NICCOLÒ di Buonaccorso

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 78 (2013)

NICCOLO di Buonaccorso

Victor M. Schmidt

NICCOLÒ di Buonaccorso (Bonaccorso). – Non si conosce la data di nascita di questo pittore senese, attivo nella seconda metà del XIV secolo, figlio di Buonaccorso di Pace (documentato dal 1347, morto nel 1363), ricordato nelle fonti come pittore (ma senza opere documentate o attribuibili) e architetto.

Il nome di Niccolò si trova nel primo elenco in appendice agli statuti dei pittori di Siena (Milanesi, 1854), datati al 1356 (stile moderno), ma in effetti versione riveduta di statuti più antichi, con nuove addizioni degli anni successivi. L’elenco dei pittori risulta databile tra il 1378 e il 1386, dal momento che non è incluso Bartolomeo Bulgarini, morto nel 1378, mentre è presente Biagio di Goro Ghezzi, morto nel 1386. Non è detto, però, che Niccolò si sia iscritto per la prima volta tra i due anni citati, anzi è molto probabile che elenchi più antichi siano andati perduti. Infatti Niccolò è ricordato come pittore già all’inizio dell’ottavo decennio.

Nel maggio e nel giugno 1372 fu uno dei priori per il terzo di Camollia, la zona di Siena dove abitò; nel marzo e nell’aprile 1377 (stile moderno) servì nella stessa carica. Nel 1375 fece parte del comitato per la riforma del ‘bussolo’ per i priori. Nel 1381 servì come gonfaloniere del suo terzo. Un tale Paolo di Buonaccorso di Pace, ricordato nel 1374 quale associato del pittore Luca di Tommè, fu probabilmente suo fratello (Fehm, 1986).

I punti di riferimento per una cronologia dei suoi dipinti sono pochi. Nel 1380 l’Opera del duomo di Siena gli commissionò la tavola con predella, raffigurante S. Daniele, destinata all’altare del santo, e andata perduta (Butzek, 2006); una notizia del 1383 relativa a questa tavola nel libro del camarlengo dell’Opera del duomo, riportata da Milanesi (1854), è probabilmente un errore di carattere amministrativo, poi corretto da altra mano.

Nell’Ottocento due parti di un polittico si trovavano nella chiesa di S. Margherita a Costalpino nei pressi di Siena. Quella centrale, raffigurante la Madonna col Bambino – che Milanesi (1854, pp. 31 s.) ricorda corredata da un’iscrizione andata perduta, recante la firma e la data 1387 – è ora conservata nel San Diego Museum of art, California (in precedenza nella collezione Kisters di Kreuzlingen), mentre lo scomparto laterale, raffigurante S. Lorenzo, si conserva nel Museo diocesano di Siena.

Nell’aspetto originario, l’opera si presentava probabilmente simile al polittico firmato da Luca di Tommè proveniente dalla chiesa di S. Pietro a Venano (Gaiole in Chianti), ora in deposito presso la Pinacoteca nazionale di Siena. Senza dubbio la chiesa di S. Margherita non fu la sua destinazione originaria. La presenza di una donna quale committente, probabilmente una monaca agostiniana, ai piedi del santo, fa pensare che fosse stato commissionato per la chiesa di S. Maria Maddalena del vicino convento di agostiniane, distrutto nel 1526, e poi trasferito nella chiesa di S. Margherita. Così si spiegherebbe anche il motivo per il quale il S. Lorenzo sia stato trasformato nel corso del Cinquecento in un’immagine di S. Margherita (Palladino, 1997); la tavola è stata ripristinata nel suo aspetto originario, ma una vecchia fotografia ne documenta lo stato anteriore (v. www.fondazionezeri.unibo.it).

L’unica opera di Niccolò pervenuta firmata è lo Sposalizio della Vergine della National Gallery di Londra, in origine facente parte di un trittico con due tavole di misure uguali, raffiguranti rispettivamente la Presentazione della Vergine al tempio (Firenze, Galleria degli Uffizi) e la sua Incoronazione (New York, Metropolitan Museum of art, Robert Lehman Collection).

Finora manca un catalogo ragionato delle opere di Niccolò, ma con l’aumento degli studi specialistici sulla pittura senese della seconda metà del Trecento, il profilo della sua produzione si sta definendo sempre meglio. Nel 1924 Raimond Van Marle, integrando le varie attribuzioni di Frederick Mason Perkins, elencò 14 opere, la metà delle quali oggi si attribuisce però a pittori coevi. Berenson, nell’ultima edizione dei suoi ‘elenchi’ (1968B), enumerò 16 dipinti, di cui cinque giustamente con un punto interrogativo. Negli anni 1980 si aggiunsero altre opere importanti, ma anche alcune di dubbia attribuzione (Boskovits, 1980; Maginnis, 1982; Doré, 1983). Nel 1997 l’intera carriera del pittore è stata riesaminata da Pia Palladino e delle opere più sicure si può proporre una cronologia approssimativa.

I frammenti del citato polittico del 1387 possono essere collegati con la Testa della Vergine dello Städelsches Kunstinstitut di Francoforte, e con il S. Lorenzo ora alla Kelvingrove Art Gallery and Museum di Glasgow, entrambi forse frammenti dello stesso polittico. A queste opere sono accostabili alcune tavole più piccole, che rappresentano la maggior parte della produzione di Niccolò, quali la Madonna col Bambino in trono con angeli, s. Giovanni Battista e un santo vescovo (Boston, Museum of fine arts) e la Madonna dell’Umiltà del Louvre, ambedue probabilmente le parti centrali di trittici. La piccola Madonna col Bambino in trono con due angeli e sei santi della Gemäldegalerie di Berlino dimostra nell’impaginazione e nel modellato delle figure strette somiglianze con una tavola, di soggetto simile, del pittore lucchese Angelo Puccinelli (Altenburg, Lindenau-Museum), collegabile a un gruppo di opere eseguite a Siena, dove Niccolò è documentato nel 1380 (trovandosi di nuovo in patria dal 1383). Nello stesso periodo, cioè tra la fine degli anni Settanta e gli inizi del nono decennio, possono essere collocati il dittico nel Museo nazionale d’Abruzzo a L’Aquila, il trittichetto nella Národní Galerie di Praga e il già ricordato trittico smembrato tra Firenze, Londra e New York.

In confronto con la già rammentata Madonna dell’Umiltà del Louvre, il tabernacolo del Timken Museum of art di San Diego (CA) raffigurante nella parte centrale lo stesso soggetto, sembra un’opera anteriore, cioè degli inizi o della metà dell’ottavo decennio. Databili allo stesso periodo sono le raffinate ante in grisaille nell’Alte Pinakothek di Monaco di Baviera; due piccole Maestà della Pinacoteca nazionale di Siena (nn. 121 e 222); l’altra piccola Madonna in trono con santi già della Collezione Loeser; la Madonna col Bambino in trono tra i ss. Antonio abate e Caterina d’Alessandria, fino al 1984 esposta come tabernacolo sull’esterno di un palazzo a Siena (ubicazione ignota; v. Leoncini, 1994); il trittichetto con la Madonna dell’Umiltà nel Indiana University Art Museum di Bloomington (IN), che forse precede ancora il tabernacolo Timken. La tavola con Storie del Nuovo Testamento e santi della Pinacoteca nazionale di Siena (n. 163) potrebbe essere un’altra opera giovanile. In alcune parti della tavola senese, in specie nella Crocifissione, sembra individuabile la mano di un collaboratore. Esiste infatti un sottogruppo di opere con i caratteri stilistici di Niccolò ma che denota un’esecuzione di minore qualità, quali il tabernacolo della collezione Salini ad Asciano (Siena), la piccola Maestà nella Pinacoteca nazionale di Siena (n. 141), il dittico ora diviso tra il Wadsworth Atheneum di Hartford (Annunciazione) e la Robert Lehman Collection presso il Metropolitan Museum of art di New York (Lamentazione), la Crocifissione già nella collezione Toscanelli di Pisa (Catalogue de tableaux, meubles d’art et objets d’art formant la Galérie de M.r le Chev.r Toscanelli, Firenze 1883, p. 4 n. 11; Collection Toscanelli. Album contenant la reproduction des tableaux et meubles anciens [s.l. né d.], tav. II) e un’altra tavoletta con lo stesso soggetto già del Wallraf-Richartz-Museum in Colonia (ripr. in Palladino, 1997, p. 65, fig. 66).

Tra le attribuzioni incerte l’opera più interessante, perché databile al 1385, è una tavoletta di Biccherna (Archivio di Stato di Siena, n. 9), che è anche stata attribuita al Maestro del Trittico Richardson (M. Boskovits, Inizialiminiate e tavolette di Biccherna: studi recenti sul ‘dipingere in miniatura’, in Arte cristiana, n.s., LXXIII [1985], pp. 327-338, in partic. p. 337, n. 13; E. Fahy, The Master of theRichardson Tabernacle, ibid., XCVI [2008], pp. 171-180, in partic. p. 178) . Le attribuzioni più recenti a Niccolò non convincono: il frammento di S. Giovanni Evangelista nella collezione Feigen di New York (Kanter, 2010), nel passato anche ascritto a Bartolo di Fredi (Freuler, 1994), sembra invece un’opera di Francesco di Vannuccio e la piccola Crocifissione di proprietà Moretti (galleria d’arte, Firenze - Londra - New York; Freuler, 2011) è piuttosto un’opera giovanile di Paolo di Giovanni Fei.

Nel passato le opere di Niccolò sono spesso state confuse con quelle di Bartolo di Fredi, da cui si distinguono però nella spazialità dei corpi e degli ambienti e nei volti tondeggianti, che mai presentano le deformazioni espressive di Bartolo. Più importanti sono le convergenze, nelle figure e nel modellato dei volti, non solo con il già ricordato Angelo Puccinelli, ma anche con Paolo di Giovanni Fei. Oltre alle caratterische già indicate, anche l’attenzione ai particolari e alla rappresentazione degli oggetti e delle stoffe preziose, elaborate con lo sgraffito sull’oro, una tecnica resa popolare grazie a Simone Martini, conferiscono alle opere di Niccolò il loro particolare fascino. In questo senso è un continuatore degli ideali artistici di Jacopo di Mino del Pellicciaio e di Bartolomeo Bulgarini, pittori della generazione precedente, che hanno operato, ognuno a suo modo, una specie di sintesi tra le due principali tendenze della pittura senese più antica, vale a dire quella di Simone Martini e dei suoi seguaci e di Pietro e Ambrogio Lorenzetti.

Fu sepolto il 17 maggio 1388 nel chiostro di S. Domenico a Siena (I necrologi…, sec. XIV).

Fonti e Bibl.: I necrologi di S. Domenico in Camporegio (Epoca Cateriniana) (sec. XIV), a cura di H. Laurent, Firenze 1937, p. 148 n. 2317; E. Romagnoli, Biografia cronologica de’ bellartisti senesi 1200-1800 (ante 1835), III, Firenze 1976, p. 409 s.; G. Milanesi, Documenti per la storia dell’arte senese, I, Siena 1854, pp. 31 s.; R. van Marle, The development of the Italian schools of painting, II, The Hague 1924, pp. 514-522; C. Brandi, in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXV, Leipzig 1931, pp. 431 s.; B. Berenson, Homeless paintings of the Renaissance, a cura di H. Kiel, Amsterdam 1968A, pp. 38 s.; Id., Italian pictures of the Renaissance: a list of the principal artists and their works with an index of places, III, Central Italian and North Italian schools, London 1968B, p. 294; B. Cole - A.M. Gealt, A new triptych by N. di B. and a problem, in The Burlington Magazine, CXIX (1977), pp. 184-187; M. Boskovits, Su N. di B., Benedetto di Bindo e la pittura senese del primo Quattrocento, in Paragone, XXXI (1980), 359-361, pp. 3-22; H.B.J. Maginnis, A reidentified panel by N. di B., in Source, I (1982), 2, pp. 18-20; A.-M. Doré, in L’art gothique siennois. Enluminure, peinture, orfèvrerie, sculpture (catal., Avignon), a cura di M.-C. Léonelli, Firenze 1983, pp. 261-263; S.A. Fehm, Luca di Tommè, a Sienese fourteenth-century painter, Carbondale-Edwardsville 1986, pp. 198 s.; J. Pope-Hennessy - L.B. Kanter, The Robert Lehman Collection, I, Italian paintings, New York 1987, pp. 33-37; M. Boskovits, Gemäldegalerie Berlin, Katalog der Gemälde. Frühe italienische Malerei, Berlin 1988, pp. 140-142; P. Torriti, La Pinacoteca nazionale di Siena. I dipinti, Genova 1990, pp. 94-97, 551 s.; G. Freuler, Bartolo di Fredi Cini, Disentis 1994, pp. 105, 216, 317, 420, 463; L.B. Kanter, Italian paintings in the Museum of fine arts, Boston, I, 13th-15th century, Boston 1994, pp. 106 s.; A. Leoncini, I tabernacoli di Siena. Arte e devozione popolare, Siena 1994, p. 148, tav. XIV; L.B. Kanter, in Timken Museum of art. European works of art, American paintings and Russian icons in the Putnam Foundation Collection, San Diego 1996, pp. 46-52; P. Palladino, Art and devotion in Siena after 1350. Luca di Tommè and N. di B., San Diego 1997; C. Chelazzi Dini, in Enc. dell’arte medievale, VIII, Roma 1997, pp. 669 s. (con bibl.); R. Hiller von Gaertringen, Italienische Gemälde im Stadel 1300-1550. Toskana und Umbrien, Mainz 2004, pp. 120-128; M. Butzek, in W. Haas - D. von Winterfeld, Die Kirchen von Siena, III, 1, Der Dom S. Maria Assunta: Architektur, Textband, München 2006, p. 86; A. De Marchi, in La collezione Salini. Dipinti, sculture e oreficerie dei secoli XII, XIII, XIV e XV, a cura di L. Bellosi, I, Firenze 2009, pp. 184-191; L. Kanter, in L. Kanter - J. Marciari, Italian paintings from the Richard L. Feigen Collection, New Haven 2010, pp. 58-60; G. Freuler, in The Middle Ages and Early Renaissance. Paintings and sculptures from the Carlo De Carlo Collection and other provenance (catal., New York), a cura di G. Caioni, Firenze 2011, pp. 42-47; D. Gordon, The Italian paintings before 1400,National Gallery catalogues, London 2011, pp. 380-393.

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