BARONCELLI, Niccolò

Enciclopedia Italiana (1930)

BARONCELLI, Niccolò

Luigia Mlaria Tosi

Scultore fiorentino della prima metà del Quattrocento, detto anche Niccolò del Cavallo. Nato a Firenze, ove il Vasari dice fosse allievo del Brunelleschi, si recò giovanissimo a Padova, dove la sua presenza è attestata da documenti sin dal 1434, indi a Ferrara. Vi morì nell'ottobre del 1453, dopo avervi tenuto una bottega di scultura, che, lui morto, fu continuata dal figlio Giovanni, e dal genero Domenico di Paris, padovano. A Padova gli venne nel 1436 commessa l'esecuzione di dieci statue per il monumento sepolcrale di Galeazzo da Santa Sofia, oggi perdute. E disperse sono anche quasi tutte le altre opere eseguite dal B. a Padova, di cui abbiamo notizie documentarie del 1436-37, 1440, 1441 e 1442. Vi rimangono ancora, nel Museo civico, un bassorilievo in terracotta rappresentante un miracolo di Sant'Elipio, e la porta laterale della chíesa degli Eremitaui. Inoltre gli vengono attribuiti due tondi con busti di santi nella chiesa del Santo. L'attività del B. a Ferrara si svolse tutta al servigio di Leonello d'Este. L'opera più importante era il monumento con la statua equestre di Niccolò III d'Este, compiuto nel 1451, del quale il B. eseguì il solo cavallo (donde il nome Niccolò del Cavallo), mentre Antonio Cristoforo scolpì la statua. Il monumento fu distrutto durante l'invasione francese del 1716. Altre sculture eseguite dal B. a Ferrara sono menzionate da documenti del 1443, 1445-46, 1447 e 1448.

Nel 1450 il B. ebbe l'incarico di eseguire per il duomo di Ferrara, cinque statue bronzee ancora ivi esistenti; ma Niccolò poté compierne solo tre: il Crocifisso fra Maria e S. Giovanni; le due laterali, S. Giorgio e S. Maurelio, sono di Domenico Paris. Da questo gruppo, unico superstite della feconda attività del B., si rileva com'egli si fosse educato a forme donatellesche, che sono evidenti soprattutto nel crocifisso, derivato da quello dell'altare del Santo di Padova, degradate però dalla modellatura sommaria e dal fare un po' convenzionale. Eguale carattere di sinteticità e di larghezza si ritrova nelle due figure di Maria e di Giovanni.

Fra le opere attribuitegli, la più vicina alla sua maniera è il busto di Ludovico III Gonzaga del Museo di Berlino, e di cui esiste una replica nel Museo André di Parigi.

Il figlio suo Giovanni, scultore ed intagliatore in legno, seguitò, con Domenico di Paris, la bottega paterna. Ogni sua opera è andata perduta; si ha solo notizia di lavori che compì insieme con il padre. Così nel 1448 eseguiva tre statue in legno, Cristo e due angeli, per il gruppo del Crocifisso fra Maria e S. Giovanni di Niccolò per il duomo di Ferrara; e dopo il 1453 conduceva a termine il monumento di Borso d'Este.

Bibl.: G. de Nicola, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, II, Lipsia 1908 (con la bibl. precedente); A. Venturi, Storia dell'arte italiana, VI, Milano 1908; E. Rigoni, Una terracotta di N. B. a Padova, in Archivio veneto tridentino, X (1926); id., Il soggiorno in Padova di N. B., in Atti della R. Accademia di Sc. Lett. ed Arti in Padova, XLIII (1927); G. Fiocco, in Riv. d'arte, XI (1929), pp. 439-48.

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