cura consiste in massaggi, movimenti passivi, applicazioni di corrente galvanica, di diatermia; da ultimo in operazioni plastiche sui tendini e sui muscoli.

Pemfigo. - Affezione della pelle caratterizzata da elementi bollosi isolati o parzialmente confluenti, di grandezza varia da una nocciuola a una mezza noce, ripieni di liquido leggermente torbido o francamente purulento, su base leggermente arrossata. Le bolle, per lo più flosce, s'aprono facilmente e vuotano all'esterno il loro contenuto, scoprendo un fondo arrossato, dapprima umido, che viene poi essiccandosi e rimane per vario tempo circondato da lembi epidermici biancastri. L'affezione non s'accompagna con sintomi generali, oppure questi sono secondarî o indipendenti. Essa è dovuta a infezione da comuni piogeni (stafilococco aureo) e può trasmettersi anche a bambini di età maggiore, nei quali acquista i caratteri d'impetigine contagiosa. Il trattamento è prevalentemente locale con soluzioni antisettiche blande: permanganato potassico, e polveri essiccanti: ossido di zinco e dermatolo. Nel neonato si può manifestare anche un pemfigo sintomatico: il pemfigo luetico (v. sifilide).

Scleredema e sclerema. - Colpiscono esclusivamente i neonati e particolarmente i prematuri, i deboli, gli eredoluetici, gli affetti da lesioni renali e da vizî congeniti di cuore. L'asfissia progressiva, la scarsità dei processi ossidativi, il raffreddamento delle estremità appaiono come fattori determinanti. Dall'edema cianotico si può passare per gradi allo scleredema: edema particolarmente duro, ricoperto da cute pallida e fredda, localizzato nelle regioni dorsali dei piedi, ai polpacci, al pube, agli arti superiori. Al tavolo anatomico si trova il tessuto sottocutaneo e anche gli altri tessuti molli imbevuti di liquido giallognolo, ricco d'albumina a differenza dal liquido dei comuni edemi. Conviene distinguere lo scleredema dallo sclerema, il quale è caratterizzato da un indurimento particolare del tessuto sottocutaneo, che interessa più spesso gli arti inferiori, ma può estendersi agli arti superiori e alla faccia. La pelle nelle regioni interessate presenta pallore e marezzatura violacea, appare fredda al tatto e ha una consistenza cerea o lignea, che ricorda l'impressione che dà la pelle di un cadavere in istato di rigidità. Nel cadavere le parti affette da sclerema hanno in sezione l'aspetto della paraffina solida, né si riesce a spremerne liquido come nello scleredema. È dubbia l'origine tanto dell'una quanto dell'altra affezione. Se per spiegare la prima s'è pensato a tutte le cause che possono modificare la permeabilità delle pareti vasali, per rendersi ragione della seconda s'è pensato a una solidificazione del grasso sottocutaneo per abbassamento della temperatura corporea. Il trattamento in ambo i casi deve tendere a elevare la temperatura corporea mediante bagni caldi (38-40°) prolungati, massaggio, movimenti passivi, frizioni eccitanti, inalazioni di ossigeno, soggiorno in incubatrici, somministrazione di digalèn (1-2 gocce), infuso di caffè caldo a cucchiaini. Sotto l'influenza del riscaldamento, con l'elevarsi della temperatura corporea, si sono viste scomparire forme lievi di scleredema e anche lo sclerema. Persistendo le cagioni di queste due affezioni, esse possono condurre a molte il neonato e perciò hanno generalmente significato prognostico infausto.

Sepsi. - Per la porta d'ingresso dell'ombelico possono penetrare nell'organismo germi virulenti, sia per infezione dei trombi formatisi nei vasi ombelicali in via di obliterazione, sia per infezione delle vie linfatiche (linfangiti), e dar luogo a infezioni settiche o piemiche generalizzate. Anche per altre vie, p. es. soluzioni di continuità della cute e delle mucose, possono penetrare nell'organismo del neonato germi (stafilo-, strepto-, pneumococchi, colibacillo, bacillo di Friedländer, bacillo della settimmia emorragica, ecc.) capaci di dar luogo a sepsi geneializzate, caratterizzate da: febbre a grandi oscillazioni, tendenza al collasso, apatia alternata con agitazione, urine albuminose, ematiche, con cilindri nel sedimento, manifestazioni emorragiche varie da embolie capillari, ittero, ecc. A seconda dei casi possono prevalere sintomi emorragici, gastroenterici o pneumonici. Altre volte si verifica piemia con ascessi metastatici multipli negli organi interni, osteomieliti, artriti purulente, endo-, pericarditi, ecc. I progressi dell'asepsi e dell'igiene generale hanno ridotto la frequenza di queste gravi infezioni. La cura è varia a seconda dei sintomi e della natura dell'infezione.

Tetano. - Per la via ombelicale o per altra via può penetrare nell'organismo del neonato anche il bacillo del tetano, specie da mani sporche di terriccio o di polvere dei pavimenti, o per l'uso di polveri essiccanti non sterili. Per i sintomi v. tetano. La prognosi è grave (mortalità del 70-80%). Il trattamento specifico consiste in iniezioni di siero antitetanico nei muscoli e nello speco vertebrale. Trattamento sedativo: bromuro di sodio o di calcio, cloralio idrato per clisteri. Alimentazione: latte spremuto e somministrato col cucchiaino, oppure mediante sonda introdotta attraverso le narici.