Nepal

Dizionario di Storia (2010)

Nepal


Stato dell’Asia meridionale. Diverse dinastie reali si succedettero fin dall’antichità nella regione dell’od. N., fra cui i Licchavi e i Malla. Nel 1769 il principato di Gorkha sotto Prithvi Narayan Shah (1742-75) riunificò il N. fondando un regno con capitale Kathmandu, durato fino al 2008. Gli scià si impegnarono in una politica di espansione verso S (Bhutan) e S-E (Kashmir), che dopo gli iniziali successi fu arrestata da tibetani (1788-92, 1854-56), sikh (1809) e inglesi (1814-16). Attuarono inoltre una forte centralizzazione interna, non riuscendo peraltro a neutralizzare le fazioni nobiliari di corte, che soprattutto dall’ultimo quarto del 18° sec. si disputarono il potere relegando il re in posizione subordinata. Con l’ascesa di Jung Bahadur (1846) si stabilì una linea ereditaria di primi ministri, detti Rana, che governarono di fatto il N. fino al 1950. I Rana si trovarono a fronteggiare la spinta degli inglesi e dal 1860 accettarono una sorta di protettorato in cui, in cambio di autonomia interna e protezione militare, rinunciavano a una politica estera indipendente e contribuivano all’esercito dell’India britannica con reparti di soldati (i cd. Gurkha). Dopo la fine del dominio coloniale britannico, il re Tribhuvan (sul trono dal 1911 al 1955) con l’appoggio di leader nepalesi in esilio in India attuò una «rivoluzione» (1950) che portò alla fine del regime dei Rana. Le successive trattative fra il sovrano e il partito del Nepali congress (NC) produssero una Costituzione (1959) e le prime elezioni generali. Si formò un governo guidato da Bisheshwar Prasad Koirala, che nel 1960 venne però dissolto dal re Mahendra (1955-72); una nuova Costituzione (1962) rafforzava il potere della Corona e aboliva il sistema partitico. Sotto Birendra (1975-2001) venne istituita un’Assemblea nazionale elettiva su base non partitica; nel 1990 le forze di opposizione lanciarono un «movimento popolare» (Jana andolan) che ottenne la reintroduzione di un Parlamento eletto su base multipartitica. Gli anni Novanta videro l’ascesa, soprattutto nelle regioni rurali, di un movimento maoista rivoluzionario che, grazie a un’accesa propaganda e a spietate violenze, costituì un vero e proprio centro di potere parallelo. Guidati da Pushpa Kamal Dahal, detto Prachanda («il terribile»), i maoisti insieme al Samyukta jana morcha di Baburam Bhattarai scatenarono nel 1996 una rovinosa guerra civile durata dieci anni. L’instabilità nel Paese si acuì ulteriormente dopo la strage del 2001, in cui il principe ereditario Dipendra sterminò quasi per intero la famiglia reale, rimanendo egli stesso ferito a morte. Nel 2006 con la mediazione dell’ONU maoisti e governo siglarono un accordo che prevedeva la rappresentanza maoista in un governo interinale, in vista di nuove riforme costituzionali; nel dicembre 2007 l’ultimo re Gyanendra rinunciò al potere e nelle seguenti elezioni dell’aprile 2008 si ebbe una netta affermazione dei maoisti. La nuova Costituzione, varata il 18 maggio 2008 e confermata il successivo 23 maggio, sancì la nascita di una Repubblica federale democratica e l’abolizione definitiva della monarchia. Nel luglio fu eletto presidente Ram Baran Yadav, mentre capo del governo divenne P.K. Dahal «Prachanda», poi dimessosi nel maggio 2009.

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