ISCHIATICO, NERVO

Enciclopedia Italiana (1933)

ISCHIATICO, NERVO (dal gr. ἰσχίον "ischio, anca"; latino scient. n. ischiadicus; o grande ischiatico, o ischiatico o sciatico per antonomasia)

Guido Ferrarini

È il più voluminoso del corpo umano (v. fig.); s'origina dal plesso sacrale (5° nervo lombare 1° 2° 3° 4° sacrale).

Esce dal bacino insieme con l'arteria omonima per la grande incisura ischiatica, arriva alla regione glutea, donde scende nella doccia formata dall'ischio, all'interno, e dal grande trocantere, all'esterno; decorre quindi profondamente lungo la faccia posteriore della coscia; innerva i muscoli terzo adduttore, bicipite, semitendinoso e semimembranoso; all'apice della losanga poplitea si divide nello sciatico-popliteo esterno e s. p. interno. Questi nervi scendono fino al piede lungo la gamba, provvedono all'innervazione motoria dei muscoli e all'innervazione sensitiva della cute della gamba stessa (alle facce anteriore, posteriore ed esterna) e del piede. Dallo sciatico-popliteo esterno nascono, come rami terminali, il n. muscolo-cutaneo e il n. tibiale anteriore. Il primo decorre sulla faccia esterna della gamba e innerva i muscoli lungo e corto peroneo laterale, e fornisce l'innervazione sensitiva del dorso del piede e di parte delle dita. Il secondo, invece, decorre sulla faccia anteriore della gamba, innerva i muscoli tibiale anteriore, estensore delle dita ed estensore dell'alluce, e termina anche esso sul dorso del piede. A sua volta lo sciatico-popliteo interno, che all'anello del solco cambia il suo nome in quello di tibiale posteriore, scende lungo la faccia posteriore e profonda della gamba, innerva i muscoli gemelli, il plantare gracile, il soleo e il popliteo; alla faccia posteriore del malleolo tibiale volge in avanti sulla pianta del piede, e forma i due nervi plantare interno e pl. esterno che innervano i muscoli del piede e provvedono alla sensibilità cutanea plantare.

Tutte le lesioni violente (ferite, contusioni), le neoplasie e le infiammazioni che colgono i tronchi nervosi dell'organismo, si possono avere nello sciatico, dove, anzi, sono particolarmente frequenti.

La nevralgia sciatica, o ischialgia, o malum Cotumnii, così detta perché il medico Domenico Cotugno per primo la descrisse (De Ischiade nervosa commentarius, Napoli 1764), insegnando a differenziarla da altre malattie dolorose della coscia, è malattia della media età, più frequente negli uomini che nelle donne. È dovuta a cause reumatiche (umidità e raffreddamenti), a traumi, massime se ripetuti (cavalcare, ecc.); a compressioni esercitate sul nervo per malattie intrinseche o estrinseche (tumori, flogosi del bacino, ecc.); ad alcune malattie infettive (malaria, sifilide); ad alcuni avvelenamenti cronici (alcoolismo); a certe malattie del ricambio (gotta, diabete). Talvolta nel nervo non si rinvengono speciali alterazioni anatomiche (sciatica nevralgica); altre volte, invece, si trova iperemia con varicosità dei vasi, atrofia e degenerazione delle fibre, ecc. (sciatica nevritica). Sintomo principale della malattia è il dolore, avvertito in tutto il territorio del nervo, o talvolta soltanto in quello d'alcuni rami; insorge ora gradatamente, ora repentino, provocato o esacerbato dal cammino, da uno sforzo e in generale da qualunque causa che comprima o stiri il nervo; s'irradia talvolta dall'alto al basso, talvolta dal basso all'alto. Il più spesso il dolore è localizzato alla parte posteriore della coscia, ma si può estendere al poplite, al polpaccio, alla parte esterna della gamba e anche al piede. Per evitarlo il malato suole deambulare col ginocchio rigido e con la gamba fissa in estensione sulla coscia. Il nervo leso abitualmente duole alla pressione fatta lungo il decorso sia del tronco principale sia delle sue diramazioni, e non di rado esistono alterazioni tanto nel tono e nel trofismo dei muscoli dell'arto quanto nella sensibilità della cute. Provoca del pari dolore una manovra che produca nello sciatico uno stiramento (segno di Lasègue), e frequente è la presenza d'un vizioso atteggiamento del tronco, che il malato assume quando sta in piedi, flettendo di lato la colonna lombare (scoliosi sciatica). L'algia s' accompagna a volte a paralisi completa o incompleta. È frequente l'ipotonia muscolare. Nei casi a decorso cronico vi sono anche disturbi del trofismo. Il riflesso achilleo è diminuito o abolito, raramente esagerato; può però essere normale.

La sciatica ha un decorso variabilissimo. I casi leggieri guariscono rapidamente, i gravi hanno una durata di mesi e di anni. Quando è in atto una forma nevritica, la malattia è delle più ribelli a guarire (v. nevralgia; nevrite).

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